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Autore: Nuel    23/03/2015    10 recensioni
Un amore nato quasi per caso sullo sfondo di una guerra in cui Draco è soltanto una pedina, ma che lo segna, infrange i suoi sogni senza fare distinzioni tra alleati e nemici e, se Blaise crede ancora che le cose possano cambiare, per Draco non c’è più scampo.
♣ Questa fanfition si è classificata seconda al contest "L'anno, il posto, l'ora" indetto da ame tsuki EFP sul forum di EFP.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy | Coppie: Blaise/Draco
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Troppo tardi per amare


Settembre era arrivato, più mesto che mai, e Draco Malfoy era salito, suo malgrado, sull’espresso per Hogwarts.
     Non aveva voglia di tornare a scuola, quell’anno. Non gli importava di conseguire i M.A.G.O., ormai, ma Lord Voldemort aveva emanato una nuova legge: obbligo di frequenza per tutti i maghi tra gli undici ed i diciassette anni. Non poteva esimersi proprio lui.
     Almeno, il nuovo preside era Piton.
     Lo smistamento si era svolto in un silenzio carico di tensione, sguardi furtivi che fingeva di non vedere, mentre a sua volta occhieggiava verso il tavolo di Grifondoro. Potter e i suoi amichetti non c’erano. Avrebbe dovuto aspettarselo, eppure, chissà perché, aveva sperato di incontrare lo sguardo del Prescelto.
     Ovviamente, era stato nominato Caposcuola. Suo padre aveva annuito soddisfatto, infrangendo l’austerità tesa di quell’estate per il tempo di un sorriso tirato, ma sapeva quanto lui che quella nomina non aveva nulla a che vedere coi suoi meriti scolastici e che, probabilmente, non avrebbe contato nulla coi Carrow che gettavano la scuola nel terrore, ma a Draco non importava.
     In effetti, a Draco non importava più nulla. Si lasciava scivolare addosso gli sguardi e non ascoltava i bisbiglii alle sue spalle. Sapeva cosa dicevano o meglio, lo immaginava.
     Lo sapevano tutti, ormai, che era un Mangiamorte. Sapevano che era stato lui a far entrare Grayback e Bellatrix a scuola, solo pochi mesi prima.
     Sapevano che era implicato nell’omicidio di Silente, anche se nessuno ne parlava.
     Lumacorno non aveva il coraggio di guardarlo in faccia e la McGranitt sussultava quando le cadeva lo sguardo su di lui, ma Draco faceva finta di nulla.
    Nessuno sapeva come si sentiva davvero, nessuno sapeva che evitava di guardarsi negli occhi, allo specchio, e che sussultava ogni mattina ed ogni sera, quando si cambiava e scopriva il braccio sinistro.
     Vincent e Gregory lo guardavano pieni di aspettativa e di riverente timore, mentre Pansy si stropicciava il bordo del pullover e lo guardava di sottecchi; probabilmente suo padre le aveva detto di mettere un po’ di distanza tra loro. Parkinson era un Mangiamorte, sapeva che la posizione dei Malfoy non era poi così buona, al momento.
     Eppure, a Draco avrebbe fatto piacere avere ancora Pansy vicino, ma non aveva il coraggio di fare il primo passo, di chiederle un abbraccio. Di quando in quando, le rivolgeva un sorriso stiracchiato, a cui lei rispondeva con uno più grande, prima di distogliere lo sguardo, e poi c’era Theodore, che passava i pomeriggi a giocare a scacchi con Blaise, mentre lanciava sguardi pieni di desiderio verso Daphne, che neppure lo guardava.
     Draco aveva riconosciuto gli stessi sguardi negli occhi di Blaise, quando pensava di non essere visto. Dopo un paio di settimane, aveva quasi sperato che si facesse avanti. Desiderava così tanto un contatto, un abbraccio... Blaise però sembrava bloccato quanto lui. Serpeverde, si diceva, per quanto desiderassero qualcosa, sapevano valutare la convenienza, e lui non era conveniente.
     Non c’entravano i sentimenti, solo il calcolo. Non se la prendeva per questo. Del resto, non era nemmeno sicuro di corrispondere l’attrazione di Blaise. Era un ragazzo e Draco non era mai stato con un ragazzo. Certo, Zabini era attraente, una mascolinità appena più pronunciata che nella maggior parte dei loro coetanei. Era alto, con le spalle dritte e la pelle così scura che non doveva mai aver avuto il timore di arrossire in vita sua. Aveva labbra piene e la mascella squadrata e occhi acuti ed intelligenti. Era acuto ed intelligente.
