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Autore: giropizza    19/03/2015    6 recensioni
Ricordate quando Sakura, attaccata da ninja nemici mentre sia Sasuke che Naruto erano indisposti, dovette rinunciare ai propri preziosi capelli? Certo, come dimenticare.
In questa mia one shot voglio dare una personale rivisitazione ed interpretazione a quanto accadde quel giorno.
Lo farò sfiorando una tematica che mi sta particolarmente a cuore e che ho cercato di trattare con tutta la delicatezza di cui dispongo. Tento di lanciare un messaggio con quanto ho scritto, di trasmettere qualcosa, prima di tutto a me stessa perché è sempre da noi stessi che dobbiamo iniziare, e lo faccio creando un contesto quotidiano, casalingo ma quanto più possibile asettico.
Non è sull'amore che ci dobbiamo concentrare stavolta, o sui piaceri dell'infanzia, o sul susseguirsi dei giorni di scuola.
Qui c'è qualcosa di diverso.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Saku
Buonasera a tutti!
Sarò molto concisa su questa descrizione, dopotutto lo è pure il capitolo, perchè non credo ci sia bisogno di tanti fronzoli in questo caso.
Non penso assolutamente di avere le capacità necessarie per trattare approfonditamente tematiche come quella che affronto qui, appunto per questo, per farlo, ho deciso di utilizzare un'unica, grande metafora.
Tutto ciò nasce da una mia particolare esperienza che, pur non avendomi colpita direttamente, mi ha segnata in modo profondo.
Un bacio a tutti voi,

giropizza








A N.




Di occhi, capelli e bellissimi gesti





A Sakura piacevano due cose in particolare: Sasuke Uchiha e la propria cascata di capelli rosa.

La storia del come e del perchè esse andassero strettamente a braccetto poi, è davvero molto interessante.


Ricordava alla perfezione il giorno in cui un bimbo pallido e dai grandi occhi neri era entrato a far parte della loro classe, il terzo anno delle scuole elementari.
Era basso e mingherlino rispetto alla sua età, tanto che l'enorme zaino blu gli creava più di qualche impedimento nel camminare.
Il primo pensiero di Sakura su di lui fu che sembrava tanto una bambina, infatti a differenza dei suoi colleghi maschi era incredibilmente tranquillo, educato e gentile.
Il suo banco era sempre immacolato e, durante le lezioni, vi posava sopra solo il piccolo astuccio rosso, il quaderno e il libro pertinenti alla materia; usava poi poggiare sul lato sinistro una penna nera a sfera e un bianchetto liquido. Era mancino.
A ricreazione, quando le giornate lo permettevano, si spostava su una panchina in giardino sotto ad un bel ciliegio a gustarsi il proprio
bento - Risultati di Yahoo Search Results Yahoo Italia Search bento  lontano da chiacchiericci infantili mentre, in caso di brutto tempo, si sedeva sul bordo del primo scalino della rampa che portava al secondo piano.
Curava i propri quaderni con attenzione quasi maniacale ed eccelleva in tutte le materie, eppure interveniva solo se interpellato, rispondendo però in modo impeccabile. Aveva un tono di voce dolce e abbastanza basso ma comunque deciso, rispecchiava molto la sua personalità secondo l'impressione di Sakura.
Se ne stava per lo più per conto proprio anche se era sempre ben disposto a dialogare qualora qualcuno lo cercasse. Dava risposte brevi, concise ed eloquenti ma mai irrispettose.
Le piaceva davvero molto.
Soprattutto le piacevano i suoi capelli, di un nero brillante quasi irreale e così lisci da ricordarle le lastre di ghiaccio sulle quali amava pattinare in inverno.
A dire il vero li invidiava un poco perchè erano molto più belli di quanto non lo fossero i suoi e non trovava affatto giusto che un maschietto avesse una chioma migliore di quella di una bambina.
Tutti non facevano che ripeterle che i suoi capelli erano meravigliosi: folti, morbidi, setosi e robusti. Ma a lei il loro anonimo color biondo cenere proprio non piaceva e di proposito li teneva corti, fin sopra le spalle, in  modo che si notassero di meno.
Passava le proprie giornate scolastiche ad ammirare quei fili color ebano, quella pelle bianca come la porcellana più pura e a volte quasi le sembrava di trovarsi in presenza di Biancaneve.
Tra di loro non vi fu mai un vero e proprio contatto; capitava che ogni tanto i loro occhi si incrociassero ma lei si affrettava a distogliere lo sguardo, arrossendo violentemente e sprofondando nell'imbarazzo.
A parte questi piccoli episodi non vi fu mai niente che li unì, almeno apparentemente.

