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Autore: Ink_    23/03/2015    0 recensioni
" (...) Era una melodia semplice quella che gli ronzava per la testa, un pentagramma immaccolato su cui le note andavano a posarsi con rara precisione, come una grande tela bianca su cui un abile pittore tracciava i primi tratti di una ballerina con lunghi capelli color cioccolato (...) "
{Johnny/Penelope ♥ implied!Edward/Penelope}
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Johnny Martin/Max Campion
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi citati sono attori reali appartenenti a loro stessi, questa e' un'opera di fantasia di cui l'autrice ( © Ink_ ) detiene tutti i diritti
Note: mi scuso immediatamente per l'evidente mancanza di accenti veri e propri, ma mi trovo nel bel mezzo di uno scambio interculturale con l'Inghilterra e qui ovviamente le tastiere sono prive di lettere accentate, moreover i documenti Word non possono fornirmi una correzione immediata. Mi scuso a priori per ogni errore di grammatica, segnalazioni ( dettagliate per cortesia ) di possibili errori di battitura sono ben accette!


 



Storia di un carillon e della ballerina che lo abitava
 



 
Il vecchio pianoforte giaceva immolbile in un angolo impolverato della soffitta che era solito chiamare ‘casa’, era una parte della stanza a cui non prestava mai molta attenzione a dire il vero, solo quando il sole filtrava pigramente attraverso la finestrella appannata e il pulviscolo atmosferico prendeva a ruotare come piccoli danzatori seguendo una melodia inestistente  intorno allo stumento ricordava che era ancora li’, sempre li’, proprio come il giorno che i ragazzi della band lo avevano aiutato a trasportarlo per quattro rampe di scale.
Rimase in religioso silenzio ad osservare la polvere vorticare per la stanza, muovendo impercettibilmente le dita, quasi stesse eseguendo lui stesso la melodia che guidava quei minuscoli ballerini.
Da tempo non gli capitava piu’ sentire quella prurigginosa sensazione nei polpastrelli, riusciva persino a percepire la superficie fredda e liscia dei lucidi tasti del pianoforte.
Era una melodia semplice quella che gli ronzava per la testa, un pentagramma immaccolato su cui le note andavano a posarsi con rara precisione, come una grande tela bianca su cui un abile pittore tracciava i primi tratti di una ballerina con lunghi capelli color cioccolato, le braccia protese verso l’alto, i piedi ornati da piccole scarpette .
Chiuse gli occhi, lasciando che le sue dita danzassero su tasti immaginari, mettendo in musica le dolci curve dipinte dal pittore: un sorriso appena accennato sulle labbra della ballerina e i riflessi della luce che filtra attraverso la serratura del carillon.
Danzava in tondo la ballerina, aprendo e chiudendo le braccia, ruotando il busto e scuotendo i capelli, catturando la luce tra le pieghe del suo minuscolo vestito.
A volte si fermava invece, li’ dove la melodia si faceva piu’ lenta e malinconica, e si accasciava sul suo piedistallo, guardando fuori dalla serratura, su quel poco di mondo che le era stato concesso di conoscere e desirava avere la chiave per uscire da quella perfetta prigione di velluto  e ingranaggi.
C’era un soldatino in marcia dalla sua scatola al carillon, arrancava portando con se una chiave luccicante mentre  un anonimo pupazzetto con una sciarpa rossa osservava la scena  nel silenzio della sua palla di cristallo.
Viveva solo l’omino, nella sua boule di vetro, vittima di un eterno inverno e stringeva tra le mani guantate una piccolo rosa rossa che tentava disperatamemte di proteggere dal gelo e dai grossi fiocchi di neve che cadevano  dal cielo incolore ogni volta che qualcuno ribaltava il suo piccolo mondo.
La capiva bene la ballerina lui, non come l’intrepido soldatino di piombo che abitava nella sua scatola calda, in mezzo ad altri cento soldatini di piombo identici a lui,  ma lui era solo un omino introppolato in una palla di vetro, come poteva pretendere di salvare la ballerina dalla sua prigionia se non era stato capace di aiutare se stesso? Cosa poteva offrirle poi? Solo un perenne inverno e una rosa congelata …
Prima che se ne potesse accorgere veramente le sue dita stavano accarezzando i tasti del pianoforte,  riempendo l’aria con quella nuova melodia.
Mancava solo qualche nota ora per riempire il pentagramma, qualche tratto e il quadro sarebbe stato completato
Do alto
Re alto
e forse l’omino avrebbe potuto regalare la sua sciarpa alla ballerina, cosi’ lei non avrebbe patito il freddo …
Si
Fa
e forse avrebbero potuto tenersi per mano e danzare sul laghetto ghiacciato …
Sol bemolle
Il tonfo improvviso del pianoforte risuono’ in tutta la stanza.
Forse avrebbe dovuto capire tempo fa che tutto cio’ che poteva offrire era una rosa e una tempesta infinita, l’omino si strinse nel suo cappotto marrone voltando le spalle al carillon.
Il piccolo fiore gli cadde dalla mano guantata e prese a vorticare in balia del vento, alcuni petali si staccarono dalla corolla, turbinando in mezzo ai fiocchi di neve, cadendo sul manto nevoso e sul laghetto ghiacciato.
Fuori dalla sua prigione di legno e brillanti la balleriuna alzo’ lo sguardo verso la grande finestra, dove la luce del sole le riscaldava la pelle bianca e illuminavca con stupefcenti giochi di luce una piccola sfera di vetro, riflettendo un turbinio di fiocchi bianchi e piccoli petali rossi.
Mentre si avviava verso la scatola dei soldatini, la ballerina penso’ che non aveva mai visto un piedistallo piu’ bello di quell laghetto trasparente, ne’ una sciarpa piu’ calda di quella che avvolgeva il piccolo omino solitario che abitava quella prigione di vetro.
 



 
   
 
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