Fanfic su attori > Heath Ledger
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Autore: la luna nera    24/03/2015    3 recensioni
Mi avvicino in punta di piedi ad un attore fantastico che è volato via troppo presto. Questa è la prima fanfiction che scrivo e l'ho fatto solo per lui che ho scoperto quando ormai non era più in questo mondo.
Ho immaginato il giovane Heath sui banchi di scuola a Perth, quando già si faceva notare per il suo grande talento nella recitazione, come quella volta in cui fu protagonista di una rappresentazione con la sua compagna di classe.
E lei ha appena ricevuto la telefonata che le ha portato quella notizia che non avrebbe mai voluto sentire.
Tratto dal finale:
So che sei lassù fra le stelle, magari mi stai pure fissando, forse sei tu che mi scompigli i capelli con questo alito di vento e mi stai bacchettando per la lacrima che sta uscendo dai miei occhi.
Non mi sopportavi quando piangevo, quante volte me l’hai detto!
Questa volta me lo concedi?
E’ più forte di me, non ce la faccio proprio ad accettare che non ci sei più.
Scusami se sto male.
Scusami se piango.
Scusami se mi manchi.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so come riuscii a rimettere la cornetta al suo posto: quella telefonata mi aveva pietrificato.
Pensavo ad uno scherzo, anche se di pessimo gusto, ma così non era. Non appena riacquistai la necessaria lucidità, cercai la smentita in rete: trovai invece la conferma: Heath se n’era andato.
Era passato del tempo dall’ultima volta in cui l’avevo visto, da quando aveva lasciato Perth per volare là dove sarebbe diventato quello che meritava i nostri incontri si erano fatti sempre più fugaci.
Eppure il solo pensiero che non lo avrei rivisto mai più mi fece provare tanta di quell’amarezza che non immaginavo di poter provare. Spinta dall’incredulità mista forse a disperazione, aprii quella scatola in cui custodivo i miei ricordi fatti di vecchie foto dei tempi della scuola, di piccoli oggetti e ritagli che per qualcuno potevano essere insignificanti e fatti soprattutto di amarezza per un tempo che non può tornare più. Sentivo che il mio viso iniziava a bagnarsi e non ero capace di bloccare le lacrime, specie quando fra le mie mani strinsi quella foto.
E non potei fare a meno di tornare con la mente a quel giorno inghiottito dal tempo……
 
