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Autore: BabySloth    22/03/2015    3 recensioni
-“Derek, siamo tornati!” La voce di Stiles lo riscosse, il licantropo si guardò attorno, sbattendo più volte le palpebre. Siamo? Cosa voleva dire “siamo”, chi comprendeva?
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg
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A piccoli passi
 
Un ennesimo capogiro fece tentennare l'equilibrio già precario di Stiles, portandolo ad addossarsi alla porta spalancata del bagno, poco prima di cadere sulle ginocchia di fronte alla tavoletta alzata del water.
Per la terza volta di seguito era finito a vomitare, ancora.
Maledetta, maledettissima poltiglia della mensa.
Che volevano fare, uccidere tutti quanti in quella dannata scuola?
Poco dietro di lui, il viso di Scott si arricciò in una smorfia schifata e dispiaciuta nel vedere e sentire il migliore amico in quelle condizioni.
-“Ehi Stiles...perché non ti fai vedere in infermeria? Insomma..non puoi continuare a stare così, sei un vero schifo!”
Stilinski tossicchiò, passandosi il dorso della mano sulla bocca, mentre si risollevava. -“Grazie, amico. Tu sì che mi fai sentire bene.” Bofonchiò avvicinandosi al lavandino, sciacquandosi abbondantemente il viso pallido, guardandosi allo specchio.
-“Stiles, non sto scherzando. Sei davvero messo malissimo. Non sei nemmeno logorroico come tuo solito!”
Continuò il licantropo, beccandosi un'occhiataccia dall'altro.
Il suono stridulo ed odioso della campanella riecheggiò tra le mura del bagno, entrambi i ragazzi sospirarono e si guardarono tramite il riflesso dello specchio.
-“Avanti, ti accompagno.” Mormorò Scott, prendendolo sottobraccio, per evitare che Stiles, bianco come un cencio, finisse rovinosamente con la faccia sul pavimento.
Una volta in infermeria, Stilinski si abbandonò sul lettino, avvolgendosi il ventre con entrambe le braccia, sentendo i conati minacciare di farlo finire nuovamente con la testa reclinata verso la tazza del water.
-“Allora signor Stilinski, cosa le succede? Ha per caso le tonsille gonfie?”
Perché diamine tutti dovevano ribattere sul fatto che fosse un gran chiacchierone?
Con un'occhiataccia fulminò l'anziana infermiera, piegandosi poi in avanti ad una fitta, accompagnata da un odiosissimo conato.
-“Devo aver mangiato qualcosa di avariato, lo so. La mensa di scuola non è più quella di una volta, vogliono ucciderci tutti!”
La vecchia Penny sollevò gli occhi al cielo, borbottando un “I giovani d'oggi, uno più matto dell'altro” mentre gli si avvicinava, poggiandogli una mano sulla fronte, con poca delicatezza.
-“Avanti, Stilinski. Se fosse davvero così, avrei l'infermeria piena di suoi cari coetanei, invece con me c'è sempre e solo il vecchio Jack.” Replicò burbera la donna, riferendosi all'ormai storico scheletro della scuola, posto in un angolo.
Stiles arricciò le labbra, sentendo la testa vorticare. Si guardò intorno, la stanza aveva preso a girare vertiginosamente.
-“Stiles!” L'urlo di Scott gli arrivò ovattato, si sentiva come sott'acqua.
L'ultima cosa che vide fu la figura di Scott totalmente sfocata e subito dopo il pavimento, poi più nulla.
 
 
-“Pensate che abbia contratto qualche strano virus?”
-“Non so, ma se è contagioso? Siamo tutti a rischio.”
-“Scott! Non iniziare con le tue stupidaggini. Sarà solo un po' di influenza.”
Quei bisbigli arrivarono alle orecchie di Stiles confusi, come un forte ronzio insistente.
Aprì piano gli occhi, cercando di mettere a fuoco le tre figure piegate di fronte a sé.
Dopo poco, riuscì finalmente a distinguere le teste di Scott e Allison, seguiti dalla morbida chioma di Lydia.
-“Stiles! Finalmente.” Sospirò sollevata quest'ultima, guardandolo. -“Come ti senti?”
In quel momento la confusione era l'unica cosa che gli trapanava il cervello. Cosa diavolo era successo?
Fece per parlare, quando una fitta alla vescica gli fece spalancare gli occhi. -“D-devo correre in bagno!”
Fu l'unica frase che riuscì ad articolare, prima di correre nel bagno dell'infermeria, chiudendosi la porta alle spalle.
Si sentiva così strano...insomma, non era mai corso in quel modo in bagno, non aveva mai sentito la vescica sul punto di esplodergli così!
Con un sospiro di sollievo uscì dal bagno, tornando nella piccola saletta, guardando confuso gli amici che continuavano a fissarlo a braccia conserte.
-“Cosa?” Chiese accigliato, allargando le braccia in un gesto confuso.
-“Come ti senti?” Domandò Scott squadrandolo dalla testa ai piedi, alla ricerca di qualsiasi segno sospetto sull'amico.
Stiles si strinse nelle spalle, nascondendo le mani nelle tasche della sua felpa, piegando appena le labbra.
-“Sto morendo di fame.”
Il licantropo spalancò gli occhi, amareggiato. -“Sei svenuto, Stiles! Eri bianco come un cadavere, hai vomitato tre volte in un'ora e sembrava avessi perso la capacità di parlare!” Parve esasperato mentre parlava.
Stiles sbatté più volte le palpebre, stringendosi poi ancora una volta nelle spalle, quasi con fare di scuse. -“Mi dispiace avervi fatto preoccupare, magari era solo un po' di pressione bassa.” Mormorò portandosi poi una mano sul ventre che gorgogliava affamato. -“Vi prego, ora andiamo a mangiare. Muoio di fame.”
Gli altri tre ragazzi si concessero un'occhiata veloce, interrogativa, finendo poi per annuire e seguire un improvviso Stiles nuovamente iperattivo, con una fame da lupo.
 
 
-“Ehi Scott...che fai, la mangi la macedonia?” Chiese Stiles, con ancora una cucchiaiata della propria in bocca.
Il licantropo inarcò il sopracciglio, guardando l'amico stranito. -“Stiles...ma è la terza vaschetta che mangi!” Osservò mentre con un po' di riluttanza gli passava la propria porzione.
-“Oggi ho fame Scott, che male c'è? E poi è buonissima, non trovi? La frutta è così dolce e fresca...tu che dici? Oh giusto..tu non l'hai assaggiata. Beh, meglio per me.” Il fiume di parole abbandonò come suo solito la bocca del ragazzo mentre, con una leggera alzata d spalle, continuava ad ingurgitare quella che sembrava essere la miglior macedonia di sempre. Allison e Lydia arrivarono dopo poco, guardando Stiles preso dal gustarsi quella che pareva la terza porzione di frutta. -“Niente più nausea, allora?” Lo guardò Allison sedendosi accanto al fidanzato, baciandogli con dolcezza una guancia, per salutarlo.
Stiles si affettò a scuotere la testa, portandosi alle labbra un cucchiaino colmo di frutta. -“Nemmeno un po', ho solo una voglia matta di f...devo andare in bagno!” Trillò alzandosi dalla sedia, facendola stridere sul pavimento, irritando la maggior parte dei presenti in mensa, mentre era troppo occupato a correre in bagno.
Le due ragazze rimasero interdette, guardando la porta dietro la quale Stiles era sparito con sorpresa, mentre Scott nascondeva il viso tra le mani.
-“Sta diventando peggio del solito.” Constatò arricciando le labbra, scuotendo la testa. -“Sento puzza di guai in arrivo.”
Dal canto suo, Lydia si strinse nelle spalle, portandosi alle labbra una forchettata di torta alle mele. -“Quando mai non ci sono guai, a Beacon Hills?”
-“Mi chiedo Derek come riesca a gestirlo.” Mormorò Scott sovrappensiero, prima di alzarsi e posare il vassoio del pranzo.
Intanto Stiles era alle prese con la ormai quinta volta di seguito in bagno. Eppure, era sicuro di non aver mai avuto così tanti attacchi di pipì in poche ore.
Con un leggero sbuffo tornò dagli altri, così da poter seguire le ultime ore e poi tornarsene finalmente a casa, cancellando quella brutta giornata.
Salutò Danny nel corridoio, trovandosi poi ad arricciare il viso in una smorfia, per via di una fitta al basso addome, che lo fece brontolare a bassa voce. Sicuramente, era stata tutta quella frutta a fargli male.
 
