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Autore: BebaTaylor    24/03/2015    0 recensioni
Noi non potevamo essere troppo tristi, o troppo felici, o arrabbiati, o impauriti, terrorizzati o qualsiasi emozione che vi venga in mente. Noi dovevamo essere quasi... apatici, privi di qualsiasi emozione che non fosse appena accennata.
Noi cinque eravamo i guardiani degli elementi. Acqua, Fuoco, Terra, Vento, Spirito. Era nostro compito mantenere l'equilibrio sulla Terra ed evitare qualsiasi catastrofe naturale. Niente alluvioni, niente esondazioni, niente terremoti, frane, slavine, valanghe, niente incendi indomabili, niente vulcani che eruttavano lava come un rubinetto aperto alla massima potenza. Niente tornado, uragani, venti che sradicavano alberi e scoperchiavano case e facevano ribaltare le navi nell'acqua, niente tsunami.
Io ero la più piccola del gruppo, avevo venticinque anni e da cinque anni, e per altri trenta stavo immolando e sacrificando la mia vita per la mia missione.
Solo che era un sacrificio troppo grande
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elements

Parte IV
Epilogo



Dieci anni dopo
«Emma!» strillo guardando la mia adorabile bambina di sette anni che si sta spalmando il mio rossetto sul viso. La piccola mi osserva e fa il solito faccino a cui non posso resistere, «Vieni qui, peste.» sospiro, afferro le salviette struccanti e inizio a pulirle il faccino. «Quante volte ti ho detto di non usare i miei trucchi?»
«Tante, mamma.» risponde lei, «Ma mi piacciono.»
Sorrido e finisco di togliere le ultime tracce di rossetto. «Dai, lavati altrimenti arriviamo in ritardo dallo zio Samuel.»
Emma si lava il viso e le mani mentre io butto le salviettine nel cestino e raccolgo gli asciugamani bagnati dal pavimento. Non avrei mai potuto crederlo, ma due bambini di sette anni e di venti mesi sono capaci di ribaltare una stanza in meno di mezzo minuto, magari mentre sono chinata per recuperare qualche gioco finito sotto al letto.
Io e mia figlia torniamo in cucina e ci blocchiamo quando vediamo il cucchiaino con sopra un po' di mela grattugiata che vola a mezz'aria, diretto verso la boccuccia del mio secondogenito Evan.
«Damon...» sospiro.
«È l'unico modo in cui la mangia.» si giustifica lui mentre Evan chiude le labbra attorno al cucchiaino bianco e azzurro. Damon prende in mano il cucchiaino, prende altra mela e lo fa volare di nuovo.
«Anche io!» trilla Emma, «Anche io!» dice poi si avvicina a Damon e gli tira la manica della camicia, «Papà... per favore.»
Lui le sorride e le sfiora i capelli biondi, muove piano la mano e il cucchiaino devia, finendo in bocca alla bambina che, dopo aver mandato giù tutto, ride e batte le mani. Evan, invece, sembra sul punto di piangere mentre osserva il cucchiaino vuoto, gli accarezzo la testolina castana e gli poso un bacio fra i capelli.
«Arriveremo in ritardo.» esclamo mentre Damon imbocca nostro figlio come fanno tutte le persone normali.
«La mamma ci toglie il divertimento.» sussurra lui a Evan e gli fa il solletico sul pancino.
«La mamma toglierà il divertimento a papà se non si muove.» ribatto io.
«Che divertimento?» fa Emma e Damon mi fissa, sorridendo. Adora quando nostra figlia fa queste domande imbarazzanti... adora quando le fa a me, perché se fa qualche domanda a lui il discorso cambia: diventa di un bellissimo rosso e inizia a balbettare per poi dirle di venire da me.
«Gli impedisco di farmi il solletico.» rispondo a mia figlia. Lei sembra soddisfatta della risposta, prende un tovagliolino e si pulisce la bocca, poi chiede un bicchiere d'acqua a Damon.
Io prendo Evan, lo porto in bagno e gli lavo il viso e le manine appiccicose, butto il bavaglino nel cestino della biancheria sporca e gli pettino piano i capelli, mentre lui alterna risatine e una sequela di “Mamma”. Ogni volta che mi chiama in quel modo mi sciolgo, dimenticandomi della sua mania di infilare le mani nel piatto e poi toccarmi il viso, spalmandomi il cibo sulle guance o di quando si sveglia la notte per un incubo e mi tiene sveglia per ore...
Amo la mia famiglia.
Io e Damon siamo sposati da quasi otto anni e mezzo, viviamo a Miami, nello stesso quartiere dove lui ha vissuto per cinque anni. 
Dopo quel giorno, quando lo ho chiamato per la Maserati, siamo usciti tutti i week end per un mese e mezzo, poi lui ha affittato una casetta e siamo andati a vivere insieme. Pensavo che i miei genitori sarebbero stati contrari a una convivenza dopo un così breve periodo di frequentazione, invece si sono dimostrati entusiasti di Damon e lo adorano come se fosse un figlio.
Dopo dieci minuti siamo in macchina diretti verso il ristorante di Samuel.
Alla fine, ognuno di noi, ha ottenuto quello che voleva.
Io e Damon siamo sposati, Adam ha fatto il viaggio che desiderava, Samuel ha aperto un ristorante, che ora è frequentato dalla gente “in” di Miami e in generale da tutta la conte di Dale. Leo dedica svariati giorni ai bambini ricoverati all'ospedale e lavora insieme a Samuel, occupandosi del bar.
Io e Damon non siamo gli unici che sono una coppia, anche gli altri hanno trovato una persona con cui stare.
Samuel, Leo e Adam hanno raccontato ogni cosa alle donne che hanno sposato, perché era giusto farlo, che sappiano cosa abbiamo passato.
Perché, dopo dieci anni, nessuno di noi cinque ha dimenticato quel giorno di dieci anni fa, quando la nostra vita è cambiata nuovamente, in meglio, questa volta.
Siamo cresciuti, Samuel ha quasi quarant'anni, un ristorante ben avviato, una moglie, due figli e un terzo in arrivo. Adam ha ancora la passione per i viaggi e trascina sua moglie e i loro due gemelli in giro per gli USA e l'Europa. Leo è ancora il mio pasticcino, anche se è sposato e padre anche lui. Io ho trentacinque anni, sono sposata con Damon e sono madre. Forse non avrò la vita perfetta, ma è la mia e non potrei chiedere di meglio.
Padre Natura quel giorno ci disse tante cose, ma ne omesse una: io e gli altri siamo più di persone in grado di controllare gli Elementi.
Io e gli altri siamo amici. 
Ed è per questo, che oggi, Sabato 12 Ottobre 2024, a dieci anni esatti da quel giorno, festeggiamo questo anniversario.
L'anniversario della nostra amicizia.

