Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Kira Nikolaevic    26/03/2015    0 recensioni
E se Ciel avesse una sorella gemella? Isabel Phantomhive è l'unica che riesce a tirar fuori la parte più gentile ed affettuosa di Ciel. Anche lei ha vissuto le stesse esperienze di Ciel e anche lei ha stipulato il contratto con Sebastian, col quale va molto d'accordo, nonostante non condivida l'idea di vendetta del fratello. La vedremo seguire Ciel in tutte le 'avventure' che quest'ultimo nel manga(ATTENZIONE SPOILER! Se non avete letto il manga o se non avete ancora finito di leggerlo, vi avverto che userò proprio il manga come linea guida della storia!) ha affrontato affiancato solo da Sebastian. spero di avervi incuriosito almeno un pochino.. e spero che vogliate continuare a seguire la storia (sempre che vogliate iniziare a leggerla) e che perdoniate i miei eventuali ritardi nelle pubblicazioni dei capitoli.. vi ringrazio già da adesso per la comprensione e la pazienza che, spero, avrete nei miei confronti. Kira :)
Genere: Azione, Dark, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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TRE
-
Quei gemelli,
a cena.
 
Isabel osservava l’enorme giardino della villa dalla finestra della sua stanza, dalla quale aveva la piena visuale della strada che conduceva alla villa.
Aspettava con ansia l’arrivo dello zio.
Sebastian l’aveva quasi costretta ad andare a preparasi, lasciandogli, così, gli ultimi preparativi da svolgere. Quindi, si era diretta in camera sua. Aveva litigato con l’abito che aveva scelto mentre tentava di indossarlo, ma era arrivato Sebastian ad aiutarla una volta che aveva finito con i preparativi. Aveva preso due ciocche di capelli neri e con un fermaglio in argento, le aveva fissate sulla nuca. Dopodiché, aveva steso un velo di trucco sul viso, per lo più, sugli occhi, per risaltarne l’azzurro scuro e la bocca, per nascondere la secchezza evidente delle labbra, dovuta al clima di quel periodo dell’anno.
Non appena vide l’auto, che era certa stesse trasportando lo zio, le si stampò sul volto un sorriso solare e felice. Quindi si precipitò verso il corridoio e poi le scale, cercando di non inciampare nella gonna lunga dell’abito che aveva indossato per l’occasione.
***
-Ahhh, già, già… dall’Italia alla mia terra natia, è davvero un lungo viaggio, accidenti! Era da tempo che non venivo qui... borbottò tra sé e sé Chlaus appena scese dalla macchina che l’aveva portato alla villa. In quel momento gli si avvicinò Ciel che si era accorto  del suo arrivo, seduto sulle scale che conducevano all’entrata della villa.
-Vedo che sei arrivato, Chlaus.
-Ciel! Buonasera! Tutto bene? Ti sei alzato di qualche centimetro?
-...no, purtroppo.
-Oh! Chiedo scusa per la poca delicatezza. Ma è bello, comunque, vederti sempre uguale!
-Nemmeno tu sei cambiato. Sei sempre uguale, Chlaus- gli rispose il ragazzino, aprendo la porta della villa.
Ad accogliere lo zio dei signorini, l’intera servitù schierata all’entrata. Chlaus assunse una faccia stupita, meravigliato da come fosse stata trasformata.
-Però! È diventata uno splendore!
In quel momento, sulla sommità delle scale giunse, trafelata, Isabel.
-Zio Chlaus!- disse precipitandosi giù per le scale per correre ad abbracciare lo zio.
-Isabel! Cara mia! Assomigli sempre di più a tuo padre! Disse l’uomo dopo essersi sciolto dall’abbraccio con la nipote, osservandola in viso. In particolare gli occhi azzurri con il neo sotto quello sinistro e il destro coperto perennemente con una veletta in pizzo nero, e la bocca, così simile a quella del fratello da oramai tre anni deceduto: aveva lo stesso sorriso di Vincent, Isabel.
In quel momento di “pausa” Sebastian, ne approfittò per salutare l’ospite.
