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Autore: Herm735    24/03/2015    8 recensioni
Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle. (SwanQueen)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Path Less Traveled'
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Eccoci alla fine. Questo è l'epilogo. Tutte le storie devono averne uno...no?







The Only Way Out, Is Through



Passarono un bel po' di tempo a spiegare a Regina cosa era successo mentre lei era addormentata, in quei cinque anni ma soprattutto negli ultimi giorni.
Quando le ebbero raccontato cosa era successo e che avevano bisogno di rimandare le loro copie nell'universo giusto, lei fu immediatamente d'accordo e pronta a partecipare.
“Due giorni in questa realtà e sembrano passati dieci anni” sospirò Emma, mentre tornarono verso la piazza di Storybrooke.
“Non è divertente, Emma” Regina la fulminò con lo sguardo.
“Henry avrà ventiquattro anni. Si sarà già diplomato al college.”
“Il college più vicino è a Boston. Pensi che i tuoi genitori lo abbiano mandato così lontano solo per farlo studiare?”
“Sarà meglio per loro. Henry deve avere una vita migliore della mia.”
“Potremmo tornare e potrebbe essersi sposato. Potrebbe aver avuto un figlio a diciotto anni, avrebbe l'età di Neal” le disse Regina, indicando con un gesto della testa il ragazzino che stava camminando mano nella mano con Henry qualche metro dietro di loro.
“Non scherzare, Regina.”
“Non sto affatto scherzando. Sotto la guida dei tuoi genitori, chissà cosa cavolo sarà successo al mio piccolo principe.”
“Beh, presumo che lo scopriremo presto.”
Regina appoggiò la sfera al centro, Henry, Ruby e Neal rimasero in disparte mentre loro si posizionarono attorno ad essa alla stessa distanza l'una dall'altra.
“Pronte?” domandò Regina.
Tutte le altre annuirono, tesero le braccia in avanti.
La loro magia colpì simultaneamente la sfera, illuminandola di una luce bianca e brillante.
Continuarono per diversi secondi a concentrarsi sulla sfera, ma non successe niente di niente.
Provarono ancora e ancora, ma semplicemente niente sembrava essere efficace.
“Forse dovremmo” iniziò la versione più vecchia di Emma.
Ma Regina capì subito che stava per proporre di rinunciare, quindi la bloccò con un semplice ma deciso “No.”
“Non sta funzionando” le fece notare l'altra Regina. “Forse Malefica era l'unica che poteva attivare il portale.”
“Ma questo significherebbe che non c'è modo di tornare indietro” rispose Emma, facendo notare l'ovvio, ma non riuscendo ad evitarlo.
“No” ripeté soltanto Regina, scuotendo la testa e tendendo nuovamente le mani in avanti, pronta a colpire di nuovo la sfera.
“Regina” iniziò Emma.
Lei non si lasciò minimamente distrarre, ricominciando con il suo incantesimo.
“Non mi arrenderò. Potete aiutarmi o potete togliervi di mezzo. La scelta è vostra” disse soltanto, chiudendo gli occhi e concentrandosi con tutta se stessa sulla sfera.
“Forse” intervenne la Regina di quella realtà “il punto è che la stiamo colpendo con la magia sbagliata. Del resto, la magia di Malefica era nera. Dovremmo provare ad usare quel tipo di magia, invece di quella bianca.”
Regina ci rifletté a lungo. Alla fine annuì.
“Solo io e te ne siamo in grado.”
“Dovrà bastare” mormorò.
Senza esitare oltre, entrambe iniziarono a colpire la sfera nuovamente, usando l'altro tipo di magia che possedevano.
La sfera tremò, ma niente di più.
Regina sapeva che doveva essere più forte, più scura, più il tipo di magia che avrebbe usato Malefica, ma non sapeva se era ancora capace di farlo, dopo tutto quello che aveva provato con la propria redenzione.
Chiuse gli occhi, la voce di sua madre risuonò nella sua testa.
L'amore è debolezza.
Inspirando si concentrò sul dolore, su quello che aveva provato quando Cora aveva strappato via il cuore di Daniel, pensando a cosa avrebbe fatto se al suo posto ci fosse stata Emma. Si rese conto in quel momento che visto quanto le loro vite erano frenetiche e pericolose, la possibilità di perdere Emma a causa di qualcuno come sua madre, non era così assurda come poteva sembrare a primo impatto.
Si concentrò sul dolore, sulla rabbia che anche il solo pensiero di quell'avvenimento le causavano immediatamente.
Pensò alla vendetta.
A quanto facile fosse per lei quel sentimento.
A quanto forte l'aveva provata.
In un lampo accecante il portale contenuto nell'amuleto di Malefica si spalancò, proprio come era successo la prima volta.
Si presero per mano, pronte ad attraversarlo, quando la voce di un uomo le distrasse.
“Aspettate” Henry si avvicinò quasi correndo. Abbracciò Regina, mormorando un tenue “Addio” contro la sua guancia e poi abbracciò Emma, parlandole all'orecchio. La bionda corrugò la fronte, ma annuì. “Fate attenzione” disse loro. “In questi cinque anni sono successe molte cose, cose che voi dovrete affrontare. Che forse, se rimanete insieme, riuscirete a fermare. Non è tutta colpa di Malefica, la distruzione di questa città.”
“Henry” Emma del futuro intervenne, facendolo tacere. “Non ci è concesso rivelare loro niente del futuro. Non dire altro.”
Lui guardò la versione giovane di Emma negli occhi, annuendo.
“Ricorda solo cosa ho detto” la avvertì.
Poi indietreggiò, lasciando che Emma e Regina si prendessero per mano.
“E se fossero già passati cinque anni?” mormorò Regina, quando furono faccia a faccia col portale, ma senza muoversi.
“E se il portale mandasse avanti sempre di cinque anni e ne fossero passati dieci?” chiese di rimando Emma.
“Presumo che lo scopriremo presto.”
Emma sospirò.
Erano pronte.
Proprio come vi erano entrate, uscirono di nuovo da quel portale e tornassero finalmente a casa.

