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Autore: Debby_Gatta_The_Best    25/03/2015    1 recensioni
[The Sacred Stones]
Una versione romanzata e un po' modificata dell'incontro tra Joshua e Natasha. Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità!
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Notte


Dei passi leggeri risuonavano nei vicoli deserti. Il caldo afoso dell'estate era penetrato in ogni mattone, in ogni pietra della cittadina, e pareva sollevarsi, a piccoli sbuffi invisibili, anche dal terreno, contribuendo a rendere l'aria pesante e appiccicosa. Anche durante quella silenziosa notte di luna piena l'afa non rinunciava a dominare il paese con straziante insolenza, a scapito di tutti quegli abitanti che non riuscivano a chiudere occhio per il caldo insopportabile.

Ma lui non era toccato dal clima sfiancante, era nativo di Jehanna, abituato a temperature ben peggiori, e aveva trascorso vari mesi nei luoghi più inospitali delle sei nazioni, da grotte buie e umide, a picchi innevati, a paludi putride. Quel caldo non era che un piacevole refrigerio per lui.

Il tintinnare della lama tenuta alla cintura era quasi più debole dei suoi passi agili e veloci, e l'unico vero rumore che proveniva dall'uomo era quello del sacchetto di pelle colmo di monete d'oro, che, a ritmo regolare, faceva sobbalzare nella mano. Joshua, sorriso beffardo, occhi brillanti, stava riassaporando il gusto della vittoria avuta poco tempo prima. Il suono dei soldi risvegliava ogni istante il suo sorrisetto compiaciuto, e nello stesso tempo placava le fitte sorde che gli stava ancora procurando l'unico colpo incassato dall'avversario. Era stato un tipo grosso, alto e robusto, provvisto di un'armatura piuttosto invidiabile, un mercenario delle montagne di Carcino, sceso fino lì per combattere nell'arena e per vantarsi delle sue precedenti vittorie su celebri lottatori. Aveva sottovalutato Joshua, apparentemente troppo esile per contrastare con lui, ma era stata questa la sua rovina. Veloce come un cobra delle sabbie, il mirmidone aveva sfinito la montagna con una serie di finte rapidissime, per poi finirlo in un unico colpo alla gola. Un balzo, come era solito a fare, verso l'avversario, puntando la Lama letale appena sotto il mento del mercenario, e questo si era accasciato a terra privo di vita in meno di dieci secondi, dopo aver borbottato una mezza frase affogata nel suo stesso sangue. Gli spettatori si erano alzati urlando di emozione, o di rabbia, dipendeva da chi aveva scommesso su chi. Il premio era stato ottimo, trecento monete d'oro sonanti tutte per lui, al modesto prezzo di un taglio superficiale sul petto, poco sotto il polmone sinistro. Del quale la folla non si era certamente accorta, neanche il suo rivale probabilmente. Aveva semplicemente sfregato contro la grande lama piatta dell'avversario, mentre stava attaccando, per un piccolo errore di calcolo, ma l'avversario era stato leale, senza aver intinto la spada in nessun veleno mortale come troppi concorrenti solevano fare. Non sarebbe rimasta che l'ombra di una cicatrice... mentre pensava a questo, fu colto da un improvviso suono di passi, leggeri come i suoi ma più veloci, che si avvicinavano rapidamente. Non ebbe il tempo di appoggiare la mano libera sull'elsa della spada che qualcosa lo urtò da dietro, facendolo sbilanciare e cadere rovinosamente in avanti. Il sacco di monete si rovesciò e decine di piccoli gettoni lucenti si sparpagliarono sulle mattonelle color sabbia davanti agli occhi illuminati di irritazione e sorpresa del mirmidone.

«Ma cos...!»

Non poté concludere la frase che si sentì schiacciare da un corpo estraneo, seguito da un gridolino femminile. Per un attimo la fitta al petto avvampò, facendogli digrignare i denti.

«Oh, mi scusi!»

Sentì sussurrare alle sue spalle, mentre il corpo rotolava giù dalla sua schiena e lui poteva finalmente alzarsi in piedi. Con uno scatto fulmineo, infatti, si riportò in posizione eretta e si voltò verso l'altra persona; l'espressione contrariata sul suo viso si dissolse con la stessa velocità che impiegò un sorriso meschino ad affiorargli sulle labbra. Baciata dai raggi lunari, stava una giovane donna dai lunghi capelli dorati, che le scendevano a boccoli morbidi sulle spalle, coperti da un velo bianco come la neve da chierici. Le profonde pozze blu come il cielo che costituivano gli occhi della ragazza brillavano di un lieve rammarico, e di una strana paura procurata da chissà quale pensiero.

