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Autore: anqis    19/03/2015    2 recensioni
Zayn ha venticinque anni e sta cercando di abituarsi alla vita, quella vera: la mattina corre, ascolta Kanye West sul suggerimento di sua sorella e il venerdì prende il tram in direzione dell'ospedale, perché di notte il dolore si accende insieme ai lampioni e sua madre insiste, nonostante le proteste.
Il dottore è un idiota.
Ti piace, eh?

Liam non è cosciente di queste discussioni mattutine, ma è piuttosto consapevole di non piacere molto al suo paziente - forse quasi per niente - soprattutto quando si impunta perché prenda parte alle sedute psicologiche. L'altro rifiuta sempre, ma continua a presentarsi agli appuntamenti e allora si accontenta. Non sa che questi incontri sono l'unica cura di cui ha veramente bisogno Zayn.
Louis invece vorrebbe lasciare quelle mura di polistirolo e tornare a guidare la sua nuova auto, appena ottenuta con la promozione. E' stanco dell'odore di malato che impregna le lenzuola che non gli hanno ancora cambiato, stanco del pigiama leopardato che Niall non ha ancora pensato di sostituire, di Niall stesso che lo visita solo per disperarlo e di quei fiori che vengono cambiati ogni giorno dalle mani gentili di Harry. Forse però di lui non è stanco.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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White

02
(human)



