Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ashwini    22/03/2015    5 recensioni
Amia non è una semplice umana.
Andras è il demone che regna sull'Impero di Alloces.
Andras riuscirà a conquistare l'intero pianeta Terra tranne un piccolo territorio "protetto" dalla CGE, un'organizzazione umana corrotta da Rea e le sue sacerdotesse.
Rea vuole vendetta per un torto subito in passato a causa di Andras.
Ma chi è il vero nemico?
Una leggenda influenzerà i destini dei personaggi.
Damien, un simpatico demone biondo, e Raina, una spumeggiante umana, sapranno aiutare Andras e Amia, loro amici?
Dalla storia:
«Ti ho visto, ho incrociato i miei occhi con i tuoi. Ti ho conosciuto, ho intrecciato le fibre della traccia della mia vita con le tue. Ti ho guardato dentro, ho voluto te nella mia storia e me nella tua. Ti ho amato, ho combattuto, mi sto battendo, ci sto difendendo per farti restare lungo il mio percorso, ma mai ai suoi confini perché lì c'è solo dolore. Ti ho visto, ti ho conosciuto, ti ho guardato dentro, ti ho amato. Ti vedo e ti vedrò ogni giorno chiaramente, ti conoscerò sempre di più, ti affonderò ancora dentro, ti amo e sarò innamorata di te in eterno.» - Amia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic Cap.29

Capitolo ventinovesimo

 La seconda leggenda: il potere di scambio

 

 

Pov. Amia

«Non ho dimenticato, sai? Avevi promesso che mi avresti consultato prima di buttarti in imprese suicide. Non sono state le cattive intenzioni a guidarti, ma resta il fatto che mi hai mentito e ingannato per fuggire di nascosto. Sei scappata da palazzo! Hai lasciato i nostri amici e soprattutto me…» tuonò Andras, sciogliendo quel dolce abbraccio che, fino a un attimo prima, aveva premuto pelle contro pelle come nel tentativo di fondere l’una con l’altra per lo spasmodico desiderio di diventare una cosa sola ed indivisibile. «… E hai affrontato Rea a testa alta, da vera guerriera, per salvare tuo padre dalla follia della tua antenata e dei suoi complici. Mi hai reso fiero di te, Amia» concluse.

«Grazie per avermi capita» dissi piena di gratitudine per le sue ultime parole.

Il mio ragazzo sbuffò, spostando altrove lo sguardo e passandosi con nervosismo la mano destra fra i neri capelli scompigliati. «Troverò il modo per farti pagare ogni singola preoccupazione che mi hai causato in questi giorni, ma per adesso direi di accantonare la faccenda per recuperare tuo padre e tornarcene finalmente a casa.» Posò nuovamente gli occhi blu zaffiro su di me e mi accarezzò il viso con aria improvvisamente ansiosa. «Sei troppo pallida: devi assolutamente riposare in un letto caldo e accogliente.»

«Il nostro» dissi, ricordando le stanze private del dominatore di un mondo che, pian piano, stavo accettando come mio.

Lui annuì. «Sì, il nostro letto» confermò accompagnando la risposta con l’accenno di un sorriso.

Poco dopo Damien e Raina ci corsero incontro e ci si gettarono addosso, unendo il gruppo in un grande abbraccio come a sancire in modo ufficioso l’avvenuta rimpatriata.

Andras fece una smorfia e scostò presto tutti da sé. «Come siete appiccicosi voi due!» si lamentò con i nostri amici.

Scossi la testa, divertita: l’amore aveva infine raggiunto il suo cuore, ma questo non cambiava il fatto che Andras restava il Mr. Ghiacciolo di sempre.

E poi, dentro di me, sorse la felice constatazione che Andras, ora come in futuro, avrebbe acconsentito a delle coccole solo nel caso in cui queste ultime sarebbero provenute dalla sottoscritta.

Damien fece la linguaccia al mio ragazzo e gli girò le spalle con aria offesa e perfettamente in linea con il suo carattere spiccatamente teatrale. «Volevo soltanto alleggerire la tensione…» borbottò sottovoce.

Andras lo ignorò come se nulla fosse e si rivolse a me dicendo: «Su, raggiugiamo tuo padre.»

«Credo sia meglio far andare me e Damien, Andras. Nonostante Rea si sia allontanata da qui, probabilmente il padre di Amia ha la mente ancora soggiogata dai suoi trucchi magici e, vedendo la figlia in quanto primo nemico da eliminare, potrebbe azzardare mosse pericolose non solo per lei ma per tutti noi che, naturalmente, accorreremmo a difendere Amia con il rischio di ferire lui nel piccolo scontro» intervenne ragionevolmente Raina.