«Cosa ci fa un giovane bocciolo come lei in un paese spoglio come questo?»

Domandò Joshua, facendo ricorso a quel poco di galateo – o forse, sarebbe meglio dire, quel poco di romanticismo – che ancora conservava dai tempi della fanciullezza. La donna non rispose, tremava. Sembrava terrorizzata da qualcosa che solo lei poteva vedere, e non stava minimamente ascoltando il mirmidone. Il sorriso sul volto di questo scomparve:

«Posso aiutarti? Ti sentibene?»

Solo adesso la ragazza pareva vedere Joshua, e si affrettò a scuotere la testa meccanicamente, per poi lanciare un'occhiata alle monete sparse per il terreno e sussultare, come se avesse fatto una doccia fredda. Si guardò un attimo alle spalle, scrutando il vicolo buio dal quale era comparsa, e sussurrò ancora un “mi perdoni!” per poi iniziare a correre meglio che poteva verso il lato opposto della piazza. Joshua si aggiustò il cappello, rimuginando tra sé e sé, e s'inginocchiò per riprendere le monete vinte all'arena. Ma mentre lasciava cadere soldo per soldo dentro la borsetta di cuoio, la sua mente continuava a soffermarsi su quella misteriosa giovane, sui suoi occhi blu, sui suoi capelli. Di solito non aveva mai avuto molti pensieri per la testa, da quando era scappato dal castello si era preoccupato solo dei problemi al momento che si presentavano e aveva agito poco di testa, lasciandosi guidare dal suo istinto, dal suo carattere naturale. Eppure, dopo una serata fortunata come quella, mentre allungava la mano per recuperare le monete cadute, quando avrebbe dovuto essere felicemente spensierato come al solito, c'era qualcosa che non andava. Quell'attimo in cui aveva incrociato gli occhi della chierica era bastato a fargli scattare qualcosa nell'animo, qualcosa che nel lasso di pochi minuti stava mettendo radici e lo tormentava piacevolmente. Cercò di scacciare, inutilmente, quei pensieri assurdi che stavano passandogli davanti agli occhi, quando, a pochi centimetri dall'ultima moneta, la sua mano si bloccò. Aveva avvertito dei passi pesanti, frettolosi giungere dal vicolo alle sue spalle. Sentiva armature di soldati tintinnare ad ogni passo, producendo un fragore lontano e fastidioso. E, colto da un improvviso timore, trattenne il fiato per un istante.

La stanno inseguendo”

Il rumore di passi si fece più vicino.

È in pericolo”

Una coppia di soldati armati di lancia lo superò a corsa. Lui rimase immobile per un'altra frazione di secondo, quando serrò la mascella, afferrò l'ultimo pezzo di vittoria e se lo gettò in tasca, abbandonando il sacco nel bel mezzo della piazza. Si gettò in una corsa sfrenata, con la mano sull'elsa della spada, prendendo vie diverse da quelle dei soldati per non rischiare troppo – il rischio era la sua passione, ma anche lui conosceva il limite. I vicoli notturni erano angusti e sporchi, più lunghi della via principale, ma Joshua era anche senza armatura e nella compagnia di mercenari era sempre spiccato per la sua velocità. Correva, come il vento, inarrestabile, con la sola immagine degli occhi terrorizzati della giovane stampata in testa. Inciampò, per un secondo temette di cadere, ma riuscì a bilanciarsi e continuò a correre, fendendo l'aria spessa e afosa come una la sua lama fendeva le cotte di maglia degli avversari.

Correva, correva, spinto dal pensiero che a quella giovane potesse capitare qualcosa. La guerra che da poco era iniziata stava scombussolando anche le vite dei cittadini innocenti, non la sua, non molto, ma avrebbe benissimo potuto scombussolare quella della giovane chierica. E questo non gli andava per niente a genio.

Perché l'avesse colpita così tanto, non lo sapeva. Sapeva solo che in pochi minuti quella cosa che lei gli aveva trasmesso gli stava infiammando l'anima, dandogli, per la prima volta nella sua vita, una ragione concreta per correre, per rischiare.

