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Autore: monik    15/12/2008    5 recensioni
Non so se a voi sia mai capitato, ma scrivendo il secondo capitolo mi è venuta un'altra idea per proseguire la storia, quindi la trama è cambiata. Almeno, non del tutto! =) Dunque dunque.. Kagome, come detto già, giovane 20enne è costretta a lavorare per mantenere la famiglia, non avendo alcun tempo libero per se stessa e per la sua vita sentimentale. Ma una sera, andando in un pub, incontra un giovane ragazzo. Ebbene si, è il figlio di Izayoi, la migliore amica della defunta madre. Non sa bene perchè, ma ogni volte che vede, pensa o sogna lui, il suo corpo perde sempre colpi. E lui? Bè, si sfideranno per scherzo, per gioco, per vedersi e sentirsi. "Benissimo! Vince il primo che.. vediamo..."|"Il primo che fa cadere ai suoi piedi l'altro" disse lui, sussurandole rocamente all'orecchio, procurandole scosse dal più profondo fino a farle venire la pelle d'oca. Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ars
***Ars Fascinandi***

Capitolo Primo
Serata al Pub


La ragazza camminava lentamente, al riparo dalla pioggia sotto quel suo ombrellino nero con i bordini bianchi. Quel giorno, così uggioso, era solitamente tranquillo e calmo. Per le strade della città ormai poca gente girava a piedi. Le piccole folle che vi erano di pomeriggio si erano dileguate con l'arrivo delle gocce che cadevano picchiettando su vetri e macchine, che creavano un piacevole rumore cadendo su quel piccolo ombrello. Quello stesso ombrello era stato il regalo forse più prezioso che le fosse mai stato fatto. Fu l'ultimo regalo che sua madre le aveva donato, prima di morire.

