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Autore: iris_1998    22/03/2015    6 recensioni
'Sono tornata Ruteç e che la  settimana d'inferno abbia inizio ' pensai mentre salivo le scale con le valige diretta verso la mia, nuova o vecchia, stanza da letto.
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Storia riscritta da capo.
Per chi ha già letto i capitoli che erano stati pubblicati perdonatemi ma li ho dovuti cancellare.
Spero che questa "nuova" storia vi piaccia come vi era piaciuta quella prima ma anche di più.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ambra, Castiel, Dolcetta, Nathaniel, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mi guardai intorno, spaventata per tutte quelle persone che erano presenti all'aeroporto che camminavano, entrando ed uscendo dall'aeroporto.
Avanzai verso il nastro trasportatore per prendere i miei bagagli quando senti qualcuno fermarmi poggiando una mano sulla mia spalla destra.
Mi girai terrorizzata, sperando che non ci fosse nessuno che abbia brutte intenzioni, ma quando incontrai un paio di occhi verde smeraldo simili ai miei, mi rilassiai.
Guardai la donna che mi aveva fermato.
Doveva essere sulla cinquantina ma sembra molto più giovane. Non era molto alta ma era un po' in carne. La sua carnagione era leggermente ambrata, il che mi fece pensare che stava spesso al sole. Aveva i capelli bianchi stretti in una morbida coda alta dalla quale si vedevano ancora dei capelli di colore scuro e metteva in risalto gli orecchi che stava portando. Attorno agli occhi verdi aveva delle rughe che indicava che molto spesso sorrideva.
Era vestita con una maglia a fiori stretta al collo con un fiocco con ad esso abbinato un paio di pantaloni neri di ottima fattura. Ai piedi portava delle ballerine nere laccate.
Mi sorrise e nello stesso momento i suoi occhi verdi brillarono di dolore ma anche di felicità.
"Cristal" disse la signora con le lacrime negli occhi verdi ma con una voce molto dolce.
Mi salirono le lacrime agli occhi e senza che mi accorgessi incominciai a singhiozzare. La donna vedendomi piangere mi strinse a se, accarezzandomi i capelli biondo platino e consolandomi con parole dolci e piene d'amore.
Quando capì che mi ero tranquillizzata, ma non del tutto, si stacco da me e mi sorrise.
"Piccina" disse una voce maschile che proveniva da sinistra.
Mi girai verso l'uomo che aveva parlato e mi accorsi che teneva i miei bagagli.
Doveva avere gli stessi anni della donna. Gli occhi castani, mentre mi guardava, aveva una nota di severità ma quella nota sparì lasciando la felicità nello sguardo. I capelli sale e pepe erano tirati all'indietro in un'acconciatura ordinata. La carnagione era un po' pallida.
Era vestito con giacca e pantaloni neri al quale era abbinata una camicia bianca e una cravatta blu stretta in modo impeccabile.
Si abbasso alla mia altezza e passando con i suoi pollici su entrambe le mie guance mi tolse le salate gemme che erano lacrime.
"Prendi un respiro profondo, piccina" disse l'uomo ed io annui facendo come mi aveva detto lui.
Mi calmai in poco tempo.
Quando si accorsero che non stavo più piangendo mi sorrisero e io non potevo fare altro che rispondere con un sorriso un po' tirato.
"Cristal cara, io sono tua nonna materna, Salvia Sirani, e l'uomo accanto a me è tuo nonno Daniele Sirani" disse la donna che da allora in poi sarebbe stata la mia guida con l'uomo che era accanto a lei.
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Sospirai a quel ricordo mentre uscivo dall'aeroporto con le valigie appresso a me mentre camminavo veloce sui tacchi.
Odiavo quel posto.
Uscita dalla struttura, mi diressi verso un taxi che era parcheggiato lì vicino, salì, gli diedi l'indirizzo al quale mi doveva portare e mi appoggiai allo schienale.
Per tutto il viaggio guardai fuori dalla finestra accorgendomi che dopo tutto il tempo passato lontano da quel luogo che vide la mia nascità era cambiata molto ma non mi soffermai molto.
Arrivata a destinazione, pagai il tassista e scesi dalla macchina con i bagagli e guardai la casa che era davanti a me.
 