Svoltò, rapido, in uno stretto passaggio laterale, e si ritrovò, finalmente, nel piazzone principale, completamente inondato dalla luna piena. La luce argentea si infrangeva sull'acqua della fontana che dominava il paesaggio, una leggera brezza scacciava un po' dell'umidità intrisa nel paese. E, finita la piazza, le mura della cittadella si gettavano perpendicolarmente verso il basso, creando un dislivello di 30 metri dalla piazza al terreno appena fuori le mura. E i due soldati, seguiti da altre due coppie, si trovavano di fronte allo strapiombo, lance impugnate e corpo rigido, in cerchio attorno alla chierica. Le armature rosse dei soldati di Graze scintillavano malignamente sotto i raggi freddi della luna. Joshua si trattenne, per la prima volta privo di idee su come agire, tenendosi in ombra per metà nascosto dal muro della stradina secondaria. Doveva pensare, ed in fretta. Un lanciere tentò una finta che spaventò la giovane ancora di più, già tremante come una foglia, che indietreggiò afferrando con le mani sudate i merli delle mura. Dietro di lei l'aspettava un salto mortale. Joshua sibilò un'imprecazione, poi non ci pensò più e partì alla carica, impugnando la sua fedele Lama. I soldati si accorsero di lui solo dopo che uno dei lancieri si fu accasciato a terra atterrando in una pozza di sangue che andava via via ingrandendosi.

«Vigliacchi! Come potete prendervela con una giovane ragazza indifesa?»

I soldati, per un attimo disorientati, persero l'opportunità di contrattaccare, e in due colpi il mirmidone ne uccise altri due. Rimanevano tre lancieri, che, slanciandosi in avanti, tentarono di colpirlo con delle lance di ferro; ma lui era troppo rapido per loro, e poco prima di essere raggiunto dal più rapido scartò di lato, mirando alle ginocchia, meno protette dall'armatura, e con un rapido fendente tranciò la gamba a metà, e il soldato cadde in avanti, troppo avanti. Joshua sentì l'urlo che si spegneva dietro di sé, poi il tonfo, poi nulla. Ne rimanevano due, che invece di combattere abbandonarono le armi e fuggirono. La piazza piombò nel silenzio più totale. Il mirmidone rimase immobile qualche secondo, permettendo al suo cuore di tornare a battere normalmente, poi si voltò come se nulla fosse successo verso l'altra.

«Ora sei salva»

Ridacchiò. Lei non rispose, si limitò a guardarlo negli occhi per lunghi istanti. Poi, con un filo di voce, chiese:

«Perché mi ha aiutato?»

Joshua afferrò uno straccio consunto, e portò la lama davanti ai suoi occhi, iniziandola a ripulire dal sangue:

«Non potevo restare con le mani in mano di fronte ad un'aggressione tanto vigliacca. E di fronte a cotanto splendore, milady»

Rispose senza guardarla negli in volto. Poi ripensò alle parole appena pronunciate:

Cotanto splendore? Da dove me lo sono tirato fuori?”

Il vento prese a tirare più forte. Il velo bianco della chierica ondeggiò lentamente.

«Devo ringraziarla moltissimo, signore»

Signore, ba'. Odio questa parola”

Pensò lui.

«Ma adesso la sua vita sarà in pericolo, la cercheranno, la vorranno uccidere»

«Ah, la mia vita è pericolo. E comunque, non riusciranno a farmi fuori tanto facilmente, sta' tranquilla»

Rimasero in silenzio per un altro po', mentre l'unico rumore udibile era il fruscio del vento e il debole strofinare del panno sulla lama. La ragazza osservò con un misto di disgusto e di sollievo i corpi morti accanto a loro, poi sobbalzò.

«Mi scusi, devo... devo scappare prima che ritornino!»

Fece per scavalcare il soldato alla sua destra quando Joshua, preso da un'improvvisa paura di non rivedere mai più la giovane donna, si voltò di scatto e le afferrò il braccio prima che lei sgattaiolasse via di soppiatto:

«Già te ne vai?»

«Devo scappare, davvero, mi lasci!»

«Posso almeno sapere il tuo nome?»

Gli occhi di lei lasciaro, per un solo istante, trapelare indecisione sul da farsi.

«Natasha»

Sussurrò infine. Poi si liberò dalla stretta di lui e iniziò a corse via.

Natasha” Pensò Joshua sorridendo.

È proprio un peccato lasciarsi sfuggire una così rara bellezza... probabilmente non è il mio giorno fortunato”

Il sorriso dal suo volto si dissolse in mezzo secondo.

Fortuna...! La mia vittoria...”

Quando tornò nella piazza dell'arena, il sacco era sparito.



