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Autore: ViTed98    20/03/2015    3 recensioni
Il nostro giovane figlio di Efesto si troverà alle prese con vasi volanti e insulti da parte di una ninfa di nostra conoscenza.
Tra insulti e maledizioni Leo vera a scoprire una cosa che lo lascerà un po’ sotto shock, se volete sapere di cosa si tratta l’unica cosa che dovete fare è aprire questa ff
|caleo|
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Leo Valdez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti sono Leo "favoloso" Valdez, figlio di Efesto e ragazzo più fortunato del mondo. Finalmente dopo molto tempo sono davvero felice. Perché? Be' da quando abbiamo rimesso a ninna a Gea tutta la mia vita è cambiata. Sono ritornato a prendere Calypso ad Ogigia, ora viviamo insieme al campo mezzosangue, cioè non in una vera casa, viviamo nella mia cabina, è stato un po' pericoloso chiedere al Signor D il permesso, ma mio padre è riuscito a convincerlo. Non lo dimenticherò mai mentre mi puntava il suo dito cicciotto in faccia e mi ordinava di non fare caz... ragazzate. Ma signori io sono Leo è normale che faccia queste cose. Comunque se volete sapere che ho combinato vi accontento: partiamo dal fatto che io sia un ragazzo, un adolescente, va bene? Con gli ormoni a palla e... è inutile girarci intorno, Calypso è incinta. Voi penserete: "oh sarà stata sicuramente dolce nel dirtelo, che tenera, magari appena l'ha scoperto ha iniziato a baciarti appassionatamente e con un sorriso a trentadue denti ti diceva che era in attesa di un bimbo." Ecco non è andata proprio così. 

Era un giorno come tanti altri, ci siamo svegliati, siamo andati a fare colazione e, dopo aver finito, ci siamo divisi, lei a fare le sue mansioni ed io nell'officina. All'ora di pranzo quando sono tornato avevo un regalino per Calypso, niente di che, un braccialetto con su inciso il suo ed il mio nome, e mentre stavo per dire "sono tornato" un vaso si è infranto vicino al mio orecchio destro. - Tu maledetto, idiota, deficiente! - Immaginate tutti gli insulti possibili, fatto? Ecco. Lei non ne ha tralasciato nemmeno uno. E ad ogni insulto mi tirava qualcosa addosso, con fatica riuscii ad avvicinarmi e bloccarle le mani, dopo un po' vidi che stava piangendo. - Ehi raggio di sole che succede? - L'unica sua risposta fu -idiota- Mi chiamava sempre così quindi non mi sembrò strano, ma perché allora stava piangendo? -grazie, ma non è una risposta che mi soddisfa- dissi, lei cominciò a prendermi a pugni sul petto, vi assicuro che fece un male cane, non sembrava molto forte ma provate a ricevere un solo pugno e poi ne riparliamo. Le presi le mani in modo da non fargliele più muovere -sono incinta, idiota- La osservavo scioccato. -che vuoi dire incinta? - Lei sbuffò e mi guardò scocciata, con ancora alcune lacrime che le rigavano il viso, gliele asciugai con il pollice, non potevo vederla così. - incinta Leo, aspetto un bambino, un nostro bambino- - dioses mios! E ora che facciamo? – gli domandai - ti prendi le tue responsabilità. - Si sedette sul nostro letto e io mi sdraiai con le mani in faccia. - e se mi rimandassero ad Ogigia? - Iniziò a singhiozzare, le presi un braccio gentilmente è la feci stendere vicino a me, appoggiò il viso sul mio petto e pianse la strinsi più forte che potei e le sussurrai all'orecchio - non ti farò tornare lì- Tra i singhiozzi mi diede un pugno leggero sul petto. -Cosa puoi contro gli dei tu? - la strinsi più forte -Credi davvero che ti farei tornare li? - non rispose. - Calypso, non tornerai a Ogigia, non accadrà, non rivedrai più quel isola- - ma Leo...- -ma niente, rimarrai qui con me, nessuno ti porterà via- Mi abbracciò e sussurrò -ti amo- rimanemmo per un po' abbracciati Calypso tremava tra le mie braccia, le accarezzai il ventre dolcemente, lei mise la mano sulla mia e la strinse - quindi diventerò papà ?- lei annuì, la baciai dolcemente, un dubbio mi colpì all'improvviso: - Sarà maschio o femmina ? –
 
Ecco ora evito di parlarvi di quando lo abbiamo detto al signor D, credo di avere ancora qualche livido sul fondo schiena, comunque sono passati nove lunghissimi mesi, colmi di Calypso con attacchi improvvisi di pianto, arrabbiature senza motivazione, voglie alle due di notte e vomitate mattutine, ma finalmente ora sto aspettando che mi dicano qualcosa. Nessuno si degna di dirmi nulla, non riesco a stare fermo, vado avanti e indietro per il corridoio, inutili sono le parole dei ragazzi che mi dicono di calmarmi, Piper sta cercando di tranquillizzarmi con la lingua ammaliatrice e ci riesce per un po' fino a quando non sento Calypso urlare, mi agito ancora di più, Jason e Percy mi prendono per le spalle e mi obbligano a sedermi, batto i piedi a terra impaziente, non c'è la faccio più e mi rialzo iniziando a gesticolare come un pazzo: - quanto ci vuole?! Non c'è la faccio più! - Annabeth si alza e mi guarda seriamente - Leo, ora ti siedi e stai zitto e fermo, chiaro? - annuisco, non mi metterei mai contro di lei. Le urla si fanno più forti fino a quando non vengono sostituti da un pianto, mi alzo e corro dentro la stanza senza che nessuno mi dica niente, Calypso tiene fra le braccia un fagotto avvolto in una copertina verde, mi guarda e mi sorride dolcemente. -vieni ti devo presentare qualcuno- mi avvicino lentamente e vedo il fagotto muoversi, prima di contrarmi sul mio bambino la baciai. - guardalo è bellissimo - mi dice sorridendo accarezzandogli una manina. Guardo il piccolo, è tale e quale a me con pochi capelli color caramello, gli prendo una manina e la baciò, da tutta risposta lui mi stringe un dito nella sua piccola manina, sorrido e sento gli occhi inumidirsi, Calypso appoggia la testa sulla mia spalla mentre accarezza un guancia del piccolo. - sei stata bravissima- la guardo e lei mi sorride, ci baciamo di nuovo. - come lo chiamiamo? - le chiesi - uhm che dici di Nestor?- - significa "ritorno a casa"- lei annuì -sei tu la nostra casa Leo- -benvenuto piccolo Nestor-. È così sono diventato papà. Devo ammettere che è un lavoro duro, tra pianti notturni e pannolini sporchi... Ma sapete che vi dico: ne è valsa la pena.

 
  
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