     Draco sorrise della propria miseria mentre osservava Theodore dare lo scacco matto a Blaise.
     « Sei distratto, Blaise! » gli strizzò l’occhio Theo e accennò a Draco, che alzò lo sguardo su di lui, senza capire.
     « Sei semplicemente più bravo tu » si schernì l’altro giocatore, il collo rigido per non cedere alla tentazione di guardare verso Draco.
    « Naa » insistette Nott, ridendo « mi sa che ti innervosisce il pubblico! » si alzò senza dargli il tempo di rispondere, battendo la mano sulla spalla di Draco, mentre gli strizzava l’occhio e si allontanava.
     « Ti innervosisco? » gli chiese Draco, cogliendo l’occasione. Blaise non era mai stato timido, da che lo conosceva, ma ultimamente non avevano parlato molto. Qualcosa poteva essere cambiato.
     « Dai retta a quel buffone di Theo? » sogghignò il moro, guardandolo dritto in faccia come se nulla fosse e Draco si chiese se non avesse immaginato tutto.
    « Meglio così » sospirò e si alzò per andarsene a sua volta, ma Blaise si sporse, allungando un braccio verso di lui. Aveva mani grandi, con le dita lunghe e quelle dita si strinsero intorno al suo polso. Aveva la pelle morbida, scoprì Draco. Avrebbe dovuto essere piacevole sentire quelle mani su di sé.
     « Ti va di fare una partita? » gli chiese Blaise e Draco annuì, solo per prolungare quella vicinanza inattesa, riempire il proprio silenzio col silenzio dell’altro.
     In fondo, anche loro erano pedoni su una scacchiera, mossi da mani più potenti: Mangiamorte e Ordine della Fenice, pezzi neri e pezzi bianchi.
    Draco era stato una pedina sacrificabile nella partita che continuava fuori da Hogwarts, aveva aperto la strada a pezzi più importanti e Silente era caduto, ma Potter non aveva accettato di restare un pedone per sempre, lui non era rimasto a scuola e Draco avrebbe tanto voluto sapere dove si trovasse, cosa stesse facendo...
    « A cosa pensi? » la voce di Blaise era bassa e morbida, tanto da mandargli un brivido lungo la schiena e Draco si chiese come dovesse sembrare quella voce, nel buio, mentre sussurrava all’orecchio. Si sentì bruciare le guance.
     « A niente » strascicò. « Scusa, Blaise. Non mi va più di giocare ».
Draco arrivò in camera prima di accorgersi che Blaise l’aveva seguito. Lo guardò da sopra una spalla, senza girarsi fino a che non ebbe raggiunto il proprio letto.
     « Cosa c’è che non va? » gli chiese allora l'altro, avvicinandosi. « Non hai mai lasciato a metà una partita ».
     Zabini era a solo un passo da lui, così vicino che Draco poteva intuire il suo profumo sottile, leggermente aspro. Tese la mano e Blaise la prese nella propria; pedone bianco, pedone nero.
     Erano solo mani, ma Draco si ipnotizzò a guardare le proprie dita che accarezzavano il palmo di Blaise, le dita di Blaise che accarezzavano le sue. Carezze lievi e dita che si intrecciavano per brevi istanti, senza il coraggio di stringersi. Rimase in silenzio, chiedendosi quando sarebbe successo, tra lui e Blaise, se sarebbe successo... quando la porta si aprì con un rumore che deflagrò nella sua mente e Zabini fece subito un passo in dietro. La mano di Draco, orfana dell’altra, rimase sospesa in balia di un freddo improvviso, prima di tornare lungo il fianco.
     « Draco, Vincent e io andiamo in cucina a prendere qualcosa da mangiare. Vuoi che ti portiamo qualcosa? » chiese Gregory, senza rendersi conto di nulla, forse perché non c'era davvero nulla di cui accorgersi.
     « No! » sbottò Draco. « A Vincent non basta essere ingrassato di sei chili durante l’estate?! Che schifo! Non fate che mangiare! » sibilò malevolo all’indirizzo di Goyle, che si defilò senza aprire più bocca, ma, ormai, il momento era passato e Draco e Blaise si scambiarono uno sguardo imbarazzato.