Abbassai tristemente lo sguardo sul pavimento: era una sensazione terribile quella che stava sopraggiungendo al mio cuore nel sapere di esser vista da mio padre come la preda di un’insensata caccia a causa della magia sacerdotale. E il male che sentivo era peggiore adesso che una volta, ormai che sapevo di non esser mai stata davvero odiata da mio padre quando ero piccola.

Raina notò il mio umore afflitto e mi prese amichevolmente entrambe le mani con le sue. «Ehi… tranquilla» iniziò, sfregando i pollici contro la pelle dei dorsi delle mie mani tremanti. «Tutto si sistemerà. E sai perché ne sono certa?»

Dato il considerevole sforzo che già stavo esercitando per mantenere l’autocontrollo, così da accertarmi che nessuna lacrima uscisse dai miei occhi per manifestare apertamente il mio dolore, mi limitai a far segno di no scuotendo lentamente il capo.

La mia amica sorrise, e il suo era un sorriso fatto di incontaminata speranza. «Perché i tasselli giusti tendono sempre a unirsi a quello che rappresenta la vita di una persona che li merita tutti e lotta lungo l’intero arco della sua vita per stringerli a sé. E ti giuro che tu, amica mia, sei degna dell’amore di tuo padre tanto quanto hai dimostrato di esserlo di quello dei tuoi amici e del tuo ragazzo.»

Dopo ciò, lasciai andare Raina e Damien a cuor leggero.

 

Andras poggiò delicatamente una mano sulla mia schiena e mi invitò a sedermi per riposare un po’ in modo da distendere almeno in parte i nervi tesi prima di tornare a casa, dove avrebbe avuto inizio una routine a dir poco frenetica in vista della guerra. Data la mancanza di solide mura a cui appoggiarci, ci sostenemmo a vicenda alla buona ed efficace vecchia maniera: schiena contro schiena.

«Stavo combattendo con Marcus quando tu mi hai raggiunto… Mi hai trovato o sei capitata in questa sala per caso?» mi chiese, spezzando il silenzio e allungando la mano destra a stringere la mia sinistra.

«Ti ho… come dire… visto nella mia testa, e mi sono precipitata da te per aiutarti nel difficile confronto con quell’uomo.»

«Ti vedo pure io adesso che ho accettato e confessato apertamente di essermi innamorato di te» rivelò a brucia pelo.

«Centra la leggenda delle prescelte, allora» dedussi con la pelle d’oca.

«È così» confermò. «Visti anche i precedenti, credo proprio che d’ora in poi i nostri poteri individuali andranno aumentando.»

«Si fermeranno un giorno?»

«Nessuno ne sa abbastanza sull’argomento per affermarlo con certezza.»

Seguì qualche minuto di pesante silenzio: la tensione, invece di diminuire, era aumentata.

«Andras… Ecco, io…» esordii, titubante.

«Amia...?»

Sospirai stancamente. «Devi sapere che in questi giorni Rea mi ha detto delle cose piuttosto…» Inspirai ed espirai. «… particolari.»

Andras lasciò passare circa un minuto prima di decidersi a prendere la parola. «Su di me, immagino.»

«Non le credo quando dice che sei un mostro assetato di potere. Ma, Andras… è vero che in un brutto periodo della tua vita hai… stuprato… delle donne umane?»

Andras si girò immediatamente e mi prese per le spalle, voltandomi verso la sua parte e incrociando il suo intenso sguardo con il mio, leggermente scosso. «Rifiutando l’amore di Rea, l’ho profondamente offesa e ferita. Io ero alla disperata ricerca della mia prescelta e, dopo tutto quel tempo passato lontano da casa, mi sarei fiondato sulla prima ragazza che qualcuno mi avesse indicato come tale. Rea, volendo vendicarsi del torto secondo lei subito, soggiogò molte persone e, attraverso la loro bocca, mi spinse tra le braccia di altrettante povere innocenti di cui io abusai… sessualmente…»

«A volte, il tuo desiderio di diventare padre di un demone leggendario mi spaventa» confessai.

«Ti ho già spiegato perché dovremmo avere un figlio al più presto» ribadì, duro.

«Ricordo ciò che mi hai detto.»

Andras mi lasciò andare e si rialzò in piedi; notai che stava guardando nella direzione in cui poco fa erano spariti Damien e Raina.

Allarmata, gli chiesi: «È successo qualcosa ai nostri amici?!»

«No» mi tranquillizzò. «Al contrario, sono vicini.»

Visibilmente sollevata, mi rialzai anch’io.