-Signor Chlaus... vi attendevamo.
-Oh! Sebastian! Quanto tempo! Non ho potuto non notare che si sono aggiunte delle facce nuove!- disse porgendo il cappotto a Finnian -Tieni ragazzo. Anche il cappello, grazie.
-Immagino avrete di che parlare con i signorini. La cena sarà pronta il prima possibile... intanto, vogliate sistemarvi comodi nel cortile interno.- disse il maggiordomo, scambiando un’occhiata complice con Isabel, davanti alle facce basite, chi più chi meno, dello zio e di Ciel.
-Il signorino mi ha incaricato di offrirvi l’accoglienza più appropriata per voi e i vostri sforzi. Spero vivamente sia di vostro gradimento.- annunciò Sebastian, aprendo la porta che li avrebbe condotti nel cortile interno.
Davanti a loro faceva bella mostra di sé un meraviglioso giardino zen giapponese, con tanto di ghiaia, rocce, alberi secchi e fiori di iris. ‘E quindi, mi hai mandato via solo per prenderti tutto il merito di questo capolavoro, eh, brutto diavolaccio di un Sebastian!’ pensò la ragazzina, rivolta al maggiordomo, mentre questi li invitava a rilassarsi.
-Prodigioso! È un giardino zen giapponese tradizionale...
-Prego, da questa parte. Il tè è pronto.- disse Sebastian indicando il tavolo posto al centro del cortile.
-Devo dire che gli iris sono davvero meravigliosi... e poi, alberi secchi e fiori... è quel concetto giapponese chiamato “wabisabi”?- chiese l’uomo sedendosi mentre ammirava ciò che lo circondava.
-Se permettete...- fece Sebastian versando il tè nei bicchieri di ceramica vetrata.
-Wow! Persino il tè giapponese! Sei proprio uno attento ai dettagli, tu.
-Siete troppo gentile...
-Arrivati a questo punto, bhè, mi aspetto grandi cose anche alla cena! Ahahah!
Ciel ed Isabel osservavano la scena divertiti e compiaciuti. Poi, Ciel parlò.
-A proposito, Chlaus. Ehm... volevo dire, zio- si corresse dopo aver ricevuto un’occhiataccia da parte della sorella. -quella cosa che ti avevo chiesto?
-A-ha. Certo! L’ho portata... come ti avevo promesso.
-Ecco, il videogioco che mi avevi chiesto.- disse allungando una scatola di un gioco a Ciel. -È stata una faticaccia riuscire a procurarmelo, sai? In Italia non è ancora uscito.
-Umph. “Una faticaccia”, dici? Rispetto alla telefonata di questa mattina, hai aumentato l’enfasi.
-Mi sembra giusto. Del resto, un principe premia il lavoro duro dei propri sudditi con una ricompensa che si adegui ai loro sforzi, no?
-Bhè, se è un gioco che richiede tale ricompensa, sì. Ma quello che abbiamo risolto l’ultima volta, devo ammettere che ha avuto un finale davvero poco divertente.- disse il ragazzino dondolandosi sulla sedia sulla quale sedeva.
-Ahahah! Eh, già! I giochi durano un nulla nelle mani dei bambini. Tant’è che me ne chiederete subito un altro, vero?
-...esatto.- rispose dopo aver lanciato uno sguardo alla sorella. -Del resto, è risaputo che i bambini siano avidi di divertimento.
-È proprio perché sei così, Ciel, che la Funtom è divenuta la ditta di giocattoli numero uno d’Inghilterra. Non mi azzardo minimamente ad immaginare come sarai una volta cresciuto... 
-Ma non parliamo sempre e solo di affari, Ciel! Per favore...
-Isabel ha ragione... stiamo sempre a parlare di affari. E... ho anche qualcosina per la nostra cara signorinella.- annunciò tirando fuori, un pacchettino abbastanza sottile, che porse ad Isabel.