     « È meglio che vada a studiare un po’... ci vediamo » lo salutò Zabini e Draco si coricò a letto, stringendo la mano al petto, rievocando la sensazione delle dita di Blaise sulle proprie. Era stato strano, ma era stato... piacevole.


 
*


Meno, molto meno piacevole era stato venire pubblicamente umiliato dai Carrow, una decina di giorni più tardi.
    Draco amava i sotterranei, lo avevano fatto sentire al sicuro, per anni, ma non era più così. Non c’erano più posti sicuri, a Hogwarts. Quando entrò nel proprio dormitorio, scaraventò la borsa a terra, sfilò con rabbia la tunica nera e si buttò sul letto senza nemmeno togliere le scarpe. Odiava i Carrow, e odiava Piton perché li lasciava fare.
     Blaise entrò pochi attimi dopo, il passo sicuro, l’espressione tesa sul volto scuro e si avvicinò al letto di Draco. « Stai bene? » gli chiese, leggermente affannato.
     « Starò bene! » rispose Draco. Ancora gli tremavano le mani. Le infilò sotto il cuscino contro cui nascose il volto per un momento, prima di sospirare pesantemente.
     « Sei stato coraggioso... » provò Blaise, ma Draco sbuffò.
     « Un vero Grifondoro! » ironizzò, guardandolo e facendogli segno di sedersi.
     Blaise si accomodò sul letto, sorridendogli. « Sei troppo intelligente per essere scambiato per un gatto rosso spelacchiato » scherzò.
     « Sono un idiota! » Draco colpì il cuscino con un pugno e si rigirò sul fianco, guardando Blaise.
     « Qualche volta » concesse Zabini, sbuffando e prendendogli la mano nella propria. « Ma ti sei ribellato all’ordine dei Carrow e non hai cruciato quel ragazzino ».
     « Già! Gran cosa! Ci ha pensato Vincent a farlo al posto mio » abbassò lo sguardo sulla mano di Blaise che stringeva la sua e rilasciò un respiro profondo.
    « Non è giusto usare Maledizioni Senza Perdono su dei bambini e tu non l’hai fatto. È questo che conta, Draco » insistette Blaise, ma Draco strinse le labbra, arrabbiato e mortificato: aveva alzato la bacchetta, ma la sua mano aveva tremato davanti a quel ragazzino di Grifondoro che pigolava impaurito, colpevole solo di aver rovesciato una boccetta d’inchiostro.
     Così aveva detto che no, non poteva e Amycus... il professor Amycus Carrow aveva sputato per terra. Come sulla torre di Astronomia, aveva detto, non hai avuto il fegato di finire Silente da solo. Gli aveva dato del vigliacco davanti a tutti, inutile come tutti i Malfoy, aveva aggiunto.
     Blaise gli accarezzò il dorso della mano, premuroso e delicato. Non si erano più sfiorati dopo che Gregory li aveva interrotti, una settimana e mezza prima, e Draco si era imposto di non pensarci, come se fosse stato solo un caso e non avesse avuto significato. Spostò lo sguardo al volto di Blaise, i suoi occhi dalla forma allungata, intensi e magnetici erano fissi sulle loro mani e il cuore di Draco prese a battere più forte.
     Si stese, liberando la mano per sciogliersi la cravatta e slacciare il primo bottone della camicia, accarezzandosi il collo, liberandolo dalla stretta della stoffa bianca e gli occhi di Blaise seguirono ogni suo movimento, catturati dai pochi centimetri di pelle che Draco aveva offerto alla loro vista.
     « Sei attratto da me? » gli chiese Draco, la voce bassa, mentre allungava di nuovo la mano verso quella di Blaise, intrecciando le dita con le sue e l’altro annuì.
    « L’hai mai fatto con un ragazzo? » gli chiese ancora e Blaise annuì di nuovo. « Vorresti farlo con me? » Era convinto che il cuore gli sarebbe saltato fuori dalla bocca, tanto forte batteva.
     « Draco... » gemette Blaise e Draco si spostò un po’ di lato, chiedendogli implicitamente di stendersi accanto a lui.
Blaise guardò verso la porta: gli altri dovevano essere andati a pranzo, quindi non ci sarebbe stato nessuno a disturbarli. Si sfilò le scarpe e la tunica e salì sul letto, accostandosi a Draco, accarezzandogli il viso con dita leggere.