Dalle scale semidistrutte che conducevano ai sotterranei spuntò Raina per prima, subito seguita da Damien, che vidi avere mio padre svenuto caricato sulle spalle.

Non aspettai che ci raggiungessero loro e gli corsi incontro per assicurarmi delle condizioni di salute di mio padre. Aveva numerose ferite ancora sanguinanti sparse qua e là e non ci voleva un esperto in materia per capire che non erano state causate da semplici pezzi cadenti delle macerie dell’edificio.

Mio padre è stato… torturato.

«Oddio… papà. Che ti hanno fatto?» mormorai, sconvolta.

Torturato.

«Amia.»

Papà…

«Amia!»

… mi dispiace. È tutta colpa mia.

Venni presi bruscamente per le spalle. «Amia, non è grave. Ha qualche costola rotta, ma nulla che i medici di palazzo non possano curare.»

Spostai lo sguardo dal corpo malandato di mio padre e guardai Andras con occhi spenti. Mi sforzai di annuire. Evitai di prendere la parola perché sicuramente dalla mia bocca sarebbe uscito unicamente un grido strozzato.

 

Benché stordita dai colpi psicologici ricevuti in quelle ultime frenetiche ore, ad un certo punto del viaggio di ritorno ebbi la classica sensazione di déjà-vu che avvolge casi analoghi.

Attraversammo la capitale dell’Impero di Alloces e, sorpassato anche il bel lago sotto la grande cascata alle cui sponde si trovava il castello, proseguimmo per una lunga salita dove, svoltata l'ultima curva, mi si parò di fronte un qualcosa di davvero stupefacente.

Dietro un imponente cancello in oro bianco stava, in tutta la sua verde lucentezza, una vastissima distesa di erba e foglie cadute; il cancello si aprì e fece entrare l'auto. Potei ammirare con calma il lunghissimo viale, dove vidi un trionfo di colori nei vari fiori che abbellivano il prato. Il buon odore dei fiori stranieri penetrò le mie narici attraverso il finestrino aperto; i cespugli erano chiaramente stati tagliati e rifiniti da un abile giardiniere che li aveva realizzati in diverse e particolari forme: cervi, cherubini, piccole tartarughe e molto altro ancora. Tutto era curato nei minimi dettagli: mi sembrava di essere in un giardino principesco dell'ottocento.

Poi ecco ergersi davanti a me, in tutto il suo splendore, il palazzo reale più bello su cui avessi mai posato gli occhi: tutto era in marmo bianco e azzurro, mentre decorazioni di vario tipo in oro bianco e rosso adornavano le numerose finestre dai vetri a mosaico e le tante porte. Poco prima dell'entrata vi era una piazzetta in cui una grande e circolare fontana sprizzava acqua limpida e lucente dall'anfora di un cherubino in marmo bianco.

E, anche questa volta, fu la buona e simpatica Katia a venirmi incontro. Era una donna robusta sulla cinquantina i cui capelli castano chiaro erano legati in un severo chignon; indossava un vestito umile ma sapientemente pulito e stirato.

Katia piangeva senza imporsi alcun freno, evidentemente sollevata di vedermi in grado di reggermi da sola sulle gambe. Mi strinse in un abbraccio caloroso, pieno d’amore materno.

«Piccola cara… Oh, per l’amor del Cielo! Dove sei stata? Stai bene adesso? Oh, quanto ti ho pensata in questi giorni! Andartene così, senza dir nulla a nessuno… che brutta faccenda! Ma sei tornata qui, grazie a Dio, sana e salva, e… fatti abbracciare ancora un po’, stellina mia!»

 

Andras, sostenuto a gran voce da Katia e con il vivo supporto di Damien e Raina, insistette per farmi visitare dagli esperti medici di corte. Ovviamente, anche i miei tre compagni d’avventure si sottoposero a dei controlli, ma io fui quella trattenuta di più con mio enorme disappunto. Infatti non ero tanto preoccupata per me stessa quanto per il mio povero padre, che venne immediatamente preso sotto l’ala protettiva di Andras e condotto da chi di dovere. Appurato il fatto che fisicamente avrei potuto riscontrare di peggio e che la mia mente fosse nel mio pieno possesso, nonché medicato alla perfezione ogni ferita e il minimo graffio su preciso ordine dell’imperatore, Andras finalmente si decise a concedermi un confronto diretto con colui che aveva appena finito di studiare lo stato di mio padre. Il medico mi informò di ciò che già sapevo, e cioè che mio padre era stato sapientemente soggiogato da Rea, facendomi restare profondamente delusa e amareggiata termine tecnico dopo sinonimo altrettanto freddo. Volevo delle risposte precise e… possibile che nessuno sapesse aiutarmi in merito?! Avevo già perso mia madre… non avrei retto anche la scomparsa definitiva dell’altro genitore. Prima di congedarmi, il medico ebbe pietà di me e mi consigliò di tentare un approccio diverso dall’immaginabile con mio padre, vale a dire rimboccarmi le maniche e usufruire al massimo della magia sacerdotale di cui ero dotata, benché la mia faccia scettica e parecchio confusa la dicesse lunga a tal proposito. Insomma, non ero mica una sacerdotessa con una considerevole esperienza alle spalle alla pari di Rea e delle sue sottoposte…