Sasuke riscuoteva molto successo con le bambine della sua età e queste avevano preso a fare a gara per conquistarlo.
Lui non le degnava di molta considerazione perchè, fu subito chiaro - almeno a Sakura -, non amava stare al centro dell'attenzione e, soprattutto, non amava chi l'attirava prepotentemente su di sé.
Questo cozzava leggermente col fatto che sembrasse aver stretto un legame particolare con Naruto Namikaze, il bambino più egocentrico, petulante, chiassoso e molesto che si fosse mai visto.
Il biondino era l'unico ad avere il fegato di imporgli la propria compagnia e, anche se inizialmente Sasuke non ne sembrava entusiasta, alla fine si videro stare sempre insieme. Dov'era l'uno era l'altro, quello che faceva l'uno lo faceva anche l'altro e soprattutto Naruto sembrava dipendere in tutto e per tutto dalla presenza dell'amico.
Sakura non capiva cosa ci trovasse un bambino così tranquillo e diligente in una creatura simile. Era fastidioso, impertinente, insistente e spesse volte anche imbarazzante, non si poteva trarre alcun tipo di giovamento dallo stringere amicizia con lui e sperava non influenzasse negativamente Sasuke, sarebbe stato un gran peccato.
Tutta questa antipatia da parte sua nei confronti di Naruto, però, era dovuta soprattutto al fatto che le sarebbe piaciuto assomigliargli e quindi avere il coraggio di parlare all'Uchiha, di imporgli la propria presenza.
Pare che fu proprio lui a mettere in circolo la voce che a Sasuke piacessero le bambine con i capelli lunghi, qualche mese dopo il suo trasferimento.
Ovviamente la notizia iniziò a girare velocemente, mettendo più che in subbuglio gli spiriti delle esponenti del gentil sesso, le quali iniziarono a fare le congetture più assurde sui motivi per cui avesse questo tipo di preferenze. Nessuna sembrava aver intenzione di archiviare la questione appellandosi ad un semplice, quanto azzeccato: de gustibus non disputandum est...
Fortuna volle che avessero più o meno tutte quante delle chiome abbastanza lunghe e quindi iniziarono a litigare tra di loro, contendendosi il premio di capelli più morbidi e lucenti, e domandandosi se Sasuke preferisse le ricce piuttosto delle lisce, o le more piuttosto delle bionde. Questo non gli era dato sapere.
Sakura, che ostentava un tronfio atteggiamento di superiorità e si diceva del tutto indifferente rispetto l'argomento, in segreto cominciò a covare un forte risentimento perchè era chiaro che le cose stavano macchinando contro di lei. I suoi capelli erano insignificanti a all'Uchiha non sarebbe mai piaciuta.