Eravamo in classe, la signora Wilkans entrò e sbatté la mano sul tavolo per attirare la nostra attenzione.
“Ragazzi, ascoltatemi per cortesia. In occasione della festa a conclusione dell’anno scolastico ci è stato chiesto di allestire uno spettacolo teatrale per raccogliere fondi a favore di un centro a sostegno della ricerca contro le malattie infantili. Questo è il testo che metteremo in scena: una mia rivisitazione della famosa favola “La Bella e la Bestia”.
Da quella non mi sarei aspettata altro… Forse Cenerentola o Cappuccetto Rosso.
Diedi poco peso al resto del discorso, avevo mille pensieri per la testa. I miei erano partiti per l’ennesima volta per motivi di lavoro, non so quale fosse la loro destinazione, tanto per me era indifferente…. C’ero abituata. Ad ogni ricorrenza, festa, compleanno e quello che volete ero sempre sola e questo mi aveva portata ad essere spesso scontrosa, irascibile, sfiduciata e per certi aspetti pure ribelle.
Dopo chiacchiere e bla bla bla, la Wikka (come la chiamavo io) passò alla distribuzione dei copioni con l’assegnazione delle parti. Il ruolo del protagonista,ovvero la Bestia, se lo beccò Heath e nessuno ebbe da ridire. Il suo era un talento innato, aveva l’arte della recitazione nel sangue, qualcuno trovava il suo impegno nella preparazione di una parte quasi maniacale. Lui era così, amava recitare e voleva farlo bene, anzi, alla perfezione. Quello era il suo destino diceva, e prima o poi avrebbe lasciato l’Australia per diventare un grande attore.
“E per quanto riguarda il ruolo di Belle… E’ tuo.” Faticai  nell’impedire che gli occhi mi uscissero dalle orbite quando vidi il copione sul mio banco.
Alzai lo sguardo verso la prof. “Mi prende per il lato B?”
“Credevo ti facesse piacere interpretare la protagonista.”
“No, affatto.” Mi alzai. “Oppure ha sbagliato? Una come me potrebbe fare solo la Bestia.”
“Carrie, so che non c’è simpatia fra di noi, ma così ho deciso e che ti piaccia o no, Belle sarai tu.”
“Non ci penso neanche.” Uscii di classe sbattendo la porta. Mi misi seduta sotto un albero in giardino, tirai fuori la bottiglia di birra dal mio zaino e cominciai a bere. Figuriamoci se avevo voglia di interpretare la protagonista a fianco di uno che recita da Dio! Non ho mai combinato nulla di buono in vita mia e non avrei iniziato certo da adesso!
“Ehi, non bere troppo, non è troppo raccomandabile per un’attrice.”
Lo fulminai con lo sguardo. “Che vuoi, Ledger? Quella parte non la faccio manco morta, quindi fatti da parte e lasciami bere in pace.”
Si mise a ridere.
“Lo trovi divertente?”
“Si, direi di si. Una Belle decisamente fuori dalle righe, ci sarà da divertirsi.”
Mi alzai di botto e mi avvicinai a lui. “Senti, io sono negata per fare qualunque e dico qualunque cosa. Di fare una figura di merda davanti a tutta quella gente solo per assecondarla non mi va. Tu fa’ pure la Bestia, ma trovati un’altra Belle.”
Raccolsi le mie cose e me ne andai.
Non so come la prese, le altre ragazze avrebbero fatto a botte per avere quel ruolo. Heath era già bellissimo, ma a lui l’etichetta di figo non andava a genio. Detestava la superficialità e forse era proprio quello il motivo per cui nei giorni seguenti mi stressò all’inverosimile per convincermi ad accettare la parte. Per poco non arrivammo alle mani, mi aveva letteralmente sfinita! Poi accadde qualcosa: stavo per sferrargli un pugno nello stomaco e lui mi bloccò afferrandomi per il polso. “Ehi, guarda che non puoi fuggire sempre da tutto e da tutti.”
“Mollami o ti faccio diventare donna.”
“Carrie, ascoltami, ti sei chiesta perché ha scelto proprio te per quella parte?”
“Per umiliarmi davanti a tutti, lo so. E non mi va di farlo in pubblico, preferisco limitarmi al privato.”
“E anche se così fosse? Dimostrale una volta per tutte quanto vali.”
“Ma per favore…..”
“Basta cazzate. Ti ha scelta perché secondo me in fondo crede in te, fidati.” Fece una pausa di qualche secondo. “E anch’io.”
“Ledger, ti sei fatto, di’ la verità.”
“Non sto scherzando e non sono fatto.”
Mi fissò come a volermi penetrare l’anima. Non so cosa accadde in quei secondi, mi resi conto per la prima volta della profondità del suo sguardo e compresi che dietro quel bel faccino c’era una voragine. Lui non era come gli altri, non si vantava di avere stuoli di ragazze ai piedi, voleva essere apprezzato per quello che era, non per quello che appariva. E dentro forse era ancora più bello che fuori: sensibile, profondo, ma anche determinato e pignolo nel raggiungimento dei suoi scopi. Tutte cose che avrei scoperto nelle settimane a venire.
Sentirmi dire con quella voce profonda che credeva in me, fece scattare una molla nel mio cervello.
“…Davvero?”
“Davvero.” Annuì con la testa. “Provaci almeno, così vedrai tu stessa quanto vali.”
Mi staccai da lui e provai a metabolizzare quanto mi aveva detto.
“Dai, ti aiuto io. Dopo la scuola ci prendiamo due birre fresche, ci sediamo su una panchina e leggiamo il copione.”
Non ero del tutto convinta, ma accettai la sua proposta.
 