Zayn torna a casa quel giorno, approfittando dell'incidente stradale come pretesto per evitare la visita. Allo stesso modo non si presenta alla successiva, ma al terzo tentativo sua madre lo intercetta a due isolati da casa e gli offre un passaggio. Zayn accetta senza nemmeno provarci, consapevole di esser stato colto nel sacco perché la direzione intrapresa era inequivocabilmente l'opposta. Sua madre gli sorride tranquilla mentre picchietta con le dita la pelle nera del volante, ma gli occhi le brillano di divertimento e vittoria: quindi scuote la testa e sprofonda nello schienale, occhieggiando con sguardo distratto il paesaggio. 
Dopo pochi minuti, l'ospedale si fa spazio tra gli edifici monumentali del centro londinese. Tricia arresta l'auto di fronte l'entrata e si assicura di seguirlo con lo sguardo fin quando non lo vede varcare l'entrata: Zayn non si volta, arreso si dirige verso  l'accettazione dove lo indirizzano al secondo piano.
Le piastrelle sono di un grigio sbiadito, le pareti bianche dei corridoi esaltano i completi verdi degli infermieri e le lunghe camice bianche dei dottori. Le spalle si irrigidiscono perché non mette piede in un'ospedale da anni, non è più abituato a quel bianco accecante e all'odore di disinfettante che si infila nei vestiti e fin sotto la pelle.
Quando trova il suo reparto, scopre di condividere i seggiolini con circa tre persone: dà un'occhiata all'orologio che svetta infondo al corridoio ed conclude di essere in perfetto orario. Prende posto, nel frattempo la porta viene aperta e un uomo lascia la stanza. Pochi secondi dopo, una amabile infermiera chiama l'attenzione del successivo paziente, invitadolo a raggiungere il dottore all'interno. Zayn riesce giusto a cogliere un saluto cordiale e una voce tenute prima che la serratura scatti.
Adesso più tranquillo perchè circondato da persone, da colori e non dal bianco anestetico, alza il volume della musica e chiude gli occhi. Non sente il tempo scorrere, cosicché quasi sobbalza quando una mano gentile si posa sulla sua spalla, destandolo. Deve imporsi di rimanere fermo, reprimendo l'istinto di agguantare il polso magro e vissuto della signora in una presa poco gentile al fine di spezzarlo. 
Dio, respira. 
"Zayn Malik?" chiede l'infermiera, inclinando il viso in un sorriso dolce.
Muove un cenno di assenso con la testa e la segue, scricchiolando le dita nel tentativo celato di permettere all'ansia e all'adrenalina accumulata di scivolargli dalle nocche graffiate. Decide di concentrarsi sulla stanza che a primo avvisa gli pare più accettabile, quasi accogliente. Il gioco di bianco permane, ma le pareti sono tappezzate da certificati incorniciati e da rare foto che ritraggono un ragazzo in tuta da surf. Zayn si accinge a guardarle quando incontra gli stessi lineamenti del ragazzo catturato dalla macchina nell'uomo che lo aspetta dietro la scrivania, impegnato a riporre dei volumi su uno scaffale in metallo grigio. 
"Salve" saluta, attirando l'attenzione del soggetto che subito si volta verso di lui con un'espressione di sorpresa dipinta nel volto. Di quella sorpresa positiva di fronte ad una novità.
"Lei deve essere Zayn Malik, giusto?" esordisce infatti, avvicinandosi. "L'aspettavo!" aggiunge e con un sorriso amichevole che quasi lo mette a disagio, gli porge una mano. Zayn l'accetta, sollevando appena l'angolo della bocca. "Liam Payne."
"Ho avuto da fare" si limita a rispondere. 
Il dottore ride, "Non dica sciocchezze!" esclama rifilandogli un'amichevole pacca sulla spalla, al quale solleva le sopracciglia. "Scommetto si sia trattato di paura!" scherza, ma nel guardarlo dritto negli occhi, Zayn dubita della totale ingenuità di quel commento inopportuno. "Ma si sieda, prego" lo invita poi, indicando le due sedie di fronte la scrivania dietro cui prende posto a sua volta. 
Zayn si spoglia della giacca, mentre Liam ringrazia con un sorriso gentile l'infermiera che gli porta i documenti. Approfitta di quel momento per spiare il volto di colui che si prenderà cura del suo corpo e con sollievo misto a sorpresa, accetta di buon grado gli occhi piccoli, ma caldi dell'uomo, contornati da folte sopracciglia che gli conferiscono un'aria ancora più bonaria, simpatica. I lineamenti per quanto più marcati rispetto le foto che lo ritraggono, svelano comunque una giovane età. Cerca di non giungere a conclusioni affrettate, ma è contento di potersi rapportare con un suo coetaneo. 
Sistema i palmi delle mani sui braccioli e mantiene lo sguardo dritto su di lui fin quando questo non congeda la donna e rivolto l'ennesimo sorriso, senza nemmeno leggere le informazioni, dice: "Ho saputo che le hanno sparato in guerra" seguito poco dopo da un "Che cosa le è successo?" curioso che gli svela la reale natura di Liam Payne: un'idiota con dottorato nella manica della camicia. 
La mascella si contrae appena mentre elargisce un secco "Sono stato sparato" a cui l'altro scoppia a ridere, di nuovo. 
A questo punto, Zayn comincia a dubitare che sia effettivamente un medico mentre il suddetto si solleva e si gratta la punta del naso, indicando adesso con un cenno della mano il lettino per invitarlo a sedersi. Zayn annuisce ed obbedisce, sollevato che siano passati direttamente ai fatti perché i convenevoli sono risultati disastrosi. 
Alla richiesta di spogliarsi, irrigidisce instintivamente le spalle, ma si libera della giacca di pelle e della felpa grigia che ha recuperato uscendo dalla doccia. Profuma ancora del suo bagnoschiuma, muschio bianco, ed è quasi convinto che lui ne abbia colto il sentore perché le narici si muovono impercettibilmente. Realizza che gli spazi vitali dell'uno e dell'altro sono stati invasi e gli risulta difficile seguire il consiglio di rilassare i muscoli, non con l'aria fresca che gli carezza la pelle e il respiro del dottore che vi ci trova sentiero. Non si trovava così in intimità, se la situazione può essere descritta in tale modo, da anni ormai. È diverso dal trovarsi con il fiato di un compagno sul collo sotto l'attacco del nemico, dallo spogliarsi di fronte a 50 uomini con la pelle logora della guerra. Non c'è odore di sudore nell'aria, polvere da sparo e sangue. Solo quello onnipresente del disinfettante, di schiuma da barba e di muschio bianco. Profumo di intimità. 
Abbassa il viso, concentrandosi sulle piastrelle chiare e sui puntini neri che le decorano, cercando di distrarsi. 
Il viso di Liam Payne scompare dalla sua visuale, ma ben presto la sua presenza viene annunciata dal posato tocco dei polpastrelli leggeri. I polmoni si fanno aridi, desiderosi di una boccata di aria e di fumo. Soprattutto di fumo. Infastidito dalle insolite reazioni, lascia la presa sui bordi del lettino e si comanda di ascoltare i propri battini: sono appena accelerati, ma concentrandosi ha l'impressione di rallentarli, convinzione di cui lo prendevano in giro i compagni, ma che lo ha salvato dal perdere la testa e in tutti i sensi possibili. Lentamente, i muscoli si sciolgono sotto la pressione delle mani del dottore che mappano con attenzione ogni singolo porzione di pelle e carne che compongono la sua spalla e le zone circostanti. Trascorrono dei minuti, durante i quali ogni motivo di tensione perde di consistenza insieme alla realtà che lo circonda. Zayn si accorge di tenere gli occhi chiusi quando un'ombra si proietta sulle sue palpebre abbassate: è il dottore che gli sorride e gli suggerisce di vestirsi nuovamente. 
L'uomo gli lascia la dovuta privacy tornando alla scrivania dove comincia a digitare sulla tastiera del computer. La stampante prende a ronzare: prende i fogli e sembra sul punto di scrivere, che la penna si ferma e solleva lo sguardo, rivolgendogli l'ennesimo sorriso gentile. Zayn lo raggiunge in silenzio.
"Non ho riscontrato nulla di cui preoccuparsi" comincia, giocando con la penna. "Non ha dimostrato di provare dolore nonostante la pressione esercitata su determinate zone. Si trattava unicamente di tensione muscolare. Vorrei comunque accertarmi della situazione e quindi propongo un ecografia e un RX della spalla." 
Zayn si morde il labbro inferiore, mentre l'altro termina di riportare gli ultimi dati e firma le ricette. Accetta i fogli che ripone nella tasca della giacca e si alza, cominciando a guadagnare l'uscita. 
"Zayn" lo richiama e questa volta decidendo di usare il suo nome, dividendolo di pochi passi dalla porta. "C'è la possibilità che tu abbia somatizzato le esperienze di guerra e che il dolore fisico sia sintomo di un dolore di diversa entità. Un dolore di carattere emotivo" parla chiaramente Liam, senza ottenere risposta.
"Saresti disposto a farti vedere da uno psicologo?" domanda allora, incitato a continuare. "Conosco dei buoni colleghi che-"
"No, grazie" lo interrompe bruscamente e resosi conto del proprio tono di voce trattenuto, aggiunge: "Preferisco di no. Arrivederci, dottore" lo saluta, lasciando la stanza.
La luce proveniente dalla stanza si proietta sul pavimento e si spegne presto in un sottile spirale. Ignora gli occhi curiosi dei presenti e si volge in direzione delle scale. Il suo cammino viene però ostacolato da un corpo: all'urto, Zayn aggrotta le sopracciglio, trattenendo tra le mani le braccia di un ragazzino magro. Ha un massa di capelli indecenti che gli coprono due grandi occhi verdi e la bocca spalancata. 
"Uh" singhiozza, "Scusa?"
Zayn si sorprende divertito dall'espressione smarrita del ragazzino. Ha le guance di un rosa acceso e gli occhi che paiono brillare. Lascia la presa, resosi conto che si regge in piedi da solo - perché ne è stupito? - e accenna un sorriso di convenienza.
 "Tranquillo" lo rassicura.