Un pomeriggio prima delle vacanze di fine anno, al termine delle lezioni, Sakura aspettava che la madre arrivasse a prenderla, poggiata con la spalla al cancello d'entrata. Come al solito era in ritardo e la bambina, palesemente seccata, tamburellava infastidita il piede a terra, scoccando sguardi biechi a chiunque si trovasse nelle sue vicinanze.
Il giardino della scuola era ormai quasi completamente vuoto ma in lontananza si udivano ancora i chiacchiericci di alcuni studenti, che a passi rilenti procedevano verso le rispettive case.
Sakura diede una fugace occhiata all'orologio da polso e la fronte le si corrugò pericolosamente quando realizzò che ore fossero. A quel punto le venne il dubbio che sua madre si fosse scordata di doverla riaccompagnare quel giorno.
Mentre meditava sul da farsi però, Sasuke Uchiha la superò a testa bassa e si fermò sul ciglio del marciapiede, ad un paio di metri di distanza da lei.
Teneva strette tra le mani le brettelle di quell'enorme zaino che sembrava sbilanciarlo all'indietro e lo sguardo rivolto a destra, verso la fine della strada. Osservava quel punto con estrema intensità perchè mai una sola volta, nei minuti che seguirono, concentrò la propria attenzione in un'altra direzione.
Poi una macchina scura comparve alla loro vista, come se fosse stato lui a farla apparire, procedendo a moderata velocità, e accostò proprio difronte al bambino, che a passi svelti fece il giro per raggiungere la portiera del passeggero.
- Tesoro, hai bisogno di un passaggio?
Il finestrino dalla parte del guidatore si era abbassato e Sakura potè vedere con chiarezza il viso di una bellissima donna sorriderle.
- N-non si preoccupi, Signora. A m-momenti mia m-madre sarà qui.- rispose arrossendo e stringendo il piccolo capo tra le spalle, come faceva sempre quando si sentiva in imbarazzo.
La madre di Sasuke si concesse qualche secondo per riflettere, portandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie e guardandola con un'espressione pensosa e assorta.
- L'aspetterei con te.- disse con tono mortificato - Ma purtroppo ho una serie di questioni che richiedono la mia presenza.
- Non si preoccupi, davvero. Però la ringrazio molto!
La bambina si agitò un poco perchè la donna sembrava seriamente dispiaciuta di non poterle fare compagnia e all'intera scena stava assistendo anche Sasuke.
Chissà cos'avrebbero pensato! Di certo, una bambina abbandonata a se stessa in mezzo ad una strada non poteva fare questa gran impressione e la cosa la infastidì immensamente, fomentando ancora di più la rabbia nei confronti di sua madre.
Infine l'auto ripartì, dopo che la signora si fu scusata e l'ebbe salutata con un altro gran sorriso dipinto sulle labbra, lasiandola lì e Sakura la seguì con lo sguardo finchè non scomparve alla sua vista.
Le sue amiche avevano fantasticato tanto sul perchè a quel bambino così ambito piacessero i capelli lunghi. Le risposte a tale quesito erano state molteplici e andavano dal "probabilmente ama fare le trecce e con i suoi non può" al "pensa che tenerli corti sia una cosa da maschi".
Per mesi l'aveva terrorizzata l'idea che quell'ultima constatazione potesse essere esatta, se fosse stato davvero così lei si sarebbe trovata in una situazione di immenso svantaggio, ma le era bastato  vedere la Signora Uchiha, e i suoi lunghi capelli neri come l'ebano abbracciarle le spalle ed il petto, per capire tutto.
Quanto erano stupide e superficiali le sue compagne. E soprattutto, quanto erano lontane dalla verità.
Le venne quasi da ridere, consapevole di essere a conoscenza del piccolo e tenero segreto di Sasuke. Ovviamente non poteva essere certa di aver azzeccato ma qualcosa nel profondo, se pensava a lui e a quanto fosse diverso da tutti gli altri, le diceva che era proprio quello il motivo.
Quel giorno Sakura Haruno, a scapito di tutto ciò che aveva pensato fino ad allora, decise di farsi crescere i capelli.

