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Autore: Nuel    20/03/2015    7 recensioni
Il mondo di James Sirius Potter sta per cambiare, le convinzioni della sua infanzia stanno per fare i conti con le delusioni dell'adolescenza. Crescere non è quasi mai indolore…
♣ Questa fanfition si è classificata terza al contest "Stagioni" indetto da ame tsuki EFP sul forum di EFP.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
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Questa ff nasce per un contest, ma è interamente dedicata a Ladyriddle per il suo compleanno.
Tantissimi auguri, cucciola! 
La coppia James/Augustus non era prevista nella trama originale, ma lei l'ha eletta a propria OTP nel mio personale potterverse, finendo col far appassionare pure me alle loro vicende.

L'avviso “Spoiler!” è rivolto a tutti i lettori de “Il Fuso delle Fate”: i fatti di questa one-shot avverranno tra un bel po' di tempo, ma potete farvi un'idea di cosa vi riserva il futuro ^_-

Le note, per chi non conosce la long, si trovano al termine del testo.




La caduta dell’Eroe


 
Il cielo era limpido, di un turchese raro, in quella stagione e sgombro di nubi, probabilmente perché aveva piovuto per quasi tutta la settimana. Faceva un po’ più freddo, ma i colori erano brillanti e umidi come se l’orizzonte fosse stato una tela appena dipinta.
     James amava l’autunno. Ne amava i colori, i profumi e l’aria che gli frustava il viso mentre volava col resto della squadra del Grifondoro. Amava la vista del castello che si alzava imponente contro lo sfondo del lago e delle montagne e amava la foresta. Da quell’altezza, tutto sembrava piccolo e lontano, privo di importanza e lui si sentiva bene davvero: volare gli dava l’impressione che la vita fosse facile, che nessun ostacolo fosse troppo grande.
     Stava respirando a fondo il profumo della libertà, tenendosi sulla propria scopa ultimo modello solo con le gambe, con le braccia aperte come un paio d’ali, quando li vide arrivare dalla scuola. Venivano verso il campo da Quidditch, poco più di due macchie indistinte. Li osservò per qualche istante, mettendoli a fuoco: il ragazzo coi capelli scuri indossava una divisa che James conosceva bene, ma il modo in cui camminava non era quello di suo padre. Decise di fare un altro rapido giro fino agli anelli, sfrecciando tra i suoi compagni, prima di fare loro cenno di continuare senza di lui.
     Quando mise i piedi a terra, il suolo ancora gonfio di pioggia e morbido di muschio fresco sembrò abbassarsi sotto il suo peso; James si avviò pigramente in direzione degli spogliatoi e poté osservare con comodo i due mentre camminavano nella sua direzione sul sentiero fangoso: Scorpius Malfoy, come sempre impeccabile, nonostante l’espressione accigliata e... « Augustus! » chiamò il ragazzo alto e sottile che marciava sicuro, nella sua uniforme da Auror, accanto al Serpeverde.
     Scorpius gli fece un cenno con la mano, disse qualcosa al cugino, e girò sui tacchi, l’espressione torva di chi aveva appena subito un rimprovero, ma James stava guardando l’altro giovane, colpito dai lividi che segnavano il bel viso di Augustus Flint che, nonostante la loro poco rassicurante presenza a decorargli i tratti marcati, gli sorrideva apertamente.
     « Cosa ti è successo? » gli chiese James, non appena fu a portata di voce, la scopa ancora al fianco. Sollevò una mano coperta dal guanto e non ebbe il coraggio di toccarlo per paura di fargli male.
     L’attimo dopo, Augustus lo stava baciando fino a togliergli il fiato. Lo aveva spinto con le spalle al muro e lo aveva stretto con forza, fregandosene che qualcuno avrebbe potuto vederli.
     « Nulla... non è successo nulla » gli rispose quando si staccò da lui. Aveva il labbro inferiore spaccato e la sua bocca sapeva di un leggero retrogusto ferroso. Il naso era contuso e uno zigomo viola, ma gli sorrideva con gli occhi lucidi e James non era sicuro se lo fossero per la gioia di vederlo o per il male che doveva avergli fatto baciarlo.
     « Cosa... come te li sei fatti? » gli chiese, spostando lo sguardo sul corpo del giovane che ancora lo premeva alla parete, ma la divisa dell’Auror non lasciava intuire la presenza di altri ematomi o ferite. « Come sei entrato? » aggiunse, accigliandosi per la sua presenza nell’area della scuola.