Quando Zayn rincasa, alla domanda "Com'è andata?" di sua madre, senza pensare risponde: "Il dottore è un idiota."
Sua madre ridacchia in cucina e "Ti piace, eh?" domanda al che Safaa scoppia a ridere fragorosamente tra penne e quaderni scarabocchiati.
Ignora la scenetta, nascondendo il viso e una smorfia che pare quasi un sorriso dietro l'anta della frigorifero nella ricerca di una bibita ghiacciata. Individuata la Coca-Cola, di cui si sta drogando negli ultimi giorni perché Dio, quanto le è mancata, punta le scale. 
"Me ne vado in camera" conclude buttando giù il primo sorso, nella più totale indifferenza, ma quasi si strozza quando gli arriva la voce di Waliyha che si accinge ad intervenire con un chiaro "Sicuro che è etero!" 
Zayn pensa abbia ragione, anche se la tuta de surf suggeriva il contrario. 


 
<>


Bussano alla porta e Louis incrocia le braccia, deciso a non rispondere. Fingerà di dormire, dice a se stesso costringendosi ad ignorare il viso dispiaciuto che invadente si fa strada tra i suoi pensieri. Affonderebbe il viso nei cuscini se solo effettivamente potesse muoversi. Dannazione, quanto può odiare questa situazione? 
Serve a poco comunque perché la porta si socchiude con discrezione, introducendo prima una chioma di ricci dispedinati e poi quel suddetto viso. 
"Ciao" esordisce il ragazzino ancora sulla porta, un piede nella stanza come se stesse chiedendo seriamente il permesso. "Mi hanno detto che eri sveglio" spiega sollevando le spalle larghe. 
Louis solleva gli occhi al cielo - grazie, infermiera Beth, sei proprio di aiuto - e sbuffa piano. "Ciao, Harry."
"Come stai?"
Quante volte gli hanno rivolto quella domanda e quante volte ha mentito? Okay, forse solo con Harry, ma c'è un motivo dietro. Uno schifo, sono stanco di vedere la mia pipì in una sacchettino trasparente e di soffrire ad ogni impercettibile e fottuto movimento, vorrebbe rispondere, ma: "Sto bene, smettila di preoccuparti."
Harry sorride di nuovo e Louis pensare di odiare Beth: quella fissata del gioco d'azzardo - potrei arrestarla, in effetti - non vincerà la scommessa, mai. 
"Tu lascia che mi prenda cura di te."
Mai. 