Sempre più afflitta, me ne tornai in camera da letto per riposare un altro po’ prima di rimettermi in carreggiata con gli allenamenti speciali messi appunto apposta per me da Andras in persona.

Sospirai pesantemente mentre poggiavo l’avambraccio destro sopra gli occhi stanchi e mi distendevo.

Riflettei a lungo su due punti in particolare: primo, le sacerdotesse al fianco di Rea non avrebbero mai tradito quest’ultima; secondo, con ogni probabilità l’unica chance che avevo era quella di recarmi dai Guardiani dell’Occhio per ricevere da loro istruzioni circa il modo secondo cui la magia sacerdotale avrebbe risolto il dramma di mio padre.

Sbuffai. Andras non mi permetterà di vedere i Guardiani dell’Occhio neanche a distanza di un solo pianeta. Certo, visto il caso delicato, il mio ragazzo aveva ragione di essere tanto apprensivo, ma io avevo un problema piuttosto urgente e, l’avrebbe riconosciuto pure un cinico come lui, mi erano rimasti solo quegli strani individui per aiutarmi a risolverlo: non potevo proprio lasciarmi sfuggire quest’occasione d’oro, compenso elevato o meno.

Scattai a sedere sul letto pensando che non potevo restarmene lì ferma ad aspettare chissà quale miracolo rimuginando ancora sulle cose il cui accesso mi era negato. Avrei fatto a modo mio e…

Andras. Raina. Damien.

Come avrei potuto lasciarli senza dir loro nulla una seconda volta? No, dovevo almeno comunicargli le mie intenzioni. Era giusto così.

L’attimo dopo, nella stanza entrò Andras con un cofanetto blu zaffiro fra le mani che io osservai incuriosita; il cofanetto era rettangolare ed era grande quanto due pugni chiusi messi l’uno accanto all’altro.

Andras venne a sedersi sul bordo del grande letto matrimoniale. Mi accarezzò dolcemente una guancia mentre con gli occhi mi comunicava tutto il suo amore nei miei confronti. «Ti ho portato un regalo» disse.

Venne fuori solo un sorriso tirato, perché nonostante il mio sentirmi lusingata per questo suo gesto c’era nel mio animo un turbamento troppo logorante per essere messo da parte anche per un piccolo momento. «Oh, Andras… non dovevi» gracchiai tossicchiando un po’ per il mal di gola.

Lui prese la mia mano destra ed eseguì un perfetto baciamano, quindi mise avanti il cofanetto e lo aprì rivelandone il prezioso contenuto. Portai istantaneamente una mano a coprire la mia bocca spalancata per lo stupore. Lì sotto i miei occhi, su soffice seta rossa, c’era incastonato un anello contornato da numerosi petali di rose bianche.

«Mi stai donando un anello di fidanzamento?!» esclamai.

Andras arrossì appena sulle gote, sicuramente in imbarazzo – è adorabile! – e annuì. «Nel mio mondo non si usa regalare un anello alla propria fidanzata per chiederla in moglie, ma so che invece sulla Terra è pratica usuale per tradizione, così ecco qua l’anello che ho personalmente scelto per te. Vorrei che tu portassi quest’anello sull’anulare sinistro, come dice la tradizione umana, e fargli seguire la fede nuziale il giorno del nostro matrimonio spostando l’anello di fidanzamento sull’altra mano. Poi, se vorrai, potrai indossare entrambi gli anelli sullo stesso dito.» Corrugò la fronte. «Tutto questo perché è credenza diffusa che proprio dall’anulare sinistro passi una piccola arteria che risalendo lungo il braccio arriva direttamente al cuore.»

Per farmi piacere si è informato proprio bene!

Lasciai che mi infilasse il solitario in oro bianco e rosa con brillanti ai lati al dito; il diamante al centro era a dir poco enorme e plasmato come una rosa sbocciata.