Qualche giorno dopo presi il copione e iniziai a leggerlo.
Era la prima volta che i miei occhi si scontravano con quella serie interminabile di parole che formavano le battute di una storia che parlava dell’amicizia poi sfociata in amore di due improbabili protagonisti. Certo, la Wikka ci aveva messo del suo, ma in sostanza la trama era stata stravolta solo in modo limitato: a quanto ne sapevo (e non era una grande esperta di favole)  il bestione alla fine ci restava secco, qui invece riassumeva le sue fattezze umane davanti agli occhi stupiti e impauriti della ragazza, convolando poi a nozze. E quei due sposini sarebbero stati impersonati da me e Heath Ledger. Scossi la testa, mi sembrava tutto assurdo. Poggiai quel mucchio di fogli sull’erba e la testa sul tronco dell’albero che fungeva da sedia. Osservai le nuvole candide rincorrersi nel cielo sospinte dal vento e provai un senso di vuoto in me. Vuoto come gli anni passati nel chiedermi che senso avesse la mia vita, perché i miei mi avevano messa al mondo per abbandonarmi quasi sempre a me stessa o alle cure di estranei perché dovevano lavorare, se avevo fatto bene a mostrarmi sempre scontrosa e riluttante verso tutto e tutti o forse dovevo iniziare a guardare il mondo sotto una luce diversa… Quella luce che era stata accesa da due occhi che avevano perforato la mia corazza costruita da anni di solitudine e menefreghismo, facendola pian piano diventare sempre più fragile. Ed eccolo il responsabile: guardai davanti a me e vidi Heath camminare a passo svelto nella mia direzione con due bottiglie di birra in mano.
“Scusa il ritardo” esordì sedendosi vicino a me e porgendomi una delle due birre “c’erano più persone di quanto avessi immaginato al bar ed ho perso un sacco di tempo.”
“Non credo sia stato necessario portarmi da bere, non ho intenzione di prosciugarmi la gola.” Mi maledissi all’istante per quanto avevo detto d’impulso. Invece di ringraziarlo, quasi mi ero mostrata infastidita! “….Scusa, e….grazie per la birra.”
Lo guardai mentre sorseggiava la bevanda, trovavo quei momenti del tutto assurdi.
 