La prima volta che Louis vede Harry, spera sia il suo vicino di stanza perché si annoia da morire e quel ragazzino è terribilmente carino, un piacere per i suoi occhi e per le membra addormentate. Poi realizza che non è un paziente perché non porta nè un pigiama imbarazzante come quello che è stato costretto a soffrire i primi giorni -  "Io 'sta cosa leopardata non la metto, Niall" "Senti, amico, avevo solo questo in casa" - nè la camicia verde che gli hanno rifilato quando era senza coscienza, o si potrebbe godere la vista di quelle gambe magre. Si sente subito in colpa per i propri pensieri, ma si trattasse soltanto di quello: il ragazzino entra nella stanza con passi incerti e un berretto di lana sfilacciato che tiene tra le mani e che sta tormentando. L'ansia e il dispiacere sono padroni dei lineamenti infantili che fanno a pugni con le spalle larghe, ma basse, e la schiena ampia. 
Louis tossisce a disagio: lo sta fissando con gli occhi grandi, verdi e lucidi. Sembra sul punto di piangere. 
Al che "La borsa della pipì non è ancora piena. Ripassa dopo" dice, tentando di alleggerire l'atmosfera.
Il viso del ragazzino si deforma e Louis è convinto di essere riuscito nel suo intento, ma quello scoppia a piangere e dio, cosa deve fare? Premere il pulsante dell'emergenza, alzarsi e consolar- non può nemmeno farlo e comunque ha sempre fatto pena in questo genere di cose. Allora rimane in silenzio, ma i singhiozzi dell'altro non sembrano volersi spegnere, nascosti dalle mani grandi con cui si copre il viso.
"Ehi, ragazzino.." comincia "Senti, forse hai sbagliato stanza, ma giuro che non sono in fin di vita, sono felice, giuro, incazzato perché ho il bacino andato" e i singhiozzi si fanno ancora più insistenti. "Ma- ma, cazzo, mi hanno detto che posso ancora scopare quindi non è una tragedia questa!" conclude e si sente un tale idiota nel momento in cui finisce la frase.
Il silenzio cala padrona sulla stanza, pressando il corpo di Louis contro il materasso. Forse avrebbe potuto scegliere altre parole, realizza mordendosi forte le labbra. Ma con sorpresa, nota le spalle del ragazzino tremare un'ultima volta e quello che sembra un sorriso farsi spazio tra i pugni chiusi che tiene adesso sulle guance.
"Stai tranquillo, sì?" riprova, ottenendo un cenno di assenso. "Vieni qui, siediti" lo invita picchiettando le dita sul lenzuolo bianco. Lo osserva con attenzione e con sollievo lo vede avvicinarsi e condividere il letto con lui. Non in quel senso, certo. Niall riderebbe di lui, se solo fosse presente: può ben immaginarmelo appoggiato allo stipite con quel ridicolo capellino rosso che porta voltato al contrario e una stupida sigaretta - che voglia - stretta tra le labbra. Snervante, gli darà contro la prossima volta. 
Trovandoselo vicino, Louis realizza sia piuttosto alto ed è quasi sicuro lo superi di qualche centimetro. Spera di no, sinceramente. Ha ancora gli occhi e le guance bagnate e il respiro frettoloso, ma ha smesso di tremare. 
"Quanti anni hai?" chiede senza pensarci troppo. "Io ventisette" aggiunge poco dopo.
"Ventuno" sospira l'altro con voce roca.
"Ventuno? Te ne davo giusto diciotto con quella maglietta da hipster" commenta a sua volta, ricevendo in cambio un "Ehi" offeso che lo fa sorridere. Quel sorriso si riflette nel volto dell'altro e Louis coglie in lui un viso già noto. 
"Ci siamo già incontrati prima?" domanda inclinando la testa e si vergogna l'istante dopo vedendolo arrossire fino alla punta delle orecchie. Sta già per chiarire che non ci sta provando con lui - anche perché le sue tecniche sono ben più raffinate - che il ragazzino con voce incredibilmente bassa e roca, forse perché consumata dalle lacrime, parla: "Sono Harry Styles e ti ringrazio per aver salvato mia mamma." 