Quando il portale si richiuse, nessuno si mosse.
Bianca continuò a fissare la sfera che ormai giaceva a terra, infranta.
David estrasse la spada dal torace di Malefica, il suo cuore aveva già smesso di battere da diversi secondi. Era ora di lasciarla andare.
Ruby stava premendo le mani contro la ferita sul fianco sinistro di Mulan, erano ricoperte ormai di sangue e gli occhi della donna sdraiata a terra stavano ormai iniziando lentamente a chiudersi, stava scivolando via.
Passarono solo una manciata di secondi.
Bianca cadde in ginocchio, iniziando a piangere, David le corse accanto, abbracciandola.
Ruby sfiorò la guancia di Mulan, guardandola negli occhi per l'ultima volta.
Erano passati solo una decina di secondi da quando il portale si era richiuso. E già ogni cosa era cambiata per sempre.
Fu allora che, proprio come si era richiuso, il portale si riaprì, una luce abbagliante fece voltare di nuovo tutti loro verso la sfera.
Emma e Regina la attraversarono, guardandosi attorno velocemente. Riconobbero immediatamente il posto e il momento in cui si trovavano: non potevano che essere passati pochi secondi da quando se ne erano andate via.
Si guardarono, capendosi al volo.
Emma si voltò verso il portale, usando la magia per richiuderlo, mentre Regina corse a perdifiato verso Mulan, cercando di guarirla.
Quando il portale fu richiuso, le ferite della principessa riparate ed il momentaneo shock si fece da parte, Biancaneve corse incontro a sua figlia, abbracciandola con slancio.
David fece lo stesso, mentre Biancaneve passava ad abbracciare Regina, dopo che Ruby l'ebbe lasciata andare.
Dopo qualche istante, si guardarono l'un l'altro.
“Ha funzionato” mormorò Emma.
“L'incubo è finito” aggiunse Biancaneve.
“Malefica è morta” la voce di Regina nascondeva il tono triste di chi ha appena perso un'amica. I suoi occhi si abbassarono e non disse altro, incamminandosi lentamente verso Mulan, sollevandola con la magia e poi trasportandosi dentro l'ospedale.
Quando gli altri raggiunsero l'ospedale, trovarono soltanto Whale che monitorava i suoi parametri vitali, ma di Regina non c'era traccia.
Emma era sicura di dove l'avrebbe trovata, così uscì dall'edificio, dirigendosi a passo svelto verso la propria macchina, ed iniziò a guidare verso Mifflin Street.