-Zio! Ma non dovevi! Davvero! Grazie!- disse la ragazzina prendendo ciò che le stava porgendo lo zio. Lo scartò. Era il libro di un’opera teatrale. Non un’opera teatrale qualunque, ma la sua opera preferita: l’ Amleto di William Shakespeare. Le brillavano gli occhi.
-Avanti! Aprilo...- la incoraggiò lo zio, guardandola amorevolmente. Eseguì le indicazioni dello zio e dentro vi trovò una collana. Era una catenella in argento con un medaglione dove all’interno c’era un piccolo bocciolo di rosa Sterling Silver fatto essiccare, il suo fiore preferito.
-Magari non è un granché, ma questo apparteneva a vostro padre. Così anche tu avrai un ricordo da parte di Vincent.- Isabel non riuscì a controllare le lacrime e con gli occhi lucidi si avvicinò allo zio per abbracciarlo.
Ciel osservò tutta la scena, e appena vide le lacrime spuntare dalle ciglia della sorella sentì una morsa all’altezza dello sterno.
Una stretta allo stomaco e una specie di fitta al cuore.
-Shshsh. È tutto apposto, piccola mia.- le diceva Chlaus mentre le carezzava i capelli per calmarla, mentre lei tra le lacrime continuava a ripetere “Grazie” all’infinito. Dopo poco tempo, ricompostasi, Isabel si allontanò dallo zio. Un sorriso di gratitudine ad illuminarle il volto. Gli occhi arrossati l’unico indizio del suo pianto. In quel momento arrivò Sebastian.
-Perdonate l’attesa. Sono stati ultimati i preparativi per la cena e mi son permesso di portarvela. Il menu di oggi, curato dal nostro chef Baldroy, prevede il Gyu Tataki Don, ovvero, filetto di manzo con riso- Ciel guardò di sottecchi la sorella, la quale sorrideva quasi orgogliosa del lavoro svolto sia da Sebastian che da lei, poi, passò lo sguardo sulla faccia sorpresa di Chlaus.
-Questa è... la cena, dunque?-
-Si, signore.
-Oh... pensavo si trattasse dell’antipasto...
-Lo sapete, signor Chlaus...?
-Hm? Cosa?
Isabel si preparò a sentire l’introduzione al pasto da parte di Sebastian con un sorriso divertito sulle labbra.
-Il Donburi, anche chiamato “Don”, fin dall’antichità viene utilizzato per rifocillare i lavoratori manuali. È il piatto che sta a simboleggiare la gratitudine dei datori di lavoro verso i dipendenti. Ovvero, la ricompensa dopo una giornata di dure fatiche! Ed è questo il significato del Donburi!- disse tutto infervorato ed esaltato, lasciando a bocca aperta sia Ciel che lo zio Chlaus. -Si pensa sia la versione popolare del Bohan, un piatto della corte imperiale che i contadini, il volgo, potevano solamente sognare. E... io... ho pensato foste stanco dei cibi raffinati che siete solito gustare in Italia, signor Chlaus. Ho preferito, quindi, farvi gustare una carne pregiata nel più semplice dei modi- finì il maggiordomo.
-Ahahahah! Siete il massimo! Riuscite a stupirmi ogni volta! Nel campo in cui lavoriamo, c’è un sacco di gente totalmente priva del senso dell’umorismo. E mi sa, invece, che lavorare con te, Ciel, sarà sempre molto divertente.
-Ne sono onorato.- rispose il ragazzino sorridendo affabile.
-Comunque, non sapevo che il Donburi giapponese avesse un background così particolare e profondo. Sei davvero erudito, Sebastian.
-Vi ringrazio- disse l’interpellato, scambiando un’occhiata complice con Isabel, ricordando che per poter sapere tutte quelle cose per poter fare una presentazione del piatto profonda, insieme avevano messo a soqquadro la biblioteca della villa.
-E già! È proprio come hai detto. Ero proprio stanco dei sapori forti ed intensi della cucina italiana! Bhè, buon appetito.- disse l’uomo mettendosi il tovagliolo al collo.