     « Ho inventato una scusa per venire a trovarti: volevo che sapessi che sto bene, prima che ti giungano altre voci su quello che è successo ».
     James lo guardò con gli occhi sgranati, arrossendo come una dodicenne, lusingato dalla sua premura.
     « Ho raccontato alla preside che dovevo vedere Scorpius per questioni di famiglia » aggiunse sorridendogli e facendo subito una smorfia di sofferenza.
     « Ma chi...? Cosa...? Non ci hai messo niente sopra? » James si sfilò il guanto e sfiorò delicatamente, coi polpastrelli, il viso del suo ragazzo. La pelle di Augustus era un po’ ruvida per la barba di mezza giornata e un po’ più calda in corrispondeva dei lividi. « Ti fa male? » gli chiese, preoccupato.
     « Non preoccuparti, James. Sono venuto per chiederti una cosa, ma non devi dirla a nessuno, nemmeno a tuo fratello o a tua sorella! »
     James si accigliò, ma annuì. Era semplicemente felice di poter vedere Augustus prima del previsto: mancavano ancora tre settimane alla prima uscita a Hogsmeade, quando si sarebbero potuti incontrare, fingendo che fosse un caso.
     Ormai era autunno inoltrato, ma la stagione era stata particolarmente mite e sugli alberi c’erano ancora molte foglie che tingevano la Foresta Proibita di colori accesi.
     Il maggiore dei fratelli Potter amava volare sopra le cime degli alberi inondate di luce: sembrava che la foresta intera ostentasse i colori di Grifondoro; una coperta rossa e gialla stesa tra i rami a celare il ricordo del suo primo bacio: era autunno anche allora e Augustus gli aveva, finalmente, concesso la rivincita per quell’ultima partita, Grifondoro contro Serpeverde, in cui lo aveva stracciato, aggiudicandosi la coppa di Quidditch anche per quell’anno.
     Com’era prevedibile, aveva vinto di nuovo lui, ma James non aveva avuto il tempo di arrabbiarsi perché Augustus l’aveva baciato. Era stato poco più di uno sfiorarsi di labbra chiuse, mentre il sole tramontava, allungando l’ombra del larice sotto cui si trovavano verso l’ultima casa di Hogsmeade. La luce faceva brillare le foglie come la promessa di un futuro felice.
     « Cosa vuoi chiedermi? » gli domandò.
     « Credi di riuscire a venire a Hogsmeade, stasera? »
     James boccheggiò. « Stasera?! » gli chiese incredulo.
     « Voglio che passi la notte con me, James » gli disse in un soffio, sollevando una mano ad accarezzargli il viso prima di chinarsi su di lui per baciarlo di nuovo, privandolo della facoltà di replicare.
     Augustus gli fece reclinare il capo, mentre insinuava un ginocchio tra le sue gambe e gli mordeva il collo e James odiò la divisa da Quidditch, così aderente e così poco elastica.
     « Per... ché adesso, A... » gemette il Grifondoro spingendo il bacino contro la coscia dell’altro. « Cosa...? » mugolò, incapace di continuare, con gli occhi lucidi e la speranza che i suoi compagni di squadra non li vedessero dall’alto o non finissero l’allenamento proprio in quel momento.
     Augustus gli strinse le braccia intorno ai fianchi, posando il viso contro la sua spalla, per subito rialzarlo con una nuova smorfia. « Ho pensato... » iniziò con voce pastosa. « Quello di oggi è stato solo un piccolo incidente, non ho corso realmente un pericolo, ma... quando non sarò più solo una recluta, potrebbero mandarmi ovunque. Potrebbe succedermi qualunque cosa... » Sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi limpidi di James. « Potrei non avere tutto il tempo che voglio, per stare con te ».
     James sentì il proprio cuore precipitare da qualche parte, in un posto gelido, da dove gli pompò nelle vene acqua fredda, al posto del sangue. Suo padre era un Auror e James non aveva dimenticato le volte in cui la madre aveva rassicurato i figli, dicendo loro che andava tutto bene, ma aspettava in piedi, sull’orlo delle lacrime, il ritorno del marito.
     Prima che potesse rispondere in qualsiasi modo, Augustus lo stava baciando di nuovo. Un bacio lento e profondo, che fece sciogliere James tra le sue braccia.
Entro pochi mesi, James sarebbe stato maggiorenne. Avrebbe dovuto frequentare un altro anno a Hogwarts per conseguire i M.A.G.O., era vero, ma, poi, lui ed Augustus avrebbero potuto vedersi liberamente. Si sarebbe compiuta quella promessa di felicità che avevano suggellato con quel primo bacio, e sarebbe andato tutto bene: Augustus sarebbe diventato un ottimo Auror e lui sarebbe entrato in qualche squadra di Quidditch, sarebbe diventato un professionista.