Quando spalancò la porta, vide due figure in piedi nell'ingresso, abbracciate così strette che potevano a malapena essere distinte l'una dall'altra.
“Non mi lascia andare, mi ha tenuto così per un buon quarto d'ora.”
La voce di Henry arrivò alle sue orecchie attutita dalla spalla di Regina, contro cui era appoggiato il suo viso.
Le braccia della donna erano avvolte attorno alle sue spalle, mentre quelle di Henry cingevano la vita di sua madre.
“Sembra che non mi abbia visto da anni, quando invece eravamo insieme due ore fa.”
Emma tirò un sospiro di sollievo tremolante, prima di scoppiare a ridere.
“Ragazzino, domani ti porto da tuo nonno, così può insegnarti come ci si rade. Quattro peli sulla faccia non sono una barba, sono brutti da vedere e spaventano le ragazze.”
Lui la guardò con gli occhi socchiusi, come se fosse matta. E forse lo era. Forse le sue madri erano entrambe impazzite in quel breve lasso di tempo in cui erano state lontane.
Emma si avvicinò a loro, abbracciandoli entrambi ed appoggiando il mento sopra la testa di suo figlio.
“Mi sei mancato” mormorò Regina.
“Anche a me, ragazzino” aggiunse Emma.
“Qualcosa mi dice che per voi non sono passate le poche ore che sono trascorse per me” mormorò lui, iniziando a preoccuparsi.
“Siamo state nel futuro” raccontò Emma, allontanandosi leggermente, per poterlo guardare negli occhi. “Cinque anni nel futuro.”
“Oh” sussurrò lui, portandosi una mano sul viso. “Questo spiega i commenti sulla barba.”
Sia Emma che Regina risero, districandosi dall'abbraccio ma rimanendo vicinissime ad Henry, senza volerlo le loro mani si intrecciarono.
“Ma quanto siete state lì?”
“Solo un paio di giorni, ma è stato terribile.”
“Com'era?”
“Te lo racconteremo dopo, quando ci saranno anche i tuoi nonni. Per adesso perché non andiamo a pranzo? Non so voi, ma io sto morendo di fame.”

Si trovarono alla tavola calda di Granny, i suoi genitori erano già lì che li aspettavano, mentre Ruby e Mulan erano ancora in ospedale. Belle e Aurora li avevano raggiunti prima che Emma, Regina ed Henry arrivassero.
Quando la porta della tavola calda si aprì e le due donne entrarono precedute da loro figlio, tutti quanti si paralizzarono.
Regina abbassò lo sguardo, sapendo che la sua presenza poteva non essere ben vista da chi pensava che Malefica li avesse presi di mira a causa sua. Ma l'unica cosa che voleva era pranzare assieme alla sua famiglia, quindi si fece coraggio ed attraversò il ristorante fino al tavolo dove erano Bianca e David, sedendosi insieme a loro, seguita immediatamente da Emma ed Henry.
“Dovete raccontarci tutto” disse immediatamente Bianca, curiosa come al solito. “Cosa c'era dall'altra parte del portale?”
“Siete cadute in un portale?” intervenne subito Henry. “Forte.”
“Ragazzino, dobbiamo rivedere il tuo concetto di forte” intervenne Emma, ridendo della propria battuta, iniziando a raccontare di cosa era successo loro, del viaggio nel futuro, dell'incontro con Henry, dell'incantesimo del sonno eterno che Regina aveva fatto a se stessa e del cambiamento radicale nel modo di fare di Emma.
Raccontò di come avevano visto Ruby e Neal, ormai cresciuto, di come avevano sconfitto nuovamente Malefica e di come erano infine riuscite a riaprire il portale per poter tornare indietro alla propria realtà.
“E la città era completamente devastata?” chiese Henry.
“Sì, tranne poche case.”
“E Malefica lo aveva fatto?” domandò Bianca.
“Ma, perché? Non suona molto da lei” intervenne nuovamente Henry.
Emma e Regina si guardarono, leggermente perplesse.
“La gente sarà impazzita, come dopo l'incantesimo di Ingrid” cercò di ragionare Emma. “Penso che dopo cinque anni in quel modo le cose siano degenerate.”
Nessuno sembrò molto convinto da quella spiegazione.
Le parole che Henry aveva detto loro nel futuro risuonarono nella testa di entrambe le donne.
Non è tutta colpa di Malefica, la distruzione di questa città.
Che ci fosse qualcos'altro in serbo per loro, proprio adesso che erano riuscite a sconfiggere Malefica?
“Ma non ci avete detto la cosa più importante” le distrasse loro figlio, facendo perdere loro quella linea di pensiero. “Quanto sarò bello da grande?”
Tutti risero, distraendosi, anche se solo per quel pranzo, dalle cose orribili che erano successe quel giorno. E che probabilmente avrebbero continuato a succedere.

