Fanfic su artisti musicali > Crashdïet
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Autore: Wild Rebel    23/03/2015    1 recensioni
Salve a tutti! Bene, questa è la prima OS che tento di scrivere, quindi se non sarà all'altezza, perdonatemi, migliorerò.
Come ben si sa, il mese scorso Simon ha abbandonato i Crashdïet, quindi ho tentato di cercare un'ipotesi riguardo al perchè lui abbia potuto farlo. È tutto frutto della mia immaginazione! Se avete accorgimenti da fare, sarò lieta di ascoltare i vostri consigli. See ya!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Alla fine, come da tradizione, anche il terzo cantante dei Crashdïet lascia la band senza spiegare nulla ai fan sconcertati.” Martin non riusciva a crederci. Era successo tutto il giorno prima, ed ora si ritrovava a leggere quelle che erano vere e proprie idiozie. Non aveva dormito tutta la notte per cercare di capire perché diamine li avesse lasciati; vero, ultimamente avevano avuto qualche scontro, ma nulla di eccezionale! L’ispirazione non gli mancava, dato che anche l’altro giorno aveva sparato di quelle idee davvero magnifiche. La sua nuova ragazza era un tesoro, di conseguenza non poteva essere stata lei a dirgli di scegliere tra lei e la band. E allora che cosa lo aveva indotto ad abbandonare? Forse un’altra band? Non lo avrebbe mai saputo. Erano le cinque del mattino e fuori il tempo imperversava, neanche a farlo apposta. La porta della stanza che aveva condiviso proprio con LUI si aprì lentamente e Peter ed Eric  entrarono a testa bassa, sedendosi subito al suo fianco senza dire una parola: quel silenzio parlava più di mille parole. Improvvisamente il bassista si alzò e, nella penombra della stanza, andò a prendere una chitarra acustica appoggiata alla parete, ed una volta sedutosi di nuovo, iniziò a strimpellare un po’, prima di accennare qualche parola che venne subito seguita dagli altri due. Potevano cercare di nascondere il disagio della situazione, di negare il fatto che ci stavano male, ma dentro stavano tutti interrogandosi sul perché, stavano tutti cercando una propria colpa. Dopo qualche minuto, durante il quale sembrava essere stato tutto perfetto, calò nuovamente il silenzio, ed Eric estrasse dal cassetto del comodino la fotografia che era stata loro scattata nel periodo di Generation Wild, quella foto che Martin aveva l’abitudine di portare sempre con sé in qualsiasi tour.
-Non trovate che fossimo perfetti nella nostra imperfezione? Quattro scalmanati innamorati della musica. Quattro amici che all’epoca volevano solo suonare per divertimento e per stare in compagnia. Cos’è cambiato negli ultimi tempi, eh?-
Martin e Peter non risposero. Loro non sapevano, nessuno sapeva niente fuorchè lui, lui che ora se ne stava a letto proprio come i suoi vecchi compagni di band. Che cosa lo avesse spinto a lasciare, la vera ragione la sapeva solo lui, e nel caso in cui qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe risposto dicendo che ultimamente le cose con la band non andavano, che c’erano stati litigi continui e abbastanza pesanti. Però in realtà, la ragione che lo aveva indotto a lasciare perdere il gruppo che lo aveva portato al successo, ora se ne stava stesa dormiente al proprio fianco. “O me o loro. Scegli.” E così aveva scelto lei. Era innamorato e si sa che l’amore danneggia il cervello. Ma non capiva. La band non gli rubava così tanto tempo. Ika non si era mai lamentata di Martin, Christel nemmeno di Peter, Isabelle non aveva detto parola a riguardo con Eric, quindi a lui perché era stato rinfacciato ciò se lavorava quanto loro? Forse davvero si occupava troppo del nuovo album e troppo poco di lei? Senza fare rumore alcuno si alzò dal letto e se ne andò in salotto, lì dove teneva sempre la sua chitarra acustica preferita: semplicissima, ma erano stati LORO a regalargliela. Per lui non vi era oggetto che avesse più valore di quella. Ne accarezzò con delicatezza la cassa chiara, le corde che al solo tocco delle proprie dita emisero un suono ognuno diverso. Erano passati sei anni, eppure quello strumento continuava ad essere un gioiellino; mai una volta che gli avesse dato problemi di qualunque tipo, mai una pecca, niente di niente. Non seppe spiegarsi bene il perché, ma un attimo dopo si ritrovò a suonare e cantare “Women come, women go”, la prima ballata che aveva scritto con Martin. Naturalmente, nel cantarla cambiò alcune parti, ed invece che riferirsi ad una ragazza, quei versi andarono a riferirsi proprio loro, ai Crashdïet, senza sapere che anche gli altri tre componenti originali stavano cantando e suonando la medesima canzone, utilizzando le medesime parole e la medesima malinconia utilizzata da Simon. Seppur a chilometri e chilometri di distanza, si sentivano ancora una volta tutti insieme: quattro persone completamente diverse, ma con una sola anima in comune. Martin aveva preso la sua chitarra e seppur con titubanza l’aveva iniziata a suonare a propria volta, facendosi seguire da Peter, seguendo anche il ritmo che Eric stava dando loro, battendo le mani sul comodino accanto al letto del chitarrista. E lì, lì iniziò la magia: Simme cantava e suonava, rimanendo però nel suo ruolo di chitarrista ritmico e non solista, non azzardandosi nemmeno a suonare l’assolo, Martin e Peter ai cori, alla chitarra solista e al basso, ed Eric alla solita “batteria”, e nessuno dei tre si provò mai a pronunciare le parole che di solito cantava Cruz.
“Bel lavoro, ragazzi. Sono fiero di voi.”
Ancora una volta, cantante e chitarrista si ritrovarono a dire le stesse parole ai propri interlocutori, che fossero visibili o meno, ripromettendosi che quando il giorno si sarebbe inoltrato, si sarebbero sentiti per potersi dare delle spiegazioni a vicenda, e chi lo sa, forse sarebbero ritornati tutti e quattro insieme. Ancora insieme a fare musica, a fare danni, ma soprattutto nuovamente insieme per poter stare insieme come quattro semplicissimi amici.
  
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