Iniziò a leggere le battute conferendo a quelle parole qualcosa di magico. I suoi gesti, il tono della sua voce, l’espressione della sua faccia che mutava a  seconda della scena mi facevano sentire ancora più minuscola del normale. Insomma, io ero il peggio del peggio e avrei dovuto recitare a quello che poteva essere benissimo il futuro vincitore di un premio Oscar!
“Ehi, tocca a te!”
Silenzio
“Carrie, ci sei?”
Avvertii qualcosa punzecchiarmi la fronte: era lui che usava l’indice della sua mano destra come un punteruolo.
“C’è nessuno in casa? C’è forse qualcuno che si è dimenticato di recitare la sua parte?”
Recitare?
Recitare?!
No, no, no! Mi alzai di scatto ritornando me stessa.
“Beh? Si può sapere che ti prende adesso?”
“Tieni.” Gli sbattei addosso il copione. “Io non recito e questa volta non cambio idea nemmeno se mi dai un milione di dollari.”
“E questa da dove salta fuori?”
“Non ce la faccio, scusa… Non ce la posso fare…”
“A recitare?”
“A recitare con te.”
“Perché?”
“E me lo chiedi? Sei…. Sei bravissimo e io… insomma.. non sono capace di dire una battuta senza sparare qualche cazzata…”
“Quello che hai appena detto è una cazzata.”
“Scusa,… non me la sento.”
“E se ti invitassi a cena invece?”
Mi irrigidii all’istante. Nessuno sulla faccia della Terra si era mai lanciato in un’impresa simile: invitarmi a cena!
“Stasera?”
“No-no-no-aspetta-un-attimo-per-favore.” Presi fiato. “Che accidenti c’entra la cena?”
“Beh, pensavo fosse carino, credo che io e te dovremmo trascorrere del tempo insieme per entrare in sintonia e far nascere quel legame necessario per recitare assieme una cosa come la Bella e la Besta.”
“Senti, io non voglio recitare ok? Quindi non insistere oltre per favore…”
“Provaci! Cosa ti costa?”
“Mi costa l’ennesima umiliazione.” Sentivo inumidirsi i miei occhi. “Io sono un caso disperato, faccio schifo sotto ogni aspetto, in più ho una situazione familiare di merda che mi causa mille problemi e….”
“E credi di essere l’unica?” Mi interruppe bruscamente. I suoi occhi mi facevano quasi paura. “Credi che abbia saltato di gioia quando i miei si sono separati?”
Non risposi.
“Ho ingoiati rospi su rospi, mi sono dato da fare per superare tutti periodi di solitudine che avevo davanti. Cosa credi? Passare il Natale con la famiglia divisa mentre tutti gli altri sono insieme a festeggiare è stato tremendo, specie il primo anno! Facile fuggire e prendere a calci nel culo il mondo intero! Facile sputare in faccia a tutti e tirarsi indietro come un fifone!”
Silenzio. Non sapevo cosa dire.
“Va bene, non ti romperò più le palle con la recita. Se non vuoi fare Belle fa’ pure. Ma ricordati che fuggire non ti servirà in futuro. So che hai le palle per arrivare lontano e questa è l’occasione buona per dimostrare a tutti che anche tu vali. Ma se vuoi continuare a fuggire, fallo pure. Non cambierai mai se non ci provi.”
Raccolse le sue cose e se ne andò.
Rimasi lì sola, immobile, impietrita. Nessuno prima di allora mi aveva dato una tale tirata d’orecchi. Neanche i miei genitori si erano mai presi la briga di darmi qualche dritta per farmi scuotere da quel limbo che mi ero creata e dal quale non volevo allontanarmi. Heath aveva la mia stessa età anagrafica, ma era terribilmente più maturo di me. La situazione familiare che aveva alle spalle lo aveva spronato a crescere forse troppo rapidamente, ma il risultato si era rivelato tutt’altro che negativo. Ed io? Che avevo fatto? Niente di buono, mi ero trincerata dietro birre, mascalzonate e tutto il peggio che vi possa venire in mente. L’unico che aveva tentato di darmi una scossa era stato proprio Heath ed io lo avevo trattato maledettamente male.
Nei giorni seguenti non andai a scuola. Sapevo di rischiare l’anno con tutte quelle assenza, ma non m’importava. Il mio futuro scolastico in quel periodo era in fondo all’elenco di tutte le mie preoccupazioni, ma quel pomeriggio avvertivo qualcosa di diverso nell’aria, mi pareva di sentire una piccola voce che voleva spronarmi ad abbandonare una volta per tutte il mio limbo.
Ero sola in casa, mio padre e mia madre non c’erano, il loro unico interesse nei miei confronti si limitava ad una misera telefonata giusto per constatare se ero viva o morta.
Stronzi e bastardi.
Avevo riflettuto a lungo su ciò che volevo fare della mia vita, se diventare acida come loro il cui unico interesse era il business, oppure aspirare a qualcosa che ti fa anche scoprire che può essere bello ed emozionante guardare l’oceano che cambia colore con l’approssimarsi del tramonto, che la sabbia appiccicata ai piedi può farti sfinire dalle risate se provi a toglierla stando in equilibrio su una sola gamba, che ridere per le stronzate più assurde fa un gran bene al corpo e all’anima…. E quand’era che avevo riso a crepapelle per l’ultima volta? Boh! Non me lo ricordavo proprio.
Insomma, riflettevo se nella mia vita poteva esserci spazio anche per il calore di emozioni e sentimenti oltre che all’aridità di un conto in banca pieno di freddo denaro.
Guardai l’orologio: segnava le tre e quarantacinque del pomeriggio. Fra un quarto d’ora presso il laboratorio di teatro della scuola si sarebbero svolte le prove della rappresentazione.
E se mi fossi presentata?
Non avevo imparato a mente neanche una battuta, ma non m’importava perché avevo tutta l’intenzione di comunicare alla Wikka di non accettare la parte.
Ma davvero volevo rifiutare?
Dall’ultimo battibecco con Heath sentivo che qualcosa iniziava a muoversi dentro di me. Pazzesco!
Salii in sella alla mia piccola moto e in una manciata di minuti ero a destinazione. C’era il sole e un gradevole vento mi scompigliava i capelli mentre salivo i cinque gradini che mi avrebbero condotta lì, dove molti non immaginavano potessi arrivare. Quello fu il giorno che nel mio cuore assunse il nome di spartiacque fra la vecchia e la nuova Carrie.
 