Quando rientrarono alla villa quella sera, dopo aver passato tutto il pomeriggio in ospedale con Ruby e Mulan e aver cenato a casa dei genitori di Emma, erano esauste.
Sembrava che fossero passati anni.
Volevano soltanto dormire e svegliarsi il giorno seguente, per poter iniziare ad andare avanti con le loro vite, come facevano sempre dopo ogni battaglia.
“Vuoi aspettarmi qui, mentre accompagno Henry a letto?” sussurrò Regina appena la porta si chiuse alle sue spalle.
“Mamma ho quattordici anni, penso di riuscire a trovare il mio letto da solo” disse Henry, alzando gli occhi al cielo ed incamminandosi verso le scale.
“Ti aspetto qui” le disse Emma con un sorriso, sapendo che Regina voleva dargli la buonanotte prima di lasciarlo dormire.
Lei le rivolse uno sguardo grato, seguendo suo figlio.
“Henry, dai la buonanotte a tua madre” ordinò quando fu ai piedi delle scale.
Lui si voltò, tornando indietro di corsa mentre Regina iniziava a salire lentamente le scale, avvicinandosi ad Emma ed abbracciandola di slancio, senza che lei avesse il tempo di reagire in alcun modo.
“Notte, ma'” le disse, sorridendole e poi correndo di nuovo n direzione delle scale, superando Regina ed arrivando prima di lei in camera.
Emma rimase lì a guardare le scale che avevano appena percorso le due persone più importanti della sua vita, sorridendo a se stessa.
Sovrappensiero, si mise le mani dentro le tasche del giacchetto come era solita fare.
Solo in quel momento si ricordò di quello che le aveva sussurrato Henry all'orecchio.
Controlla la tua tasca sinistra quando nessuno può vederti.
Ci aveva fatto scivolare dentro un bigliettino. Sopra c'erano poche righe scarabocchiate in fretta con l'inconfondibile calligrafia di Henry.
Lesse velocemente quelle poche righe, poi le rilesse di nuovo, ancora e ancora e ancora. Ma non avevano senso.
Poteva solo dirle cosa aspettarsi, invece le aveva lasciato un indovinello.
Ruby e Whale non sono gli unici mostri della Foresta Incantata.
Ne manca uno alla lista, ma dovrai arrivarci da sola.
Ricordati solo che nessuno è al sicuro quando cala la notte.
Cosa diavolo stava cercando di dirle suo figlio?
“Cosa stai leggendo?”
La voce di Regina la colse alla sprovvista, il suo sguardo scattò verso l'alto ed accartocciò in fretta il foglietto che aveva in mano, che senza il suo controllo prese fuoco, lasciando solo cenere tra le sue dita.
“Mi hai spaventata.”
“Ti chiedo scusa, non era mia intenzione” la donna si avvicinò lentamente verso di lei, prendendole delicatamente la mano per controllare che non vi fossero bruciature. La magia poteva essere pericolosa per chi non sapeva bene come usarla.
“Era solo la lista della spesa della settimana scorsa” mentì Emma. “Non so perché fosse ancora nella tasca del mio giacchetto.”
Regina continuò a guardare il palmo della sua mano, cercando di nascondere il proprio sorriso e annuendo distrattamente.
“Non c'entra niente con quello che ti ha sussurrato Henry all'orecchio quindi, né con il foglietto che ha fatto scivolare dentro la tua tasca?”
Emma deglutì, per un attimo quasi spaventata dalla capacità di osservare ogni dettaglio della donna che le stava di fronte.
“Immagino che tu non voglia parlarne.”
“Non stasera” supplicò Emma. “Magari tra qualche giorno potremmo iniziare a cercare i nostri nuovi guai, ma fintanto che non sono loro a trovarci per primi, io dico di vivere qualche giorno in santa pace.”
Regina le sorrise e fu solo in quel momento che Emma si rese conto che non stava più controllando che non si fosse bruciata, ma stava tracciando con delicatezza le curve ed i dossi della sua mano, tenendola delicatamente tra le proprie, guardandola negli occhi con nient'altro che comprensione e affetto.
