Relazioni pericolose

"Quando feci l'ingresso in società avevo quindici anni; e io già sapevo che il ruolo a cui ero condannata, vale a dire stare zitta ed obbedire ciecamente, mi dava l'opportunità ideale di ascoltare e di osservare. Non quello che mi dicevano, che non era di nessun interesse, ma tutto quello che la gente cercava di nascondere; ed ho esercitato il "distacco".
Relazioni pericolose_1988
DAL CAPITOLO:
Si blocca. Vuole andarsene, si riveste alla buona, infila una scarpa e non riesce a mettere l’altra per l’agitazione e il tremolio nelle mani.
«Che io cosa?»
«Niente, guarda lascia stare, non avremmo mai dovuto neanche iniziare…»
Mi avvicino solo per metterle pressione, per capire dove voglia arrivare o dove sia finita la mia Elena, quella ragazzina così lontana da questa donna davanti a me.
«Elena, che io cosa?»
Sono ad un passo da lei, le prendo la scarpa dalle mani per toglierla di mezzo e le alzo il mento per costringerla a guardarmi negli occhi e trovarci, me.
«Visto che tu mi hai spezzato il cuore.»
«Beh se è per questo pure tu.»