Giorno


«...se ciò che dici è vero, dobbiamo subito metterci in cammino per salvare le Sacre Pietre!»

Esclamò Erika colta di sorpresa. Seth si avvicinò alla chierica, rivolgendosi però alla Principessa:

«Principessa, non possiamo essere sicuri su ciò che ci viene detto dagli abitanti di Graze. Ma se le parole di costei si riveleranno veritiere, dovremmo avvertire gli altri regni»

Erika annuì, poi chiese all'altra se volesse proseguire con loro.

«Se ti stanno cercando per le tue informazioni, faresti meglio a startene al sicuro nelle retrovie, Natasha. Non voglio che ti succeda niente di male»

Ma la giovane scosse il capo:

«So usare le Bacchette, posso curare i vostri feriti. La prego, principessa, mi faccia stare vicino a lei!»

Il suo tono di voce lasciava trapelare una strana emozione, un'intenzione nascosta che solo lei conosceva. Erika non ci badò più di tanto e acconsentì, raccomandandole comunque di fare attenzione, e assieme ai suoi validi alleati varcò le porte della città. Passare di lì era inevitabile per raggiungere e soccorrere Ephraim. Mentre attraversavano le vie del borgo, destando l'attenzione dei cittadini intenti nelle loro mansioni giornaliere, Natasha non faceva che guardarsi attorno, nell'intento di ritrovare, anche per un solo istante, lo sguardo del misterioso giovane uomo che l'aveva salvata due sere prima.

Inutile” pensò “a quest'ora sarà già fuggito per scampare ai soldati”

Natasha si era rifugiata per un giorno nel bosco fuori dalla città, quando aveva incontrato la compagnia di Erika e aveva raccontato la sua situazione.

Una coppia di soldati dall'armatura carmina attraversarono un vicolo, e per un attimo Natasha fu colta dal panico, scivolando rapidamente dietro al cavallo di Seth, che sporse leggermente lo scudo per coprirla totalmente. Le guardie passarono. Ben presto si ritrovarono nel piazzale dell'arena, e qui la chierica ebbe un sussulto. Tra la folla di cittadini e forestieri radunata vicino al grande anfiteatro, le parve di scorgere i lunghi capelli rossi e il cappello del suo soccorritore. Si sporse per vedere meglio, si sporse troppo, e un grido le raggelò il sangue:

«Eccola, è lei! Prendetela!»

Dopo scoppiò un caotico scontro del quale Natasha non prese parte, indietreggiando e nascondendosi dietro a dei barili di una bottega. Erika e i suoi guerrieri iniziarono a scontrarsi, e ben presto giunsero decine di soldati da ogni angolo. Natasha non poteva fare nulla, se fosse uscita allo scoperto l'avrebbero sicuramente uccisa. Eppure sentiva un bisogno ardente di ritrovare il suo salvatore. Temeva gli succedesse qualcosa, in mezzo a tutto quel caos. I paesani iniziarono a correre da ogni parte, gridando, invocando gli dei, piangendo, mentre sempre più soldati venivano sconfitti e si ritiravano, o cadevano a terra senza vita. Erika schivava ogni colpo, Seth non ne mancava uno. Garcia, Franz, Gilliam, Vanessa... tutti loro combattevano con ardore, schiacciando tutti i Grazeiani che si avvicinavano. Sarebbe potuta rimanere nascosta per tutto il tempo della battaglia se, ad un certo punto non l'avesse visto. Spada lunga e affilata, movimenti agili, capelli rosso fuoco, lunghi. Si stava scagliando verso Seth, incurante di tutti i soldati che quest'ultimo aveva ucciso e che ora giacevano ai piedi del suo cavallo.

Si farà ammazzare!”Era ancora lontano dal paladino, si stava avvicinando furtivamente aspettando che i soldati davanti a lui venissero battuti per poi lanciarsi all'attacco. Natasha non ci pensò due volte, e corse il più velocemente possibile verso il mirmidone, cogliendolo di sorpresa:

«No, fermo!»

Lui si bloccò.

«Non puoi competere contro di lui, è un generale di prima categoria»

Urlò per sovrastare i ruggiti di battaglia.

Non puoi farti ammazzare così, dopo avermi salvata”

Lui le lanciò una strana occhiata, poi disse, semplicemente:

«Natasha...»

Seth aveva sconfitto tutti coloro che gli si erano parati davanti. Spronò il cavallo a raggiungere Joshua, con la lancia d'argento impugnata e pronta a colpire. Il mirmidone stringette con più forza l'elsa della spada.