    « Non sono mai stato con un ragazzo » ammise Malfoy, scrutando il viso dell’altro, mentre si passava la lingua sulle labbra secche per l’imbarazzo. « Non sono... non sono nemmeno sicuro ».
     Chinò lo sguardo e Blaise gli mise due dita sotto il mento per farglielo rialzare, poi gli prese la mano, iniziando ad accarezzarla e Draco si ritrovò a sorridere, un po’ più sereno.
    « Posso baciarti? » La testa di Blaise era poggiata sul suo cuscino, accanto alla sua e Draco rabbrividì sentendo la sua voce morbida così vicino all’orecchio, quasi come l’aveva immaginata.
     « Non sono mica una ragazza a cui devi chiedere il permesso! » sbuffò per dissimulare l’imbarazzo e si sporse un po’. Blaise fece altrettanto, posando le labbra piene sulle sue. Si sfiorarono appena, accarezzandosi a vicenda, il fiato lento, mentre le loro dita si intrecciavano e poi Zabini appoggiò la fronte alla sua, sorridendo soddisfatto, ma lasciando Draco del tutto stranito, desideroso di qualcosa di più profondo. « Tutto qui? » gli chiese senza mascherare la delusione.
     Le belle labbra di Zabini, che sembravano disegnate sul volto perfetto, si stirarono in un sorriso. « Un bicchiere disseta, ma una goccia si assapora meglio » e poggiò di nuovo la bocca su quella di Draco, socchiudendola appena, prendendogli il labbro inferiore tra le proprie per succhiarlo un istante e lasciarlo di nuovo e Draco si ritrovò senza fiato.
     « Blaise... » gracchiò, col cuore in tumulto, circondato dal profumo dell’altro che si era fatto improvvisamente intenso. Non si era mai eccitato per un solo bacio, anche se non aveva poi tanta esperienza di baci né di altro. Strinse le dita intorno a quelle di Zabini e gli si avvicinò, un po’ impacciato, sentendo il viso scaldarsi. Aveva un principio di erezione e desiderava baciarlo ancora, essere stretto tra le sue braccia, confortato, e Blaise lo aveva stretto e baciato ancora, lentamente, finché la tensione non si era sciolta.

 
*


Blaise sembrava sapere sempre quando Draco aveva bisogno di un sostegno per non franare come un castello di sabbia e, per sostenerlo, gli bastava toccargli il gomito col proprio, durante una lezione in cui imparavano ad usare le Maledizioni Senza Perdono sui ragazzi più piccoli o accarezzargli la schiena quando raggelava davanti alla resistenza che Paciock opponeva ai Carrow.
     « Questo significa essere completamente pazzi! Non coraggiosi! Vuole farsi uccidere?! » sbottò un pomeriggio di fine Ottobre, dopo essere uscito dall’aula come se avesse avuto le ali ai piedi.
     « È un Purosangue, Draco! Sa che non lo uccideranno! » aveva sibilato Blaise, attento a che nessuno stesse loro intorno, ma Draco sapeva che persino Paciock aveva dimostrato di avere più fegato di lui. Persino Paciock!
     «Potrebbero fargli di peggio! » aveva protestato, senza rendersi conto di essersi scoperto più di quanto fosse consigliabile.
    Quella sera, mentre si rigirava tra le coperte, incapace di dormire, Blaise si infilò tra le tende tirate del suo baldacchino e Draco gli gettò le braccia al collo, sospirando di sollievo. Blaise lo aveva baciato e stretto a lungo.
     Draco aveva imparato che c’erano molti modi di baciare: c’erano baci delicati e baci affamati, baci appassionati e baci rabbiosi e i baci con cui Blaise gli toglieva il fiato, ma quella sera avrebbe voluto che non si limitasse a baciarlo.
     « Perché non vuoi fare sesso con me? » gli aveva chiesto con la voce rotta dagli ansimi, mentre le mani di Blaise lo torturavano, facendolo implorare per avere qualcosa di più.
     « Perché voglio fare l’amore con te » aveva risposto Zabini, la voce pacata che gli scivolava addosso come una carezza di velluto.
     Draco aveva sorriso in tralice, gli occhi socchiusi e il respiro un po’ corto. « Da quando sei diventato sentimentale? »
     Blaise non rispose, si portò alle labbra la sua mano, ne baciò il dorso e poi il palmo, prima di prendere tra le labbra ogni dito, uno per volta, succhiandolo con lentezza, assaporandolo, senza staccare gli occhi dai suoi, mentre il cuore di Draco prendeva la rincorsa, ma poi lo lasciò da solo, con un ultimo, casto bacio alla tempia, e a Draco non rimase che masturbarsi furiosamente con la mano ancora bagnata della sua saliva, immaginando che fosse l’altro a farlo.