 
Da una buona mezz'ora tutti erano riuniti nel loft di Derek; nell'ultimo mese c'erano stati svariati omicidi incomprensibili a cui nessuno riusciva a dare un senso e, l'Alpha, voleva almeno provare a far luce su tutto quello.
Scott se ne stava comodamente allungato sul divano di casa Hale, con accanto la sua mora fidanzata, intenta a chiacchierare con Lydia.
-“Credete possa essere il Kanima?” Suppose poi Lydia, dopo un attimo di riflessione, spostando lo sguardo su tutti i presenti.
Derek dal canto suo, scosse la testa, allontanandosi dalla finestra ed avvicinandosi al tavolo in mezzo alla sala. -“Io e Scott lo abbiamo sconfitto tempo fa, non vedo come sia possibile un suo ritorno.”
-“Stiles, dici che il Kanima potrebbe tornare, se evocato in qualche modo?”
Scott posò lo sguardo sul migliore amico che se ne stava rannicchiato sulla grande poltrona, stranamente taciturno.
Schiuse le labbra, mentre le braccia erano avvolte attorno al ventre e le gambe rannicchiate al petto.
-“Non credo, Matt è stato ucciso da Gerard, e quel pazzo si trova in una clinica.” La risposta fu insapore, nessun commento aggiuntivo come suo solito.
Il padrone di casa gli dedicò un'occhiata obliqua, senza fiatare, trovando estremamente insolito il comportamento del compagno; avvertiva qualcosa nell'aria che lo portava a pensare ci fosse qualcosa sotto.
-“Ti sarai fatto qualche idea, Stiles. Insomma, sei tu la mente, di solito.” Mormorò Allison, sedendosi meglio sul divano, puntando lo sguardo sul ragazzo raggomitolato sulla poltrona che, in tutta risposta, scosse la testa in disaccordo con la sua affermazione, lasciando cadere uno strano silenzio nella stanza.
Il fastidioso ticchettio dell'orologio appeso sopra il camino scandiva i secondi in modo martellante, riempendo la testa dell'Alpha come insistenti colpi sempre più intensi.
Strinse sotto le dita il legno del tavolo, ringhiando basso, facendo fuoriuscire le punte lucenti delle zanne dalle labbra, intanto che le nocche sbiancavano ed il legno scricchiolava.
-“Si può sapere che diamine ti prende?!”
Fu così che Derek si voltò verso il piccolo Stiles, dedicandogli un'occhiata truce e nervosa.
Dal canto suo, il ragazzo schiuse le labbra, non riuscendo però a proferire parola per qualche secondo, ritrovandosi a guardare il più grande con i propri occhioni che si annacquarono velocemente.
-“Non mi sento bene.” Soffiò subito dopo, imbronciato, chinando la testa ed osservando distrattamente le proprie braccia a circondare il busto.
-“Tu mi ami, Derek?” Ed il tono di voce parve quello di un cucciolo ferito sul punto di piangere, tanto che il grande Alpha si ritrovò a dover fare i conti con uno strano senso di colpa.
Strinse i pugni, abbandonando le braccia lungo i fianchi, mantenendo lo sguardo sul giovane, senza perderlo di vista un attimo.
-“Lasciateci soli.” Ordinò lapidario, rimanendo immobile, aspettando di essere lasciato solo con il piccolo Stilinski.
Fino a quel momento, nessuno nella spaziosa sala aveva osato fiatare, nessuno fece domande, limitandosi semplicemente ad abbandonare il loft.
Lo sguardo di Derek non seguì i ragazzi, non disse nulla; si limitò ad osservare il più piccolo rannicchiato sulla poltrona.
-“Vuoi dirmi che succede, Stiles?” Il tono era pacato, celava benissimo il velo di preoccupazione che invece aleggiava nel corpo dell'Alpha.
Stiles si strinse nelle spalle, con ancora quell'adorabile broncio, ritrovandosi poi con le guance umide per via di sottili lacrime che sfuggirono al suo controllo.
A quella vista, Derek si ammorbidì all'istante, sentendo dentro di lui qualcosa incrinarsi.
Con un paio di falcate si avvicinò al ragazzo, piegandosi sulle gambe, in modo da raggiungere la sua altezza.
-“Stiles...” Soffiò cautamente, appoggiandogli una mano sul ginocchio, guardandolo in viso.
-“Stiles, non piangere.” Il tono dell'Alpha era stranamente caldo, come nessuno aveva mai sentito, se non il giovane.
-“Tu vuoi lasciarmi, Derek?” Pigolò strozzando un singhiozzo, torturandosi le mani e mordendosi con forza il labbro per evitare di piangere troppo rumorosamente.
La fronte del maggiore si contrasse in un'espressione corrucciata, eppure riuscì a trattenersi dal rispondere malamente, proprio per evitare che Stiles stesse peggio.
Come poteva avere dubbi sui propri sentimenti? Stiles sapeva benissimo che per un licantropo, una volta scelto il compagno, sarebbe stato per sempre.
-“Non ho nessuna intenzione di lasciarti, Stiles.” Rispose quindi, stringendo appena la presa sul ginocchio del ragazzo.
-“E mi ami?” Formulò una seconda volta la domanda, tirando su con il naso, stringendosi su se stesso.
Derek sospirò appena confuso, non capiva il perché di quei comportamenti da parte del più piccolo ma, non voleva aggravare nessuna situazione, tanto meno se non era a conoscenza di ciò che stava accadendo.
-“Ti amo, Stiles.” Rispose poi il licantropo, sollevandosi dalla propria posizione, passando le mani sotto le gambe e la schiena del compagno, sollevandolo e prendendolo facilmente in braccio, portandolo con sé in camera, conscio che l'unico modo di tranquillizzarlo, fosse tenerlo stretto tra le braccia, fino a calmarlo.
Il giovane umano era rannicchiato tra le braccia del suo Sourwolf, avvolto dal piacevole calore del suo petto.
Gli era bastato poco per addormentarsi, la sicurezza delle braccia del suo compagno e l'amore che provava per lui.
Anche Derek stava per prendere sonno, dopo aver passato svariati minuti ad osservare il più piccolo dormire.
Le palpebre erano calate lentamente sugli occhi ed il respiro stava via via facendosi più lento quando, ad un tratto, uno strano profumo dolciastro gli solleticò le narici.
Quello non era il solito odore di Stiles, era impossibile. Il suo olfatto da lupo riconosceva il suo odore a metri di distanza.
Il profumo dolciastro che avvertiva, però, aveva qualcosa si davvero strano. Era piacevole, estremamente...sensuale.
Più cercava di capire di cosa si trattasse, più questo gli inebriava i sensi, risvegliando i propri istinti.
Un ringhio basso gli abbandonò le labbra appena schiuse, strinse le palpebre, spalancandole subito dopo.
-“Non è possibile.” Bisbigliò tra sé e sé, fissando il proprio ragazzo dormire tranquillo. Si stava eccitando e non poco.
Si sentiva un insulso ragazzino, durante gli anni era riuscito ad imparare a controllare i propri istinti ma, in quel momento, la situazione gli stava assolutamente sfuggendo di mano.
Strinse tra loro le gambe muscolose, con un ringhio gutturale a graffiargli la gola. Stiles mugolò e questo non aiutò per nulla l'autocontrollo di Derek.
Cercando di fare piano, sgusciò dalla presa del piccolo umano che si era rannicchiato a lui come un bambino, abbandonando il letto e la camera del loft.
Aveva bisogno d'aria fresca, senza quel profumo ad inibirgli i sensi. Uscì dalla porta in ciliegio di casa, appoggiandosi ad una delle colonne portanti, osservando la boscaglia fitta che accerchiava l'abitazione.
Socchiudendo gli occhi cercò di concentrarsi sul profumo selvatico del bosco, un odore che amava particolarmente, che faceva parte di lui fino al midollo.
Non si spiegava quel nuovo profumo emanato dal proprio compagno, non capiva cosa potesse essere cambiare così velocemente, senza che lui se ne fosse accorto.
Restò quasi delle ore sovrappensiero, a contemplare il buio per provare a rilassare i sensi, tornando poi a letto ormai stanco, sistemandosi accanto al proprio ragazzo che, nel sonno, tornò a stringersi al suo petto caldo e sicuro.
 