Finite le scuole elementari le classi vennero rimescolate e Sakura e Sasuke furono smistati in sezioni differenti.
Inizialmente la cosa l'aveva indispettita, e non poco, ma col passare del tempo ci aveva fatto l'abitudine, anche se non smise mai di fantasticare su quel bambino che giorno dopo giorno si faceva sempre più ometto.
Nel corso delle vacanze estive era cresciuto davvero molto e le spalle, fino ad allora ossute e sottili, si erano allargate ed irrobustite. I lineamenti del viso s'erano leggermente induriti, il naso era un poco più lungo ed appuntito e gli zigomi più pronunciati, ma restavano comunque delicati e quasi femminili.
I capelli invece erano sempre gli stessi, forse appena appena più lunghi, e il nero era ancora brillante come quello della notte.
Quel primo giorno alle scuole medie e in una nuova classe, Sakura camminava sola lungo i corridoi dell'istitituto, durante la pausa pranzo.
Era una meravigliosa giornata, constatò mentre procedeva a passo spedito guardando al di là del vetro delle finestre poste alla sua sinistra, ma non riusciva a sentirsi completamente rilassata per quanto ci provasse. Non era certo l'ansia per l'inizio di quella nuova avventura a metterla in agitazione, questo era poco ma sicuro, piuttosto era il fatto che ancora non fosse riuscita a incrociare Sasuke a distanza ravvicinata.
Nonostante i vari anni passati nella stessa classe non avevano parlato una sola volta e perciò non si era creato alcun tipo di rapporto, ed ora si chiedeva come avrebbe dovuto comportarsi non appena lo avesse avuto vicino. Le sembrava inutile tentare un approccio, dal momento che non c'era mai stato nemmeno quando lo aveva avuto ad un piao di metri ogni giorno, ma non le sembrava nemmeno il caso di ignorarlo, poichè comunque qualcosa - seppur effimero -, lo avevano condiviso.
Arricciò il naso infastidita perchè di certo tutti questi problemi era lei l'unica a farseli e sapeva che Sasuke non avrebbe esitato a superarla senza degnarla di un solo sguardo. Non per maleducazione o altro, ma semplicemente perchè nemmeno si sarebbe accorto di lei. Ed era inutile continuare a disperarsi per la propria mediocrità e inconsistenza, doveva agire e basta.
Aveva smesso da tempo di covare rancore verso le sue vecchie compagne, lui non aveva mai dato segno di apprezzarle più di quanto apprezzasse la cioccolata che Naruto gli offriva costantemente e che costantemente rifiutava, quindi era perlopiù tranquilla ma si trovava nella loro stessa situazione, dopotutto. Con una sola differenza, ovvero che non avendolo mai stressato o corteggiato probabilmente non l'aveva bollata come soggetto indesiderato ma non poteva esserne sicura, questa era una conclusione alla quale era giunta lei e nemmeno troppo perspicacemente.
In qualche modo doveva muoversi o sarebbe finito col dimenticarsi di averla conosciuta, sempre se ne era mai reso conto, e a quel punto la sua vita non avrebbe più avuto senso.
Gironzolava per i lunghi corridoi guardandosi attorno, in attesa di vedere una sola cosa: Sasuke Uchiha.
E alla fine se lo ricordò.
Con una così bella giornata non avrebbe mai potuto trovarlo all'interno di quelle mura e quindi, quasi correndo, si diresse verso il giardino.
Quando uscì all'aperto una fresca folata d'aria la colpì in viso facendola rabbrividire e si strinse nelle spalle, passandosi con foga le mani sulle braccia, per riscaldarle.
Lo stomaco le si contorse e non solo per l'agitazione che ora l'aveva pervasa del tutto, ma anche perchè, tutta presa com'era dalla ricerca del ragazzo, si era scordata di mettere qualcosa sotto i denti.
Iniziò a gettare occhiate tutt'intorno ma non vide nessun gruppo di studenti dove avrebbe potuto trovare Sasuke, così decise di andarsene in perlustrazione. Avrebbe fatto il giro di tutta la scuola se fosse stato necessario!
Lo trovò dopo qualche minuto, con i fianchi poggiati ad un muretto vicino la palestra, mentre mangiava il suo solito bento.
Teneva un piede davanti all'altro in una posa disinvolta, da modello, e Sakura si chiese perchè mai non vi si fosse seduto sopra quel cumulo ordinato di mattoni, era abbastanza altro da potervi salire senza difficoltà.
Il venticello fresco gli spettinava i capelli e gli alzava i bordi della camicia, lasciando intravedere la striscia di pelle bianca che copriva.
Ritmicamente, come se seguisse delle battute musicali, si portava alla bocca il pranzo, afferrandolo con le bacchette, senza mai distogliere lo sguardo dal contenitore azzurro che sosteneva con la mano destra.
La ragazza, che inizialmente si era fermata per osservarlo, si fece coraggio e riprese ad avanzare lentamente, le braccia incrociate al petto e la testa rivolta verso il basso. Finse così di star facendo una semplice passeggiata immersa nei propri pensieri e, man mano che gli si avvicinava, si sentiva sempre più avvampare per l'imbarazzo. Quando fu più o meno in corrispondenza della sua figura alzò lo sguardo, cercando di colorire il proprio viso con l'espressione distratta e innocua di chi si è appena ridestato dalle proprie riflessioni, cercando l'incontro con quello di Sasuke.
Lui la guardava, le labbra leggermente schiuse e un boccone di bento ancora sulle bacchette di legno nere ferme a metà strada.
Sakura liberò una mano e l'alzò a mezz'aria muovendo su e giù le dita, per salutarlo, completamente incapace di pensare, di respirare.
Il ragazzo, d'altro canto, sembrò avere un lieve sussulto che fece scivolare di nuovo il bento che aveva raccolto nella ciotola e ne seguì il movimento con gli occhi, restando per qualche secondo impalato ad osservare il proprio pranzo.
Quando tornò a guardarla i suoi occhi sembravano sorriderle e alzò il mento in un cenno che voleva ricambiare il saluto.

