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Autore: Poisonous chaos    26/03/2015    2 recensioni
Non c'è niente di meglio di un po' di autocommiserazione su pagine bianche. D'altronde, chi meglio di un pezzo di carta può mantenere il silenzio? Il silenzio.. Agh, magari riuscissi a stare zitta come la carta. Probabilmente avrei qualche problema in meno.
Ciancio alle bande, questa è la mia vita. In un diario di bordo. Sì, perché è una lotta alla sopravvivenza. Una lotta per restare in piedi. Una lotta per non cadere. O per rialzarsi dopo aver toccato il fondo.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 2

Candle in the Wind

 


Oggi la carta ha il sapore di una canzone.
Una di quelle canzoni che segnano la tua anima nel profondo, la cambiano e poi ti riportano alla mente tanti di quei ricordi, tanti di quegli odori e sapori che credevi aver perduto in qualche cassettone polveroso della memoria. Una di quelle canzoni che ti hanno fatto pensare, magari col naso appoggiato su un vetro e gli occhi che corrono lontani verso l'orizzonte invisibile di qualche città nebbiosa. 
La mia canzone, quella che se tutt'oggi riascolto fa tremare pesantemente le enormi palizzate che bloccano le scorte di lacrime, racconta di un viaggio e una battaglia che non doveva esser combattuta, di persone che sono state vicine per una vita e che all'improvviso hanno deciso di schierarsi contro il tuo esercito, contro di te. 
Ero in una città lontana, lontana dal piacevole/spiacevole tepore di camera mia, in un'altro posto dove l'ora era completamente diversa, il sole era quasi sempre velato da uno strato grigio di inquinamento e simpatiche persone da occhi a mandorla viaggiavano frenetiche a tutte le ore del giorno. 
L'aria estiva era pesante ma, nonostante tutto, c'era un'atmosfera fantastica, pacifica, che qua in Italia è difficile trovare. Un'aria completamente diversa, piena di aspettative, sogni, ricchezze di ogni genere e storie fantastiche. 
Uno degli ultimi giorni di quel viaggio che ha segnato la mia pelle, oltre che alla memoria, ero fuori dal palazzo in cui vivevo per la vacanza. Era altissimo, circa una trentina di piani, se non ricordo male. Sotto di esso, come un parco, si snodavano alberi dalle chiome verdi, un laghetto pieno di pesci di tutti i colori, passaggi segreti nascosti tra pareti fatte di rose selvatiche e piccoli gazebo di legno chiaro che ospitavano chiunque volesse godersi un po' di ombra e di tregua dalla calura estiva, mettendo i piedi a mollo nell'acqua gelida del piccolo fiumiciattolo che circondava il giardino. 
Era un posto perfetto, in pace col mondo, costellato da qualche risata cristallina di bambini di tanto in tanto e da chiacchere di anziane signore che passeggiavano insieme, a braccetto ricordando i vecchi tempi.
Ecco, ero fuori da quel piccolo "angolo di paradiso", e guardavo. Il palazzo che si stagliava alto nel cielo, con le sue numerose vetrate, gli alberi che muovevano leggermente i loro rami, spinti da un lieve vento fresco serale, e il sole che tramontava, libero da qualsiasi nube. I suoi raggi accarezzavano il profilo di quel grattacielo, vetro per vetro, mostrandosi a chiunque volesse godere dello spettacolo della loro discesa dietro le montagne che ospitavano la Grande Muraglia. Ero appoggiata ad un muro dopo una camminata, "Candle in the Wind" di Elton John nelle orecchie, e in quel momento, sono sicura, la mia testa ha scattato una foto di quello scenario. Una polaroid che si ripresenta ogni volta che il pianoforte di quella canzone parte a suonare.
E' così nitida, perfetta, chiara, che se chiudo gli occhi posso di nuovo sentire il profumo di quella terra dai mille colori e il tepore dei raggi sulla pelle. 
Posso anche "zoomare" su di essa, consapevole del fatto che non c'è un limite. Ogni angolo della mia polaroid è perfetto, nitido, senza pixel fuori posto che "sgranano" l'immagine. Una visione HD perfetta di un ricordo che non potrò mai dimenticare.
Nel dubbio, ho scattato anche una foto.
Però è l'immagine nella mia testa quella che preferisco. Certo, sempre insieme alla canzone, altrimenti non ha senso. Altrimenti non riesce a prendere vita insieme agli accordi di chitarra, alle voci del coro e ai tasti del pianoforte.
La nave del Capitano senza meta, vorrebbe tanto salpare nuovamente verso quelle terre, nonostante le numerose battaglie che hanno distrutto gran parte della nave stessa. E anche del Capitano.
Nonostante tutto, il mio piccolo veliero e il mio corpo logoro, siamo ancora in piedi. Forse, un ultima risistemata a qualche trave traballante, un piccolo controllo alle vele e poi, potremo anche salpare di nuovo, verso quella polaroid che tengo nel cuore e che sarà meta di un nuovo sogno da realizzare.


Beh, Carissima pagina che anche oggi ha saputo accogliere le mie parole al meglio, non c'è più altro da raccontare.
Un breve flashback della mia vita che ho voluto imprimere anche su di te, così che tu possa conservarlo per un prossimo futuro.
Il Capitano della Nave oggi è malinconico. Ma non troppo.



Che il vento sia con te.




Angolo del Caos
Oggi, piccolo capitolo su un breve flashback.
Non è niente di particolarmente sorprendente, scusate la banalità.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e che seguono il mio "caos".
Non potete immaginare quanto possa far piacere.
Beh, detto questo.. spero che sia piaciuto.
Capitan Caos.
   
 
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