 
Il mattino seguente parve arrivare troppo presto e Derek, da buon mattiniero quale era, sollevò le palpebre, trovandosi vicino una sorpresa o meglio, non trovandola.
Si alzò di scatto, guardandosi intorno preoccupato, Stiles non si era mai alzato prima di lui, anzi.
Con il suo udito sopraffino avvertì dei strani movimenti dal bagno e con uno scatto raggiunse la porta socchiusa che spalancò senza troppi giri di parole.
Sgranò gli occhi non appena si ritrovò davanti agli occhi la figura minuta del proprio ragazzo ripiegata sul water a tossire e combattere contro i conati.
-“Derek n-no..lasciami solo.” Piagnucolò il più piccolo, socchiudendo gli occhi ad un ennesimo conato.
Il licantropo nemmeno l'ascoltò, con poche falcate si avvicinò a lui e gli accarezzò i capelli, scostando le ciocche umide dalla sua fronte.
Nessuno lo aveva mai visto così premuroso ma si trattava di Stiles e, nonostante fosse spesso insopportabile e logorroico, lo amava con tutto se stesso, come mai aveva amato fino ad allora.
-“Ci sono io adesso, sta tranquillo.” Aveva un tono rassicurante, un tono che nessuno si sarebbe mai aspettato dal Sourwolf.
Accarezzò la schiena del minore, tocchi leggeri per tenerlo tranquillo e fargli avvertire la propria presenza.
Si allungò verso il lavandino, afferrando uno degli asciugamani ed inumidendolo per tamponare il viso all'altro.
Lo tirò contro il proprio petto, avvolgendolo con le proprie braccia possenti e protettive, baciandolo sulla spalla.
-“Va meglio, Stiles?” Domandò piano, stringendolo al petto ed accarezzandogli il viso con il morbido cotone bianco, per rinfrescarlo.
Il più piccolo annuì, sospirando appena, sentendosi stremato e con lo stomaco sottosopra. -“Grazie di essere qui.”
Derek scosse la testa, continuando a stringerlo, sfiorandogli l'addome per assorbire una parte del dolore che sentiva. -“Non ti abbandonerei mai, Stiles. Ma che cosa è successo?”
Il giovane Stilinski si strinse nelle spalle, rassicurato dalle braccia del proprio uomo a stringerlo in modo protettivo. -“Avrò mangiato qualcosa che mi ha fatto male...è da ieri che sto così.” Ammise abbassando lo sguardo, stringendosi a lui. -“Sono andato in infermeria e sono anche svenuto, poi però mi sono ripreso.”
Mormorò con una leggera alzata di spalle, intrecciando la propria piccola mano a quella grande del licantropo.
-“Perché non mi hai detto nulla?”
-“Non volevo farti preoccupare inutilmente. Insomma, lo sappiamo come sei..Derek -se ti avvicini ancora al mio ragazzo ti taglio la gola- Hale.”
L'Alpha ringhiò basso e lo strinse maggiormente, prendendolo infine in braccio e riportandolo a letto senza alcuno sforzo. -“Quello aveva nettamente superato il limite.” Sentenziò senza problemi, con il suo solito sguardo truce.
-“Pensa a riposare.” Aggiunse poco dopo, coprendolo con la coperta.
Stiles si appallottolò tra esse e fissò il maggiore, mordendosi il labbro inferiore. -“Derek...non è che mi daresti una delle tue maglie?” Cercò anche di utilizzare una delle sue espressioni più convincenti che conoscesse per intenerirlo.
Derek corrugò appena la fronte, inarcando un sopracciglio scettico. -“Stai per caso approfittando di me, Stilinski?”
Stiles scosse categoricamente la testa. -“Il tuo profumo mi fa sentire al sicuro quando non sei vicino a me.” Ammise mordendosi il labbro inferiore, abbassando lievemente lo sguardo.
Derek non aveva mai visto il suo ragazzo così, assomigliava così tanto ad un piccolo cucciolo impaurito.
Silenziosamente si avvicina all'armadio, prendendo una delle proprie magliette ed appoggiandola al fianco del minore, abbassandosi a baciargli la tempia. -“Chiamami se hai bisogno.” Sussurrò al suo orecchio prima di risollevarsi e recuperare la giacca di pelle, scendendo al piano di sotto e poi uscendo di casa per andare ad incontrare gli altri.
Una volta solo, Stiles, strinse al petto la maglietta dell'Alpha, affondando il naso nella stoffa ed ispirando piano il profumo impregnato su questo.
Amava l'odore appena pungente di bosco e selvatico, quel retrogusto così virile e forte caratteristico di Derek.
Si sentiva a casa e, questo, sembrava un eufemismo dato il rapporto che aveva sempre contraddistinto i due.
Di scatto risollevò le palpebre, tirandosi a sedere e procurandosi un capogiro. -"Devo chiamare papà!"
Velocemente si allungò a prendere il cellulare e compose il numero dello sceriffo, aspettando che rispondesse.
-"Stiles." La voce di suo padre tuonò attraverso l'apparecchio e il giovane strinse gli occhi, abbracciando la maglietta del compagno. -"Uhm..ciao papà."
-"Dove diavolo sei finito, eh? Ringrazia che Scott ha avuto la decenza di dirmi qualcosa."
Okay, era davvero molto arrabbiato. -"Sì lo so papà...mi dispiace. È che non mi sono sentito molto bene."
Sentì lo sceriffo sospirare, conoscendolo si era coperto gli occhi con la mano. -"Sei ancora a casa di Scott?"
Stiles boccheggiò, mugolando parole incomprensibili, schiarendosi la voce prima di rispondere. -"O-oh beh sì certo...non mi sono mosso di qui."
Con le menzogne non era mai stato un gran che, soprattutto con suo padre.
-"Ti passo a prendere allora."
-"N-no! Oh, uhm..avanti papà, non devi scomodarti. Insomma, mi sento meglio. E poi non voglio lasciare la mia jeep nelle grinfie di Scott...insomma, sappiamo tutti che..."
-"Stiles. Torna a casa, adesso."
Il ragazzo si trattenne dallo sbuffare e chiuse la chiamata, brontolando tra sé mentre tornava a rotolarsi tra le coperte calde del letto di Derek.
Pensandoci, Scott era stato davvero carino a chiamare lo sceriffo e dirgli che era da lui, comprendo la nottata passata a godersi le coccole del proprio lupo.
Prese nuovamente il telefono e chiamò l'amico, fregandosene di prepararsi per tornare a casa.
-“Ehi amico, che succede?” Il giovane Beta rispose ansante, cercando di riprendere fiato con lunghi respiri.
-“Oh ehi Scott! Ehm..oh Dio aspetta..tu stai ansimando! O-oh mio..oh ti ho interrotto mentre..Oh Scott non si risponde al telefono mentre...” Non ebbe tempo di concludere la frase che Scott lo interruppe bruscamente.
-“Stiles, sto correndo da non so quanto. E' fottutamente normale che sia senza fiato!”
Il volto di Stilinki si fece paonazzo, tossicchiò, mordendosi il labbro inferiore, schiarendosi poi la voce. -“Beh, lo sapevo, era ovvio.” Mormorò accompagnato da una leggera risata isterica.
Dall'altro capo del telefono, Scott alzò gli occhi al cielo e si beccò poi un'occhiata di rimprovero da parte di Derek, mimandogli chi ci fosse con lui al telefono.
-“Cosa ti serviva, Stiles?”
-“Perché stavi correndo? Scappavi da qualcuno o qualcosa? Hai per caso detto ad Allison che è ingrassata? Brutta mossa amico, è una cosa che non va nemmeno pensata.”
Un altro sbuffo esasperato abbandonò le labbra sottili del licantropo mentre si appoggiava al tronco di un albero. -“Vedo che ti sei ripreso bene dall'intossicazione, eh? Siamo fuori con Derek, ci stiamo semplicemente allenando. Ora vuoi dirmi cosa volevi?”
Stiles si alzò dal letto, abbandonando il confort delle coperte ma continuando a stringere al petto la maglia del compagno, scendendo verso la cucina. -“Ci sono novità? Derek non mi ha detto nulla, che lupaccio cattivo. Beh in effetti non ne ha avuto il tempo, non sono stato bene questa mattina e poi...”
-“Genim!”
Il ragazzo si fermò vicinissimo al frigo e corrugò la fronte, pronto a brontolare. -“Oh no caro mio, avevamo detto che quel nome è impronunciabile. Non devi dirlo, non devi pensarlo, non puoi chiamarmi così!”
-“Stiles, giuro che se entro cinque secondi non mi dici cosa diavolo vuoi ti chiudo il telefono in faccia e vengo a sgozzarti.”
A quelle parole Stiles stava per ribattere che no, non ci sarebbe riuscito a sgozzarlo perché Derek lo avrebbe fermato prima ma evitò di dirglielo.
Sospirò aprendo il frigo, alla ricerca di qualcosa di commestibile mentre riprese a parlare. -“Beh, volevo ringraziarti per aver chiamato mio padre ed avermi coperto dicendo che ero da te.”
Scott sorrise, stringendosi nelle spalle, camminando nella boscaglia. -“E' così che funziona tra amici. E poi, avevi bisogno di stare un po' con Derek. Come ti senti?”
-“In questo momento, affamato da morire.” Ammise prendendo del burro d'arachide e la marmellata, per prepararsi un panino. -“Stamattina però ero di nuovo in bagno a vomitare. La mensa di scuola vuole ucciderci, lo so.”
Il Beta evitò di ribattere per non creare nuove discussioni e salutò l'amico, non prima di averlo rassicurato che avrebbe informato Derek del suo rientro a casa.
Dopo un doppio panino, infatti, Stiles abbandonò il loft dell'Alpha per salire sulla propria jeep e tornare a casa, indossando sotto la giacca, la t-shirt del compagno.
 
 
Qualche settimana era passata e, la situazione di Stiles, non sembrava migliorare così tanto.
Erano numerose, infatti, le mattine che il giovane passava reclinato sulla tazza del water a dire addio a quel poco che aveva nello stomaco, prima di andare a scuola.
Ovviamente si limitava a raccontare a Derek come stava, riduceva ad un paio le volte che si sentiva poco bene ed eclissava completamente le volte che si sentiva svenire.
L'Alpha non era affatto stupido però e notava ogni minimo cambiamento nel proprio ragazzo. Era sempre più convinto che Stiles dovesse farsi vedere da un medico.
Per il week end, Scott e il giovane Stilinski si erano organizzati di montare su un finto campeggio, così che i loro genitori potessero stare tranquilli e, loro due, passare il fine settimana con i rispettivi partner.
Allison e Scott avrebbero sul serio fatto un campeggio mentre Stiles e Derek si sarebbero limitati al loro solito week end pieno di amore, discussioni, baci e ancora amore.
Pensare a Stiles e Derek avvolti dalla loro bolla romantica era davvero strano, così completamente diversi eppure accomunati da un sentimento così forte. Probabilmente era questa loro incompatibilità ad aver fatto scattare la scintilla.
Quella sera avevano fatto l'amore, si erano uniti ancora una volta su quel letto che ormai condividevano da mesi.
Le bocche non si erano fermate un attimo, impegnate a scambiarsi baci che riempirono l'aria di schiocchi e sospiri leggeri.
Le mani erano scattate fugaci sul corpo dell'altro, esplorandolo nonostante non ci fossero più segreti, nessun luogo da scoprire. Derek trovava perfette le dita sottili e delicate di Stiles, il modo che utilizzava per accarezzargli la schiena, come affondava le unghie nella propria pelle e lo graffiava tanta era l'eccitazione.
Stiles, dal canto suo, si ritrovava ad amare e venerare le grandi mani di Derek che invece passavano ad essere le più delicate del mondo, in contrasto a ciò a cui era abituato a vedere.
I loro corpi si erano uniti senza freni, nessuna inibizione. Si erano amati e desiderati fino allo stremo, avevano reso protagonista il silenzio del loro amore, del loro piacere.
I respiri si erano intrecciati, così come i loro nomi urlati nell'eccitazione.
A dire il vero, tutto era stato amplificato, c'era più sensualità, più desiderio. L'istinto animale di Derek era stato difficile da domare, quell'odore dolciastro emanato da Stiles lo aveva fatto impazzire, risvegliando il lupo che c'era in lui anche a letto.
Non era ancora riuscito a capire cosa fosse ma, a quanto pareva, al più piccolo non era affatto dispiaciuto un po' di sano sesso selvaggio.
Si erano poi addormentati, ormai sfiniti e privi di sforza, l'uno abbracciato all'altro, tra le lenzuola sfatte ed impregnate del loro amore.
 
 
-“Derek, siamo tornati!” La voce di Stiles lo riscosse, il licantropo si guardò attorno, sbattendo più volte le palpebre. Siamo? Cosa voleva dire “siamo”, chi comprendeva?
Non ebbe il tempo di riflettere che un branco di lupacchiotti lo assalì, facendolo cadere a terra.
I piccoli lupi iniziarono a leccargli tutto il viso, scodinzolavano come pazzi e continuavano ad abbaiare felici, facendogli le feste.
-“Hai visto tesoro? I nostri lupetti sono sempre così iperattivi! Sono pazzi di te.” Sentì solamente la risata di Stiles fluttuare nell'aria e il viso cosparso di baci umidi di quei baby Stiles.
Spalancò gli occhi e cacciò un urlo, risvegliandosi da quel sogno con il respiro corto mentre accanto a sé anche il più piccolo si metteva a urlare.
-“Cosa?!” Ringhiò Derek guardandolo negli occhi stringendo sotto le dita le lenzuola, inconsciamente.
-“Che ne so, tu stai urlando!” Gesticolò il giovane Stilinski che, in effetti, aveva cacciato un urlo semplicemente perché lo aveva fatto l'altro che, ad essere sinceri, non aveva mai urlato se non per un qualche dolore lancinante.
Quando la quiete tornò ad essere regina della stanza, Derek ricadde tra le lenzuola, con la nuca premuta sul guanciale. Stiles si fece più vicino al suo corpo e lasciò intrecciare le gambe, appoggiando la guancia contro il petto ampio e ambrato del compagno.
-“Che cosa è successo? Perché ti sei svegliato urlando?” Domandò piano, accarezzando lentamente il suo addome scolpito, tracciando ogni linea creata dai muscoli.
Derek sospirò, affondando le grandi dita tra i capelli del minore, sfiorandoli distrattamente mentre gli occhi erano puntati sul soffitto. -“Un incubo, ma non pensiamoci. Hai fame?” Non ne voleva parlare, trovava la cosa così stupida. Che razza di uomo era uno che si spaventava così per uno stupido sogno che, tra l'altro, era infondato?
Alla domanda dell'Alpha, lo stomaco di Stiles brontolò facendolo arrossire e Derek finse di roteare gli occhi, continuando a giocare con i suoi capelli. -“Il solito moccioso.” Commentò però con divertimento, mentre con lui si alzava dal letto, indossando solamente i boxer per scendere in cucina.
Stiles per un attimo si fermò ad ammirare il corpo statuario e assolutamente del proprio ragazzo, mordendosi il labbro inferiore.
-“Evita di consumarmi, Stiles.” Lo prese in giro Derek, nonostante fosse di spalle, senza nascondere il sorriso che gli piegò le labbra, mentre scendeva le scale.
Paonazzo, Stiles lo seguì borbottando parole incomprensibili sui sensi troppo sviluppati del licantropo, avvertendo poi la testa farsi pesante e la vista iniziare a farsi annebbiata.
Si trattenne al corrimano, piegandosi su se stesso, mugolando flebilmente il nome del compagno che, repentinamente, riuscì a prenderlo al volo senza farlo cadere, prima che svenisse.
 