Si incontrarono ogni giorno a scuola, negli anni successivi, incrociandosi nei corridoi, nel parco, in palestra durante le assemblee ed ogni giorno si scambiarono quel semplice saluto, sempre nella stessa maniera, niente di più, niente di meno.
Il tempo passava velocemente ed entrambi crescevano a vista d'occhio.
Sasuke era sempre più bello e, di conseguenza, desiderato. Il corpo di bambino aveva completamente lasciato posto a quello di un giovane adulto; le braccia si erano ingrossate, così come le gambe ed il petto ma, nonostante questo, restava sempre aggraziato e delicato come i fiori che Sakura coglieva in primavera nel giardino della nonna.
In realtà però non cambiò solo il suo corpo.
Inizialmente fu quasi impercettibile ma pian piano qualcosa nello sguardo, nella posa delle sopracciglia e delle labbra mutò, rendendo la sua espressione dura, strafottente e seccata. Se ne rese conto anche dal modo in cui la salutava, modo che giorno dopo giorno divenne sempre più freddo ed annoiato.
Anche le altre studentesse se ne accorsero ed iniziarono a parlarne, confabulando a gruppetti e lanciandosi sguardi fugaci alle spalle, spaventate dall'idea che potesse coglierle in fallo.
Si diceva che fosse diventato burbero ed arrogante, che se gli si parlava o ti mandava a quel paese o non ti rispondeva proprio, che durante le lezioni si stravaccasse sulla sedia, a braccia conserte e guardando fuori dalla finestra, che non fosse più il bambino gentile ed educato che era stato un tempo.
Nonostante le voci Sakura continuò a guardarlo sempre nello stesso modo, domandandosi quanto vi fosse di vero in tutto ciò che si raccontava e cosa avesse causato quel lento, ma inesorabile, cambiamento.

All'inizio del secondo semestre del primo anno di liceo, con grande gioia, apprese di essere stata collocata nella stessa sezione dell'Uchiha.
In quei primi mesi, la nuova reputazione del ragazzo si era fatta ancora più temibile ed era stato definitivamente etichettato come "figo tenebroso e brontolone" dalle spasimanti di un tempo.
Esse a quel punto lo scocciavano molto di meno, anche perchè erano divenute epiche alcune scenate che lo avevano visto spingerle via poco carinamente ed apostrofarle con epiteti che sarebbe meglio non ripetere, ma quando passava, mani in tasca e sguardo contrariato, i coretti civettuoli non mancavano mai.
Una degli ultimi scoop che avevano preso a circolare riguardava il suo recente litigio con un certo Deidara, uno studente che si sarebbe dovuto diplomare un centinaio di anni prima ma che, per qualche ragione, ancora bazzicava tra quei corridoi atteggiandosi da gangster della Yakuza. Sembrava che questi avesse importunato una ragazza al tempo nella sua stessa classe, Hinata Hyuuga se non ricordava male, e che Naruto Namikaze si fosse erso come paladino della situazione per trarla in salvo, dopodichè la situazione era degenerata ed era stato necessario l'intervento di Sasuke che, sembrava, senza giungere alle mani aveva dato una bella lezione al bulletto, umiliandolo difronte ad un gruppo piuttosto folto di persone.
Deidara non era uno di quei ragazzi che è prudente inimicarsi e tutti attendevano con entusiasmo le ripercussioni che ci sarebbero state, tutti eccetto Sakura che invece era davvero preoccupata.
Sasuke non era però l'unico ad essere tanto cresciuto in quegli anni.
La bambina che era stata, riservata ed insicura, se n'era andata ed era stata sostituita da una giovane donna con gambe lunghe, fianchi rotondi e labbra rosa.
Il cambiamento più radicale però lo avevano subito i suoi capelli, talmente lunghi che le punte ora le sfioravano il sedere. Ci aveva aggiunto anche qualche extension, così da renderli più folti, e li sfoggiava con spudorata soddisfazione perchè non c'era nessuna che li avesse belli quanto i suoi.
Passava almeno un paio d'ore al giorno ad occuparsi di loro, spazzolandoli con cura dalla radice e passando tra le ciocche le dita unte di olii rigeneranti, per non parlare della maniacalità che impiegava per lavarli, usando prodotti costosissimi con soli estratti vegetali.
Eppure non era il fatto che fossero lunghissimi, o così lucenti da riflettere il Sole, ad attirare tanto l'attenzione. Quello che costringeva la gente a voltarsi a guardarli era il loro colore, di un rosa accesissimo.
E che la tonalità di quel rosa fosse la stessa dei fiori che sbocciavano in primavera sul ciliegio, sotto il quale Sasuke usava consumare il proprio pranzo, non era una coincidenza.