     Dopo, riuscì a dormire.

 
*


« Chiedimi di fare l’amore! » A Novembre le mani di Blaise si erano fatte più smaniose, i suoi baci più affamati e Draco sapeva che presto lo avrebbero fatto. Non importava come Blaise volesse chiamarlo: era da un po’ che sentiva lo stomaco annodato e un piccolo laccio al cuore che strattonava ogni volta che Blaise gli sorrideva. Ormai non aveva più dubbi, sapeva di volerlo fare.
     « Bla... is... » gemette contro la sue labbra. Aveva bisogno di ossigeno e aveva bisogno di venire. Aveva anche bisogno di piangere, ma non ci riusciva, come non riusciva a dire Blaise che lo amava o che voleva fare l’amore con lui.
     Zabini si scostò e Draco ebbe un capogiro, un’insostenibile sensazione di perdita, finché le labbra di Blaise non si chiusero intorno alla sua virilità tesa, strappandogli un gemito. Per un momento, Draco si chiese se le tende del baldacchino fossero chiuse, se avesse applicato un Muffliato. Tutto era buio e silenzioso, intorno a lui, come se Hogwarts non esistesse, come se la guerra fosse solo un incubo, anche il piacere che Blaise gli stava dando era quasi doloroso.
     Draco non riusciva a venire. Affondava in quella bocca calda e bagnata, ripetendo il nome del suo compagno, come se avesse avuto la febbre. Scottava e tremava. Le braccia di Blaise si erano chiuse intorno alle sue cosce, sollevandole, ma nella sua mente erano spire di serpente e Draco cominciò a singhiozzare.
     Quella sottile linea di confine che Draco sembrava non riuscire ad attraversare era stata valicata e, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò avvolto tra le braccia di Blaise, a piangere contro il suo petto, a cadere come la pioggia. Il cielo era sempre nuvoloso, in quei giorni, pioveva quasi quotidianamente. La terra era diventata fango che si attaccava alle scarpe e schizzava i bordi delle divise, era come la guerra che si aggrappava alle illusioni e sporcava gli animi.
     Draco sapeva che le nubi si sarebbero consumate, prima o poi, e il cielo sarebbe tornato sereno, ma non era sicuro che sarebbe accaduto lo stesso con le sue lacrime. Finché Blaise lo stringeva, però, sapeva di poter continuare a piangere: Blaise non gli aveva solo tolto i vestiti, gli aveva tolto la pelle per mettere a nudo il suo cuore.


 
*


« Voglio fare l’amore con te ». Finalmente Draco era riuscito a dirglielo, un momento prima di scendere dall’Espresso che li riportava a casa per le vacanze di Natale. Aveva allungato la mano a prendere quella di Blaise, mentre Vincent e Gregory scendevano dal treno, assieme a tutti gli altri, e lo aveva trattenuto, standogli vicino perché nessuno vedesse le loro mani unite, parlando piano perché nessuno sentisse.
     Blaise aveva guardato la pensilina della stazione che si stava affollando di studenti che raggiungevano i genitori. « Non vedo l’ora che le vacanze finiscano! » gli aveva detto con un sospiro carico di desiderio e gli aveva sorriso. Poi era sceso anche lui e a Draco non era rimasto che imitarlo, raggiungendo la madre, una statua in abito nero, che lo attendeva in disparte, discosta da tutti e da tutti evitata.
     Tornando al maniero, Draco sapeva già che l’attendevano giorni pesanti: non era solo la presenza del Signore Oscuro con quel suo serpente, c’erano anche la zia Bellatrix e il suo detestabile marito col fratello al seguito, c’era il silenzio di casa stravolto da decine di passi, dalle risate sguaiate, dai piani sussurrati, dalle cene affollate. Malfoy Manor non era più casa sua e Draco sospirava per sentirsi avvolgere di nuovo dalle braccia di Blaise, per respirare il suo profumo e saziarsi dei suoi baci.