 
-“Da quanto tempo capita?” Domandò Deaton, fissando prima Derek e poi Scott.
Quest'ultimo si accarezzò il retro del collo, tossicchiando appena prima di rispondere. -“La prima volta è stata qualche settimana fa, a scuola. Continuava a vomitare e diceva fosse colpa del cibo della mensa. Poi in infermeria è svenuto.”
Deaton ci pensò su ed appoggiò le mani sul lettino nella propria clinica veterinaria. -"È successo altre volte, poi?"
Titubante, Scott annuì, guardando il proprio migliore amico steso di fronte a loro. -“Beh, in queste ultime settimane, almeno un paio di volte è capitato.” Dovette ammettere, con un ringhio ad abbandonare le labbra di Derek a fargli socchiudere le palpebre.
-“Perché cavolo non mi hai detto nulla di questo, eh?” Sbatté il pugno contro il tavolo metallico, facendosi richiamare dal druido.
-“Ha avuto altri sintomi strani?” Si informò quest'ultimo, cercando di avere quante più informazioni possibili, in modo da scoprire cosa avesse il giovane Stilinski.
I due licantropi risposero che, sempre in quelle settimane, Stiles si era fatto più taciturno, aveva sbalzi d'umore e fame improvvisa e la mattina finiva spesso per vomitare.
Deaton ascoltò silenziosamente le parole dei due, portandosi la mano sotto il mento, sovrappensiero. -“Uscite tutti e due.” Sentenziò dopo poco, guardando entrambi.
-“Cosa? No, è inammissibile. Non lo lascio.” Derek si oppose come ci si aspettava e il druido non fece una piega, limitandosi a guardarlo.
-“Se vuoi che Stiles si riprenda, faresti bene a lasciarmi solo con lui e permettermi di visitarlo.”
Un ennesimo ringhio solleticò la gola dell'Alpha che però si ritrovò ad annuire, uscendo dalla sala insieme a Scott, trepidando nell'attesa di scoprire cosa stava succedendo.
Una volta soli, Deaton si prese qualche attimo per riflettere in silenzio. La situazione era strana ma dato che non aveva ancora nulla di certo, poteva trattarsi di un semplice virus influenzale trascurato.
Stiles aprì gli occhi e si ritrovò a fissare il sorriso gentile di Deaton.
-“Cosa..cosa è successo. Che ci faccio qui?”
Il druido gli posò una mano sulla spalla, tenendolo sdraiato. -“Sta calmo Stiles. Sei svenuto e Derek ti ha portato qui per vedere che cos'hai. Ora ti visito e vedrai che capiremo cosa succede.”
Il minore annuì, rilassandosi sul lettino e lasciandosi alle mani esperte dell'uomo.
-“Preferirei farti un'ecografia. Magari hai qualche infiammazione interna e il vomitare spesso porta a indebolirti.”
Suppose Deaton, andando a prendere il macchinario, trascinandolo sull'apposito carrellino fino al ragazzo.
-“Scopriti la pancia, avanti.”
-“Io continuo ad essere convinto che quelli della mensa vogliono farci fuori. Insomma, continuano a servirci strane poltiglie non identificate spacciandole per cibi di alta classe.
Vorrei essere preside solo per fargli vedere cosa vuol dire cibo commest..a-ah! Oh Dio Deaton. È ghiacciato. Non potevi avvertire?” Il monologo di Stiles venne interrotto dallo stesso, percorso da un brivido per via del gel che il druido gli aveva applicato sul ventre, in modo che la sonda potesse scorrere senza problemi sulla sua pelle.
-“Sta zitto e rilassati adesso. Prima mi lasci fare, prima capiremo che succede, probabilmente.”
Nella stanza cadde uno strano silenzio, Deaton era completamente assorto dall'immagine riprodotta sul monitor, studiandola attentamente.
Spalancò poi gli occhi, trattenendo per un attimo il respiro, facendo balzare lo sguardo dal monitor al ragazzo, dalla sua pancia al monitor.
Boccheggiò senza riuscire a dire nulla, iniziando ad avvertire un crepitio, portato dal volume della macchina. -“Devo avere fame.” Ridacchiò Stiles, giustificando quello strano suono.
Il druido lo guardo in viso, deglutendo senza parole. -“È il cuore, Stiles...” disse flebilmente, portando il ragazzo a scoppiare a ridere.
-“Avanti Deaton, lo sappiamo tutti dove sta il cuore!”
Deaton scosse la testa, zittendolo.
-“È...é il cuore di un bambino.” Bisbigliò titubante ed esterrefatto.
Questa volta fu Stiles a boccheggiare, prima di svenire nuovamente.
Pochi minuti dopo, Stiles riprese i sensi e si guardò intorno, trovando Deaton piegato su di un tomo spesso e polveroso.
Tossicchiò, cercando di ricordare cosa fosse successo quella volta e trattenne il respiro, spalancando gli occhi.
Deaton si fece vicino con pochi passi, portando le mani in avanti. -“Calmo Stiles, d'accordo? Non dare in escandescenza. Soprattutto, non svenire ancora.”
Il giovane Stilinski faticava a descrivere come si sentisse ma, terrorizzato, era sicuramente in cima alle definizioni che era pronto a dare di se stesso in quel momento.
-“Cosa...cosa c'è nella mia pancia?”
Il tono voleva essere calmo, tradito però da un leggero ma evidente tremolio.
Il druido si passò una mano sul viso, abbandonandosi ad un sospiro. -“So che può sembrarti assurdo, okay? Ma...c'è un bambino. Aspetti un bambino, Stiles.” Mormorò seriamente l'uomo, guardandolo in viso.
Stiles per un attimo fece silenzio, scoppiando poi in una risata. -“Avanti Deaton, dov'è nascosto Scott, eh? Potevate pensare ad uno scherzo più furbo, no? Sappiamo tutti come funziona la riproduzione. Non sono una femmina, non ho un utero e prenderlo nel culo non ha mai fatto male a nessuno, d'accordo?”
-“Ti sembra che potrei scherzare su una cosa del genere, Stiles?! Guarda tu stesso, guarda!”
Deaton prese l'ecografia stampata, portandogliela davanti agli occhi.
Una piccola macchia nera sguazzava nella sua pancia.
Leggendo i risultati, l'età gestazionale era di circa sette settimane.
Stiles prese profondi respiri, provando ad evitare in tutti i modi un attacco di panico.
-“N-non è possibile...no. Non è vero, insomma. Come può essere successo? Sono un maschio a tutti gli effetti, forse un po' iperattivo e con qualche problema di ansia ma sono sano come un pesce!” Gridò allarmato, con gli occhi che si facevano sempre più liquidi, fino a farlo scoppiare a piangere.
Dopo qualche attimo la porta si spalancò e la possente figura di Derek comparve, raggiungendo con poche falcate il proprio ragazzo in lacrime, con Scott al seguito.
Stiles, avvolto dalle braccia muscolose del compagno, iniziò a piangere più forte e disperatamente, con il terrore di perdere l'uomo che amava.
-“Cosa gli hai fatto, Deaton.” Ringhiò innervosito l'Alpha che non attese un attimo di più per schiudere le labbra mostrandogli le zanne.
-“Non ho fatto altro che dirgli la verità, Derek. Ritrai pure le zanne, ti serviranno a ben poco.” Ribatté l'uomo dalla pelle scura, tornando al tomo che stava leggendo con attenzione.
Stiles continuava a piangere disperatamente, ripetendo come con una cantilena che Derek lo avrebbe lasciato.
-“Stiles, perché dovrei lasciarti? Non ho nessuna intenzione di farlo. Tanto meno adesso che stai male.” Mormorò il licantropo, con Scott poco più indietro a guardare i due, interrogandosi su cosa stesse succedendo.
-“Vuoi dirmi che succede?” Derek tentò di ammorbidire il proprio tono, non voleva che Stiles continuasse a piangere in quel modo.
Il piccolo Stilinski prese un profondo respiro, staccandosi dal petto del proprio ragazzo ed abbassando il viso, guardando le proprie mani coprire l'ecografia.
-“C'è...c'è qualcosa nella mia pancia.” Bisbigliò mordendosi il labbro inferiore, deglutendo rumorosamente.
Derek corrugò la fronte, guardandolo confuso. -“Qualcosa...cosa?”
Stiles strinse tra loro le palpebre, mordendosi quasi a sangue il labbro inferiore, torturandolo agitato. -“Beh..a quanto pare, credo...credo sia un...”
-“Un?” Derek lo invitò a continuare, sentendosi appeso ad un filo.
-“Un bambino.” Sputò fuori il ragazzo, ad occhi bassi.
Il licantropo inarcò un sopracciglio, continuando a fissare il proprio ragazzo. -“Inventane un'altra, Stiles. E adesso dimmi cos'hai veramente.”
Senza proferire parola, Stiles allungò l'ecografia al proprio compagno, con le lacrime a scivolare lungo il proprio volto, rigandolo più volte.
Derek afferrò il foglietto che l'altro gli stava porgendo e lo esaminò con occhi attenti, in religioso silenzio.
Trattenne il fiato a ciò che lesse, cosa vide, soprattutto.
Per un attimo non seppe cosa dire, diversi timori si fecero strada nel proprio cervello ed uno strano senso di panico gli attanagliò le viscere.
Stiles non aveva il coraggio di guardarlo, nemmeno di fiatare.
Il licantropo si voltò di scatto verso Deaton preso dalla confusione.
-“Come è possibile? Come ha fatto a succedere?”
Le labbra del druido si appiattirono in una linea sottile, alzandosi dalla sedia dove si era sistemato a leggere, portando con sé il tomo.
-“E' un fenomeno che non credevo affatto possibile. Non per un maschio, s'intende.” Iniziò a parlare, schiarendosi la voce una volta appoggiato il voluminoso libro sul lettino, ai piedi di Stiles.
-“Sappiamo tutti che il caso di coppie miste, umano-licantropo, siano davvero pochissime. I lupi sono abituati ad accoppiarsi tra loro, anche in passato le coppie formate da uno di loro e un umano erano poche e mal viste.” Deaton prese una pausa, continuando a far scorrere lo sguardo sul volume polveroso. -“In una coppia di lupi, l'accoppiamento avviene normalmente, senza alcun problema. Le donne concepiscono secondo i tempi prestabiliti e la specie continua.”
-“Arriva al dunque, druido.” Ringhiò Derek, con lo sguardo che da verde passò ad un rosso acceso.
L'uomo di colore schiuse le labbra, riprendendo poi la parola. -“Nelle coppie tra umano e licantropo, la possibilità è davvero minima che succeda ma, non del tutto impossibile.”
-“Ma Stiles non è una donna.” Lo interruppe l'Alpha, con il proprio sguardo truce rivolto al veterinario.
Questo gli dedicò un'occhiata scontata, senza però ribattere, continuando poi a parlare, notando come il giovane Stilinski faticasse quasi a respirare. -“La cosa sbalorditiva è che, in minima percentuale, può accadere anche ad un maschio. E' come se accoppiarsi con un licantropo mutasse qualcosa nel suo organismo, fino a dargli la possibilità di concepire una nuova vita.”
Derek corrugò la fronte, guardando l'uomo di fronte al tomo -“Perché allora non ho sentito nulla? Ho i sensi più sviluppati, dovevo accorgermene. Così come doveva succedere a Scott o un altro licantropo.”
Il viso di Scott si fece pallido mentre deglutiva e con sguardo spaventato fissava il proprio amico.
Il druido alzò gli occhi al cielo e guardò Derek dritto negli occhi -“Il cuore non si sviluppa fino alla quinta settimana e solo alla sesta inizia a battere.”
Siles, ancora seduto sul lettino a sguardo basso, continuava a tirare silenziosamente su con il naso, il viso copiosamente rigato dalle lacrime ed il corpo scosso per i singhiozzi.
Si sentiva male, non sapeva cosa fare, non sapeva più nulla.
Aveva anche smesso di ascoltare il battibecco tra Derek e Deaton, l'unico pensiero fisso era quello di avere una vita dentro di sé, una possibilità che mai aveva nemmeno sfiorato con il pensiero, data la sua impossibilità.
-“Sei ancora in tempo per abortire, Stiles. Secondo l'ecografia sei ancora di due mesi.” L'attenzione del druido questa volta fu rivolta totalmente al giovane ragazzo che, fino a quel momento, era restato in silenzio a domare le lacrime.
Quasi per istinto, le braccia esili del più piccolo si avvolsero attorno al proprio ventre, senza proferire parola.
Era sotto shock, aveva appena scoperto di aspettare un bambino e la prima cosa che gli era stata detta era quella di abortire.
Non rispose a quelle parole, era certo che non meritasse replica.
Derek avvertì ciò che provava Stiles dai suoi battiti cardiaci, nonostante fosse ancora confuso e in balia del panico, senza scomporsi si avvicinò al proprio ragazzo, passandogli un braccio sotto le gambe ed uno attorno alle spalle, prendendolo in braccio e portandolo fuori dalla clinica veterinaria, non prima di aver fulminato Deaton con lo sguardo.
Il viaggio era stato silenzioso, pieno dei soli pensieri di entrambi. Stiles era rimasto rannicchiato sul sedile della camaro a guardare fuori dal finestrino, mentre l'Alpha continuava ad interrogarsi sul da farsi, su ciò che sarebbe accaduto.
Quella realtà così sconvolgente lo aveva scombussolato, inutile negare quanto fosse spaventato; semplicemente, godeva di un ottimo autocontrollo.
Arrivati al loft, Derek scese per primo, invitando Stiles a seguirlo in casa mentre questo, titubante, rimaneva poco più indietro.
-“Mi lascerai, Derek?” Il tono di voce dell'umano era molto flebile, lo sguardo continuava ad essere basso, fermo sulla soglia della porta.
Il licantropo si voltò verso di lui e lo osservò silenziosamente, con gli occhi che s'addolcirono alla vista di quel ragazzo così simile ad un bambino. Bambino, sì. Lo stesso che in quel momento, a quanto pareva, stava crescendo nella pancia del compagno. Un figlio tutto loro.
Derek scosse la testa, avvicinandosi al minore e tirandolo dolcemente verso di sé, per chiudere la porta. Posò le mani sui suoi fianchi, appoggiando le labbra contro la sua fronte per la notevole differenza d'altezza.
-“Per quanto la situazione possa essere spaventosa e ancora confusa, non ho intenzione di lasciarti, Stiles. Sei il mio compagno, lo sarai per tutta la vita.”
Le parole del licantropo sciolsero il cuore al ragazzo che, senza attendere oltre, si rifugiò contro il suo petto ampio, piagnucolando in modo estremamente infantile, dicendo quanto lo amasse e quanto era fondamentale per la sua vita.
Il maggiore lo sollevò senza problemi, portandolo con sé sul divano e lasciandolo sedere sulle proprie gambe. -“Stiles, ascolta...” Derek non sapeva bene cosa dire, le parole non erano il massimo per lui, figuriamoci in una situazione simile.
Con lentezza gli accarezzò la schiena, stringendolo al petto. Doveva fare l'uomo, era ciò che era. -“Come affronteremo la cosa?”
Stiles si strinse nelle spalle, rannicchiandosi tra le braccia possenti del proprio ragazzo. -“Non voglio ucciderlo Derek...non voglio.”
Il solo pensiero di togliere la vita ad un piccolo esserino dentro di sé gli dava il voltastomaco, non sarebbe mai stato in grado di fare una cosa del genere.
Era successo tutto all'improvviso, nessuno si sarebbe aspettato una cosa simile. Ma che fare? Liberarsene come se nulla fosse?
Scosse la testa a tutti quei pensieri, sospirando appena. -“Derek, io...io non lo so cosa fare. Non lo so.” Bisbigliò appoggiandosi al suo petto con la guancia, chiudendo gli occhi per non piangere ancora. -“Ma non me la sento di fargli del male...ti prego.” Continuò stringendo sotto le dita la sua maglietta.
Derek era addolcito dalle sue parole, da come quel piccolo cucciolo spaventato potesse essere al contempo maturo.
Il druido gli aveva detto che per sentire il battito del cuore del bambino, doveva posare una mano sul ventre del ragazzo, così che s'annullasse quel velo invisibile che ne proteggeva l'esistenza.
Con un velo di titubanza, allungò la mano al ventre del minore e vi vece aderire dolcemente il palmo, avvertendo il compagno trattenere per un attimo il respiro.
Socchiuse per un attimo gli occhi, concentrandosi, e un lieve e veloce battito gli invase la mente, facendogli spalancare gli occhi. Era una sensazione strana, inspiegabile; eppure estremamente bella.
In quel momento credette di capire ciò che passava nella mente di Stiles, capiva quanto il pensiero di fare del male alla loro creatura potesse essere orribile.
Gli baciò i capelli, sfiorandoli con la punta del naso. -“Non ti chiederei mai una cosa simile, Stiles. Per quanto la situazione possa essere assurda, parliamo di...parliamo di nostro figlio.” E quelle parole erano sincere e consapevoli. Era il loro bambino.
Il cuore di Stiles perse diversi battiti alle ultime parole del licantropo; nostro figlio, nostro.
Sollevò il viso, ritrovandosi a poca distanza da quello di Derek, guardandolo con i propri occhi grandi e ambrati.
-“Saresti pronto ad un bambino, Derek?”
Quest'ultimo lo fissò negli occhi, con un leggero ghigno ad impadronirsi delle sue labbra. -“Non ero nemmeno pronto ad un ragazzino logorroico tra i piedi ogni giorno, eppure mi sono innamorato di te.” E i due si sorrisero, lasciando che le loro risate si accavallassero in un morbido bacio.
 
