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Autore: Frallosa    23/03/2015    0 recensioni
Avete mai pensato a dei James e Lily Babbani? Quale sarebbe stata la storia delle loro vite?
dalla storia:
“Lily? Lily, cosa ci fai qui?” la domanda sorge spontanea dalle mie labbra. Lei non risponde, fa qualche passo indietro e si precipita giù per le scale su per le quali si è arrampicata pochi minuti fa.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Hello everybody :)
sono tornata relativamente in fretta col secondo capitolo dato che l'avevo già pronto, per cui ho solo dovuto dargli un'occhiata.
Tra università, vita da pendolare e connessione Internet lentissima, ho avuto giorni estenuanti.
Comunque, mi auguro che l'idea di questa AU vi abbia stuzzicato almeno un po', in questo capitolo si capiscono un po' di cosette in più, ma, allo stesso tempo, il mistero s'infittisce! So, stay tuned ;)
Cos'altro? In questo capitolo sono presenti entrambi i punti di vista di Lily e James, e, ai miei occhi, questo rende il tutto un po' più interessante, perciò, non mi resta che dirvi, buona lettura!


 
 








Ci è voluta quasi mezz’ora per superare il dedalo di vie che separa il porto dell’isola di Nantucket dalla casa che abbiamo affittato.
Il tassista canticchia a bassa voce una melodia che non conosco, mentre io osservo il posto in cui io ed Harry passeremo il prossimo mese.
Ovunque io guardi, ci sono alberi da frutto. Distese immense di campi sabbiosi, e all’orizzonte le acque azzurre dell’Oceano.


 
Da diverso tempo avevo promesso ad Harry una vacanza diversa dal solito, e quest’anno ho deciso di tenere fede al mio impegno.
Dopo un anno di duro lavoro, ce la saremo pur meritata qualche settimana lontani dalla grigia Londra!

Harry sonnecchia con la testa appoggiata al finestrino.
Nel sonno la sua espressione è distesa. Al contrario, sul traghetto era nervosissimo… non si è seduto nemmeno per un minuto durante tutta la traversata.

Ha un’aria così angelica quando dorme.
E’ sempre stata una mia debolezza, quella di incantarmi ad osservarlo nel sonno, sin da quando era piccolissimo.

Più di una volta Edgar è dovuto venire a controllare che non mi fossi addormentata con lui dopo la fiaba della buonanotte. Ma io stavo lì, vigile, con la mente che registrava ogni dettaglio del viso di mio figlio, per confrontarlo con il mio e con quello di suo padre.
 
Più gli anni passano e più mi rendo conto di quanto, per un occhio attento, sia facile carpire la somiglianza tra lui ed Harry.

Ricordo perfettamente quando eravamo noi ad avere quindici anni.

Lo ricordo anche se allora il nostro rapporto non era idilliaco e né lui, né tantomeno io, avremmo mai immaginato che un giorno saremmo finiti insieme.

Lo ricordo in ogni più piccolo dettaglio, e ogni giorno fa male come se fosse il primo.
 

A volte mi assale la paura.
Paura che qualcuno si accorga della somiglianza e distrugga il perfetto mondo di bugie che ho costruito intorno a mio figlio.

Siamo solo in quattro a sapere la verità.
Io, Edgar, Marlene e Remus.

Ancora mi si stringe il cuore se penso che ho costretto una persona come Remus a mentire ad uno dei suoi più cari amici.
Mi chiedo cos’ho fatto per meritare un amico come lui, che pur di proteggerci, ha accettato di mettere i suoi desideri in secondo piano.
 


Quando il taxi si ferma davanti ad una villa piuttosto grande, mi domando perché non ne ho affittata una più piccola. Dopotutto siamo solo in due. Però ad Harry piaceva tanto questa, così, dopo tante insistenze, l’ho accontentato.
 


L’ingresso principale è al piano superiore.
Inizio a salire delle scale di legno seguita da un Harry improvvisamente più sveglio che mai, che mi sorpassa con un paio di balzi delle sue gambe lunghe.
Quando giungo sul pianerottolo che antecede una porta a vetri, lui l’ha già aperta. Mi ci affaccio, e la prima cosa che vedo è una figura maschile indaffarata dietro il bancone della cucina. Non serve che si volti, mi basta sentire la sua voce chiedere:

“John, hai trovato un posto per Padfoot?”, per capire che la mia più grande paura e il mio più grande desiderio, stanno per realizzarsi proprio sotto i miei occhi.

Non ottenendo risposta, si volta, e per la prima volta dopo diciassette anni ci ritroviamo faccia a faccia.

Mi riconosce immediatamente: come lui, neanche io devo essere cambiata troppo.

Gli stessi grandi, espressivi occhi color nocciola che un tempo mi parlavano, ora mi fissano spalancati, mentre il mestolo gli scivola dalle mani e urta il pavimento.

 
“Lily? Lily, che ci fai qui?”



 
*****




 
Io, Doreen e John non ci concediamo una vacanza degna di questo nome da secoli.

Da quando posseggo un ristorante tutto mio, il mio tempo libero è drasticamente diminuito.

Per fortuna, da un paio d’anni a questa parte posso affidarmi a Frank, un giovane uomo che mi ricorda il me stesso di una decina d’anni fa.
Stessa innata passione per gli odori e i sapori, stessa grande voglia di fare.
E’ a lui che ho affidato il ristorante per tutta la durata del prossimo mese. Non ho dubbi che sarà in buone mani.