Il suo respiro fu improvvisamente bloccato a metà della sua gola quando si rese conto che erano a casa di Regina, Henry stava dormendo e loro erano finalmente a casa.
Emma fece un passo in avanti, invadendo lo spazio personale di Regina, quasi senza rendersene conto.
A sua volta, la mora lasciò andare la mano di Emma, per stringere le proprie braccia attorno alle sue spalle.
“Ciao” mormorò Emma, mentre le sue mani si posavano sui fianchi di Regina.
“Ciao” rispose sorridendole.
“Sei bellissima” aggiunse la bionda, dandosi della stupida troppo tardi per essersi lasciata sfuggire quello che per lei era un segreto inconfessabile, ma che per il resto del mondo non era altro che l'oggettività dei fatti. Emma trovava Regina molto bella, chiunque sarebbe riuscito a rendersene conto.
Le dita di Regina accarezzarono delicatamente il suo viso per qualche istante, poi sfiorò con le labbra quelle di Emma.
Avrebbe voluto dire così tante cose, dirle che l'amava, ma che c'era di più. Che pensava di aver trovato finalmente l'unico vero amore della sua vita e che tutto il resto, tutto quello che aveva provato per altre persone, impallidiva davanti all'immensità di ciò che sentiva per Emma. Avrebbe voluto dirle che anche se non sapeva bene come fare, voleva che tra loro le cose funzionassero, perché sentiva che quella era la sua possibilità di avere finalmente un lieto fine. Avrebbe voluto dirle che era dispiaciuta per tutto il dolore che le aveva causato e che amava ogni piccola cosa del suo carattere e del suo passato, avrebbe voluto scusarsi e si sentiva così dannatamente egoista, perché anche se ne avesse avuta l'occasione, non avrebbe mai cambiato il proprio passato, non avrebbe mai rinunciato a Henry o a lei, anche se forse Emma sarebbe stata più felice e avrebbe avuto una vita più semplice nella Foresta Incantata insieme ai suoi genitori. Non si riteneva abbastanza forte da desiderare di rinunciare alla cosa che aveva cercato per tutta la vita e che adesso finalmente aveva: il suo lieto fine, con i suoi due veri amori, Emma ed Henry.
Ma sapeva che Emma non l'avrebbe mai desiderato, né le avrebbe mai chiesto di farlo perché in cuor suo Regina sapeva che quello non era soltanto il suo lieto fine, ma era anche quello di Emma, che neanche lei avrebbe mai potuto rinunciare ad Henry.
Avrebbe voluto dirle che era una specie di miracolo che fossero lì, due persone che non avevano mai avuto una vera casa e che non si erano mai sentite amate davvero, pronte ad essere la casa e l'amore di cui l'altra aveva così disperatamente bisogno.
C'erano così tante cose che avrebbe voluto dirle, ma non sapeva come fare.
Quindi non disse niente.
Si allontanò da lei, prendendola di nuovo per mano e la guardò solo per un instante, prima di voltarsi e condurla al proprio fianco in direzione delle scale che conducevano al piano superiore, verso la propria camera da letto.
Appena la porta della stanza di Regina fu chiusa si baciarono di nuovo, come non si erano mai baciate prima. Era un bacio insistente e passionale, che lasciò entrambe senza fiato.
Regina fece scivolare con delicatezza il giacchetto di pelle di Emma a cui ormai entrambe erano affezionate dalle sue spalle, appoggiandolo sulla sedia a lato del suo letto.
Si guardarono negli occhi di nuovo, il resto del mondo era completamente sparito.
Non esistevano più favole, streghe cattive, maledizioni, portali, né bigliettini. Esistevano solo loro due in quel momento.
Nient'altro aveva più importanza.