 
-“Così tra qualche mese avremo un baby Stiles o un baby Derek tra noi. Caro nipote, non lo avrei mai detto.”
-“Non so se temere di più che prenda da uno o dall'altro.” Con le parole di Isaac ci fu una risata generale, beccandosi però uno scapellotto da parte di Lydia e una doppia occhiataccia dalla coppia in questione.
-“Siete un branco di stronzi, lasciatevelo dire.” Borbottò Stiles, continuando ad ingozzarsi della doppia porzione di patatine che stringeva gelosamente al petto.
Era passata una settimana da quando si era scoperta la gravidanza, fortunatamente la pancia non si notava ancora così tanto, nascosta anche dai larghi vestiti che utilizzava il ragazzo, e con lo sceriffo non c'erano strati problemi, spacciando i sintomi per una semplice e fastidiosa influenza.
Avevano però deciso di raccontare l'accaduto al branco, in modo che Stiles potesse stare sempre al sicuro.
Ovviamente non era al corrente della minaccia di morte che Derek mosse verso i presenti non appena il minore era andato a fare visita al bagno del loft.
-“Allora Stiles, quando hai intenzione di dirlo allo sceriffo?”
A questa domanda, il giovane Stilinski quasi si strozzò con la patatina che aveva appena ingurgitato, prendendo a tossire. -“O-oh beh...beh..Non lo so. Sto ancora pensando a come dirgli tutto senza che muoia d'infarto nel mio soggiorno. O che prima di morire imbottisca Derek di proiettili.” Commentò il ragazzo, cercando di sistemarsi all'angolo del divano, rannicchiato. -“Insomma..non posso certo piombare lì dicendogli ''Ehi papà, ricordi quel Derek che credevi un serial killer? Beh, è il mio ragazzo. Oh a proposito, ricordi anche di quando ti ho detto di essere gay e la tua probabilità di diventare nonno si è spenta? Tranquillo, qualche mese e ti sentirai più vecchio di adesso.'' Andiamo!” Stiles si premurò di mimare tutto nei minimi dettagli, con Derek a guardarlo con un sopracciglio inarcato, appoggiato alla finestra che dava sul bosco.
-“Mi domando ancora come facciate a stare insieme, voi due.” Fu la voce di Peter a smorzare il leggero silenzio, sistemato comodamente sulla poltrona.
Le labbra dell'Alpha si allungarono in un ghigno mentre portava lo sguardo sullo zio, con le braccia incrociate al petto. -“Ogni tanto me lo chiedo anche io.” Rispose con un sorriso sarcastico, facendo così brontolare Stiles con la bocca piena.
Derek era concentrato a parlare con gli altri quando, d'improvviso, la pelle gli si accapponò velocemente, facendolo irrigidire sul posto.
L'odore dolciastro era tornato, quel profumo indefinibile ed inibitorio gli stava annebbiando la mente, risvegliando altro però.
Contrasse la mascella e senza dire nulla abbandonò il soggiorno, uscendo anche dal loft a prendere una boccata d'aria, prima che fosse troppo tardi dal trattenersi a saltare addosso al più piccolo.
I presenti non erano rimasti troppo stupiti dal suo comportamento, capitava che, di tanto in tanto, Derek si prendesse qualche attimo per sé.
Peter però non aveva dato nulla per scontato e dopo poco si alzò anche lui, raggiungendo il nipote fuori dalla porta di casa.
-“Feromoni.” Fu la sola parola che abbandonò le labbra dell'uomo.
Derek si voltò di scatto, guardando lo zio in piedi a poca distanza da sé. -“Cosa?”
-“Sono i feromoni prodotti dal corpo di Stiles a farti quell'effetto, nipote. La gravidanza porta il suo corpo a produrre la doppia quantità di quell'ormone e...beh, si vede l'effetto che ha su di te.” Ghignò Peter.
Se fosse stato possibile, il viso di Derek in quel momento sarebbe stato paonazzo. Feromoni; ecco scoperta la causa delle sue improvvise erezioni che lo coglievano nei momenti meno opportuni.
-“Ma sta tranquillo, Derek. L'effetto lo puoi avvertire solo tu che sei il suo compagno e durerà ancora per poco. Il mio silenzio, invece, non so se durerà più a lungo.” E Peter rientrò in casa, con il nipote dietro di sé a maledirlo con i canini scoperti.
 
