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Autore: flatwhat    24/03/2015    2 recensioni
Raoul, Erik, Christine, Madame Giry, tutti si preparano psicologicamente a rivivere ancora una volta Love Never Dies.
Lo spettacolo finisce per seguire un altro corso.
(Rating arancione per parolacce e menzione di tematiche delicate).
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christine Daaé, Daroga/Il persiano, Erik/The Phantom, Madame Giry, Raoul De Chagny
Note: Nonsense, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Warning addizionali: non ho messo l'avvertimento slash perché tra i due non c'è nulla di romantico, ma Erik e Raoul provano comunque a fare i papà di Gustave.
La storia non ha alcuna pretesa di avere un senso o di essere divertente.
Che io sappia, Love Never Dies non è uscito ancora al cinema, e spero vivamente che non lo faccia mai.



"Ecco quello che succede quando io non sono presente!".
"Se ne torni nel libro, signor Persiano, o qualunque sia il suo nome", sospirò Madame Giry, "Se ne vada, prima di venire assassinato caratterialmente anche lei. Basto io per entrambi".
Il Persiano scosse la testa, infastidito dal dover vedere tutto quello ancora una volta.
"Poveri ragazzi", disse.
"In ogni caso, non siate così presuntuoso dal pensare che tutto dipenda dalla vostra presenza o meno".
"Mi scusi".
Madame Giry sospirò di nuovo, si sistemò l'abito e si preparò di nuovo a diventare una pazza.
"Soffro più per Meg che per me", disse, benché in realtà provasse non poco fastidio per il ruolo che le sarebbe spettato nel remake su grande schermo di Love Never Dies.
"Sa, è pur vero che divento improvvisamente una folle che odia Christine e Raoul pur avendo dato loro una mano nel musical precedente. Ma mia figlia-".
Il Persiano la interruppe: "Aspetti, aspetti, aspetti. Cosa vuol dire che li odia? Questo è il ruolo che mi sarebbe spettato se fossi stato presente anch'io?".
"Si accontenti di odiarli solo nelle fanfiction", tagliò corto Madame Giry.
"Cosa?", fece il Persiano, cercando di intrattenerla.
Madame Giry si limitò ad una alzata di spalle.
"Evidentemente, rischiare la vita per salvare qualcuno equivale a odio profondo".
"Ma-".
"Adesso devo andare, signore", Madame Giry si inchinò, "Lo spettacolo sta per cominciare.

***

Raoul si svegliò.
Aveva l'impressione di aver dormito a lungo, e si sentì piacevolmente riposato, al risveglio. 
"Non credevo che avrei potuto dormire così bene su una poltrona!", si disse.
Questa sensazione durò solo pochi secondi, poiché il poveretto si rese conto di reggere una bottiglia di liquore.
E di averne molte altre, completamente svuotate, ai piedi.
"Oh, no". Cominciò a sudare freddo e a impallidire.
"Oh, no", ripeté. "No, no. Ditemi che siamo solo in una fanfiction e non...".
"Spiacente, amico. Siamo nel tuo peggior incubo", lo interruppe una voce.
Raoul alzò lo sguardo e vide...
"Gerard Butler!".
"Erik, in realtà", disse il fantasma dell'opera.
Raoul lasciò cadere la bottiglia.
"Oh, no".
"Oh, sì", sussurrò Erik, dannatamente serio. "Guarda qui", disse e portò una mano in aria. Non ci sarebbe dovuto essere nulla se non il vuoto totale, eppure la mano si poggiò su qualcosa.
Il grande schermo!
Raoul represse l'impulso di raggomitolarsi e farsi piccolo su quella sedia. Era davvero il suo peggior incubo: il suo bashing personale al cinema. Il momento che aveva temuto da quando aveva vissuto Love Never Dies la prima volta.
"Non è giusto!", si lamentò. "Perché a me? Perché io devo diventare una persona orribile, pur non essendolo in canon?".
Erik provò a poggiare una mano sulla sua spalla, ma lui si ritrasse.
"Senti", sbottò Erik, infastidito, "Mi sembra che questo, da che mondo è mondo, sia sempre accaduto nelle fanfiction".
"Sì, ma pure nel seguito ufficiale del musical???".
"Appunto".
Passarono alcuni secondi di silenzio assoluto.
Infine, Erik fece cenno a Raoul di alzarsi.
"Lo spettacolo sta per cominciare. Andiamo subito a toglierci il dente cariato. Coraggio, pensa che almeno non è The Phantom of Manhattan".
Così, Raoul lo seguì, mesto.

