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Autore: Jetag    22/03/2015    2 recensioni
Faye è una fotografa, frequenta Erin e mantiene un notturno segreto che minaccia di far scoppiare la loro felicità.
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"Poi, i suoi occhi caddero sulla figura di Erin, coperta unicamente dalle lenzuola.
Un treno di sentimenti contrastanti la investì in corsa. Se da un lato le dita tremavano per l'impazienza, dall'altro la sua gola si chiudeva in un nodo di disgusto verso se stessa."
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faye scese delicatamente dal letto, lanciando un'occhiata all'orologio illuminato dalla flebile luce della luna, che filtrava dalle finestre spalancate. Le tre. Merda

Avrebbe dovuto tornare a dormire, abbracciare l'esile corpo di Erin e sognare di spiagge e acque tropicali fino al suono della sveglia. Avrebbe dovuto essere normale. Soprattutto, non avrebbe dovuto sentire quella spinta verso la sua macchina fotografica, posata sopra un cumulo di vestiti sporchi da portare in lavanderia, abbandonati sulla sedia nell'angolo. 

Sentì il peso tra le mani della sua Canon, assaporando un'ennesima volta nella sua vita la percezione di completezza. Aveva sempre visto ogni sua macchina fotografica, dalla vecchia rovinata Polaroid del nonno all'ultimo modello per cui aveva risparmiato per mesi, come l'arto mancante del suo corpo, quasi come senza di essa le mancasse una mano.

Faye l'accese e attese di udire nel silenzio della notte di Atlanta quei sordidi rumorii provenienti dalla meraviglia stretta nelle sue dita. Poi, i suoi occhi caddero sulla figura di Erin, coperta unicamente dalle lenzuola. 

Un treno di sentimenti contrastanti la investì in corsa. Se da un lato le dita tremavano per l'impazienza, dall'altro la sua gola si chiudeva in un nodo di disgusto verso se stessa. 

I suoi piedi si mossero autonomamente verso Erin, silenziosamente. Non voleva svegliarla. Non doveva, in realtà. Cosa avrebbe detto, se lei le avesse chiesto cosa ci faceva sveglia alle tre di mattino con l'obbiettivo puntato sul suo viso?  Poteva quasi sentirla, la voce lieve e assonnata di Erin, assumere immediatamente quel tono indignato che aveva usato così tante volte mentre esponeva la sua arringa conclusiva in processi persi in partenza. 

Erin si voltò verso la finestra, inconsapevolmente attirata dalla luce lunare che ora le illuminava il viso, rendendolo latteo più del solito. Faye, semplicemente, rabbrividì di fronte all'eterea bellezza della sua ragazza. 

Fece un passo ancora, poco più di un metro la separava da lei. Portò la macchina fotografica a livello del viso, osservando attraverso l'obbiettivo i tratti irlandesi di Erin. Mise a fuoco, rivelando anche le più piccole lentiggini sul naso sottile. 

 

 

Click. Ciglia tanto chiare da sembrare bianche, sopracciglia accuratamente simmetriche, ombre scure sotto gli occhi.

 

Il suono dello scatto fu come uno sparo assordante, in confronto al delicato respiro di Erin. Le mani non tremavano più.

 

Click. 

 

Una scossa elettrica le attraversò la colonna vertebrale. L'adrenalina scorreva libera nelle vene, distruggendo ogni tipo di opposizione morale.

 

Click. Labbra purpuree e tumide di baci, guance ancora lievemente arrossate, pelle coperta da un evanescente strato di sudore.

 

Ancora, ancora, ancora. Quelle fotografie mostravano la fangosa bellezza del proibito, mischiata a quella pura di Erin.

 

Click. 

 

Non era giusto, no. Un senso di nausea assalì Faye, non si fermò.

 

Click. Capelli arruffati, ciocche sulla clavicola, sul collo, sulla fronte, lividi violacei impressi ovunque. 

 

Azzardò un altro piccolo passo. I lunghi capelli biondo cenere cadevano sul suo viso con precisione millimetrica, nemmeno Faye avrebbe saputo sistemarli meglio. 

 

Click.  

 

Erano mesi che sviluppava quelle fotografie di nascosto. Ogni notte era diversa, ogni immagine esclusiva. 

 

Click. Seni costellati di morsi, addome graffiato da lunghe strie scarlatte, corpo venerato da labbra, lingua e denti.

 

Al settimo scatto, le palpebre che nascondevano quegli occhi di acqua marina si mossero leggermente. Faye sospirò, mentre posava la macchina fotografica dove si trovava un giro di lancetta prima. 

 

 

Tornò a letto, infilandosi sotto il lenzuolo accanto a Erin e sentendo immediatamente il braccio di lei cingerle la vita, in un riflesso naturale. Il cuore esplose di rimorsi. Faye sapeva che Erin l'avrebbe scoperto prima o poi, lo sapeva, ma non voleva smettere. Quelle fotografie erano il nutrimento della sua anima viziosa e al contempo uccidevano ciò che rimaneva di onesto in lei. 

Amava Erin, l'amava davvero. Ma amava ancor più l'eccitazione del proibito, del segreto, dell'agire silenziosamente nella notte. Per questo, Faye non smise di tradire il candore di Erin con le sue fotografie rubate alle tre di notte, finché non rimase più nulla da immortalare.

  
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