Afferrai la maniglia della porta ed entrai. In una frazione di secondo tutti gli occhi dei presenti si incollarono addosso a me, solo due però ne vedevo in quella stanza.
Esatto: i suoi.
Heath mi fissava con la faccia di chi sapeva che non avrei deluso le sue aspettative, mi sussurrò un “sei in ritardo” non appena mi avvicinai a lui che ricambiai con un piccolo sorrisetto con linguaccia inclusa denso di imbarazzo.
La Wikka iniziò a parlare di costumi, scenografie ed orari per le prove. La degnavo della minima attenzione, ma tutto cambiò quando quella cretina-oca-super-vamp di Shana, che avrebbe dovuto interpretare Mrs.Brick la teiera, si propose per la parte di Belle in virtù del mio quasi scontato rifiuto. Sapevo che le piaceva Heath, non ne aveva mai fatto mistero nonostante lui la considerasse appena un’amica. Quella stupidina fece trapelare dalle sue parole una rosicante gelosia per il fatto che fossi stata scelta io per recitare a suo fianco. Vi rendete conto?! Io, escremento della società, ero invidiata da una considerata al top del top! Non so se fu quello a smuovermi del tutto, mi alzai in piedi e comunicai la mia accettazione del ruolo di Belle lasciando i presenti stupiti e meravigliati. La Wikka ci presentò i costumi e scoprii con mia grande sorpresa che avremmo portato una maschera in faccia. La cosa mi rincuorò poiché vedevo quella cosa come una sorta di barriera protettiva fra me e il resto del mondo.
Così dunque ebbe inizio quel bizzarro percorso che mi avrebbe aiutata ad abbandonare il mio limbo di rifiuto e rigetto verso tutto e tutti. Era piacevole trascorrere quei pomeriggi a provare la rappresentazione, riuscivo giorno dopo giorno a diventare Belle con una naturalezza che mi sorprendeva letteralmente. Forse era dovuto alla presenza di Heath al mio fianco coi suoi preziosissimi consigli o forse ero io che dopo anni di buio avevo afferrato quel raggio di sole che iniziava a trascinarmi verso la luce. Non so a cos’era dovuto, ma a partire da quei giorni iniziai a sorridere di più e a vedere la vita in modo diverso. E mi resi conto pure di essere oggetto di invidia di molte ragazze della scuola!
Le prove generali erano andate bene, i costumi (davvero belli, dovetti ammetterlo) erano pronti e l’attesa da parte di tutti noi era piena di adrenalina. L’unica a covare un leggero timore, manco a dirlo, ero io. Suvvia, non potete pretendere che potessi essere cambiata radicalmente nel giro di poco tempo! Avevo un pizzico di paura e non era la semplice ansia del debutto… C’è una piccolo particolare di cui ancora non vi ho detto: mi ero sempre rifiutata di fare la scena finale del bacio fra i protagonisti. Qualcuna mi prenderà per scema considerando il partner, ma non sapevo quale reazione avrebbe scatenato in me quel contatto così profondo con lui. Non avevo mai baciato un ragazzo prima di allora! Che sapore aveva? Come mi sarei dovuta comportare? Fui colta da un attacco di panico a pochi minuti dal debutto, iniziai a sudare freddo e a tremare come una foglia. Heath, onnipresente, mi prese per mano e mi trascinò in un angolo del backstage.
“Ehi, che ti prende adesso? Non vorrai rovinare tutto quello che hai fatto fin ora?”
Lo fissai negli occhi, avevo voglia di farmi stringere perché mi infondesse il coraggio e la tranquillità di cui avevo bisogno. “E se faccio schifo?”
“Non accadrà, non farai schifo.” Le sue parole erano sicure. “Credi in te stessa ed arriverai lontano. Hai talento, fidati di me, ho un buon occhio.”
Poggiai le mani sulle sue spalle ed andai a nascondere la mia fronte nell’incavo del suo collo. Sentii le sue mani cingermi e massaggiarmi la schiena, presi coraggio e lo guardai in faccia. “Devo confessarti una cosa Heath….”
“Spara.”
“Ecco… riguarda la scena del bacio…”
“Ah, lo immaginavo. Ti fa schifo!”
“Scemo… Certo che mi fa schifo baciarti!” Tentai di sdrammatizzare. “Scherzi a parte… Io non so come comportarmi… insomma…”
“Oh, niente di insormontabile. Tu tieni le labbra ben serrate e al resto penso io…. Insomma, questo è un bacio cinematografico, non uno vero. Hai afferrato?”
“Forse.” Esitai un attimo prima di riprendere a parlare. “Il fatto è che io non ho mai b…”
“In scena!” Il richiamo della Wikka spezzò quell’attimo e non gli rivelai che quel piccolo contatto che le nostre labbra avrebbero avuto di lì a poco sarebbe stato il mio primo bacio anche se nel bel mezzo di una rappresentazione teatrale sotto gli occhi di un sacco di gente.
 