 
-“Der...”
Nessuna risposta.
-“Derek...”
Un semplice ringhio infastidito e sommesso.
-“Oh mio Dio, Derek, sto partorendo!”
Gli occhi dell'Alpha si spalancarono di colpo, si sedette di scatto, fissando il compagno stesso accanto a sé con il cuore in gola.
Stiles non riuscì a trattenersi dal ridere all'espressione esilarante del proprio compagno ma si pentì subito, trovandosi schiacciato al materasso sovrastato dal corpo dell'altro con i canini scoperti e la fronte corrucciata.
-“Dovrei tagliarti la gola Stiles, lo sai questo?” Ringhiò con le mani ai lati della testa del più piccolo e i canini ancora in mostra.
Il minore deglutì, pigolando piano mentre cercava di tirar fuori la miglior espressione da cucciolo bastonato che avesse nel proprio repertorio. -“Andiamo Derek...non ti avrei mai svegliato se non fosse per un'emergenza!” e mentre parlava allungò le dita verso il suo viso, accarezzandogli le guance, facendolo automaticamente rilassare e ritrarre le zanne.
L'Alpha non riuscì a restare nervoso a lungo e con un sospiro si ributtò tra le lenzuola, avvolgendo il fidanzato con un braccio, affondando il naso tra i suoi capelli. -“Che voglia hai adesso, Stiles?”
Perché le emergenze per il giovane Stilinski erano queste: le voglie. E delle più disparate, poi!
Per non parlare degli orari improponibili che avevano queste dannatissime voglie che, Derek ne era certo, lo avrebbero fatto andare in escandescenza.
Una volta il gelato, l'altra quello specifico burro d'arachide con il dannato 85% di arachide perché “Altrimenti mi nausea” si era giustificato Stiles poi, i funghetti sottolio alle tre di notte.
Se non fosse stato per la gravidanza, Derek non si sarebbe limitato a ringhiare contro il proprio fidanzato.
Era già psicologicamente pronto per vestirsi e uscire di casa quando -“Fragole.” mormorò semplicemente Stiles, raggomitolandosi tra le braccia del maggiore, accarezzandogli il petto.
Questo strabuzzò gli occhi, abbassando lo sguardo verso il viso dell'altro e -“Cosa?” domandò insicuro di aver capito.
-“Voglio le fragole, Derek. Ti prego. Me le vai a prendere in cucina? Ne ho così tanta voglia.” Piagnucolò il giovane Silinski, rigirandosi sotto le lenzuola, sfiorandosi la pancia.
Le labbra dell'Alpha si piegarono inevitabilmente in un morbido e dolce sorriso, non riuscendo a resistere al comportamento così infantile e tenero dell'altro, tipico di Stiles.
-“Va bene, va bene. Aspetta qui.”
E con quelle parole l'abbraccio si sciolse, Derek abbandonò la confortevole comodità del letto per scendere in cucina, riportando poi ad uno Stiles impaziente il cesto di fragole.
Tornarono ad accoccolarsi l'uno accanto all'altro, Derek semi seduto e il piccolo umano appoggiato al suo petto ampio a portarsi alle labbra le fragole, allungandone qualcuna anche al proprio ragazzo.
-“Sai Derek...credo proprio che dovremmo parlare con mio padre.” Ruppe poi il silenzio il giovane, schiudendo le labbra alla fragola che Derek stava utilizzando per accarezzargli le labbra.
Il licantropo lo osservò impassibile, continuando a prendersi cura di lui con lentezza, scostandogli i capelli dalla fronte. -“Te la senti, Stiles?”
-“Beh, ho paura. Insomma...dovrò dirgli tutto in una volta e...meglio se continuerò a riempirgli il bicchiere mentre parlo, assolutamente. Ma è mio padre, giusto? Lo sceriffo non può sezionare il proprio figlio, oh no. Sì, sono convito, dobbiamo parlargli. Tu ovviamente sarai accanto a me insomma, sì lo faremo insieme. E se andrà male..oh no, non voglio pensare che vad..”
-“Stiles.” Lo interruppe Derek, sollevandogli il viso.
-“Cosa?”
-“Sta zitto.” E fece combaciare le loro labbra in un morbido e tenero bacio, sorridendo bocca contro bocca a quell'uragano di ragazzo che gli ha piacevolmente sconvolto la vita.
 
 
-“Stiles, se non ti calmi entro tre secondi ti ritroverai schiacciato contro il cruscotto e dovranno raccoglierti con un cucchiaino.” Derek digrignò i denti, stringendo sotto le dita il volante della propria camaro.
Il giovane gonfiò le guance, incrociando le braccia al petto, borbottando. -“Non sporcheresti mai la tua macchina, brutto lupaccio.”
-“Non esserne così convinto, Stiles. La sacrificherei per una buona causa.”
Stilinski s'imbronciò, accoccolandosi sul sedile di pelle nera dell'auto, girando il viso verso il finestrino.
-“Guai a te se diventi come tuo padre.” Il sussurro fu appena udibile ma, ovviamente, non sfuggì all'udito sopraffino del licantropo.
Questo non riuscì ad evitarsi di sorridere, non era la prima volta che sentiva Stiles parlare con la piccola creatura che gli stava crescendo nel ventre, nonostante non lo facesse mai davanti a lui.
Il percorso dal loft nel bosco a casa dello sceriffo parve realmente troppo corto e il panico iniziò a farsi ancora più soffocante per Stiles.
-“Il battito del tuo cuore mi sta facendo venire il mal di testa.” Commento Derek, una volta fermata l'auto sul vialetto di casa, girandosi verso il proprio ragazzo intento a guardare con occhi spalancati e smarriti la propria casa.
Era sicuro che lo sceriffo fosse in casa, ma in quel momento si augurava che ci fosse stata un'emergenza che lo portava a non esserci.
La mano di Derek gli si appoggiò alla propria coscia e d'istinto portò la propria su di essa. -“Ho paura, Der.”
Il licantropo allora si allungò verso il sedile dell'altro, appoggiando le labbra sulla sua tempia, dolcemente. -“Ci sono io, d'accordo? Andrà tutto bene Stiles, vedrai.”
Si scambiarono un dolce bacio ricco d'amore, lasciarono che per qualche minuto l'abitacolo dell'auto si riempisse degli schiocchi delle loro bocche, dei sorrisi a fior di labbra e della dolcezza che Derek utilizzò nel sfiorargli il ventre al più piccolo.
Stiles annuì alla domanda silenziosa del fidanzato ed entrambi scesero dall'auto, dirigendosi verso la porta che il più giovane aprì con la chiave. Derek lo seguì silenziosamente, scorgendo la figura dello sceriffo china su dei documenti sparsi sul tavolo.
-“Ohm...ciao papà” Mormorò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli, mordendosi il labbro inferiore.
-“Ciao figliolo, cos...Oh, salve signor Hale.” Non appena lo sguardo dell'uomo incrociò quello di Derek, s'irrigidì, puntando con un'occhiata interrogativa il figlio.
-“Signor Stilinski.” Salutò cordialmente il licantropo, allungando la mano per stringerla a quella dell'altro, mentre Stiles tratteneva il respiro per un attimo.
-“A cosa devo quest'inaspettata visita?” Cercò di informarsi subito lo sceriffo, mentre il cuore di Stiles sembrava pronto a piombare fuori dalla cassa toracica.
Era il tempo della verità, doveva raccontargli tutto.
-“Forse è meglio se ti siedi.” Esordì Stiles, guardando negli occhi il proprio padre, prendendo un profondo respiro.
 