     Immaginava come sarebbe stato mentre si accarezzava piano, nella quiete della propria stanza, prima di addormentarsi. Immaginava che la propria mano fosse la mano di Blaise e si toccava come lo faceva l’altro. Prolungava l’attesa più a lungo possibile, fino quasi a stare male, sollevando i fianchi dal materasso, fantasticando, chiedendosi come sarebbe stato accoglierlo dentro di sé e poi si svuotava, riversandosi nella propria mano, sentendo il cuore picchiare come il senso di colpa.
     La sera di Capodanno, quel filo sottile che gli annodava il cuore si strinse fino a farlo sanguinare. Le pietanze prelibate avevano il sapore della carta, sulla sua lingua, mentre il suo cuore gocciolava sangue e pioveva sul suo stomaco e sulla sua vita. Daphne Greengrass, seduta accanto alla madre gli sorrideva apertamente, mentre sua sorella minore, Asteria, arrossiva ogni volta che alzava lo sguardo su di lui, senza sapere che era troppo tardi per l’amore.
     Pochi posti più in là, gli occhi di Blaise non si alzavano dal piatto, mentre sua madre adulava Lord Voldemort, attirandosi l’ira di Bellatrix Lestrange.
    Purosangue che non si erano mai esposti prima, avevano, infine, deciso di mettersi al servizio di Lord Voldemort, per non perdere i propri privilegi. Sembrava la scelta più conveniente ora che il Signore Oscuro pareva destinato a dominare su tutto e su tutti, ora che il Prescelto era svanito nel nulla, e la sontuosa dimora dei Malfoy era il teatro appropriato per imprimere nuovi Marchi Neri e stipulare nuove alleanze.
     Draco non avrebbe chiamato “alleanza” un contratto matrimoniale.
    Quella mattina si era svegliato da un sogno che avrebbe voluto fosse tutto il suo mondo: le labbra morbide di Blaise posate sul suo orecchio, a sussurrare con voce roca che lo amava, ma quella sera il suo mondo si era trasformato in un incubo. Era stato rimesso sulla scacchiera come un pedone sacrificabile.
     Avrebbe voluto che Blaise alzasse gli occhi, avrebbe voluto dirgli che lo amava, ma Blaise non sollevò lo sguardo e Draco tacque.
     Le labbra di Asteria, a mezzanotte, sapevano di fragola.

 
*


Draco rivide Blaise quando salirono sul treno per tornare a scuola. Strinse le dita pallide sulla manica scura della sua veste e lo fece sedere accanto a sé. Il silenzio, tra loro, era teso come la prima volta.
     « Mi dispiace » soffiò mentre passava il carrello dei dolci e i loro compagni di viaggio erano distratti, le mani chiuse a pugno, posate sulle cosce.
     « Non è colpa tua » rispose Blaise, la voce altrettanto bassa, allungando una mano sulla sua, stringendo le dita sul suo pugno.
     Draco avvicinò il viso, avrebbe voluto baciarlo, ma erano sul treno, assieme ad altri, quindi spostò solo un po’ il piede, il suo ginocchio toccò quello di Blaise, e di lasciò sfuggire un tremulo sospiro.
     « Stanotte? » gli chiese Zabini, gli occhi due onici che ingoiavano la luce.
     Draco si passò la lingua sulle labbra, senza distogliere lo sguardo dal suo e gli parve che gli tremasse il respiro. Ancora poche ore e sarebbe stato suo. Annuì, trattenendo un gemito di aspettativa e si rilassò contro lo schienale del sedile.
     La mano di Blaise trascinò la sua tra i loro corpi, le dita si intrecciarono e si accarezzarono di nuovo, nascoste dai mantelli e, per qualche ora, a Draco parve di fare ritorno a casa, che quel viaggio l’avrebbe condotto esattamente dove voleva stare: tra le braccia del suo compagno.
     « La stanza al settimo piano » sussurrò Blaise contro la sua tempia, mentre scendevano dal treno alla stazione di Hogsmeade. « Non ci disturberà nessuno, lì ».
     Draco sentì un brivido scendergli lunga la schiena. Blaise lo superò e raggiunse le carrozze trainate dai thestral, tenendogli il posto, ma Draco non aveva più così voglia di tornare a scuola. Gli sembrava uno scherzo crudele che Blaise volesse amarlo nella Stanza delle Necessità, anche se era, forse, l’unico posto sicuro rimasto nel castello. Fece il viaggio in silenzio e, durante il banchetto, piluccò appena, preda di troppi pensieri.