     James tendeva a dimenticare che Augustus fosse un giocatore scorretto.
     « Posso uscire col mantello dell’invisibilità subito dopo cena » ansimò contro le sue labbra e Augustus si raddrizzò soddisfatto.
    « Il mio piccolo, coraggioso, James! » lo blandì e poi si chinò a sussurrare al suo orecchio, sfiorandolo ad ogni parola: « Ti aspetto ai Tre Manici di Scopa. Prenderò una stanza... domani è sabato, avrai tutto il tempo di rientrare senza che i tuoi compagni si accorgano che hai dormito fuori. Non vedo l’ora di averti, Jamie ».
     Le guance di James avvamparono, mentre un brivido gli percorreva la schiena e lo stomaco gli si attorcigliava. Girò il capo verso di lui, col cuore che gli pulsava in gola, per un ultimo, veloce bacio a fior di labbra, prima che Augustus se ne andasse, lasciandolo con la sensazione di essersi cacciato in un guaio, ma la voglia impellente di caccarcisi fino in fondo.
     James era sicuro dei propri sentimenti per Augustus, ma non aveva mai pensato che l’avrebbero programmato. Pensava che sarebbe successo, prima o poi, spontaneamente: sarebbero caduti uno dentro l’altro, come cadono le foglie dai rami. Sarebbe stato naturale e perfetto, avrebbe fatto parte dell’evoluzione del loro rapporto come il mutare delle stagioni... quindi doveva essere capitato qualcosa che l'altro non aveva voluto dirgli.
     Alzò lo sguardo e vide che era ancora a portata di voce. « AUGUSTUS! » lo chiamò a voce alta, lasciando cadere la scopa, e corse fino a raggiungerlo. Flint si era fermato e voltato, e James lo raggiunse in fretta. « Dimmi chi è stato! Anche se non lo conosco, dimmi il suo nome! » aveva le mani chiuse a pugno, le labbra strette in una smorfia di determinazione e lo guardava dritto negli occhi.
    Augustus chinò il capo, sembrava non volergli rispondere, avvalorando l’intuizione di James, che non intendeva demordere. Dopo qualche secondo, l’ex Serpeverde tornò a guardarlo e, col tono più freddo di cui era capace, disse: « Tuo padre! »
     James nemmeno si accorse di fare un passo in dietro. « Mio... padre? » pigolò incredulo.
     « Qualcuno gli ha detto di noi... » aggiunse Augustus, passandosi la lingua sul labbro spaccato. « Ti vuole bene, James... ha paura che ti metta nei guai ».
     « Tu non sei un guaio! » sbottò James, incredulo e livido di rabbia. « Io voglio stare con te e lui non... non si deve impicciare! »
    « No, certo » concordò Augustus, avvicinandosi di un passo. « Ma tuo padre è il mio capo, James. Sono fortunato che fosse tanto arrabbiato da usare solo le mani. Se avesse preso la bacchetta... » sospirò. « Potrebbe sempre mandarmi in missione molto lontano dall’Inghilterra, a caccia di... un drago mangia-maghi o chissà cosa! » Il tono mesto non si addiceva ad Augustus Flint, l’ex capitano che aveva portato alla vittoria il Serpeverde per anni, e James si sentì tremare dentro all’ipotesi che suo padre potesse macchiarsi di una bassezza simile per tenerlo lontano dal suo ragazzo. Il padre che conosceva non l’avrebbe mai fatto, eppure, quell’Harry Potter di cui era fiero di essere figlio non avrebbe nemmeno preso a pugni un suo subalterno perché usciva con suo figlio. Improvvisamente, a James parve che facesse più freddo; si sentiva tradito, come se suo padre non avesse fiducia in lui, come quando aveva dodici anni e suo padre gli aveva proibito di entrare nella squadra di Quidditch per punirlo. Non aveva meritato, allora, una punizione tanto severa e non meritava, in quel momento, che suo padre si intromettesse tra lui ed il suo ragazzo.
     Dentro di lui prese forma un risentimento che non aveva mai provato, tutto quello che aveva sempre pensato su suo padre, l’amore incondizionato provato per lui si frantumavano contro le parole di Augustus, sbattevano contro i lividi che Harry Potter gli aveva lasciato sul viso e da quello scontro interiore, cadevano i cocci della venerazione di un figlio per il proprio padre, come cadono le foglie in autunno, senza fare rumore.
     Mentre Augustus si allontanava, James sentì che la sua adolescenza stava volgendo al termine, come quella stagione che sembrava non voler cedere il passo all’inverno, ma nessuno può fermare il tempo, nemmeno Harry Potter, e lui stava diventando un uomo.