Un Sabato, due settimane dopo l'inizio del terzo semestre, Sakura arrivò a scuola in anticipo, semplicemente perchè quella mattina non aveva voglia di passare troppo tempo allo specchio; aveva risolto la questione raccogliendo i capelli in una crocchia alta sulla testa, cosa che faceva di rado.
Nonostante fosse di nuovo nella stessa sezione di Sasuke, tra loro non c'era stato alcun tipo di avvicinamento e le cose erano rimaste tali e quali: lei lo salutava con un gesto della mano e lui ricambiava un cenno del capo. L'unica novità fu che potè finalmente constatare di persona se le voci sul suo conto fossero effettivamente vere; con suo rammarico, lo erano.
A dire il vero, in concreto, non faceva nulla di particolare ma erano l'atteggiamento, l'aria da sbruffone e l'arroganza con le quali guardava chiunque ad innervosirla. Il bambino che tanto le piaceva non era nemmeno lontanamente paragonabile a quell'essere tracotante che occupava un banco in ultima fila in 1H.
Iniziava a seccarsi e, presto o tardi, non sarebbe più riuscita a trattenersi dall'offrirsi come volontaria per togliergli quell'espressione di sufficienza dalla faccia.
Si sedette ad uno dei tavoli disposti nel parco della scuola e, in attesa del suono della campanella, controllò il proprio profilo Facebook tramite lo smartphone. Ne approffittò anche per dare un'occhiata a quello dell'Uchiha perchè, per quanto lo trovasse un presuntuoso, ne era comunque cotta.
Poi alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere Sasuke superare i cancelli ed addentrarsi lungo il cortile, con la solita aria seccata e da padrone della galassia.
Portava degli occhiali da sole neri perciò non riuscì a capire se la stesse guardando così, parecchio in imbarazzo, finse di tornare a farsi i cavoli propri sul telefono, sbirciandolo di tanto in tanto di sottecchi.
Abbandonò qualsiasi discrezione però quando, dietro di lui, scorse un'esile figura procedere a passo svelto per raggiungerlo, e raddrizzò la schiena puntando gli occhi nella sua direzione.
- Sas'ke!-  chiamò ad alta voce la donna, che sembrava abbastanza affaticata, continuando a camminare.
Il ragazzo si voltò e, non appena si rese conto di chi fosse, si affrettò a coprire i metri di distanza che li separavano.
Sakura non potè udire la conversazione ma quando Sasuke salutò la donna, tornando a dirigersi verso l'edificio, reggeva un contenitore azzurro tra le mani e le sembrò meno tronfio, meno sicuro di sé.
Lo seguì con lo sguardo finchè non ebbe raggiunto la scalinata all'ingresso, dopodichè si alzò e quasi correndo, per non perderlo di vista, salì i gradini.
Il ragazzo si stava apprestando ad entrare quando un'altra voce attirò la sua attenzione, e anche quella di Sakura, chiamandolo.
- Uchiha, aspetta!
Sasuke prima girò solo la testa, dando una fugace occhiata alla proprie spalle, e infine si voltò del tutto, le mani in tasca e la sua classica espressione ristabilitasi del tutto. Sakura in quel momento ebbe l'impressione, anzi ne era assolutamente convinta, che si fosse soffermato più di qualche secondo a guardarla.
Si voltò anche lei per vedere chi avesse urlato e quello che si trovò davanti non le piacque per niente. Deidara stava in piedi ad un paio di metri da lei, accompagnato da alcuni dei suoi amici e con un ghigno non troppo promettente stampato sul volto.