«Sai sempre come amarmi» dissi, felice che si interessasse della mia cultura d’origine.

«Per raggiungere il tuo cuore non ho bisogno di seguire alcuna indicazione. So dov'è l'amore che ama il mio» sottolineò in tono appassionato e vibrante.

A queste sue parole il mio cuore tremò e si scaldò.

«Siamo l'amore che ha plasmato un mondo solo nostro» confermai con un ampio sorriso, un po’ più serena.

Andras si sporse per baciarmi. All’iniziale tocco pacato delle sue soffici labbra subentrò a poco a poco una sempre meno accorta prudenza, poi al successivo slancio passionale si sostituì un grandioso impeto amoroso e scoppiò un bacio… immenso, una svolta capitale. Capii che non ci saremo fermati, che avremo continuato ad amarci sino al culmine del piacere. E così fu, nonostante le mie continue raccomandazioni circa il suo non venire dentro di me.

 

Unire il mio corpo al suo mi sollevò l’animo. Finalmente, infatti, dopo giorni di forzata prigionia e straziante lontananza dal mio Andras, mi svegliai tranquilla, in pace con me stessa e fiduciosa nel lieto fine della nostra relazione.

Sorridere alla vista del volto addormentato del mio amato non fu mai così spontaneo. Con la mano destra, libera dall’intrico di coperta e lenzuola, gli accarezzai la leggera barbetta percorrendo per intero la linea della mascella. Lo vidi sorridere nel sonno, poi lo sentii mormorare con voce impastata il mio nome più di una volta. Andras era tanto tenero in quel momento… così bello. E io molto fortunata ad essere sua.

Ripensai alla sua meravigliosa dichiarazione d’amore e il mio sorriso si ampliò mentre le guance si coloravano rapidamente di un imbarazzato e altamente lusingato color porpora. Non avrei mai dimenticato una sola parola, anzi una ad una avrebbero per sempre assunto il ruolo di scaldarmi corpo, cuore e anima.

«Ti amo immensamente, Andras» sussurrai dolcemente.

Il mio ragazzo aprì prima un occhio e infine l’altro. Il suo sguardo, posato sul mio viso, era a dir poco adorante. «Ti amo anch’io, amor mio» soffiò mentre con la mano destra mi scostava un ciuffo di capelli rossi dalla fronte con innamorata delicatezza.

Oh, era così bello, e appagante, sentirgli dire quelle due speciali paroline senza pensarci su nemmeno un attimo!

Lanciai un’occhiata veloce alla finestra e feci una smorfia di disappunto. «Il sole è già sorto… Dovremmo alzarci.»

«Mmh» fece soltanto, continuando ad accarezzarmi i capelli.

Ridacchiai, contenta di ricevere tante coccole di prima mattina. Neanche io avevo voglia di lasciare quelle lenzuola ancora roventi delle effusioni scambiate durante la notte.

«Damien e Raina ci aspettano tra meno di un’ora nel tuo studio, lo sai» gli ricordai a malincuore.

«Mmh» fece di nuovo, baciandomi la spalla destra una… due… tre volte. Dalle mie labbra uscì un sospiro di puro piacere. Andras era un demone tentatore e… dannatamente sexy.

Posai gli occhi sulle sue labbra dischiuse mentre i suoi, brillando di rinnovato desiderio, già osservavano le mie, ormai bramose di un contatto più che soddisfacente. Ma arrivammo a scambiarci soltanto un semplice bacio a stampo perché un insistente bussare alla porta ci interruppe sul più bello.

«Andras, so che siete l’uno appiccicato all’altra come un granello di sabbia ad un altro nel cocente deserto di mezzogiorno, dunque non entro, ma volevo assolutamente ricordarvi che dobbiamo discutere di questioni piuttosto urgenti e che quindi non avete nemmeno il tempo dei preliminari mattutini» ci informò Damien, divertito, da dietro la porta.

Sentii Andras borbottare numerosi insulti contro il suo “invadente e maleducato” migliore amico e risi di cuore. Il mio ragazzo, allora, con un’espressione teatralmente offesa che fomentò le mie risate, si staccò da me non senza un’evidente malavoglia. Alzato lui, io dovetti far lo stesso.

Ci vestimmo velocemente per evitare che gli occhi dell’uno indugiassero pericolosamente sul corpo nudo dell’altra. In meno di un quarto di giro d’orologio uscimmo dalla stanza.

Una volta fuori, girai la testa prima a destra e poi a sinistra ma di Damien non c’era nemmeno l’ombra. Con sguardo interrogativo mi voltai verso Andras. Lui, in risposta, mi fece cenno col capo di seguirlo con l’aria di chi la sapeva lunga.

