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Autore: KaterinaHxH    25/03/2015    2 recensioni
Questa è la mia prima pubblicazione e spero la troviate interessante. Si tratta di una crossover tra il mondo di Hunter x Hunter e Percy Jackson, apparentemente non aventi niente in comune. Una mattina un Hunter di nostra conoscenza, Kurapika, si ritrova in un luogo che non sembra esattamente casa sua. Per fortuna non sarà solo e sarà appoggiato da persone molto affidabili nel viaggio per cercare i suoi amici. Tra coloro che lo aiutano c'è anche un'insolita ragazza, apparentemente ingenua, ma che riuscirà a sorprendere il giovane ragazzo.
"Dal testo"
“Cerchi qualcosa?”.
Per poco non gli venne un colpo. Da dietro al pino spuntò una ragazza.
“Sei nuovo di qui vero?” gli sorrise. Kurapika la osservò attentamente. Era alta come lui. I suoi capelli erano ricci e biondi, un po’ spettinati. I suoi occhi erano grigi, proprio come quelli del ragazzo. Portava un paio di orecchini a forma d gufo. Indossava, come tutti gli altri, una maglia arancione. Ora che la vedeva da vicino, sulla magia erano stampate tre lettere in maiuscolo –C, H, B –delle quali lui non conosceva il significato.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kurapika
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Una mattina Kurapika si svegliò in un letto che non era il suo, in una casa che non aveva mai visto in un mondo che non gli apparteneva. Non aveva nessuna idea di dove si trovasse ma una cosa era certa: non avrebbe più visto la sua casa e tantomeno i suoi amici per un bel po’ di tempo.
“Finalmente sei sveglio!”
Kurapika fece un piccolo sussulto. Era così avvolto nei suoi pensieri da non accorgersi che accanto a lui era seduta una ragazza mora con gli occhi azzurri.
“Dov…dove mi trovo?” chiese lui infine.
“In questo momento ti trovi a New York, e più precisamente a casa mia” rispose lei in tono gentile “Ti abbiamo trovato nel bosco tre giorni fa. Devi aver battuto la testa, e anche abbastanza forte. Comunque sei rimasto svenuto da allora…”.
“Vivi qui da sola?”
“No, vivo con mio padre. Era con me quando ti ho trovato. Ora però riposati, mi sembri molto affaticato.”.
“Ah, che dolore, la testa… Va bene, hai ragione. Ma prima posso sapere chi sei?”.
“Io sono Aya. E tu sei…?”.
“Kurapika, il mio nome è Kurapika. Il tuo invece è davvero molto bello…Aya.”.
La ragazza gli sorrise. Anche il ragazzo si sforzò di sorridere ma non ci riuscì un granché. Si sentiva le palpebre pesanti. L’ultima cosa che vide fu l’immagine sfocata della ragazza che si allontanava da lui e usciva dalla porta. Per un attimo si sentì meglio, per un eterno istante si dimenticò dei suoi dolori e provò un grande sollievo, ma non sapeva cosa lo stesse aspettando.
Dopo essersi rimesso in sesto, Kurapika lasciò la casa di Aya. Per fortuna sapeva da dove partire. Aya gli aveva dato un indizio dal quale partire. Gli aveva dato un indirizzo. Insieme all’indirizzo, la ragazza gli aveva fatto anche un avvertimento. Probabilmente nel luogo in questione avrebbe trovato aiuto e un posto dove stare. Però c’era il rischio che non riuscisse a raggiungerlo, perché era un luogo difficilmente localizzabile. Ma Kurapika doveva tentare. Guardò il fogliettino con l’indirizzo –Collina Mezzosangue, Farm Road 3141, Long Island, New York 11954 – e trasse un respiro profondo. La sua avventura stava cominciando.