Le scene si susseguivano, in certi momenti non capivo più se ero Belle o una delle tazzine danzanti o quello che vi pare. L’unica certezza era l’immensa lezione di recitazione che Heath stava impartendo a tutti: non c’erano parole per esaltare a dovere il suo talento e oltre tutto era capace di conferire all’intera scena quel non so che di unico ed inimitabile. Inspiegabilmente ero riuscita a non sbagliare neanche una battuta e la cosa mi stava riempiendo di entusiasmo e grinta. Passava il tempo e senza che me ne accorgessi giunse il momento della fatidica scena: la Bestia, magistralmente interpretata da Heath, era di nuovo il principe. Ci trovavamo al centro del palco circondati dagli altri attori che interpretavano gli invitati alle nozze, Shana mi fulminava con lo sguardo, non tollerava che toccasse a me baciarlo. Tutti gli occhi erano focalizzati su di noi e lo sapevo bene; lui sembrava tranquillo e sereno, mi stavo sforzando di esserlo anche io con mediocri risultati.
Mi fissava negli occhi che avevano letteralmente catturato i miei. “Lo sapevo che ci saresti riuscita.” Mi sussurrò queste parole e poggiò le sue labbra sulle mie. Tremavo come una foglia in preda ad una violenta raffica di vento: quello dunque era l’effetto devastante di un bacio? Sapevo che era solo per finzione, una cosa ben diversa dalla realtà. Ma quello sarebbe rimasto in me per sempre come un tesoro prezioso da custodire gelosamente. E non perché condividevo quegli attimi con Heathcliff Andrew Ledger, ma perché ero riuscita a trovare la forza dentro di me per riprendere in mano la mia vita e smettere una volta per tutte di gettarla via.
A fine rappresentazione lui mi ricoprì di complimenti, altri mi mostrarono la loro sorpresa nel constatare che non me l’ero cavata affatto male, Wikka compresa. Addirittura mi confessò di avermi scelta per il ruolo della protagonista proprio per mettermi a disagio e che non si aspettava un tale esito della situazione.
 
