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Autore: Jordan Hemingway    24/03/2015    3 recensioni
La Terra è stata conquistata: i nuovi padroni si fanno chiamare dèi e usano gli esseri umani come pedine nel loro eterno gioco di dominio. Solo due fratelli possono rovesciare la sorte, un uomo e una donna in grado di cambiare le carte in tavola… Se solo i loro eserciti non li considerassero empi traditori.
Si dice che siano gli dèi a governare il fato del mondo e, come dio, non ho mai avuto dubbi al riguardo: questo fino a quando il destino di Electra Bianca Lama non ha incrociato il mio.
Non che ne avessimo discusso: il vocabolario della ragazza, squisitamente vario per quel che concerneva armi e strumenti di distruzione di massa, era purtroppo limitato in ogni altro tipo di conversazione, soprattutto riguardo la filosofia.
Forse per questo quando introducevo l’argomento la sua spada si conficcava sempre a pochi millimetri dal mio orecchio destro.
Sto correndo troppo.
Prima che diventassimo così intimi, di Electra conoscevo solo quello che i suoi compagni dicevano di lei.
Traditrice della propria stirpe, assassina di regine.
La sorella dell’uomo che per un trono aveva ucciso la madre.

Partecipa al contest This is War II-Situations di ManuFury
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando gli schiavi chiudono gli occhi


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1.
φεύγοντας άνδρας έλπίδας σιτουμένους
So come gli uomini in esilio si nutrano con sogni di speranza.
Agamennone, Eschilo
 
 
 
Si dice che siano gli dèi a governare il fato del mondo e, come dio, non ho mai avuto dubbi al riguardo: questo fino a quando il destino di Electra Bianca Lama non ha incrociato il mio.
Non che ne avessimo discusso: il vocabolario della ragazza, squisitamente vario per quel che concerneva armi e strumenti di distruzione di massa, era purtroppo limitato in ogni altro tipo di conversazione, soprattutto riguardo la filosofia.
Forse per questo quando introducevo l’argomento la sua spada si conficcava sempre a pochi millimetri dal mio orecchio destro.
Sto correndo troppo.
Prima che diventassimo così intimi, di Electra conoscevo solo quello che i suoi compagni dicevano di lei.
Traditrice della propria stirpe, assassina di regine.
La sorella dell’uomo che per un trono aveva ucciso la madre.
 
 
“Si aspettano che giuriamo fedeltà?” Sputò uno dei soldati: il grumo biancastro di saliva e lotous andò ad impastare le pietre della piazza antistante il palazzo reale. “Nostra Signora Clitemnestra si rivolterebbe nella tomba, se quegli sporchi animali gliene avessero eretta una.”
Il suo compagno, un mercenario avvolto nel suo mantello multicolore, lo osservò di sottecchi. “Tu appartieni al reggimento di Electra. Vi ho visti combattere assieme sotto le mura di Ilio, schiena contro schiena.”
Il primo soldato, le cui cicatrici testimoniavano il coraggio e la fortuna, si girò con rabbia. “Che cosa vuoi dire con questo? Voi carne mercenaria non potete capire.”
“Voglio dire quello che ho detto: avete combattuto assieme ad Ilio.” Il mercenario inclinò la testa. “Guarda.” La folla radunata nella piazza iniziò a rumoreggiare contro il corteo che si dirigeva verso il palazzo. “I nuovi padroni.” Commentò, vedendo sfilare Oreste, il matricida, accompagnato da pochi strateghi e dal fido Pilade, il principe che aveva rinunciato ad un regno per aiutare l’amico a conquistare il proprio. Una giovane donna, segnata dalle battaglie, guidava il drappello di scorta: la sua corazza era di cuoio bianco e alla cintura portava una spada di uno strano materiale, candido quanto il suo viso illuminato da una galassia di lentiggini.
Electra scrutava la folla, ignorando le proteste che a volte si levavano più forti degli applausi pagati a caro prezzo dai forzieri reali. I suoi occhi, un eco delle ombre del Tartaro, si posarono sul mercenario dal mantello colorato per poi passare al soldato che con lei aveva combattuto.
“Non saluti la Bianca Lama?” Mormorò il mercenario.
“La Bianca Lama?” Il primo soldato distolse lo sguardo. “La Bianca Lama è morta il giorno del matricidio.”
Il corteo entrò nel palazzo reale.
 