Svoltammo l’angolo prima del quale c’era il corridoio su cui si affacciava la nostra stanza e vi trovammo una scena sicuramente vietata alla vista di minori.

Andras e io ci schiarimmo la voce, lui scocciato e io imbarazzata. Damien e Raina, allora, con evidente fatica si divisero. Mi sorpresi, perché fino a un secondo prima erano così stretti l’uno all’altra che avevo seriamente pensato si fossero per sempre fuse ossa e carne e vestiti di entrambi.

«E così…» Andras fece schioccare la lingua sul palato. «… non c’era nemmeno il tempo dei preliminari» finì, battendo a intermittenza regolare il piede destro sul pavimento.

Damien e Raina si ricomposero alla bell’e meglio.

«Per te, che hai scioccanti progetti erotici, no di sicuro. Per un tipo più umile come me, invece, sì. Non negare, amico. Ho visto il quaderno…» disse, allusivo, senza alcun pudore.

La mia testa scattò immediatamente in direzione del mio ragazzo. Ero a bocca aperta.

Andras quasi si strozzò con la sua stessa saliva. «Eh?!» sbottò, rivolto al demone biondo.

«Scusami, ma ho dovuto leggerlo. Per prenderne spunto e avere geniali ispirazioni per i miei, di rapporti sessuali.»

Raina, scioccata almeno quanto me, disse: «Stai scherzando, vero?!»

Damien si piegò in due dalle risate. «Ovviamente! L’unico quaderno intimo che Andras possiede riguarda segrete e zuccherose poesie d’amore dedicate ad Amia!» Guardò me e Raina. «Oh, andiamo, ragazze mie, credevate davvero che un bigotto come Andras potesse avere sogni erotici migliori dei miei?»

Andras arrossì come mai l’avevo visto fare.

Gli posai la mano destra su una spalla. «Un quaderno di poesie, eh?» chiesi conferma in un tono di voce che di serio non aveva proprio nulla.

Il mio ragazzo ridusse gli occhi a due sottilissime fessure a dir poco minacciose, sfidandoci a osare pronunciare un’altra sillaba, per poi proseguire con passo veloce e andatura indignata verso il suo studio.

Io, Raina e Damien ci scambiammo diverse lunghe occhiate, tentando di trattenerci, ma quando Andras svoltò il successivo angolo ci risultò impossibile non scoppiare a ridere come tre folli.

Oh, devo assolutamente scovare quel quaderno e leggere dalla prima all’ultima poesia!

 

Aspettammo un po’ prima di raggiungere Andras nel suo studio: era meglio fargli sbollire la rabbia prima di azzardarci a mettere fra noi e lui una distanza inferiore ai dieci metri. O meglio, a me e Raina non avrebbe torto un capello, ma per solidarietà nei confronti di Damien ci organizzammo così.

Una volta davanti l’imponente porta a due battenti dello studio privato del mio ragazzo, bussai. Quindi entrai io, poi la mia amica e infine l’impertinente demone biondo, che ancora sorrideva sfacciatamente con aria bonaria. Non fosse stato l’amico di lunga data di Andras, a quest’ora Damien avrebbe sicuramente avuto il cuore strappato dal petto, pensai.

Naturalmente, l’accoglienza di Andras fu tutt’altro che calorosa, ma nessuno ci badò troppo e tutti preferimmo non perdere altro tempo utile perché c’era in ballo una guerra.

Tutto iniziò da un libro.

Il libro fra le mani di Raina non era molto grande, ma la copertina rigida blu notte dai morbidi e sinuosi decori dorati dava al volume un’aria solenne, quasi severa. Con una certa impazienza, lessi il titolo in rosso: Raina era in possesso del libro in cui erano narrate le leggende riguardanti le prescelte.

Sorrisi, divertita dalle facce sorprese dei nostri ragazzi. «Per fortuna, ci sei tu a pensare alle cose importanti, Raina!»

«Ah, evitiamo le chiacchiere inutili! Piuttosto, vediamo di trovare un brano che contenga le informazioni che ci servono» borbottò Andras, sicuramente infastidito dall’inconfutabile verità di non aver pensato per primo a procurarsi La leggenda delle prescelte, la raccolta di tutti i brani sulle ragazze come me e Raina che diverse persone sagge e autorevoli avevano incluso nei loro libri.

Raina scoppiò a ridere e si indicò con l’indice della mano destra. «Leggo io, siete d’accordo?»

Damien si mise al suo fianco. «Dunque sai dove cercare…» fece, e il suo sguardo era inquisitorio.