Quello fu l’inizio della mia nuova vita e lo dovevo solo ad Heath. Lui mi aveva spronata ad uscire dal mio guscio e iniziare a guardare il mondo sotto una luce diversa. C’era del marcio attorno a me, non si poteva negare, ma c’era anche tanto di buono. E quel buono arrivò inaspettatamente. Uno dei tecnici delle luci del teatro mi sfilò il numero di telefono ed iniziammo a sentirci sempre più di frequente. Ed ora è il mio compagno e padre del mio bambino che ha quasi 10 mesi.
Heath partì per Sydeny l’anno successivo e non nascosi la mia gioia nel leggere pochi mesi dopo il suo nome nel cast di alcune serie TV. Poi seppi che era volato negli Stati Uniti. Il resto è storia nota.
Ci eravamo persi di vista, agli inizi degli anni duemila non c’erano molti mezzi che potevano permetterci di restare in contatto come adesso. Tornava di rado a Perth e lo faceva spesso di nascosto per evitare di essere sommerso dai fan e da quel giorno in cui venne a salutarmi ci siamo visti solo di sfuggita.
Probabilmente vi starete chiedendo se fossi innamorata di lui… Spiacente di deludervi, non lo amavo. Quello nato fra di noi era un legame ben diverso dall’amore, ne ho avuto la conferma  quando è nata la mia storia con Matthew, il tecnico delle luci per intenderci. Per me Heath è stato quel fratello maggiore che non ho mai avuto e il tempo intercorso fra quello di cui vi ho parlato e la sua partenza me l’ha confermato attimo dopo attimo. Non ha mai mostrato gelosia nei miei confronti quando gli confidai di avere il ragazzo, mi informò solo che gli avrebbe spaccato il muso se mi avesse fatta soffrire. Ed ho gioito tantissimo quando ho saputo che era diventato padre di Matilda. Ho visto tutti i suoi film, da “I segreti di Brokebeck Mountain” a “Casanova” per citarne solo un paio. L’ultimo suo lavoro è “Il Cavaliere Oscuro” e non me lo perderei per nulla al mondo. Difficilmente ho pianto per un film, ma questa volta non garantisco di trattenere le lacrime.
Già sento che mi manca.
 
E stasera ci ritroveremo tutti alla spiaggia dove lui amava fare surf. Forse fra noi ex compagni di scuola c’è chi si presenterà solo per ricordare l’attore e divo hollywoodiano Heath Ledger, precisando a tutti che lo ha conosciuto, magari ne era pure il compagno di banco…
Io andrò lì per ricordare semplicemente Heath, il mio fratellone che se n’è andato maledettamente presto.
 
Dopo aver dato un bacio ai miei uomini di casa, esco ed alzo lo sguardo verso il cielo.
 
So che sei lassù fra le stelle, magari mi stai pure fissando, forse sei tu che mi scompigli i capelli con questo alito di vento e mi stai bacchettando per la lacrima che sta uscendo dai miei occhi.
Non mi sopportavi quando piangevo, quante volte me l’hai detto!
Questa volta me lo concedi?
E’ più forte di me, non ce la faccio proprio ad accettare che non ci sei più.
 
Scusami se sto male.
Scusami se piango.
Scusami se mi manchi.
 
 
Ciao Heath.
                                                          
                                                        Carrie

 
  
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