«Fermi, entrambi, vi prego!»

Seth frenò il suo destriero, Joshua si voltò nuovamente verso di lei.

«Lui mi ha salvato la vita, l'altra notte»

Cercò di spiegare la chierica al generale.

«Non è che un mercenario di Graze, un mirmidone, direi»

Ribatté piatto Seth.

Joshua indietreggiò, perplesso:

«Mi hanno ingaggiato questa mattina per fermare una certa disertrice, non ho minimamente pensato potesse trattarsi di te»

Cercò di scusarsi il mirmidone.

In realtà, ero certo fossi tu. Non ti avrei mai fatto del male, volevo solo rivederti”

La piazza era ormai deserta, tutti i soldati erano morti o fuggiti. Erika si avvicinò ai tre:

«Cosa sta succedendo qui? Chi sei tu?»

Joshua fece scorrere il suo sguardo su tutti i guerrieri che si trovava di fronte. Non erano di Graze, probabilmente stavano combattendo contro l'Impero. Quella giovane perla era stata attaccata dai guerrieri di Graze per delle informazioni che l'Impero non voleva rendere note. Lui aveva combattuto contro i soldati, pochi giorni prima. Lui era con la ragazza, decise, contro l'Impero di Graze, dunque.

«Possiamo... fare una piccola scommessa»

Propose. Natasha lo guardò perplessa, Seth serrò il pugno sulla lancia.

Dalla tasca tirò fuori l'unica moneta che era riuscito a recuperare di quel ben di Dio che aveva vinto nello scontro di due notti prima.

«Se esce testa, mi unirò a voi»

Si stava praticamente autoinvitando a seguire Erika e il resto della compagnia. Nessuno parlò, Natasha continuò ad osservarlo con uno sguardo poco convinto.

Lanciò in aria la moneta, che sotto il sole brillava come una scintilla dorata. Questa roteò in alto, poi ricadde e lui l'afferrò al volo, chiudendola in pugno. Guardò cos'era saltato fuori, e inizialmente parve perplesso, ma poi i suoi lineamenti si rilassarono e sorrise.

«Testa. Spero di non esservi d'impiccio, sono bravo con la spada»

Seth continuò a guardarlo storto, mentre Erika, spontanea come se fosse accaduta una cosa semplicemente normale, si presentava al mirmidone.



Qualche tempo dopo, in viaggio.


Natasha finì di bendargli il braccio, per poi mormorare un paio di parole di conforto.

«Era un brutto taglio, ma ora sta già meglio»

Joshua annuì.

«Bisogna essere vili per avvelenare le proprie lance»

Commentò in disparte L'Arachel, intenta a strigliare la sua meravigliosa cavalcatura.

«Per fortuna abbiamo fatto scorta di antitossine a sufficienza»

Ribatté Gerik tamponandosi, anche lui, una ferita.

Erika annunciò:

«Rimettiamoci in marcia, Raust è ancora lontana!»

Joshua salì sul carro del rifornimento, troppo esausto per continuare a piedi, così come lo erano Gerik e Marisa, entrambi stati colpiti da armi velenose. Anche Natasha salì sul carro.

Dopo qualche ora di viaggio passato a chiacchierare del più e del meno, si fermarono nuovamente per la cena. Gerik e Marisa saltarono subito giù, riposati e affamati, mentre Joshua venne bloccato dalla chierica:

«Come va il braccio?»

«Bene, non brucia più»

Sorrise lui.

«Senti...»

La voce della donna cambiò improvvisamente.

«A volte mi chiedo... quel giorno, a Serafew, quando ti unisti al nostro viaggio... quella moneta... era veramente uscita fuori testa?»

Joshua impiegò qualche istante a capire di cosa stesse parlando, quando improvvisamente i suoi occhi si illuminarono e rivide la scena davanti a se.

Abbozzò un sorriso furbo:

«E anche se così non fosse? La vita non è fatta solo di fortuna, piuttosto di scelte fortunate»

Lei ricambiò il sorriso.




Commento

E dopo tanti anni passati a venerare Super Mario, scopro quest'altra fantastica serie! Sin dai primi capitoli, The Sacred Stones mi ha appassionata e mi sono subito innamorata di Joshua! Questa era una piccola one-shot che dovevoo scrivere assolutamente, spero vi sia piaciuta!

Una nuova intrusa in questo fandom,

Debby_Gatta_The_Best

  
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