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Guardai la villetta che si presentava davanti a me. 
Era una casa a due piani dalle pareti di un bianco limpido con davanti un viale di ghiaia dave ai lati erano stati piantati dei fiori.
Davanti, la porta d'ingresso di mogano era anticipato da alcuni gradini affiancato da due colonne in stile dorico. Le finestre erano ad arco e davano la sensazione di luminosità alla casa. 
Rimasi a guardare la casa con la bocca aperta e soltanto quando nonna mi chiamo mi risvegliai e mi avvicinai ai nonni che erano davanti alla porta d'ingresso.
Nonna mi prese per mano e nonno fece lo stesso aprendo contemporaneamente la porta.
"Wow" riuscì a dire mentre entravo con i nonni acconto a me che sorridevano.
La sala che avevo davanti ai miei occhi era l'ingresso.
Era una stanza molto luminosa grazie alle porte-finestre ad arco ma anche al colore delle mura che era di  colore bianco e dal pavimento in marmo bianco.
Davanti alla porta d'ingresso c'erano delle scale molto grandi che portavano al primo piano.
I nonni mi portarono in una sala che poi scopri che era un soggiorno.
Era una stanza molto luminosa grazie alle porte-finestre ad arco ma anche al colore delle mura che era di un rosa pesca molto chiaro e dal pavimento in marmo bianco.
Mi avvicinai al caminetto che avevo intravisto e guardai le foto.
Esse rappresentavano dei momenti della vita dei nonni. Nella prima foto c'erano loro durante il loro matrimonio. Nella seconda c'era una bambina.
"Quella è tua madre quando nacque" disse nonna guardando anche lei la foto.
Nelle altre c'era sempre la stessa bambina che cresceva fino a quando non incontrai la foto del matrimonio di mamma.
Cercai di non soffermarmi molto sulla foto e guardai le ultime tre.
In una c'era mio fratello da piccolo, in un'altra  c'ero io da neonata e l'ultima foto ritraeva me, che avevo sei anni, con mio fratello maggiore Nathaniel, che allora aveva nove anni.
Mi girai per far vagare lo sguardo sull'arredamento della stanza. C'era un divano a tre posti con la penisola e due poltrone di color beige.
Davanti al divano c'era un tappeto persiano con sopra un tavolino di vetro.
Su un muro era presente un mobile per il sevizio di the' in porcellana e una libreria quasi del tutto vuota.
Dalla parte opposta al caminetto c'era una tv al plasma molto grande.
"Ti piace piccina?" chiese nonno mentre guardavo il lampadario della stanza.
Annui e sorrisi.
Mi fecero vedere la cucina molto moderna dai mobili laccati di rosso.
Mi portarono al secondo piano.
La maggior parte delle stanze erano per gli ospiti.
 Mi indicarono una porta in fondo al corridoio.
"Quella è la stanza mia e di tua nonna" disse nonno.
Nonna, invece, mi indico una porta poco lontano dalla loro stanza.
"Quella era di tua madre mentre quella di fronte è tua" disse nonna e io andai verso la mia stanza.
Entrai e la prima cosa che mi colpi era il colore delle pareti, di un bel blu.
Il letto a baldacchino era di fronte alla porta-finestra che dava su un mini terrazzo e alla destra c'era una porta che scoprì essere un bagno dalle piastrelle verdi con tutto il necessario. Vicino al bagno c'era una scrivania con un computer e un comò.A sinistra c'era un mobiletto con la tv, lo stereo e altre cose e vi era un'altra porta. Mi diressi verso di essa e scoprì che era un armadio.
"Vieni Cristal, ti facciamo vedere un luogo che sicuramente ti piacerà" disse il nonno prendendomi per mano e dirigendosi verso le scale e scendere al piano terra per poi andare dalla parte opposta del soggiorno.
Camminammo lungo un corridoio dalle pareti color panna, un pavimento a scacchi coperto da un tappeto blu e pieno di opere d'arte di alcuni famosi pittori dell'epoca passata.
Arrivano alla fine del corridoio trovammo una porta che il nonno apri. Entrai nella stanza titubante ma quando vidi cos'era rimasi incantata, perché si, ero nel mio mondo.
Quella non era una stanza qualunque.
Quella era..
"Una biblioteca. Abbiamo saputo che ti piace leggere e quindi non ti potevo non far vedere questo luogo" disse il nonno dolcemente. 
Mi girai verso di lui e lo abbracciai di slancio.
Il nonno rise e poi mi abbraccio a sua volta.
"Benvenuta a casa" disse il nonno mentre mi abbracciava e io memorizzavo il suo profumo di tabacco.
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Mi avviai verso l'ingresso e tirai fuori dalla mia borsa un mazzo di chiavi e apri la porta al terzo tentativo.
La porta cigolo mentre la aprivo.
Entrai piano dentro il corridoio con delle scale che davano al piano superiore e chiusi la porta dietro di me.
Lasciai le valige davanti alle scale. 
La prima cosa che feci in quella casa era di aprire tutte le finestre al massimo per far uscire fuori la puzza di chiuso. Quando pure l'ultima finestra del soggiorno era aperta mi guardai attorno.
Tutti i mobili di quella casa erano coperti con la tela per non farli rovinare dalla polvere e lo sporco.
Mi avvicinai alla prima tela e la tolsi, tossendo per la polvere che si era alzata.
Sotto di esso, un bel divano di un bel color panna si presento davanti ai miei occhi.
Alzai un attimo lo sguardo per lasciarlo vagare su tutto il perimetro della casa e sospirai.
Mi rimboccai le maniche per poter pulire tutta la sporcizia della casa prima che arrivassero il resto delle mie cose.
'Sono tornata Ruteç e che la  settimana d'inferno abbia inizio ' pensai mentre salivo le scale con le valige diretta verso la mia, nuova o vecchia, stanza da letto.
 
 
Spazio autrice.
Come già detto nelle descrizioni la storia è stata riscritta da capo.
Vorrei ringraziare LiliFantasy ( http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=849920 ) per avermi dato dei bellissimi consigli, senza scordare che la cara e dolce Lili è la mia Fata madrina!! 
Ora vi state chiedendo se sono impazzita oppure faccio sul serio.. Beh faccio sul serio.
Grazie a LiliFantasy, da precisare che quando avevo letto la sua recensione avevo dei seri dubbi sulla storia e non sapevo se lasciarla oppure no ma grazie ancora a lei i miei dubbi sono svaniti e ora sono qui con il PRIMO CAPITOLO della storia.
Ringrazio anche coloro che seguono la mia storia e perdonatemi se ho cancellato gli altri capitoli.
Spero di rivedervi presto.
Iris.
   
 
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