Ciò ormai non scalfiva quasi più la ragazza che a passo leggero e delicato camminava sul marciapiede. Alle orecchie, le cuffie le infondevano una melodiosa canzone che, a volume alto, le riempiva la mente, le dominava la coscienza. Una canzone, dalle note semplici e tristi, si spandeva melodicamente, lasciando Kagome sognare ad occhi aperti, mentre al suo fianco i negozi iniziavano a chiudere.
"I can be your hero baby" canticchiò lentamente.
Quella canzone, di vecchia data ormai, si trovava su quel mp3 da molto tempo, ma Kagome non si era mai stancata di ascoltarla.
La città ora assumeva quella sua solita vivacità che era solita assumere verso quell'ora. Persone che rincasavano dal lavoro, altre che uscivano per trovarsi con amici, altre ancora che camminavano per la città. Il momento di quiete in cui si era trovata Kagome fino a pochi istanti prima finì.
Mestamente, la sua mente tornò alla realtà, risvegliandosi da quella miriade di pensieri, di idee, di sogni. Benchè avesse solamente 20 anni, era stata costretta ad iniziare a lavorare, per poter mantenere il nonno e il fratellino che abitavano con lei in quell'antica casa. Il nonno anche se aveva una grandissima forza di volontà, non aveva abbastanza forza fisica per sostenere un lavoro che lo occupava ben 8 ore al giorno, ma faceva solo piccole commissioni o lavori che gli occupavano abitualmente mezza giornata. Il fratellino invece, Sota, aveva solamente 12 anni, quasi 13, e la stessa Kagoma gli vietava di aiutarla nei lavori, ma di godersi l'infanzia, ormai agli sgoccioli.
La madre, che li aveva lasciati così prematuramente, era stato il cardine di quella famiglia.
Kagome non rammentava alcun ricordo dell'uomo che doveva esser stato suo padre, forse anche per il fatto che la madre non ebbe mai voglia di raccontarle la sua storia.
Era cresciuta così, in una famiglia semplice, di umili origine, ma con una grande determinazione. Aveva tutto quello che le era necessario, senza eccessi. ppure era contenta. Contenta della sua vita, della sua famiglia. Anche se la figura della madre si risentiva molto, lei aveva saputo assumersi il carico di mantenerla, di portare del cibo, di far crescere un fratello.
La canzone si concluse lentamente e Kagome, tirando fuori la mano dal suo cappottino, rimise la stessa melodia che partì ugualmente dolce.
"Let me be your hero Baby"
Quella sera, una delle poche, si concesse un po' di libertà, duramente guadagnata. La sua vita, organizzata tra lavoro e casa, sembrava quella di una mamma, ma Kagome non si lamentò mai di questa condizione. L'unica cosa che forse rammentava maggiormente era la mancanza di una persona al suo fianco, un uomo che la sapesse prendere fra le braccia, farla sentire al caldo e al sicuro. Le mancava quell'amore che aveva dovuto sempre rifuggire per poter consentire al piccolo fratello la stessa educazione che lei aveva avuto il pregio e la fortuna di ricevere.
Certo, la famiglia non era totalmente povera, si poteva definire una classe intermedia, ma con un difetto: la vita di Kagome.
Molte, troppe volte, la sua migliore amica Sango le aveva detto di staccare, che l'avrebbe aiutata lei economicamente, ma lei ebbe sempre rinunciato a tali proposte. Amava la sua famiglia, amava aiutarla e dedicarsi ad essa.
"Would you cry if you saw me crying?"
A
maramente ripensò a quel verso e si pose la stessa domanda, non trovando risposta. Ma, mentre entrava nel pub con lo stesso passo leggiadro, spense l'mp3 che l'aveva accompagnata per quel breve tragitto. Era in perfetto orario, come sempre. La cosa che forse più amava di quel piccolo pub-ristorante era il fatto che molto spesso si esibivano nuove 'star' e solitamente Kagome apprezzava molto le loro esibizioni. Lei non era il tipo di ragazza che beveva o andava in discoteca. Amava la semplicità, la stessa semplicità con cui era stata educata.
Non appena aprì la porta, lasciando che suonasse il campanellino, fu investita da quell'insieme di odori gradevoli che ogni volta l'avvolgeva, sempre accompagnato da quel tepore e vivacità che quel posto era solito avere.  
Quando attraversò l'ingresso, lasciando che tutto il corpo potesse essere avvolto da quel calduccio molto accogliente, molte persone la salutarono e lei rispose sorridendo, contenta di essere sempre la benvenuta. Lo stesso barista, un uomo abbastanza bene messo, amico di famiglia, l'accolse calorosamente, accarezzandole una guancia. Sapeva il perchè di tutte quelle attenzioni: provavano pietà e rispetto per quella ragazza che non poteva avere una vera vita. Kagome, ovviamente non la pensava così, ma era ugualmente felice di sapere che molte persone la stimassero. Si ricordava ancora bene il giorno di quel triste, straziante funerale. Molta gente era venuta per assistere alla celebrazione. Quando poi le fu riconsegnata l'urna contenente le ceneri della cara madre, erano giunte tante altre persone, alcune sconosciute, che le fecero le condoglianze.
Non era sicura che tutti gli sguardi che le venissero rivolti fossero sinceri, ma a lei non importava. Lei amava la sua vita, benchè Sango non la chiamasse vita.
A volte, era vero, lei invidiava la sua migliore amica. Invidiava il fatto che lei avesse un uomo che l'amasse, che avesse una madre, un padre, che potesse sempre uscire e divertirsi, ma era anche orgogliosa di avere un'amica così dolce e preoccupata per lei.
- Come stai Kagome? Tutto a posto, cara?
La ragazza si girò lentamente e quando vide una sua cara amica di famiglia, la signora Izayoi, sorrise amorevolmente.
- Izayoi! Salve, è sempre un piacere enorme poterla vedere! Io sto bene grazie, e lei?