     « Io vado, prima che scatti il coprifuoco » Blaise si sporse a sussurrargli all’orecchio, aveva l’espressione addolorata e gli indicò il piatto. « Se non sei sicuro, Draco, non faremo niente » esitò il tempo di un sospiro, prima di allontanarsi, il tempo di un bacio lieve, di quelli a labbra appena schiuse che si scambiavano a volte. Draco lo sentì sulla bocca, anche se Blaise non lo baciò, lì, davanti a tutti. Sentì il calore scivolargli nello stomaco e un po’ più giù e fargli tornare un po’ di appetito. « Ti raggiungo tra poco » gli disse a bassa voce.
    Poco, però, era sempre troppo poco e lo raggiunse solo quando era ormai notte fonda. Blaise aveva dato alla Stanza delle Necessità un aspetto confortevole, elegante, ma senza eccessi. Draco si guardò attorno pensando che sarebbe stato bello fare l’amore in un ambiente simile: un caminetto scoppiettante a riscaldare l’aria, il profumo delicato della legna e la luce soffusa. Il letto aveva lenzuola azzurre.
     A Draco si inumidirono gli occhi nel vedere Blaise seduto su un divano dall’aspetto comodo. Lo guardava con espressione afflitta, anche lui aveva gli occhi umidi.
     « Ti amo, Blaise » gli disse con voce rotta, andando a sedergli accanto.
    « Credevo non saresti più venuto » gli disse Zabini, prendendogli la mano e Draco guardò per l’ultima volta le loro dita intrecciate. La mano di Blaise era più grande della sua. Sospirò al ricordo delle sue mani su di sé, degli abbracci, dei baci e delle carezze proibite che si erano scambiati, aspettando che lui fosse pronto ad andare oltre.
     Il momento era arrivato, ma ormai era tardi.
     « Avevo bisogno di riflettere » gli spiegò, un sorriso mesto a stendergli le labbra sottili, gli occhi incatenati alle loro mani intrecciate. « Sono felice con te, Blaise ».
     « Allora cosa c’è che non va? » gli chiese l’altro e Draco rise piano, rise amaro, perché Blaise lo capiva come nessun altro.
     « C’è che non è giusto: io non mi merito di essere felice... »
     « Draco! Non dire... » cercò di interromperlo Blaise, ma Draco scrollò il capo e gli puntò contro la bacchetta.
     « Mi sento in colpa, Blaise ». Gli occhi gli si riempirono di lacrime e Blaise tacque, la mascella che si induriva mentre serrava i denti, guardandolo con dolore e preoccupazione. « Ho fatto tanti sbagli e non voglio farne altri. Per la mia felicità farei soffrire te e Asteria e alla fine... non sarei felice nemmeno io ».
     Blaise gli strinse la mano libera tra le proprie, abbassando lo sguardo sulle dita che stringevano la bacchetta. « Così, finisce qui, tra di noi? » Gli chiese con voce tanto bassa da sembrare un pensiero. « Con te che dici di amarmi e poi... cosa, Draco? »
     « Mi dispiace, Blaise. In questa storia perdiamo tutti ». La mano di Draco tremava.
     « Io di sicuro perdo te ».
     « Devo sposare Asteria. Devo, per mio padre... perché non ho scelta ».
     « C’è sempre una scelta, Draco » Blaise cercò di attirarlo in un abbraccio, ma Draco si divincolò, scattando in piedi, il braccio proteso, la mano che non tremava più.
     « Imperio! » pronunciò senza esitazione, perché non poteva permettere che Blaise gli dicesse che aveva un’altra possibilità. Non poteva permettersi di indugiare nella speranza che le cose sarebbero cambiate, che anche lui avrebbe potuto avere un futuro diverso, essere felice. « Non mi cercherai più! » ordinò tra i singhiozzi di un pianto irrefrenabile. « Smetterai di amarmi e ti innamorerai di qualcun altro. Sarai felice, Blaise. Io voglio che tu sia felice! »
     Blaise lo stava guardando con occhi vacui, tentando di resistere alla magia, e Draco non sapeva se la maledizione Imperius potesse essere usata così, per spingere qualcuno ad amare qualcun altro come un filtro d’amore o a dimenticare chi aveva amato come un Oblivium, ma era certo che Blaise non l’avrebbe più cercato.
     Peccato, si disse, che sia troppo tardi per l'amore. L'avrebbe rimpianto per sempre.
 
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