 
Probabilmente quello era il quinto bicchiere che lo sceriffo Stilinski si era portato alle labbra, cercando di far scivolare meglio i fatti che Stiles gli stava elencando.
Che fosse gay, non era mai stato un problema da quando glielo aveva riferito ma, arrivare a casa accompagnato da Derek Hale rivelando che questo fosse il suo fidanzato beh, era abbastanza sconvolgente, se non del tutto.
-“Quindi voi due state insieme.” Ripeté lo sceriffo, accarezzando il bordo del bicchiere di vetro con l'indice, serrando appena la mascella mentre passava lo sguardo da uno all'altro.
Stiles annuì nuovamente, stringendo da sotto il tavolo la mano del proprio ragazzo, continuando a torturarsi l'interno della guancia con i denti.
-“E...data la licantropia di Hale tu...tu aspetti un...un bambino.” Le parole dello sceriffo iniziarono ad essere difficoltose da pronunciare, non era sicuro di aver compreso bene la situazione ma con tutto quell'alcool in circolo, non sembrava così orribile.
Il giovane Stilinski deglutì rumorosamente, con il cuore a battere velocemente e furiosamente nel petto, con il silenzio ad essere scandito dal suono della lancetta dei secondi dell'orologio appeso al muro.
D'un tratto una fragorosa risata tagliò l'aria, lasciando il giovane Stiles a boccheggiare.
-"Figliolo, dovresti smetterla con le idiozie.” E così dicendo si portò alle labbra il bicchiere, liberandolo delle ultime gocce di whisky, facendo tentennare il vetro contro il tavolo dopo averlo posato.
Stiles s'imbronciò e fece per ribattere, richiudendo però dopo poco la bocca. Non era più sicuro che potesse prenderla bene, anzi, non lo era mai stato.
Derek affondò la mano libera nella tasca dei jeans e ne estrasse l'ecografia del bambino, passandola a Stiles, così da mostrarla allo sceriffo.
John allungò la mano, afferrando quel pezzo di carta e restando infiniti secondi in silenzio, osservando l'ecografia.
Il più giovane della famiglia continuava a torturare il proprio labbro inferiore, combattendo tra l'agitazione e la crisi di panico imminente.
Le orecchie di Derek ronzavano talmente il battito del cuore di Stiles era veloce e silenziosamente gli appoggiò una mano sulla gamba, infondendogli un minimo di tranquillità e speranza.
Il silenzio tornò a regnare nella sala, carico di aspettativa e paura.
Lo sceriffo osservò con attenzione l'ecografia, cercò di metterla a fuoco, strabuzzando poi gli occhi, boccheggiando. -“Quindi...quindi è vero.” Non sembrava affatto una domanda, più un'affermazione impassibile.
-“O-oh beh...sì papà. Sarai nonno.” Stiles si strinse nelle spalle, cercando di sembrare il più tranquillo possibile, ricevendo però silenzio dal padre.
-“Signor Stilinski...”
-“Così tu hai messo incinto mio figlio.” Il tono di John non sembrò così duro, probabilmente influenzato dall'alcool presente nel suo sangue.
Derek si irrigidì e quasi si strozzò con la sua stessa saliva, non fece in tempo nemmeno a formulare una risposta minimamente accettabile che, uno Stiles completamente rosso in volto s'intromise con un “Papà!” urlato in modo stizzito.
-“Stiles insomma...i-io non...non capisco come sia potuto accadere. E cosa succederà adesso e che intenzioni hai e-e...”
-“Papà, ascolta. Io non lo so come sia possibile, va bene? Non lo so, non te lo so spiegare. Ma...ma ora che è successo, ora che lui è..qui” fece una breve paura, abbassando lo sguardo sul proprio ventre appena accennato coperto dalla felpa -“io non posso fargli del male, capisci? E non so che padre potrò essere, non so come andrà però...ho Derek accanto. E-e voglio provarci, papà.” Le parole di Stiles erano sincere, aveva gli occhi resi liquidi dal velo di lacrime trattenuto, la mano stretta a quella del licantropo, con lo sguardo fisso sul viso del proprio padre.
La conversazione era andata avanti tra alti e bassi, insomma, per lo sceriffo non era stato facile assimilare la cosa, nemmeno con cinque bicchieri di whisky.
Avevano discusso e, seppur con un po' di riluttanza, John aveva quantomeno provato ad accettare la cosa.
Prima di uscire di casa, lo sceriffo trattenne Stiles sulla soglia, dedicandogli un leggero sorriso. -“Sai, quando hai parlato di questo bambino...mi hai ricordato tanto tua madre.”
A quelle parole il giovane Stilinski piegò le labbra in un sorriso malinconico, abbracciò il padre, sussurrandogli che gli voleva bene e che si sarebbe tornato l'indomani, raggiungendo poi Derek appoggiato alla camaro lucida.
Una volta in auto, entrambi erano rimasti in silenzio, spezzato poi da un leggero sospiro del più piccolo.
-“Beh, non è andata così male, giusto?” Continuò a mordicchiarsi il labbro inferiore, nervosamente.
Il licantropo spostò la mano dalla leva del cambio, portandola sulla gamba del proprio ragazzo accanto a sé, infondendogli subito un po' di tranquillità. -"Poteva prenderla peggio. Ma ha bisogno di assimilare la cosa, Stiles. È normale."
Il più piccolo annuì, accarezzando con la punta delle dita il dorso della sua mano, in modo lento e distratto.
-"Ce la possiamo fare, Der? Insomma...su di te non ho dubbi ma io...i-io non so se posso esserne capace." Forse fu la chiacchierata con il proprio padre a fargli sorgere diversi dubbi, aveva realizzato che un bambino non era una cosa semplice da sottovalutare e la paura tornava a crescere in lui.
Derek fermò l'auto ormai in prossimità del loft e si voltò verso il ragazzo, guardandolo con una punta di tenerezza. -"Ce la faremo Stiles. Insieme. Ne sono sicuro." E il tono dell'Alpha era fermo ma, al contempo, pieno di dolcezza.
-"Grazie."
-"Di che cosa?" Domandò confuso il maggiore, con la mano sotto la sua.
-"Di essere qui, ancora. E di non essere scappato e di stare accanto ad un ragazzino logorroico e pieno di panico."
Derek non riusciva a non essere intenerito dal comportamento del ragazzo, così somigliante ad un cucciolo da proteggere da tutto e tutti.
Portò una mano sotto il suo mento, sollevandolo per far incontrare i loro occhi e sorrise dolcemente, avvicinando i loro visi. -"Io ti amo, Stiles. E per quanto sia assurdo, amo tutto di te." E le parole non furono più necessarie, bastarono gli schiocchi delle loro labbra e i battiti dei cuori a rispondere.
 
 
-“Ti ho detto di no, Der. I-io non vado a scuola, no e poi no! Insomma, guardarmi!” Stiles stava piagnucolando come un bambino più o meno da quando aveva messo piede fuori dal caldo letto di Derek che, esasperato, non era riuscito a coprire la voce del ragazzo nemmeno sotto la doccia.
Il maggiore entrò in camera con il solito sguardo corrucciato e -“Stiles, non puoi continuare a saltare la scuola. Ora finisci di vestirti e ti accompagno.” ringhiò a denti stretti. Non si poteva certo dire che per Derek il buongiorno si vedeva dal mattino, dato il suo solito pessimo umore.
Non aveva tutti i torti però, erano giorni che combatteva con Stiles per farlo tornare a scuola ma, quest'ultimo, continuava a rifiutarsi.
-“Questa non passa inosservata, caro Derek. Ed io non uscirò da qui per entrare in quell'odioso carcere dove tutti mi prenderanno per il culo.” Ribattè il minore con le guance rosse, indicandosi il ventre ormai al quarto mese.
L'odore di Stiles cambiò, il licantropo se ne accorse nell'immediato. Le narici vennero solleticate dal tipico odore della legna bruciata, di un fuoco vivo e scoppiettante.
Capì che urlarsi addosso non era il massimo e, proprio per evitare che Stiles si innervosisse ancora nel suo stato, rilassò le spalle, avvicinandosi a lui. -“Questa” iniziò facendo aderire il suo petto alla schiena nuda dell'altro, circondandogli il pancino tondo con le braccia, in modo estremamente delicato -“ti rende bellissimo, Stiles. Non hai idea di quanto tu possa essere incantevole. Soprattutto a letto, mentre sei nudo e la sfiori con la punta delle dita.”
Il giovane Stilinski finì per arrossire violentemente, abbassando lo sguardo sulle mani del compagno che piano lo sfioravano. -“Non voglio lo vedano però. Io...no, non voglio Der.”
Stiles si profumò di tristezza e il maggiore gli baciò i capelli, allontanandosi poi dal suo corpo, sussurrandogli di aspettarlo un attimo.
Quando tornò, Derek aveva in mano uno dei propri maglioncini blu scuro e, senza dire una parola, aiutò l'altro ad indossarlo, ricevendo un'occhiata interrogativa.
-“Ti sta abbastanza largo da nascondere il nostro amore da occhi indiscreti.” Bisbigliò al suo orecchio, con un leggero sorriso a nascondersi agli angoli delle sue labbra. E quasi non si riconosceva, nel sentirsi così melenso ma, almeno con il minore, non riusciva a non esserlo in diverse occasioni.
Per l'ennesima volta Stiles arrossì, il suo odore cambiò ancora in qualcosa di più dolce, segno del proprio amore per il licantropo, e le loro bocche s'incontrarono in un bacio, prima di intrecciare le loro mani ed uscire da quella che, negli ultimi tempi, era diventata la loro casa.
 
 
Derek Hale era imbarazzato; molto imbarazzato. Probabilmente doveva solamente ringraziare la propria capacità nel camuffare con successo le emozioni poco gradite.
Era ancora confuso sul modo in cui si era lasciato convincere da Stiles nel seguirlo in quel luogo.
Certo, prima o poi sarebbe dovuto succedere ma, il licantropo, vedeva la cosa con molto distacco; almeno fino a quel momento.
A guardare Stiles, sembrava nettamente più a suo agio che l'altro.
-“Come mai non ti sei fatto accompagnare da una delle ragazze?” L'Alpha si fece vicino, sovrastandolo alle spalle.
Dal canto suo, il più giovane non faceva altro che far scorrere il proprio sguardo sul muro di tutine, body e piccoli articoli d'abbigliamento per neonati, sembrando non prestare attenzione al fidanzato. -“Beh, Allison mi ha accompagnato a comprare i pannolini, i ciucci e i biberon.” esordì allungando un braccio verso una delle tutine color panna che sfiorò con le dita, senza però riuscire ad afferrarla. -“E nonostante Lydia abbia dei gusti sopraffini, volevo sceglierli con te. Insomma...mi sembrava carino fare qualcosa insieme.” si strinse nelle spalle, afferrando la tutina che Derek lo aveva aiutato a prendere. -“Ti dispiace?”
Il licantropo non rispose subito, sembrò quasi soppesare ciò che stava per dire. -“No.” E nonostante la risposta fu un semplice monosillabo, alla fin fine non era poi così falso.
Da quanto erano riusciti a scoprire con Deaton, la gravidanza di Stiles sarebbe durata cinque mesi, dato la licantropia del compagno. Ciò significava che a breve, i due avrebbero avuto il loro pargoletto tra le braccia ed una nuova avventura da affrontare.
-“Der, quale ti piace di più?” Stiles si voltò verso l'altro, mostrando le due tutine che teneva sollevate con entrambe le mani. Queste erano molto semplici, una di un pallido giallo sole e l'altra color caramello. Raffiguravano distintamente un gatto e una piccola famigliola di lupetti accoccolati vicini a dormire.
Il licantropo fece inarcare il sopracciglio destro, osservando i due piccoli abitini che Stiles faceva svolazzare sotto il suo naso. -“Direi che la risposta è più che ovvia, Stiles. Non siamo tipi da gatti.”
Stiles ridacchiò a quella risposta scontata e si strinse nelle spalle, posando nel carrello la tutina color caramello. -"E se tuo figlio volesse un gatto, Sourwolf? Insomma, ci hai mai pensato?"
Derek digrignò appena i denti, guardando il minore negli occhi. -"Cosa se ne farebbe di un altro animale?"
-"Giusto, ha già un lupo in casa. E basta e avanza." Commentò Stiles annuendo appena, con le mani nascoste nelle tasche della larga felpa.
-"Io parlavo di te." Ribatté senza troppi giri di parole il maggiore, facendo gonfiare le guance al ragazzo che prese a borbottare sottovoce.
 