 
“Hanno eretto un nuovo tempio.”
Oreste congedò gli strateghi e la scorta, i cui passi risuonarono sotto le buie arcate di pietra. Electra e Pilade erano l’unico pubblico di cui aveva bisogno.
“Le hanno eretto un tempio, capite?” La maschera che lo aveva protetto lungo tutta la giornata si frantumò: il giovane sovrano di Argo cadde a terra, in ginocchio. “Nostra Signora… Hai ottenuto quel che volevi, madre?” Il suo urlo riecheggiò tra le volte del palazzo. Pilade allungò un braccio verso l’amico, ma venne respinto.
“Rialzati fratello. Potrebbero sentirti.” Electra, la donna di ghiaccio: Oreste non ricordava una singola volta in cui la sorella avesse manifestato emozioni. I suoi occhi sfidarono quelli di lei: cielo contro tartaro, luce contro oscurità.
“E se fosse?” Con uno scatto repentino, Oreste sguainò la propria spada e la lanciò con forza: la lama si conficcò nel trono ligneo che era stato di Agamennone e Clitemnestra. “Le erigono un tempio e l’adorano come una dea. Se solo sputassero sul suo nome e su quello dei cosiddetti dèi, allora avremmo una possibilità di vittoria.”
Pilade fermò l’ondeggiare della spada. “Non ci sono vittorie senza guerre.”
“Ci sono state!” Oreste saltò in piedi e fronteggiò l’amico. “Mio padre, tuo nonno, i nostri antenati… Hanno tutti versato il loro sangue per combattere l’invasione, e nessuno lo ricorda!”
“Il piano deve proseguire.”
La voce di Electra aveva il potere di gelare ogni disputa sul nascere: un dono che molti strateghi le avevano invidiato, prima di quel giorno.
“Ognuno di noi ha un compito: il tuo, fratello, è quello di brillare seguendo gli ordini dell’ Athena. Il mio è di farti risplendere grazie alle ombre che mi circondano.”
“E se non volessi più seguire il piano?” La sfidò Oreste.
Fu Pilade questa volta ad intervenire, posandogli una mano sulla spalla. Una mano forte, calda, così diversa dalle dita sempre fredde di Oreste. “Non ci sono alternative: non possiamo tornare indietro, non dopo…” Si interruppe, sapendo che gli altri due avrebbero capito.
Un sospiro fu la risposta dell’amico. 
“Doveva essere fatto.” La Bianca Lama non aveva esitazioni, in battaglia come nell’omicidio a sangue freddo. Un’altra qualità apprezzata, prima di quel giorno.
“Doveva essere fatto.” Ripeté Oreste: la maschera di imperturbabilità era di nuovo sul suo volto.
Pilade lasciò cadere la mano.
“Dobbiamo sapere quanto supporto è disposta a darci l’Athena. Se dobbiamo distruggere la Poseidon, dovranno concederci l’uso delle armi divine.”
Il re di Argo si rivolse poi alla sorella. “Prepara le tue truppe per la ricognizione, sorella. E ricordati del piano, sopra ogni cosa.”
Un inchino, e Electra era già scomparsa nell’oscurità del palazzo.
Una dote ammirata, prima di quel giorno.
 
 
Mi fu riferito che Clitemnestra non gridò né supplicò il giorno in cui i figli adottivi vennero a toglierle la vita.
Le leggende che ora circolano nelle taverne di Argo la ricordano come una sovrana nobile e devota agli dèi , che nel momento finale porse fiera il petto alla lama di coloro che aveva allevato.
Ovviamente nulla di tutto questo è vero, a cominciare dalla devozione.
E credetemi sulla parola, poiché ho visto tutto con i miei occhi – dettagli come quello della mia assenza fisica sul luogo del delitto potrebbero annoiarvi, per cui non mi dilungherò in spiegazioni tecniche: sappiate solo che ho guardato Clitemnestra morire e vi assicuro che lo spettacolo non ha avuto niente di nobile.
Quella donna urlava come un maiale al macello mentre implorava i figli per la propria vita e offriva loro tutto ciò di cui disponeva: ricchezze, onori, donne e uomini, cielo e terra.
Quando la Bianca Lama le affondò la spada nel ventre, Oreste chiuse gli occhi e non vide la madre spegnersi nella pozza di sangue e di merda che si allungava lentamente sotto di lei.
Uno spettacolo misero. E dire che la sua morte era stata decretata da una vera dea: mi sarei aspettato qualcosa di meglio che una scialba morte umana: ironia del destino per una che aveva tanto tramato per diventare una di noi.
Ma d’altra parte gli dèi non muoiono, si dice.
Un’altra menzogna.





Note dell'autrice: Salve! Questa storia è stata scritta per il contest This is War II-Situations, indetto da ManuFury su EFP Forum. Probabilmente è un po' tirata per i capelli, ma era da tanto che volevo scrivere una cosa del genere. ^^ So che al primo sguardo non sembra, ma è fantascienza, trust me. L'immagine iniziale è opera del tempo libero di mia sorella (che ringrazio nonostante l'anonimato). Grazie di aver letto fin qui!
  
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