La mia amica arrossì, colpevole. «È possibile che io abbia letto l’intero libro, sì.»

Il demone biondo e il mio ragazzo la guardarono torvi per un attimo, poi sollevarono gli occhi al cielo e sbuffarono.

Io feci spallucce, per nulla offesa. Raina era stata previdente e solo grazie alla sua brillante intuizione adesso potevamo usufruire del prezioso aiuto del libro. Con giudizio, dopo la lettura, avremmo agito insieme perché eravamo ormai diventati una squadra, e per tale motivo ci fidavamo ciecamente l’uno dell’altra.

«Puoi iniziare a leggere, amica mia» dissi con fermezza mentre mettevo una mano sulla spalla di Raina, che annuì.

«Già, illuminaci» si intromise Andras, sarcastico, ma dal luccichio malizioso nei suoi occhi era evidente che stava solo scherzando e che quindi non era veramente arrabbiato con Raina. A modo suo voleva essere simpatico: il giusto relazionarsi con persone che non conosceva da molto era per Andras un traguardo non ancora raggiunto, benché gli mancasse davvero poco.

Raina, come me, capì le buone intenzioni di Andras e gli fece l’occhiolino. Successivamente si schiarì la voce prima di iniziare a leggere con immensa serietà. «Brano secondo; primo paragrafo, “Il potere di scambio”: Il potere di scambio è una qualità della coppia demone-prescelta che si sviluppa quando ormai il legame fra l’uno e l’altra è sancito non solo dalla premessa costituita dalla dichiarazione d’amore di entrambi ma anche e soprattutto dalla lacrima di sangue che simboleggia il cuore del demone donato alla sua prescelta. Il legame indissolubile fra un demone e la sua prescelta permette alla coppia di andare oltre l’uso del potere proprio del singolo. L’unico limite di un amante che ha trovato il suo vero amore è l’esserci o no della volontà. Dunque, se il demone intende usufruire delle capacità della sua donna può farlo; viceversa anche la prescelta può fregiarsi delle doti del suo demone. Non esiste un tempo massimo riguardo il possesso dei poteri dell'altro, benché è bene far notare che più si usa un potere non proprio più è forte il pericolo di perdere tracce importanti o meno di tale potere al momento della sua restituzione al legittimo proprietario. Da Leggende sui poteri congiunti, autore sconosciuto.»

«Interessante» disse Andras, sorpreso e visibilmente ammirato, grattandosi il mento con l’indice e il pollice della mano destra. Si girò a guardarmi negli occhi con seria attenzione. «Proviamoci subito, Amia!»

«Dovremmo prima vedere se il fatto che io non sia una semplice prescelta sia determinante o no. La fondamentale domanda da porci è: la mia natura di sacerdotessa risulterebbe pericolosa per la tua salute nel caso in cui usassimo il potere di scambio?» gli feci notare.

Damien annuì, pensieroso. «Carotina ha ragione, amico» mi supportò; come me, era preoccupato per Andras.

Il diretto interessato roteò gli occhi. «E va bene…» sbottò. «Raina, per favore guarda se nelle pagine a seguire c’è un passaggio a tal proposito.»

La mia amica si mise subito all’opera. Un minuto dopo puntò il dito su una frase precisa e ce la lesse: «È curioso il rarissimo caso in cui la prescelta di un demone è una sacerdotessa.»

«Nient’altro?! Oh, che assurdità! Che libro inutile!» fece Andras, esasperato, a seguito del silenzio in cui lui, io e Damien avevamo atteso invano che Raina continuasse a darci informazioni.

«Almeno abbiamo questo!» ribatté Raina, che non tollerava parole denigratorie nei confronti dei libri e della cultura in generale.

Raggiunsi Andras in due falcate e gli abbracciai il busto con un braccio. «Ascolta, troveremo un metodo alternativo per cavarcela con Rea e la CGE…» dissi, intimamente insicura sul da farsi.

Il mio ragazzo scosse la testa. «No, voglio tentare la strada del potere di scambio.»

«Beh, io non sono d’accordo, quindi non se ne fa nulla!» protestai, pensando ancora una volta alla possibilità che le conseguenze sulle sue condizioni di salute sarebbero potute essere disastrose.

Tra i nostri occhi iniziò una battaglia a chi lanciava l’occhiataccia migliore.

Ero certa che per quanto ci amassimo non avremmo mai smesso di battibeccare.

Damien e Raina si strinsero a noi nel chiaro intento di dare alla luce un caloroso abbraccio di gruppo per fare una pace generale. Di fronte a due personaggi tanto bizzarri io e Andras alzammo simultaneamente gli occhi al cielo. Notando nell’altro la medesima reazione, un sorriso affiorò sulle labbra di entrambi.