Harry Styles ha ventun'anni, studia lettere e quando non viene a fargli visita, occupa il tempo in un piccolo negozio in centro, nascosto in una vietta poco percorsa, ma rinomata per il profumo di fiori che vi aleggia. Vende fiori, di ogni colore e disparati tipi, questo Louis lo sa per i diversi mazzi che adornano la sua stanza e che il ragazzino si è premurato di portargli ad ogni visita. Una volta si è pure presentato con una coroncina di boccioli in testa. Quando Louis glielo ha fatto notare, Harry ha riso per mascherare il leggero rossore che gli ha imporporato le guance e poi con audacia glielo ha sistemato tra i capelli. Louis nel tentativo di levarsela di dosso, teme di essersi strappato qualche ciocca di capelli. Alla fine in qualche oscuro modo, Harry è riuscito a scattare una sua foto ad insaputa che adesso occupa una milionesima parte di memoria del suo cellulare. Non si è lamentato nemmeno troppo, commentando con il solito tono saccente che adesso tra le canzoni indie e le foto hipster, avrebbe avuto finalmente qualcosa di cui vantarsi. Harry si è limitato a sorridere allo schermo del cellulare e Louis si è passato una mano in faccia, dandosi del coglione.
Perché, diciamo, è possibile che il suddetto ragazzo abbia mostrato più volte un certo interesse nei suoi confronti e per quanto Louis si sia impegnato a non incoraggiarlo - davvero, lo ha fatto, la storia delle fragole imboccate è stato un errore, l'unico -, ogni suo sforzo non sembra ripagarlo: Harry continua a presentarsi ogni giorno con quel sorriso ingenuo e insieme malizioso e i jeans stretti che gli fasciano le gambe chilometriche. Louis delle volte potrebbe mettersi a piangere per quanto è bello, ma non può, assolutamente.
Oggi per giunta indossa una striminzita maglietta bianca semitrasparente e Louis sta cercando in tutti i modi di ignorare lo scollo a v che si apre ad ogni suo movimento, svelando la pelle chiara e i tatuaggi che la decorano. 
"Harry, i cuscini vanno bene così" si lamenta, occhieggiano le due rondini disegnate sulle clavicole che quasi gli sfiorano il naso. "Davvero, smettila di-"
Harry abbassa lo sguardo su di lui, che inerme sbatte le ciglia da sotto le lenzuola dove ha cercato inutilmente rifugio. "Di fare cosa?" domanda e- sta seriamente giocando al finto tonto? 
"Di cercare l'ago del pagliaio nel mio cuscino" ribatte, muovendo nervosamente le sopracciglia. È piuttosto sicuro che in quei secondi il suo viso sia stato in preda agli spasmi più violenti. "Grazie."
Harry ridacchia, ma lo asseconda. Si allontana permettendo all'ossigeno di arrivare ai polmoni di Louis, invasi dall'odore infantile di Harry: shampoo, dentifricio alla menta, fiori e pioggia. 


 



 

Buonasera, un po' in ritardo, ma ci sono. Mi giustificherei dicendo "Sono appena tornata", ma penso potrei venire linciata per questo (sono state due settimane bellissime, dico soltanto questo). Grazie della pazienza, grazie a chi ha letto, chi ha pensato di aggiungere la storia tra seguite/ricordate/preferite e chi ha trovato il tempo per lasciarmi una recensione - risponderò appena possibile.
Riguardo al capitolo non ho nulla da dire, spero solo che vi affezionate a questo dottore che pare tanto tonto e inopportuno, ma con il cuore d'oro e troppa sincerità. Così come a questo Harry ventunenne che sembra più piccolo per il pianto e la paura. Zayn e Louis, li avete già conosciuti in parte nello scorso capitolo e ne manca uno che avrà un ruolo di poco spessore, ma gli ho regalato una bella introduzione (e forse l'unica scena in cui comparirà ah ah ah).
Mi scuso se non mi soffermerò molto sull'aspetto medico dei due pazienti, ma le loro infermità non sono il tema principale, piuttosto il pretesto letterario che permette ai personaggi di conoscersi. Ricordo che la storia è nata come un'idea semplice che poi si è sviluppata e a cui ho voluto dare un po' di importanza pubblicandola.
Ancora grazie, aspetto i vostri pareri,

Anqi.



   
 
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