✫✫✫

Da qualche parte nell'universo.
La donna fissa i cinque ragazzini di dieci anni davanti a lei. Qualche mese prima è riuscita a liberarsi dalla prigione in cui suo padre l'ha rinchiusa ed ora è pronta per ricominciare il suo compito.
Ha portato quei bambini nella sua dimensione, per prepararli al loro compito senza nessuna distrazione.
«Voglio la mamma!» scoppia a piangere l'unica bambina del gruppo.
«Sono io la vostra mamma, adesso.» dice Lei, «E v'insegnerò tutto quello che dovete sapere.» continua, «Sapete, voi siete stati scelti per un compito importantissimo: dovete salvare il mondo.» esclama, fa un sospiro e si siede davanti ai bambini, «I vostri predecessori sono stati davvero... cattivi.» sospira, «E voi dovete sistemare i loro casini.»
«Tu ci hai rapito, stronza!» grida uno dei ragazzini, «Mio padre è un giudice e ti metterà in prigione.»
Lei non si scompone più di tanto, allunga solo un braccio e molla un ceffone al ragazzino. «Stai zitto, Fuoco.»
«Mi chiamo Micheal.» piagnucola quello.
«No.» dice Lei. «Da questo momento avete una nuova vita e nuovi nomi.» esclama. «Tu,» indica il bambino che stringe la bambina, «Sei Aria, lei è Spirito.» dice e poi indica altri due bambini: il più piccolo di costituzione spalanca gli occhi verdi e gli occhiali gli scendono sul naso, «Tu sei Terra.» dice e gli fa una carezza sulla testa, «Invece tu sei Acqua.» si rivolge all'ultimo bambino, «Ed ora vi mostro le vostre stanze.» la sua voce è allegra.
Le stanze in realtà sono dei cubicoli di tre metri per tre: hanno tutte un letto, un comodino, una scrivania, qualche libro, dei fogli bianchi e un barattolo di penne e matite colorate, un armadio e un piccolo bagno con lavandino, gabinetto e una minuscola doccia. Tutte le pareti, compresi pavimento e soffitto e anche la porta, sono di un bianco sporco, mentre l'arredamento è grigio. Non ci sono finestre.
«Io voglio la mamma!» pigola la bambina mentre Lei la spinge al centro della stanza per poi chiudere la porta. Lei e gli altri quattro avanzano per diverse centinaia di metri, poi è il turno del bambino con gli occhiali di essere chiuso nella camera.
Una volta sistemati tutti i bambini, Lei si siede sul suo letto, soddisfatta.
I bambini non possono interagire fra di loro, se Lei non vuole e, ovviamente, non lo vuole: ha già fatto questo errore in passato e sa che non deve più ripetersi. Ha tutto il tempo per plasmarli e renderli perfetti: esseri senza nessuna emozione, pronti per controllare gli Elementi.
Li sente piange e gridare, come quando li aveva rapiti dalla terra per portarli lì ma sa che è normale e che basteranno un paio di giorni per fargli passare la nostalgia di casa e presto dimenticheranno le loro famiglie, i loro amici... e poi sarà tutto perfetto.
Lei
sorride mentre pensa che il suo piano che ha progettato per quasi dieci anni è finalmente iniziato.
Lei sorride mentre si dice che tornerà ad essere quella che è sempre stata: Madre Natura.


Ok, gente, anche queta storia nata come flash fic, sfociata in one shot e diventata mini-long è finita.
Un grazie enorme a chi l'ha letta, chi l'ha messa in una delle liste... grazie anche a chi mi mette fra gli autori preferiti! Vomito arcobaleni ogni volta che uno di questi numerini si alza!
Alla prossima! E leggete le altre mie storie!

   
 
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