Kagome, lo aveva chiesto così, senza pensarci, mordendosi la lingua non appena vide la donna abbassare leggermente lo sguardo. Quella donna bellissima indossava un'uguale bellissima maschera. Il dolore che provava per la perdita del marito, le procurava un dolore enorme e Kagome si sentì male per la cara donna che aveva davanti agli occhi. Lentamente abbassò anch'ella lo sguardò e le chiese di scusarla.
Benchè Izayoi soffrisse intensamente per la perdita del marito, Kagome non voleva di certo ferirla e questo la donna lo capì subito. Cercò di farglielo capire con l'accarezzarle la  guancia. Kagome, a quel gesto così dolce, così materno, capì che la bellissima donna che si trovava di fronte a lei non aveva preso quella domanda come presa in giro o altro. Alzò timidamente lo sguardo e le sorrise alquanto sorpresa e felice.
Cercando di cambiare discorso e quell'aria divenuta così triste, le domandò cortesemente per quale motivo era uscita.
- Gioia mia, come tua madre io sono stata sempre un bel tipetto! Non lo sai, ma amavamo uscire la sera e soprattutto oggi perchè ci sarà un magnifico evento, che ti farò vedere poi!
La donna sorrise sinceramente alla ragazza che si mise a ridacchiare, coprendosi la bocca con la mano.
- Mi farà molto piacere! Ora vado a metter giù il cappotto, poi vi raggiungo!
Non appena concluse di parlare andò vicino all'appendiabiti togliendosi il bel cappotto che si era comprata tempo prima con i soldi che si era guadagnata duramente, lavorando in quell'ufficio. Mentre rimaneva coperta da quel bel vestitino, corto, ma completato da quei pantacollant neri, una voce iniziò a parlare, che a sua memoria, non ricordava aver mai sentito.
- Buonasera a tutti. Questa sera vi intratterrò io e spero possa dilettarvi.
Kagome si girò quasi curiosa di scoprire a chi appartenesse quella bellissima voce. Rimase abbastanza sorpresa non appena vide un ragazzo bellissimo prendere posto su di uno sgabellino posto davanti al microfono e iniziare a maneggiare la chitarra. Partirono note inconfondibili all'orecchio di Kagome.
"Let me your hero baby
Would you dance if I asked you to dance?
Would you run and never look back
Would you cry if you saw me crying
Would you save my soul tonight?"
Sorpresa, ma allo stesso tempo emozionata da quella meravigliosa voce, si era persa nell'ascoltare quel bellissimo giovane che suonava e cantava la sua canzone preferita. Le vennerò i brividi e chiuse gli occhi per vivere più a fondo quelle meravigliose note.
"Would you tramble if I touched your lips?
Tutto ciò che Kagome desiderava era sentire e risentire quella bellissima canzone, suonata da un ugual bellissimo ragazzo. Quando riaprì gli occhi, si accorse di Izayoi e velocemente la raggiunse, mentre il suo orecchio non abbandonava mai il melodioso e magnifico canto di quel misterioso ragazzo dai capelli neri e ribelli. Quando raggiunse la cara donna, notò che anche lei ascoltava ad occhi chiusi quel fantastico suono.
- E' bravissimo, non trovate? Poi questa è la mia canzone preferita!
Izayoi si girò sorridendo verso la ragazza, facendole notare qanto fosse enigmatico quel gesto. Kagome alzò un sopracciglio, facendo sorridere la donna che aveva a fianco, ritornando ad ascoltare il ragazzo che suonava e cantava ad occhi chiusi sul palco.
"I can be your hero baby
I can kiss away the pain
I will stand by you forever
You can take my breath away"
Sperava solo che quella canzone non finisse mai. Nello stesso istante, il giovane, che aveva aperto gli occhi, guardò per un attimo Kagome, e sempre cantando, delineò un dolce sorriso che però dovette reprimere per riuscire a cantare giustamente. Tutto era perfetto quella sera. La musica, la gente, la temperatura, l'ambiente.
"You can take my breath away
I can be your hero baby."
Aveva pronunciato l'ultima strofa guardando la giovane, che era lievemente arrossita. Distolse lo sguardo, cercando di non essere notata ma Izayoi, ridacchiò, accarezzandole i capelli e mentre un enorme applauso si levava, il ragazzo saltò giù dal palco, dopo aver ringraziato i presenti per il tempo e l'attenzione che gli erano stati prestati. Mentre lui si prese qualcosa da bere, Izayoi domandò sempre sorridente alla ragazza di fianco a lei se trovasse quel ragazzo carino e lei diventò ancora più rossa, mugugnando un molto. All'improvviso, mentre teneva ancora lo sguardo basso, sentì una presenza dietro di sè e quando vide i suoi occhi vicinissimi, a poco più di trenta centimentri dai suoi non riuscì a trattenero un 'oh'. E Izayoi non si perse neanche una scena, sorridendo amorevolmente ai due.
- Buonasera, madre.
E Kagome perse un battito mentre il ragazzo si rivolse alla cara donna a cui si trovava vicino, la quale lo salutò baciandogli la guancia, felice della bellissima prestazione. Poi, notando lo sconvolto sguardo di Kagome per la nuova rivelazione, si rivolse nuovamente a lei.
- Cara, questo è mio figlio Inuyasha, non penso vi siate mai conosciuti.
Se avesse potuto essere un struzzo, pensò, avrebbe sicuramente nascosto la testa sotto la sabbia e se fosse stata invisibile sarebbe scappata. Come aveva potuto non conoscere mai quel bellissimo, ma che diceva, magnifico ragazzo che aveva davanti agli occhi?


***
Lo so VIVAMENTE che devo finire circa un centinaio di ff... ma avevo tanta voglia di scrivere una fanfiction dolce, che sapesse esprimere ciò che forse desidererei di più... =) Spero vi possa piacere e incuriosire. Per qualsiasi critica, non esitate a lasciarne! Mi fa piacere trovare modo e consigli per poter migliorare. Un grazie di cuore!
Monik
  
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