Ero sicura anche del fatto che ogni discussione, piccola o grande che fosse, era destinata a produrre in ciascuno di noi due una brevissima arrabbiatura.

Andras incrociò volontariamente il suo sguardo con il mio. Più tardi, da soli, approfondiremo la faccenda, mi comunicò mentalmente. Io, non potendo negarmi con alcuna scusa, annuii.

Sciolto l’abbraccio di gruppo, sospirai e mi preparai psicologicamente ad affrontare un secondo importante discorso.

«Anch’io ho qualcosa da farvi vedere. Mentre ero prigioniera di Rea, la mia antenata mi ha mostrato e letto questo» dissi, tirando fuori il diario contenente le memorie della madre di Aspen, il demone leggendario che un giorno avrei tanto voluto incontrare con il mio Andras presente.

Lessi ai miei amici e al mio ragazzo quello che Rea aveva letto a me.

«Dopo ciò non è stato scritto nient’altro, purtroppo. Nelle pagine precedenti, invece, ho letto solo ricordi di coppia. Queste parti che avete appena ascoltato sono sicuramente le più interessanti per noi. Quindi… che ne dite?» continuai, seria, guardandoli uno a uno.

Andras era senz’altro il più curioso: dopotutto nostro figlio sarebbe stato come Aspen. Andras era ansioso di avere un erede da crescere, educare e addestrare. Io, al contrario, pensai per l’ennesima volta che avrei volentieri aspettato qualche altro anno poiché mi ritenevo davvero troppo giovane per diventare madre. «Dovremmo fare due chiacchiere con madre e figlio» propose immediatamente.

Annuii. «Hai ragione. E poi, se questo Aspen decidesse di dare una mano alla nostra causa con i suoi straordinari poteri, non sarebbe affatto una cattiva idea… Più alleati validi abbiamo, meglio è!»

«Sono d’accordo, ma come troviamo questi due?» chiese Raina, con la fronte corrugata.

«Potrei provare a instaurare un contatto mentale con la madre di Aspen» riflettei ad alta voce.

«Giusto. Lei è una sacerdotessa come te, quindi hai buone possibilità di farcela» convenne Damien.

La nostra piccola riunione si concluse così: io avrei cercato di contattare la madre di Aspen e di convincerla a rivelarmi dove si trovassero lei e il figlio per incontrarci; Raina avrebbe messo mano al maggior numero di libri nella sezione proibita della biblioteca reale per vedere se c’era qualcosa che avrebbe potuto interessarci; Damien e Andras avrebbero rispettivamente riorganizzato esercito e politica in vista della guerra contro Rea e la CGE.

 

 

***

 

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE

Buonasera, care ragazze! ^__^

Questo capitolo è ricco di news e sguardi a una rinnovata quotidianità fra Andras e Amia. Non sentite una brezza più leggera soffiare sul rapporto dei protagonisti? Finalmente, infatti, i due si stanno lasciando andare anche riguardo i rispettivi scheletri nell’armadio. La relazione amorosa di Andras e Amia si sta rafforzando ancora di più! A mio parere, pregi e difetti individuali a parte, stanno diventando un modello di comportamento da seguire. Voi che ne dite?

Spero che questa mia storia vi stia insegnando qualcosa, che abbia insomma una sua morale! :D

 

E poi… Amia incontrerà i Guardiani dell’Occhio? Sarà produttivo per lei farlo (sempre che Andras glielo permetta)?

“Il potere di scambio” verrà usato? Secondo voi Amia accetterà di usufruire appieno di questo vantaggio?

E ancora: Amia riuscirà a mettersi in contatto con la madre di Aspen?

 

GRAZIE di cuore alle 64 persone che hanno inserito la storia fra le preferite. GRAZIE mille alle 20 che l'hanno messa fra le ricordate. Un GRAZIE enorme va anche alle ben 110 ragazze che hanno messo Il Dominatore del Mondo fra le seguite. GRAZIE, infine, alle 14 ragazze che mi hanno inserita fra i loro autori preferiti… Vi voglio tutte bene, care ragazze! Spero davvero di non deludere mai le vostre aspettative!

 

Baci a tutte voi,

Ashwini. :*

 

P.S.: Credo che il capitolo ispiri qualche buona e intelligente domanda, quindi non indugiate e recensite quando e come volete. Mi fareste molto, molto felice! :3 (Siete libere di farmi anche una o più richieste, e io vedrò di allineare la mia creatività con la vostra linea d’onda.)

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ashwini