Per fortuna i taxi c’erano ovunque. Kurapika ne chiamò uno. Purtroppo però l’autista gli disse che un indirizzo così non esisteva. Quindi il ragazzo doveva cercare quel posto da solo, senza nessun aiuto. Comprò una cartina della città. Aya aveva detto che era un luogo situato vicino al mare, e fu proprio da lì che lui avviò le sue ricerche. Nei successivi due giorni si trovò a combattere mostri che non aveva mai visto nel suo mondo. Pensò che quei mostri sarebbero sicuramente stati ottimi bottini per degli Hunter di creature magiche. Il punto era che quegli esseri non venivano uccisi dall’arma di Kurapika, che semplicemente li attraversava. Quindi in molti casi fu costretto alla fuga. Dopo molta fatica giunse vicino a una collina, QUELLA collina, lui se lo sentiva, riusciva a percepirlo. In cima c’era un pino di un bel colore verde. Il sole splendeva alto nel cielo e si respirava un’aria diversa, più pulita. O forse era Kurapika, che si sentiva finalmente libero e lo attraversò una sensazione piacevole. Iniziò a salire. Sentiva la presenza di altre persone lì vicino e c’era qualcosa di insolito nell’aria, non che le cose che gli erano capitate fossero molto normali, ma dopo l’esame Hunter poco ormai lo spaventava. Finalmente raggiunse la cima. Quello che vide lo lasciò incredulo. C’erano dodici case disposte a forma di semicerchio. Ognuna aveva le sue caratteristiche: una assomigliava a una casa per le bambole, un’altra assomigliava più a un tempio e un’altra ancora era decorata con motivi marini. Poi c’era un enorme spazio che sembrava una gigantesca mensa all’aperto. Poi cos’era quello…un anfiteatro? Ma la cosa che tentò di più Kurapika fu un buonissimo profumino che proveniva da una casa a tre piani, con le pareti dipinte di blu. “Molto insolita come cosa” pensò lui. Per non parlare di tutte quelle persone che gironzolavano avanti e indietro, e tutti indossavano la stessa maglia arancione, forse una divisa. E poi c’era il mare: una bellissima distesa di acqua limpidissima, nella quale gli venne voglia di tuffarsi. Lui fece un passo avanti.
“Cerchi qualcosa?”.
Per poco non gli venne un colpo. Da dietro al pino spuntò una ragazza.
“Sei nuovo di qui vero?” gli sorrise. Kurapika la osservò attentamente. Era alta come lui. I suoi capelli erano ricci e biondi, un po’ spettinati. I suoi occhi erano grigi, proprio come quelli del ragazzo. Portava un paio di orecchini a forma d gufo. Indossava, come tutti gli altri, una maglia arancione. Ora che la vedeva da vicino, sulla magia erano stampate tre lettere in maiuscolo –C, H, B –delle quali lui non conosceva il significato. Aveva poi una corta gonna a pieghe e un paio di scarpette di colore rosa scuro. La cosa che incuriosì di più il ragazzo era una collanina di cuoio con due perline di terracotta colorate. A prima vista sembrava una ragazzina ingenua e con un bel sorriso ma un po’ stupido. Sembrava una che agiva d’impulso, senza pensare. Anche il suo modo di parlare la faceva sembrare sbadata.
“Allora, non mi rispondi?” lo incalzò lei.
“Beh, io veramente…”.
“Non dire nient’altro! Sembri piuttosto confuso. Se hai qualche dubbio rivolgiti pure a me!”.
In effetti lui era confuso, ma quella ragazza lo confondeva ancora di più… “Io sono Kurapika, piacere di conoscerti. Tu sei…?”.
“Oh sì, piacere mio!” e gli strinse forte la mano, lasciandola poco dopo “Allora da dove vieni? Ti vedo molto stanco e affaticato, perciò ti andrebbe di pranzare con noi? Ah no, aspetta. Devi prima chiederlo a Chirone! Ma… dove ero rimasta, mi sono persa”. A questo punto sembrò avere letteralmente la testa fra le nuvole. In quel momento aveva una mano stretta in un pugno poggiata sulla guancia e stava fissando un punto distante.
Era una conversazione davvero molto insolita. Kurapika sapeva che molte volte le apparenze ingannavano, ma quella ragazza sembrava davvero la tipica biondina che agiva d’impulso, senza pensare.
“Oh, beh, io non so chi è questo Chirone, ma se…” osò obiettare, ma fu interrotto.
“Quindi tu sei…Kurapika?”
“Sì, sono io.”
“Beh, io sono Mellie. Davvero molto piacere. Adoro il tuo nome. K-U-R-A-P-I-K-A.” lo scandì per bene e sfoggiò di nuovo il suo largo sorriso ingenuo, che stranamente il ragazzo trovò contagioso “Vieni, ti accompagno al campo.” E lei gli tese la mano. Sembrava avere una quindicina d’anni, ma era più alta per una della sua età.
“Mi accompagnerai dove, scusa?”
“Beh” indicò in direzione di quello strano posto “Benvenuto al Campo Mezzosangue; Kurapika!”.
   
 
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