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Autore: cherfifina96    23/03/2015    0 recensioni
Dal testo:
"La prima cosa che ricordo di quel giorno, è l'odore della macchina dell'assistente sociale che mi stava accompagnando per l'ennesimo primo giorno, nell'ennesima nuova scuola. Quell'odore di libri nuovi, che nessuno ha mai aperto e di caramelle alla menta."
Un assassino da scovare, una ragazza speciale.....
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 14

 

Non avevo idea di quanto tempo fosse trascorso. Ore, giorni, settimane; chi lo sa? Hamilton si presentava sempre portandomi cibo e acqua che mi porgeva lui, per non slegarmi. Dopo la sua quarta visita, si decise a slegarmi.

<< Mi dispiace, Horo. Volevo essere sicuro che comprendessi la tua natura divina. Ora che lo sai posso slegarti >>

Fu con queste parole che mi liberò, per poi andarsene immediatamente.

Mossi lentamente le dita; o meglio: la mia testa diceva loro di muoversi ma queste non obbedivano. Solo dopo vari tentativi ripresi ad avere sensibilità alle mani. Provai ad alzarmi, ma ovviamente anche quell'azione risultò oltremodo complicata. Con estrema fatica mi avvicinai alla pesante porta scorrevole arrugginita dalla quale il mio rapitore era uscito. Provai a scuoterla, pur sapendo che fosse completamente inutile.

Fu allora che fui presa dallo sconforto. Il peso delle rivelazioni che Hamilton aveva fatto, dell'essere rinchiusa e incapace di fuggire franò su di me in un istante che sembrò, al tempo stesso, essere infinito e dilatato all'ennesima potenza. Sentii il mio corpo accasciarsi sul pavimento pieno di sporcizia in quella stanza senza finestre, come a rallentatore. Nessun battito di palpebre, nessun tentativo di fermare la caduta. Mi afflosciai a terra come una piuma. Lentamente; e lentamente chiusi gli occhi.

 

**

 

Al mio risveglio non ero più davanti alla porta. Mi trovavo accanto al tubo dove ero stata legata.

Mi guardai intorno, stranita. Scostai dalla fronte i capelli pieni di polvere e terra e mi misi a sedere, urtando qualcosa.

Accanto ai miei piedi stavano una ciotola d'acqua, del cibo e un biglietto:

 

 

Sono andato a scuola. Tornerò presto con un nuovo frammento del tuo occhio

 

Accartocciai il biglietto e lo scagliai lontano.

Poi, un pensiero mi colpì.

Ero stata inerme tutto quel tempo, senza pensare che, oltre a saper leggere i pensieri....

Strinsi i pugni e una forza invisibile ammaccò visibilmente la porta. Strizzai gli occhi per lo sforzo e quella volò via, divelta.

Dopo un attimo di sollievo, strappai dal muro i documenti che inchiodavano Hamilton, come il mio certificato di nascita, i resoconti sull'esperimento e un foglio scritto e firmato di suo pugno in cui dava sfogo alle sue turbe psichiche, e corsi il più velocemente possibile, senza una meta.

Cercai di seguire la direzione dell'aria e, probabilmente anche per miracolo, riuscii a trovare l'uscita. Mi trovavo nella stessa zona dove Hamilton aveva aggredito il padre di Jay.

Corsi a perdifiato verso la strada. Il suono delle macchine mi investì e mi accasciai a terra, sul marciapiede, piangendo.

Non mi accorsi della presenza di qualcuno alle mie spalle, perciò mi spaventai non poco quando sentii una mano appoggiarsi delicatamente alla mia spalla, facendo piegare un lampione poco distante.

 

<< Aida, stai calma. Sono io. >>

Jay!

 

Senza nemmeno pensarci, mi buttai tra le braccia del ragazzo.

Lui ricambiò l'abbraccio, confortandomi e quando ci staccammo, tirò fuori il cellulare.

<< Tieni. Chiama Donna. È una settimana che i poliziotti ti cercano >>

Ancora sconvolta, presi il telefono e composi il numero.

<< Pronto? >>

<< Donna, sono io! >>

<< Aida! Dove siete? Questo è il numero di Jay, no? >>

<< Sì... Siamo.... Non lo so.... >>

<< Passamelo >>

Porsi il telefono al ragazzo che diede tutte le indicazioni alla donna, per poi riagganciare.

<< Che cosa sono quei fogli? >> chiese poi notando ciò che tenevo in mano.

<< Prove. Per incastrare Nesso >>

 

**

 

In pochi minuti, Donna ci raggiunse e con lei suo zio.

Lei si precipitò ad abbracciarmi.

<< Ero così preoccupata! Ero venuta a svegliarti e non c'eri! Sul... Sul comodino c'era un biglietto lasciato da Nesso. Perché ti ha rapita? Non voleva ucciderti? >> disse tutto d'un fiato.

Io le sventolai davanti al viso i fogli.

<< Ti spiegherò tutto in centrale. Andiamo, prima che torni. >> dissi sbrigativa, guardandomi alle spalle.

Donna annuì e guardò Jay con gratitudine << Grazie. Grazie per esserti offerto di aiutaci a cercarla e grazie per averla trovata. >>

Lui alzò le spalle e sorrise, mentre il signor Rhodes gli diede una pacca sulla schiena.

Dopo ciò, l'ispettore capo e la mia tutrice si accomodarono nei sedili anteriori della macchina, mentre io e Jay su quelli posteriori.

I due adulti si guardarono intorno con circospezione per tutto il viaggio, mentre io appoggiai la testa alla spalla del mio amico e lui mi cingeva i fianchi con un braccio con fare protettivo.

Era finita.



  
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