Quella settimana passò in fretta, tra le visite in ospedale finché Mulan fu finalmente dimessa, le riunioni della città per decidere cosa fare riguardo le ristrutturazioni necessarie in piazza dopo il loro scontro con Malefica e l'apertura del portale, le cene a casa dei Charmings ed il loro tempo di qualità con Henry.
Le cose tornarono ad essere frenetiche molto velocemente e la quiete che era solita seguire ad una tempesta non si concesse neanche per un istante.
Le loro menti furono costantemente occupate dai mille spostamenti dei loro corpi e solo in qualche rara occasione Emma ebbe la possibilità di riflettere su cosa significasse il bigliettino lasciato dentro il suo giacchetto.
Avrebbe voluto parlarne con Regina, ma di solito la sera erano così stanche che affrontare un discorso del genere sembrava impossibile.
I giorni passarono in fretta, finché le cose iniziarono lentamente a sistemarsi e tutto tornò nel proprio ordine naturale.
Emma ricominciò a lavorare come sceriffo, Henry ricominciò ad andare a scuola. Regina, per mancanza di un'occupazione migliore, spesso faceva compagnia a Bianca in ufficio, aiutandola con qualche mansione da sindaco con cui Bianca non aveva familiarità e occupandosi invece di Neal quando lei riusciva a cavarsela da sola.
Emma iniziò ad andare a cena a casa loro ogni sera, per poi rimanere a dormire quasi ogni notte, ma era una sorta di muto accordo che non ne avrebbero mai parlato con Henry, che era stato un po' il loro cupido, e che quindi di sicuro non aveva bisogno che fossero loro a spiegargli la situazione. E ovviamente c'era il bonus di evitare una conversazione molto imbarazzante, quindi colsero l'occasione al volo.
Lentamente le cose di Emma avevano iniziato a spostarsi dentro la villa di Mifflin Street. Prima solamente un cambio di scarpe, visto che i suoi stivali spesso e volentieri si macchiavano di fango e la villa di Regina era sempre così pulita. Poi uno spazzolino da denti ed ovviamente un pigiama, anche se in realtà raramente riuscivano a rivestirsi prima di addormentarsi.
Poi qualche cambio per non dover andare a lavoro con gli stessi vestiti del giorno prima.
Quella sera, come le altre, Emma si fermò a cena e poi a dormire.
Tutto sembrava finalmente essere tornato alla calma normalità di una piccola cittadina del Main, proprio come era prima che la maledizione fosse spezzata.
Ma proprio quella sera, durante la cena, Henry disse qualcosa che Emma non riuscì a togliersi dalla testa per tutta la sera.
“Non riesco a superare quel livello.”
“Sempre il videogioco con gli zombie?”
“Sì. Forse dovrei chiedere aiuto a Whale.”
Lui e Regina avevano riso. Emma lo aveva preso per uno scherzo tra loro che lei non poteva capire ed aveva scrollato le spalle.
Ma quel dialogo l'aveva tormentata per tutta la sera, non riusciva a spiegarsi perché.
Fu quando si ritrovò a fissare il soffitto nel buio della camera da letto di Regina che si rese conto che era probabilmente perché il nome di Whale era scritto anche sul bigliettino che Henry aveva fatto scivolare dentro il suo giacchetto.
Cercando di non dare troppo peso alla cosa, tentò di addormentarsi.
“Ti sento pensare” mormorò Regina, la voce carica di sonno e gli occhi chiusi. “Non riesco a dormire con il rumore dei tuoi pensieri.”
Emma rise appena, avvicinandosi e prendendola tra le proprie braccia.
“Perdonami.”
“Ne vuoi parlare” chiese con voce dolce, anche se dalla sua voce si intuiva che tutto ciò che avrebbe voluto lei era poter dormire.
“Magari domani” rispose, baciandola sulla testa. “Adesso proviamo a dormire.”
Dopo qualche istante la mora era di nuovo scivolata nel sonno.
Emma chiuse gli occhi, ma non riuscì a smettere di pensare.
Cosa avevano in comune una cameriera ed un dottore? Quello le sembrava solo l'inizio di una barzelletta per adulti, nient'altro.
C'era qualcosa che le sfuggiva.
La loro età? I Regni da cui venivano? Sapeva che Whale non era nato nella Foresta Incantata, forse aveva qualcosa a che fare con quello.
Prima che potesse giungere ad una conclusione la stanchezza ebbe il sopravvento ed Emma scivolò in un sonno agitato, avvolta da un incubo indecifrabile.
Ricordava soltanto un lupo che ululava, si trovava dentro un cimitero, sopra una lapide senza nome, continuò ad ululare senza tregua finché il terreno sotto il lupo si mosse, ma non a causa di un terremoto. Dalla terra, tra i verdi fili d'erba, si alzò qualcosa, dalla forma strana e inquietante, qualcosa di viscido e completamente fuori contesto. Qualcosa che Emma riconobbe come una mano.

