Storie originali > Giallo
Ricorda la storia  |       
Autore: DavidCursedPoet    21/03/2015    2 recensioni
Redson, detective londinese, indaga sul caso di suicidio del giovane Ernest Wight.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella mattina fu alquanto frenetica per Adam Redson: il commissario Jules gli aveva telefonato alle ore nove in punto dalla stazione di polizia di Bethnal Green per affidargli un nuovo caso: sembrava che un giovane, senza alcun apparente motivo secondo i suoi genitori, avesse deciso di togliersi la vita mentre era solo in casa. La cosa più curiosa riguardo la vicenda è che proprio non si poteva presagire un tale atto.  Il ragazzo non aveva problemi psichici di alcun tipo, viveva una vita perfettamente nella norma, frequentava la facoltà di Psicologia presso la Brunnel Academy con assiduità ed era al secondo anno di studi senza alcun inconveniente nella carriera universitaria; inoltre, non aveva mai avuto problemi legati alla droga o alla microcriminalità suburbana.
Redson non aveva tempo da perdere: frettolosamente uscì di casa e si diresse a Minerva Street 19, l'indirizzo indicatogli dal commissario. Dopo svariati minuti di cammino giunse davanti a un'abitazione al piano terra, con tanto di giardinetto ben curato, ricco di una gran varietà di fiori dai colori variopinti: primule, margherite, gerani e gigli, tutti sembravano rimandare a un'armonia che, a causa dell'ultimo evento che aveva coinvolto la famiglia, doveva essersi infranta.Suonò il campanello del cancelletto esterno, e dopo alcuni secondi la voce di una donna rispose "Chi è?"
"Buongiorno, sono il detective Redson, il commissario Jules mi ha incaricato di indagare sul caso di suo figlio.". La donna singhiozzò, e disse sconfortata: "Entri pure, signor Redson, la prego!".Redson oltrepassò il cancello e con calma entrò in casa. Il primo particolare che saltò agli occhi dell'investigatore fu la presenza di alcuni poliziotti che si guardavano intorno con aria disorientata ed un uomo vestito con una camicia bianca e dei pantaloni blu notte, scuro in volto, mentre fumava nevroticamente una sigaretta, seduto su un dondolo in legno, che sembrava quasi cedere al peso dell'uomo, che non crollava sulle proprie ginocchia quasi per miracolo. Un agente si avvicinò a Redson e con un sussurro gli spiegò la situazione: "Quell'uomo è il padre del defunto, abbiamo cercato di carpirgli qualche informazione su suo figlio, ma è così scosso che non riesce a spiccicar parola, se non "Non è possibile! Dove abbiamo sbagliato?!"Il detective, scosso dal comportamento dell’uomo, decise di ignorarlo, e rivolgendosi all’agente, domandò: ”Dov’è la madre del ragazzo?” “In cucina, oltre la porta scorrevole sulla destra.”Così, salutato l’uomo con un leggero cenno del capo, si diresse verso la cucina: lì, una donna sulla quarantina, vestita a lutto, strofinandosi gli occhi occhi con un fazzoletto in stoffa bianca, aspettava di riceverlo, tra singhiozzi e gemiti di dolore.
La donna, appoggiata con i gomiti ad un lungo tavolo in legno, gli indicò una sedia e lo pregò di sedersi, per ascoltare ciò che aveva da dire.” Era un tesoro, Ernest!” esordì” Non doveva andare così!” Mentre la madre di Ernest parlava, Redson tirò fuori dalla sua tracolla penna e taccuino, iniziando a prendere appunti. “Sette giorni fa io e John eravamo andati a trascorrere la nostra settimana libera a Manchester. Nostro figlio aveva insistito per rimanere qui. Non era molto responsabile, ma questa volta aveva promesso che si sarebbe impegnato a mantenere la casa in ordine, avrebbe fatto del suo meglio...E mio marito ha acconsentito a lasciarlo da solo. Non che voglia biasimarlo, aveva ormai vent’anni! Avrebbe passato il tempo a scrivere racconti e poesie, così ci aveva detto... Coltivava quest’hobby da tempo, ci metteva davvero anima e corpo... Ma sembrava vergognarsene davanti a noi...” Il discorso, già intervallato da molte pause e sospiri, si interruppe in un pianto. La donna scoppiò in lacrime e si portò nuovamente il fazzoletto agli occhi. Dopo alcuni secondi si alzò: ”Venga con me... Lei deve vedere!”
 La signora proseguì in un lungo corridoio e aprì la porta in fondo, con le mani tremanti: era evidente che non volesse entrare, ma era anche consapevole della necessità di farlo. La stanza da bagno si presentava ampia. Oltre i servizi igienici vi era una finestra coperta da una tendina color panna, riccamente ricamata con molti motivi floreali verdi; il pavimento e le piastrelle erano in ceramica bianca ed immacolata, così come la vasca. O, almeno, così doveva essere fino a poco tempo fa. La vasca da bagno. Era quello il posto in cui il giovane aveva posto fine alla sua vita. Il corpo era disteso nella vasca, l’acqua tinta di rosso, un polso penzolante lungo il bordo, le vene recise; del sangue era gocciolato per terra ed era ormai asciutto. Il volto pallido del ragazzo, i suoi occhi chiusi, contrastavano coi capelli neri; l’espressione facciale non lasciava trasparire alcuna sofferenza. Una lametta da barba era vicina al rivolo di sangue per terra. La donna interruppe l’attenzione di Redson tirandogli la manica della giacca, e lo avvisò:” Mi perdoni, ma io non ce la faccio...Torno in cucina.”
 La porta si chiuse, il detective rimase da solo col morto. Subito, si inginocchiò ad esaminare la lametta: la raccolse con un fazzoletto per non contaminare la prova, osservò le tracce di sangue presenti, dopodiché la rimise lì dove l’aveva trovata. In seguito, si avvicinò al cadavere e prese ad esaminarlo con cura: anche le vene dell’altro braccio erano state tagliate. Non c’erano dubbi sulla causa del decesso; il resto del corpo, ad ogni modo, non presentava ferite o tagli. Avrebbe chiesto a quelli della scientifica di verificare con esattezza l’orario della morte, anche se sembrava che non fosse avvenuta da più di un giorno a giudicare dal corpo ancora relativamente caldo. Redson diede un’occhiata al resto della stanza: oltre ai tipici oggetti che si trovano in una stanza da bagno vi era anche un sonnifero. L’avrebbe fatto vedere alla madre, magari l’aveva comprato proprio Ernest per darsi una fine indolore. Prese inoltre il cellulare del ragazzo, decidendo che l’avrebbe temporaneamente requisito per capire chi frequentasse. Dovevano esserci alcuni dettagli della vita di Ernest di cui i genitori non avevano idea. Ci doveva essere qualcosa di nascosto.
“Cosa potrà mai averlo spinto a morire tagliandosi le vene in una vasca da bagno? Non può essere una scelta del tutto casuale...” Redson ebbe un sussulto:” Un attimo! Sua madre ha detto che scriveva! Magari ha lasciato qualcosa che lasciasse presagire la tragedia! Qualcosa da cui è possibile scoprirne le motivazioni! Deve essere così, certo...” Così, anziché essere preso dallo sconforto della scena che gli si era parata davanti, si lasciò dietro entusiasta la vasca con il cadavere di Ernest. Nota per i lettori: questa è la prima storia per cui ho concepito un'idea completa. La pubblico a capitoli solo per una questione di tempistica. Sarei felicissimo se qualcuno mi dicesse di aver letto, ed ancora più felice di ricevere delle recensioni, che siano positive o negative.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: DavidCursedPoet