- Non credi sia ridicolo che tu mi venga a dire che assomiglio ad una donna...- iniziò avanzando di qualche passo - Quando tua madre, con quei capelli, rischia di essere scambiata per tuo padre?
Sakura spalancò la bocca sconvolta, dinanzi a tanta ignoranza. Dinanzi a tanta ignoranza e cattiveria.
Da un elemento del genere era chiaro che non ci si potesse aspettare più di tanto ma che attaccasse un ragazzo con il quale aveva una disputa, utilizzando come capro espiatorio un argomento tanto delicato era una cosa disumana. Ai suoi occhi Deidara apparve per quello che era, un essere abominevole senza la minima traccia di ritegno, rispetto ed educazione.
La madre di Sasuke era malata, l'aveva capito non appena l'aveva vista e non sapeva cosa sarebbe stato peggio: che quel figlio di puttana non ci fosse arrivato o che avesse di proposito sproloquiato su una cosa del genere.
Sentì un enorme rabbia montarle dentro e il desiderio di spaccargli la faccia.
Si può scherzare ed essere insensibili su un sacco di cose. Ma non sul cancro.
Sakura aveva già proteso il busto in avanti, pronta a sputargli addosso tutti i peggiori insulti dei quali era a conoscenza, ma venne preceduta da Sasuke che, senza darle il tempo di accorgersene, si era fiondato su di lui col pugno teso.
Le nocche si scontrarono sul naso di Deidara con una tale potenza che le sembrò di sentirlo andare in frantumi. La forza dell'urto lo sbilanciò, facendolo cadere a terra e subito si portò le mani al volto, guardandole terrorizzato quando queste si ricoprirono di sangue. La faccia era già una maschera rossa e le gocce colavano grosse e copiose fino al mento, macchiando poi la maglia che indossava. Era uno spettacolo penoso e Sakura non riuscì ad essere dispiaciuta, ne pensò, neanche per un attimo, di soccorrerlo.
Aveva avuto ciò che meritava!
La gente attorno assisteva alla scena allibita e nessuno ebbe il coraggio di emettere un solo suono. Di certo non avrebbero mai creduto che Sasuke Uchiha sarebbe giunto a tanto, riducendo in brandelli il setto nasale del bullo della scuola.
Rimase a guardarlo per alcuni secondi, immobile, senza dire una parola e con il pugno ancora stretto, così stretto che Sakura vide le vene rigonfie, sul punto di esplodere, pulsare sul dorso della mano. Lo guardò e Sakura non vide che disprezzo nei suoi occhi, e dovette averlo visto anche Deidara perchè vigliaccamente abbassò lo sguardo e non ebbe più il coraggio di far nulla.
Poi Sasuke si ricompose, distendendo le dita ed assumendo una posa meno rigida, ma lei lo vide tremare mentre la superava e si chinava a raccogliere il contenitore del pranzo che poco prima aveva gettato a terra.
Con la mano spolverò via lo sporco che vi era finito sopra e si assicurò che fosse ancora ben chiuso. Lo fece con così tanta cura, e così sommessamente, che a Sakura sembrò che si sentisse in colpa per aver trattato a quel modo l'oggetto che sua madre, poco prima, si era affrettata a riportargli.
Sembrava piangesse.
Ma non come piangono tutti gli essere umani.
Qualcosa, nella lentezza dei suoi movimenti e nel modo in cui aveva chino il capo, le disse che dentro di lui erano molte le cose ad essere state rotte e che, in quel momento, qualcuno glielo aveva ricordato calpestandone i cocci.