 

Per quanto severo che sia un padre nel giudicare suo figlio,
non sarà mai tanto severo come un figlio che giudica il padre.
(Enrique Jardiel Poncela)

 
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N.d.A.
  1. Questa ff si è classificata terza al contest “Stagioni”, promosso da ame tsuki EFP sul forum di EFP con la stagione “Autunno”, corrispondente alla Nuova Generazione e con l’obbligo di rating Giallo; e i propt: Foglie e Scontro.
  2. Augustus Flint è un personaggio originale della mia serie “Imago Mundi”, e compare, per la prima volta, nella long “Il Fuso delle Fate”, che inizia dove si chiude l’Epilogo di “Harry Potter e i Doni della Morte”.
    “Il Fuso delle Fate” è la prima di sette long dedicate agli anni di Hogwarts di Albus Severus Potter; l’episodio raccontato in questa one-shot si colloca, pertanto, durante il quinto anno di Albus/la quinta long ff e va considerato uno Spoiler! al prosieguo della storia.
    Inizialmente, il personaggio di Augustus, non aveva grande rilevanza, ma “qualcuno” (Lady) si è così appassionato di lui che ho finito per dargli maggiore spazio nel plot della serie.
    Riferimenti al personaggio ne “Il Fuso delle Fate”:
  • cap.5: « Ausia Flint » annuì Molly « è la preferita in assoluto del professor Sylla ed è anche la sorella del capitano della squadra di Quidditch del Serpeverde, Augustus » terminò la liquirizia e si guardò le mani unticce di nero. « Non vorrei essere al posto di James se entra in squadra: se Ausia ce l’ha con lui, Augustus farà il possibile per fargli male durante le partite! »
    Albus e Rose si guardarono e poi tornarono a guardare lei che si esibì in un sospiro melodrammatico prima di spiegare: « Augustus Flint ha commesso tanti di quei falli che in giro si dice che voglia commetterli tutti settecento prima di finire la scuola! » sospirò ancora, guardando Rose « E poi è così carino! »
  • cap.6: Stretton si avvicinò a James, battendogli una mano sulla spalla come aveva fatto quel pomeriggio.
    « Su con la vita, Potter. Ti sei risparmiato i falli di Flint e credimi: è una gran cosa! Ci riproverai l’anno prossimo! » poi tornò dai membri della squadra che, quella sera, erano al centro dell’attenzione di tutti.
  • cap.12: « Ti presento mio nipote Augustus, il capitano della squadra del Serpeverde ».
    « Augustus Flint, signore » si presentò il ragazzo. Era alto e col fisico asciutto, portava i capelli tirati all’indietro come li aveva portati, molto tempo prima, Draco, quando ne aveva di più, e gli occhi erano di un freddo color azzurro.
    « Flint? Come Marcus Flint? » chiese Harry, ritrovando alcuni tratti del Serpeverde sul volto del ragazzo.
    « Sono suo figlio, signore » rispose il ragazzo, alzando il mento con orgoglio.
    « La madre di Augustus è la sorella di mia moglie » fece Draco « di’ a Potter quello che hai detto a noi, Augustus ».
    « Ci stavamo allenando, quando il professor Serendip ci ha ordinato di tornare al castello, dicendo che tutti gli allenamento sono sospesi fino a nuovo ordine ».
    Harry fissò corrucciato il ragazzo che se ne stava impettito, con la scopa sulle spalle dritte e gli rispondeva guardandolo negli occhi con sicurezza invidiabile.
      3. “James tendeva a dimenticare che Augustus era un giocatore scorretto” è un riferimento al capitolo 21 di “Educazione sentimentale – P.O.V. Draco”: si riferisce al doppio gioco sentimentale, oltre all’abitudine di Flint di commette falli nel Quidditch.

      4. “come quando aveva dodici anni e suo padre gli aveva proibito di entrare nella squadra di Quidditch per punirlo” si riferisce a quanto successo nel capitolo 6 de “Il Fuso delle Fate”, quando Harry Potter proibisce  l’ingresso in squadra al figlio per essersi azzuffato con Lotus Zabini (personaggio originale) nel capitolo precedente.


Come sempre, vi aspetto sulla mia pagina FB! ^^
 

   
 
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