***

Love Never Dies proseguì normalmente.
Fino agli ultimi secondi.
Fu in quel momento che tutto cambiò.
"Non ci sto!", aveva gridato Raoul e tutto si era fermato.
"Vuoi far durare questa cosa ancora a lungo?", aveva chiesto Erik, indispettito, ma Raoul aveva continuato a protestare, dicendo che la potestà di Gustave spettava a lui, che non poteva mica lasciarlo ad uno che era stato assente per tutta la sua vita, padre naturale che fosse.
Erik, a dir tutta la verità, avrebbe volentieri ceduto il bambino al suo rivale, perché non c'era nulla che trovasse più fastidioso del dannato motivetto "it's all so beautiful" che a Gustave piaceva tanto.
Ma era anche veramente stufo di quello spettacolo e a conti fatti non gli risultava neanche come potesse esserci un seguito sul grande schermo e con lo stesso cast, perché la fine del primo film sarebbe rimasta molto più poetica senza tutto quel casino in mezzo.
Cosa dovevano fare? Madame Giry aveva preso sua figlia e entrambe si erano messe di lato a parlottare con il Persiano- chissà che ci faceva lui lì- concedendosi un attimo di andare Out of Character dalle proprie versioni Out of Character.
I due avevano così continuato a litigare su chi doveva prendersi il bambino per un po'.
All'improvviso, Christine resuscitò.
"Siete proprio due fetenti", fu la prima frase che disse.
Questo avrebbe suscitato altre polemiche, se non fosse che sia Raoul che Erik erano fin troppo consapevoli di essere davvero due fetenti di proporzioni cosmiche, in quell'opera.
"Se avessimo interrotto prima della mia morte, avrei dato a entrambi un calcio nei genitali e me ne sarei andata da sola con mio figlio".
Ci pensò un attimo.
"Ripensandoci, avrei portato Meg con me".
Continuò: "Ma visto che ormai sono morta, sono disposta a rimanere così ancora per un po'. Però vi chiederei di prendervi entrambi cura di Gustave".
E così fu che Raoul e Erik se ne andarono a vivere insieme.

***

Gustave non avrebbe detto di no all'idea di avere due papà, ma, se doveva essere sincero, lo indispettiva un po' avere due papà che si odiavano ferocemente.
Una semplice discussione partita da "Raoul, ti sei dimenticato di comprare il formaggio", poteva degenerare in una lotta mortale a suon di Punjab e colpi di bottiglia.
Da parte loro, questo era solo il ruolo che Erik e Raoul stavano recitando. Quell'universo non gli dava la possibilità di avere una crescita caratteriale degna di questo nome. Se avessero fatto un passo avanti, ne avrebbero fatto due indietro. Proprio come dalla fine del primo musical all'inizio del seguito.
Proprio di questo, si lamentava Erik, ogni tanto, quando Raoul, completamente ubriaco e abbracciando le sue care bottiglie, non si rendeva conto di stare ancora rompendo la quarta parete, e piangeva sul bashing immotivato.
"Anche il mio personaggio è completamente stravolto, che credi?", urlava Erik.
Raoul allora si calmava giusto il tempo di dirgli che era un menzognero. Lui era quello con cui si doveva mettere Christine, quindi pure le sue malefatte nel primo film erano ignorate, insisteva.
"Nelle intenzioni, è sicuramente questo. Ma credi davvero che il me stesso post-final lair arriverebbe a minacciare il suo stesso figlio, manipolare e trattare come un oggetto la donna che ama, e in sintesi a diventare ancora più stronzo? Passami una bottiglia, per favore".
Il massimo di intimità che riuscivano a raggiungere era dormire fianco a fianco, abbracciando le bottiglie.

***

"Mi sto un po' stufando", disse il Persiano, guardando l'orologio.
Alzando lo sguardo, notò che il pubblico in sala si era addormentato profondamente.
"Per quanto tempo hanno ancora intenzione di mandare avanti lo spettacolo?", si chiese.
In quel momento, Madame Giry lo raggiunse di nuovo. Il suo personaggio era scomparso dalla scena, quindi le era permesso fare due chiacchiere con lui.
"Secondo lei, perché la gente dorme? Perché sta durando troppo?".
"Probabile", fece Madame Giry, "E anche, credo, perché quei tre stanno avendo difficoltà a formare una storia interessante, da queste premesse".
"E poi", ora era arrivata anche Christine, "Sospetto che molte persone qui siano venute per guardare Gerard Butler che si riprende la 'troia' che aveva osato rifiutarlo".
"Si calmi, Christine", disse il Persiano in tono conciliante, avendo notato l'acidità nella sua voce.
"Ho bisogno anche io di un drink", concluse Christine, prima di rassegnarsi a guardare quegli sforzi vani ancora per un po'.

***

"Sembra che non siamo andati a parare da nessuna parte", disse Raoul, tornato alla sua caratterizzazione normale, quando il film fu fermato obbligatoriamente una volta chiaro che non c'era più anima viva in sala, né dall'altra parte dello schermo.
"Già", commentò Erik mentre la sua faccia cominciava a perdere le sembianze di Gerard Butler, "Ma non mi è dispiaciuto provarci".
Raoul si sentì un po' più orgoglioso di se stesso.
"Nemmeno a me".
I due cominciarono ad incamminarsi, quando Gustave li raggiunse.
In verità, la sua voce li raggiunse prima di lui.
"It's all so beautiful!".
"Mioddio". Erik si coprà le orecchie con un grugnito animalesco.
"Mi piace vedervi parlare da amici, papà", disse Gustave, allegro, prendendoli entrambi per mano.
Erik osò guardarlo con qualcosa che somigliasse all'affetto per un attimo.
"Sì, va bene. Ora però è il momento di tornare insieme a tutti gli altri figli che nel libro sarei impossibilitato ad avere".
"Ma papà, uffa! Charles è antipatico, non voglio più giocare con lui!".
Raoul ebbe una fitta al cuore nell'osservare il bambino di cui era stato padre solo in Love Never Dies- per giunta un pessimo padre. Scoprì che nella sua normale caratterizzazione, era capace di provare affetto per lui, e questo lo spinse a chiedere a Erik:
"Senti, non è che potrei adottarlo?".
"Se ci tieni".
"Li posso adottare tutti?".
I due, stringendo le mani di Gustave, si ritrovarono a discutere l'argomento paternità ancora una volta, mentre uscivano dallo schermo.
  
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