Quando il telefono del numero 108 di Mifflin Street squillò nel cuore della notte, Regina fu la prima ad essere svegliata.
Scattò in piedi e corse verso il telefono temendo il peggio.
“Pronto?”
“Regina.”
“David.”
“Emma è lì con te?”
“Sì, sta dormendo.”
“Forse dovresti svegliarla. Abbiamo avuto una sorta di emergenza in città.”
“Cosa è successo?” domandò preoccupata.
“Abbiamo trovato un ragazzo nel bosco. Era morto quando siamo arrivati.”
“Ma è terribile” mormorò Regina, corrugando la fronte.
“La parte più assurda non è che fosse morto quando siamo arrivati” le disse.
Soltanto in quel momento la donna si rese conto di quanto fosse scosso l'uomo dall'altra parte della cornetta, di quanta agitazione percepisse nella sua voce.

Emma si svegliò di colpo dal suo incubo, madida di sudore.
Che stupida, era stata.
Ruby non era una cameriera, per Henry. Ruby era un lupo mannaro.
E Whale non era un dottore, non era un chirurgo. Era il dottor Frankenstein, colui che riportava in vita i morti. Colui che aveva per primo dato vita agli zombie.
Lupi mannari e zombie erano già in città, mancava solo un'altra cosa per completare la triade storica dei film horror.
Ma Emma sperava, con tutto il suo cuore, di essere completamente fuori strada.
Guardò verso la porta della camera da letto, Regina stava rientrando in quel momento.
“Dobbiamo vestirci. Ha chiamato David, hanno trovato un ragazzo nel bosco, era già morto quando sono arrivati.”
Emma trasse dei respiri profondi, cercando di calmarsi. Ma poi si accorse che Regina era scossa almeno quanto lei.
“Cos'altro ha detto?” osò chiedere, pentendosene subito dopo.
Si guardarono negli occhi per un lungo istante.
Sapevano entrambe che un altro pericolo a Storybrooke significava la fine della tranquillità che avevano così difficilmente mantenuto in quel breve periodo.
“Ha detto” iniziò Regina, deglutendo. “Il ragazzo era morto. Ma non è rimasto morto molto a lungo.”
Emma si sentì gelare il sangue nelle vene, quando realizzò che aveva avuto ragione qualche minuto prima con la sua terribile supposizione.
Le loro vite erano davvero troppo complicate.
“Vampiri” mormorò.
Con una semplice parola, ecco che iniziava per loro una nuova battaglia.







Se avessimo l'audio adesso partirebbe la sigla di Carmilla. Scherzi a parte, non so se scriverò mai una seconda parte per questa storia, ma mi piaceva l'idea di un finale aperto. Del resto sarebbe finita così se fosse stata una stagione (o metà stagione) del telefilm! Quindi che dire, ringrazio tutte voi e spero che mi farete sapere cosa pensate di questa storia, se per voi è stato interessante o una perdita di tempo. Io nel frattempo vi ringrazio tutte.

Un abbraccio, alla prossima.


Herm









NB: Il sequel è adesso online con il titolo "Predestination"!




  
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