-E come vino, abbiamo abbinato al piatto un rosso italiano, che sappiamo essere di vostro gusto.- disse aspettando che Mey Rin, la cameriera, entrasse con il vino, ma questa era ferma imbambolata davanti al carrello del vino.
-Mey Rin.
-S...sì?
Esasperato, il maggiordomo le si avvicinò per sussurrarle qualcosa all’orecchio.
-Sì un corno! Non startene lì imbambolata! Va a versare il vino nel bicchiere!
Isabel non aveva sentito ciò che Sebastian aveva detto alla cameriera, ma notò che era arrossita spropositatamente e che la vide più strana del solito e la cosa non la convinceva affatto. Aveva una forte tremarella alle mani con cui teneva strettissima la bottiglia di vino, tanto che non sarebbe riuscita a versarne nemmeno un goccio nel bicchiere. E infatti, accadde proprio quello che Isabel si era immaginata: Mey Rin versò quasi tutto il vino sulla tovaglia. ‘Maledizione! Mey Rin! Stai versando fuori tutto il vino! Così tutti gli sforzi fatti fino ad ora, diverranno vani...’ In quel momento, proprio poco prima che una goccia di vino andasse a finire sui pantaloni di Chlaus, Sebastian, sfilò la tovaglia dalla tavola senza far cadere nulla di quello che vi si trovava sopra. Proprio come un vero prestigiatore. Quel suo gesto lasciò esterrefatti sia Isabel, che Ciel che la servitù.
Fortunatamente lo zio Chlaus non si era reso conto di nulla, perché era intento ad osservare ed elogiare la bellezza degli iris, piantati da Sebastian. Si accorse solo della sparizione della tovaglia.
-Oh. C’era una piccola macchia, l’ho fatta quindi togliere. Non ci far caso- disse Ciel continuando a mangiare tranquillamente.
-Chiedo umilmente perdono. Prego, continuate a consumare la vostra cena con calma...- disse il maggiordomo inchinandosi, con la tovaglia sporca tra le braccia.
-Avete proprio un maggiordomo capace, cari i miei Ciel ed Isabel- disse Chlaus.
-Capace? Quello là ha fatto solo quello che mi aspetto dai nostri servitori.
-Ahahahah! Quale severità! Però, anche volendo cercare per tutto il Regno Unito, non si trova nessuno altrettanto bello e capace!- disse l’uomo.
-Ovvio. Ma io non l’ho assunto per queste cose... noi... non abbiamo mai mangiato dolci più buoni di quelli che prepara lui- disse Ciel specchiandosi nel cucchiaino d’argento destinato per i dolci.
-Dolci?- chiese a mezza voce Chlaus, verificando se era esattamente quello che aveva sentito, per poi scoppiare in una fragorosa e grassa risata.
-Ahahahah! Per dei bambini è, senz’ombra di dubbio, una buonissima ragione!
-Non vedo l’ora che arrivi il dessert di questa sera!- esclamò solare Isabel.
Dopo appena dieci minuti, arrivò Sebastian, con il carrellino su cui vi era posato il dessert, un millefoglie all’albicocca e tè verde.
-Perdonate l’attesa. Vi ho portato il dessert.
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE: Salve bellissimi! Chiedo scusa per il ritardo che ha subito la pubblicazione... come sempre ;P (anche se vi avevo avvisato...) Comunque! Fino a qui, penso conosciate benissimo cosa succede... vi chiedo, però, un’opinione su come ho riportato i fatti in versione ‘gemelliana’ :D
Ciel, nonostante sia il ‘capofamiglia’, ogni tanto, per non dire spesso, viene messo sotto dalla sorella e dalle sue occhiatacce, anche perché le vuole bene. E penso, che nel capitolo, ed anche in quelli precedenti, la cosa sia uscita fuori... ma preparatevi! Nei prossimi capitoli, Isabel, tirerà fuori     il suo lato più ‘tenero’ :3.
Bene! Fatemi sapere che ne pensate! Alla prossima pubblicazione, che spero avvenga il prima possibile -nei miei limiti ;P. baci Kira :*
  
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