I due continuarono il loro giro, riempiendo il carrello con tutto il necessario per quando sarebbe nato il bambino. Si attrezzarono di tutine, body, calzini, bavaglini di ogni genere e colore.
Stiles era più iperattivo del solito, per non dire che gli ormoni della gravidanza lo avevano reso due volte peggio di com'era; ma Derek non avrebbe mai ammesso che, sotto sotto, Stiles fosse molto vicino a qualcosa come l'adorabile. -"Sai Derek, trovo che hai troppi occhi addosso oggi. E capisco tu sia estremamente affascinante, muscoloso, sexy nonostante la tua espressione migliore sia con i denti digrignati ma, insom-"
-"Siles. Di cosa stai parlando."
Il giovane fece roteare gli occhi e s'imbronciò appena, con espressione scocciata. -"Mi stai dicendo che non ti sei accorto di come ogni madre che entra qui dentro ti faccia la radiografia non appena ti incontra? E che non ti stacca gli occhi di dosso nemmeno fossi l'unico uomo sulla terra?"
Derek si voltò nella sua direzione, sollevando un sopracciglio, guardandosi poi intorno, nonostante fosse consapevole degli sguardi ai quali il minore alludeva. -"La cosa ti turba?" Domandò poi del tutto rilassato, come sempre.
Stiles schiuse le labbra, boccheggiando per un attimo. -"Cosa? Mi stai sul serio chiedendo se delle mangiatrici di uomini che fissano fameliche il mio uomo mi turbano? Oh no Der, cosa te lo fa pensare?" Rispose sarcastico il minore, con le braccia conserte appoggiate sopra la pancia rotonda.
Stiles era adorabile in quella posizione, Derek era quasi sul punto di sorridere spontaneamente.
L'Alpha gli si avvicinò e la figura del minore sembrò ancora più piccola in confronto. -"Dovresti porti il problema se fossi io a guardarle, Stiles."
Quest'ultimo mugugnò, mordendosi poi titubante il labbro inferiore. -"E..e tu le guardi?" Singolare come il giovane Stilinski passasse dalla sicurezza alla più totale incertezza.
Il licantropo sospirò appena, avvicinandosi ancora di un passo. -"No." Replicò asciutto, incontrando i tondi occhi nocciola del ragazzo. -"Guardo te."
 
 
-“No, no. Spostalo un po' più a sinistra, Der.” Commentò per l'ennesima volta il più giovane, con le braccia conserte sopra il pancione e le dita della mano ad accarezzare il mento.
Un sonoro sbuffo snervato abbandonò le labbra del licantropo che si voltò verso l'altro, ringhiando appena.
-“E' lo stesso posto dove lo avevo sistemato cinque minuti fa, Stiles.”
In tutta risposta, il giovane Stilinski incassò il collo tra le spalle, borbottando tra sé e sé, concludendo poi con un -“Okay, lì è perfetto.”
Ormai il giorno prestabilito per il parto di Stiles era sempre più vicino e lui e Derek si stavano occupando degli ultimi ritocchi alla stanza del bambino.
L'Alpha aveva passato il week-end a dipingere le pareti della cameretta, dopo lunghe discussioni avevano optato per un leggero ed elegante color champagne.
Erano stati d'accordo sul tenersi sul semplice, nulla di troppo sfarzoso o pretenzioso.
La culla era stata sistemata contro la parete di fianco a quella con la finestra, con di fronte l'armadio di legno chiaro e al centro un morbido tappeto color crema.
La tanto desiderata sedia a dondolo di Stiles era stata sistemata accanto alla finestra, dove si sarebbe seduto a cullare la loro piccola creatura, per farla addormentare.
-“Non è bellissima?” Soffiò con un leggero sorriso, accarezzandosi distrattamente il pancione tondo, mentre osserva elettrizzato la cameretta ormai completa.
Derek si ripulì le mani con uno straccio e si avvicinò al ragazzo, circondandolo con le proprie braccia forti e muscolose, così da poterlo stringere al petto. Annuì alla sua domanda e si guardò anche lui intorno, con soddisfazione. -“Sì, ho fatto un bel lavoro.” Ammise con una leggera stretta di spalle, beccandosi una gomitata dritta nello stomaco dal più piccolo che, ovviamente, gli fece appena il solletico.
-“Guarda che ho aiutato anche io, lupaccio.” Bofonchiò Stiles, mettendo su un adorabile broncio.
-“Sì, intralciandomi Stiles.” Ribatté il maggiore, posandogli però un bacio sulla guancia.
Il giovane Stiles si rigirò tra le sue braccia, con il pancione ad appoggiarsi al ventre piatto e scolpito del più grande. Si guardarono negli occhi e in un attimo le loro labbra si sfiorarono, prima di aderire perfettamente in un bacio lento, carico d'amore.
Stiles circondò il collo di Derek con le sue esili braccia e l'altro lo strinse a sé, piegando il viso così da lasciar schioccare le loro bocche nel silenzio che, di li a poco, si sarebbe riempito di vagiti e urletti di una nuova vita.
 
 
Stiles aveva paura. Era letteralmente terrorizzato.
Si trovava in un'ala sperduta dell'ospedale di Beacon Hills con Deaton e Melissa a confrontarsi sul da farsi e prepararsi per l'imminente parto cesareo.
I necessari controlli erano già stati eseguiti, Deaton aveva controllato la posizione del bambino e si era accertato che tutto fosse pronto per permettere al minore di darlo alla luce in piena sicurezza.
Il più piccolo continuava a far vagare lo sguardo su entrambi, boccheggiando spaventato.
Derek gli si avvicinò e posò le mani sulle sue spalle, trattenendolo steso sul lettino mentre gli baciava i capelli. -“Ehi...andrà tutto bene Stiles, non avere paura.”
-“Facile parlare quando non sei tu quello che devono aprire per far nascere un bambino, vero?” Bofonchiò con il respiro che perdeva la solita regolarità.
Il licantropo si piegò in avanti, così da raggiungere il suo orecchio con le proprie labbra. -"Fidati di me, Stiles. Ti prometto che non sentirai nulla." Bisbigliò con tono rassicurante, massaggiandogli appena le spalle. Dal canto suo, Stiles annuì appena e deglutì rumorosamente, intanto che Melissa gli sorrideva con la sua solita dolcezza, mentre gli disinfettava l'addome.
-“Ora ti farò l'anestesia locale Stiles, d'accordo? Tu rilassati, andrà tutto bene.” Il tono di Melissa era dolce, materno. Il giovane annuì e strinse la mano di Derek nella propria, socchiudendo gli occhi per provare a rilassarsi, nonostante avvertisse di tremare appena.
Iniziò a perdere la sensibilità alla parte inferiore del corpo, segno che l'anestesia stava iniziando a fare il suo corso.
Deaton indossò la mascherina e dopo essersi avvicinato al lettino operatorio, guardò il viso di Stiles, per poi concentrarsi sul suo addome.
Fece un'incisione orizzontale, immediatamente sopra il pube e dopo di essa, ne fece una seconda, nell'utero che era andato a formarsi nel giovane.
Derek continuava a posare leggeri baci sulla fronte sudata di Stiles, cercò di tranquillizzarlo ed assorbire il fastidio che avvertiva, benché fosse sotto anestesia. Il druido li aveva avvertiti che trattandosi di un parto non del tutto naturale -dato il sesso di Stiles e il legame con la licantropia- l'anestesia non avrebbe agito del tutto.
Il giovane Stilinski iniziò ad avvertire dei movimenti nel proprio addome ma tutto pareva ovattato.
Melissa affiancò Deaton con un piccolo lenzuolo verde ed accolse la nuova vita con un sorriso intenerito, mentre il neonato iniziava a piangere, dopo che l'uomo gli pulì la bocca ed il naso.
Si affrettò a chiudere e tagliare il cordone ombelicale, mentre la stanza si riempì di vagiti striduli che fecero sorridere tutti.
-“E' una bellissima bambina.” Commentò la madre di Scott, sollevando lo sguardo in direzione di Derek e Stiles.
Nel cuore del licantropo qualcosa si mosse, una felicità viscerale lo avvolse, eppure non si scompose più di tanto, come suo solito.
-“Sei stato bravissimo Stiles. E' una bambina meravigliosa.” Sussurrò all'orecchio dell'amato, accarezzandogli il viso.
Il minore allungò le labbra in un sorriso stirato e tenne gli occhi socchiusi mentre il druido si occupava di rimuovere la placenta e richiudere con i punti di sutura le due incisioni.
Melissa si avvicinò a Derek e gli adagiò tra le braccia il piccolo fagottino che quasi sparì appoggiata al petto del padre che sorrise nell'osservare quel dono che a piccoli passi silenziosi si era insinuato nella loro vita per sempre.
Stiles aprì gli occhi, osservando con un sorriso dolce ed innamorato il compagno con in braccio la loro figlia che si piegò in avanti, per potergliela mostrare.
Sospirò appena ed allungò mollemente l'indice della mano a sfiorarle una manina, in modo leggero. -“Ciao, Talìa Claudia Hale.”



#Spazio autrice
Spero di non aver dimenticato di correggere gli errori, eventualmente, perdonatemi le sviste.
La storia è molto semplice e spero che l'abbiate gradita, è anche la mia prima Sterek quindi..speriamo in bene.
Come sempre, sono aperta a qualsiasi commento, bello o brutto che sia.
Grazie per la lettura, un bacio.  
  
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