Sapeva bene che, il Lunedì seguente, gli sguardi sarebbero stati tutti puntati su di lei.
Il suo incedere per i corridoi della scuola, verso la propria aula, fu accompagnato dai bisbiglii e dalle confabulazioni poco discrete di tutti.
Gli ignorò semplicemente e a testa alta, con fierezza, procedette per la sua strada.
Non si era mai sentita così bella.
Il suo gesto era stato estremo ma nessuna titubanza, nessuna incertezza la colpì, ne prima ne dopo. Ciò che aveva fatto le era sembrato quanto di più naturale al mondo, come se fosse scritto da qualche parte che lei, Sakura Haruno, poteva nel suo piccolo fare la differenza, compiere un'azione che testimoniasse qualcosa, che portasse un messaggio.
E non per egocentrismo, stavolta no.
Stavolta c'era in ballo qualcosa di molto più grande e lo avrebbe fatto per solidarietà.
E per amore.
Anche i professori la guardavano allibiti, increduli. La guardavano come se fosse un'aliena, come se non fosse più lei eppure non si era mai stata così consapevole di sé.
Non era mai stata se stessa più di così.
Quando entrò nell'aula le teste dei suoi compagni erano tutte voltate verso la porta, in attesa. Evidentemente la notizia era circolata parecchio in fretta.
Ino le si avvicinò con aria costernata, le mani a coprirle la bocca, come se stesse assistendo alla messa in scena di una tragedia greca.
- Sakura, cos'è successo?- mormorò affranta, abbassando le braccia e parandolesi difronte.
- Cos'è successo?- rispose alzando un sopracciglio con aria di scherno.
La bionda non ebbe il coraggio di dire nulla e non la fermò quando la superò, dirigendosi al proprio banco.
La stanza era immersa nel silenzio più totale e dopotutto le sembrava ridicolo che si comportassero come se fossero stati in lutto, quindi alzò lo sguardo stando ben attentta ad evitarne uno soltanto.
- E allora?- chiese incrociando le braccia al petto - Qual è il problema? Non vi piaccio?
- No, Sakura!- si affrettò a dire Ino, allarmata - Solo che... Cos'è capitato? Un errore della parrucchiera, ti è finito qualcosa tra i capelli,...?
Di riflesso Sakura portò la mano destra a stringersi la nuca e con le dita accarezzò la peluria ispida, che quasi le fece il solletico.
Non sapeva ben dire cosa l'avesse spinta a farlo, forse perchè in realtà non l'avevano spinta per nulla. Non c'era stato un momento preciso in cui si era convinta, semplicemente lo aveva fatto e non se ne pentiva.
Parecchi anni prima aveva deciso di non tagliarsi più i capelli, a meno finchè non fossero divenuti lunghissimi.
A lei piaceva Sasuke e a Sasuke piacevano i capelli lunghi perchè gli ricordavano la madre, quindi lei sarebbe cambiata, per lui e per assomigliare un po' di più a lei.
Ora le sembrava quasi doveroso che quella sua drastica decisione dipendesse nuovamente da loro.
Anche se avesse aspettato tutta la vita non sarebbe mai giunta una motivazione altrettanto forte, una causa altrettanto giusta.
- Ho sempre creduto che i capelli lunghi fossero simbolo di femminilità e di eleganza.- iniziò a dire guardando un punto indefinito sopra la testa dei compagni - Ma l'altro giorno ho capito che mi sbagliavo. Ho potuto vedere una donna quasi completamente rasata, come sono lo io ora, a causa di una grave malattia eppure era molto più donna di quanto io non sarò mai. Ed era bellissima. Non m'importa più di essere femminile o elegante, io voglio essere forte e la nobiltà d'animo non mi sarà mai data da un'acconciatura o da un bel vestito.-

Sasuke Uchiha le era sempre piaciuto per un centinaio di motivi diversi ma non si era mai soffermata più di tanto sui suoi occhi.
Si era resa conto di quanto essi fossero belli e profondi solo il primo giorno delle scuole medie, quando si erano scambiati quel lungo sguardo e quel timido saluto. E le era mancato immensamente quando lui si era trasformato in uno stronzetto arrogante e lo aveva sostituito con occhiate fredde e seccate.
Ma quando, dopo aver parlato, Sakura alzò gli occhi, incrociando i suoi, lo rivide.
Rivide lo stesso sguardo del ragazzino che, poggiato ad un muretto, si gustava il suo bento.
E credetemi, lei era felice così.






   
 
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