Siamo arrivati in questa grande casa di Nantucket questa mattina presto.

All’inizio, la casa mi era sembrata un po’ troppo grande per noi tre soltanto, ma Doreen mi ha subito convinto dicendo che la sua scelta-si è occupata lei di prenotare. Cosa non fa Internet ai giorni nostri!- è ricaduta su di una casa così grande in modo che potessimo ospitare comodamente anche Sirius, che, è risaputo, ha aspettative piuttosto elevate.

A Boston, Sirius vive praticamente a casa mia, visto tutto il tempo che ci passa, e sta con i ragazzi quando io non posso esserci.

Ormai entrambi i miei figli lo considerano alla stregua di uno zio, e il fatto che lui continui a far loro regali costosi, non fa che incrementare l’ammirazione che nutrono nei suoi confronti.

Con Remus invece il rapporto si è un po’ raffreddato negli ultimi anni.
Siamo ancora in contatto, ma le cose tra noi non sono più le stesse.
Non siamo più i James, Sirius e Remus che eravamo alle superiori, o nel periodo immediatamente successivo.

Il fatto che Remus viva con sua moglie Marlene dall’altra parte dell’Oceano, a Londra, non aiuta a far guarire la tacita frattura che si è creata tra noi.

In più, so bene che alla base di questo allontanamento, possono solo esserci una chioma di lunghi capelli rossi e un paio di occhi verdi.

Lily Evans, la ragazza che avrei dovuto sposare.

E’ la migliore amica di Marlene sin dai tempi del liceo, e anche Remus l’ha sempre considerata una buona amica.

Non ho dubbi sul fatto che siano ancora vicini, ma non so niente di lei.

Una volta, dopo che l’ho quasi implorato, Remus mi ha detto che è sposata, ma non mi ha concesso di avere nessun’altra notizia.

Chi stava nel posto in cui sarei dovuto stare io? Avevano figli? Erano felici?

E’ strano quanto il mondo possa apparire grande quando ti interessa una sola persona.

Amo profondamente i miei figli, sono piccole parti di me, ma talvolta, quando sono stanco e vedo tutto nero, mi capita di guardare Doreen e vedere tutte le cose che avrei voluto fare e che non ho fatto. E’ come se, ai miei occhi, portasse scritti sulla pelle tutti i miei sogni infranti.
 


E’ quasi ora di pranzo, per cui decido di cucinare qualcosa, anche se so che i ragazzi, sulla scia dell’insegnamento di Sirius, non esiterebbero ad ordinare una pizza. Che spreco!

Doreen è chiusa in camera sua da quando siamo arrivati.
Sta probabilmente disfacendo le decine di pacchi e borse che ha portato con sé.

John è uscito pochi minuti fa per cercare il posto ideale in cui sistemare Padfoot, il nostro cane.

Sento la vetrata alle mie spalle aprirsi, e, convinto che si tratti di mio figlio, chiedo:

“John, hai trovato un posto per Padfoot?”

Non ottengo risposta, per cui mi giro, e mi ritrovo davanti l’ultima persona che avrei immaginato di vedere.

La stessa che fino a poco fa occupava i miei pensieri.

Rapidamente, i miei occhi percorrono avidi il suo volto, e mi accorgo di quanto i miei ricordi non le rendano giustizia.

“Lily? Lily, cosa ci fai qui?” la domanda sorge spontanea dalle mie labbra.

Lei non risponde, fa qualche passo indietro e si precipita fuori, giù per le scale su per le quali si è arrampicata pochi minuti fa.

Le corro dietro, accorgendomi a malapena del ragazzo che le stava accanto.

La scena si ferma: ci sono io, in cima alle scale, Lily, che mi dà le spalle bloccata a metà strada e John che ci guarda con aria confusa ai piedi della scalinata.

“Lily, ti prego, sono passati più di sedici anni dall’ultima volta che mi hai rivolto la parola. Possiamo parlare?” La mia voce sembra ancor più supplichevole di quello che vorrei.

Lei, sempre dandomi le spalle, valuta in silenzio la mia proposta, poi si gira e finalmente rivedo il verde così intenso delle sue iridi che un tempo mi faceva sentire a casa.

Lo stesso verde che ogni mattina, per sei anni ho cercato svegliandomi al mattino, finendo per scontrarmi con l’azzurro ghiaccio degli occhi di mia moglie.

Sale in silenzio i pochi gradini che ci separano ed entra in casa, sedendosi sulla prima poltrona libera che trova.

Il ragazzo, che ipotizzo essere suo figlio, le si siede accanto. Lo studio per un po’. Ha gli occhi dello stesso colore di quelli di lei, ma sono un po’ più grandi dei suoi. I loro nasi sono uguali, e anche le orecchie. Ma le somiglianze che a primo impatto riesco a scorgere, si fermano qui.

“Posso sapere cosa ci fai tu in casa mia, Potter?”
Il suo tono quasi gelido e il fatto che mi chiami per cognome, mi portano indietro nel tempo di più di vent’anni, ai nostri primi anni al liceo, quando eravamo come cane e gatto.

“Potrei farti la stessa domanda, Lily. Io ho affittato questa casa per tutto il mese di Agosto.”

“Non è possibile. L’ho affittata anch’io per tutto il mese di Agosto. Dev’esserci un errore!”


 
  
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