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Autore: bradbury    27/03/2015    6 recensioni
Dean ha chiesto a Castiel di fargli una promessa: se il Marchio di Caino avesse ricominciato ad esercitare la sua pericolosa influenza sul cacciatore, l'angelo avrebbe dovuto ucciderlo senza esitare. Castiel non ha nessuna intenzione di rispettare il patto ma vuole a tutti i costi aiutarlo. E' convinto sia possibile trovare una cura che possa salvare l'amico, ma quanto è grande il prezzo da pagare affinché Dean possa raggiungere la salvezza?
[Riprende alcuni eventi accaduti nella S10; possibili spoilers] UPDATE: momentaneamente sospesa
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Un grazie infinito a Gabriella che mi ha mostrato entusiasmo e minacciata quotidianamente. 

******************************************** NOTE *******************************************
L'idea per questa storia ha iniziato a balenare nella mia testa sovraffollata di pensieri, esattamente quindici minuti dopo avere visto il quinto episodio di questa decima stagione (che giusto perché voi lo sappiate, sta mettendo a dura prova il mio stato emotivo già largamente danneggiato). Per giorni ho tentato d'ignorare la parte di me che fremeva dall'impazienza di scrivere perché sarò sincera, non ho mai scritto storie prendendo in prestito personaggi di altra gente, perciò ero piuttosto preoccupata dal risultato. Sapete, nella nostra mente sembra sempre tutto più bello e perfetto e logico, mentre alla fine, la dura realtà dei fatti è che ad alta voce fa solo ed esclusivamente schifo. Ad ogni modo, mi sono buttata, avevo da tempo delle teorie su come si sarebbero delineati gli eventi della decima stagione e volevo imprimerli su carta - foglio di word - per vedere quanto funzionassero le mie doti di veggente/sensitiva. Ancora non ho idea del perché ho deciso di pubblicare ma non appena mi sarà chiaro sarete i primi a saperlo. Tutto ciò che leggerete non è una rielaborazione degli avvenimenti ma come io penso e desidero vadano le cose. Se capita che alcune cose coincidono col canon è perché sono una fottuta profeta del Signore (ovviamente sto scherzando, sono Dio). E niente, spero che le retine dei vostri occhi non si siano carbonizzate leggendo il primo capitolo, ho fatto del mio meglio, l'ho revisionato all'incirca il numero di volte in cui è morto e risorto ogni personaggio di Supernatural. Mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate e ricordate, ogni recensione bella o brutta che sia porterà alla luce una fatina e renderà felice un unicorno. Alla prossima settimana!


 






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1.
 
 
Dean Winchester non riusciva a dormire. Se ne stava supino sopra un malconcio materasso dell'ennesimo motel, con le braccia incrociate dietro la nuca, in attesa di sprofondare nel buio dell'incoscienza. Erano passate più di tre ore da quando lui e Sam avevano spento le luci dopo essere tornati da una caccia particolarmente stancante, perciò a quel punto dubitava di riuscire a prendere sonno. Ormai erano un paio di settimane che andava avanti così, due interminabili ed insonni settimane. A tenerlo sveglio fino all’alba erano i fastidiosi pensieri che gli ronzavano nella mente, viaggiando prepotentemente in tutto il corpo, saltando di sinapsi in sinapsi e rendendolo irrequieto.

Aveva cercato a tutti i costi di sopprimerli, nascondendo quei bastardi nei recessi inesplorati della sua mente incasinata, perché se li avesse ignorati forse alla fine l'avrebbero lasciato in pace. All'inizio, quando non erano stati altro che degli impercettibili rumori di sottofondo, gli era bastato distrarsi: beveva qualche bicchiere di whisky scadente, si concentrava sulla caccia, si era persino iscritto su un cavolo di sito per incontri, e il suo cervello aveva semplicemente smesso di focalizzare la propria attenzione su quelle insignificanti riflessioni, o almeno si era convinto di poterle definire tali.

Dean sbuffò e aprì gli occhi, trovandosi di fronte un soffitto ammuffito immerso nell'oscurità. Era cominciato tutto quando si erano imbattuti in quella stravagante rappresentazione studentesca basata sulle loro vite.

Sam sembrava non esserne stato sconvolto quanto il fratello, al contrario, escluso l’attimo di shock che aveva attraversato il loro volto dopo aver compreso davanti a quale strana messinscena si trovassero, si era mostrato assolutamente euforico per ragioni misteriose a cui Dean non riusciva a dare un senso.

Dannato Chuck per aver scritto quelli stupidi libri e dannata Becky per averli pubblicati in formato digitale su Internet, senza chiedere nemmeno il consenso. Non che si aspettasse qualcosa di diverso da parte di quella psicopatica. Ad ogni modo, scoprire che in un'anonima scuola superiore del Michigan un gruppo di studentesse avesse deciso di realizzare il musical di “Supernatural” come progetto scolastico, oltre a farlo parecchio incazzare lo aveva scosso nel profondo.

Non perché lo spettacolo fosse stato uno schifo totale (tirando le somme e volendosi sbilanciare, non era niente male) ma perché aveva visto tutto il proprio passato – gli eventi che più l'avevano segnato nel cuore e nella mente – attraverso gli occhi di perfette sconosciute e da una prospettiva a lui completamente estranea. Era scattato qualcosa in Dean e come conseguenza si ritrovava a fare i conti con la spaventosa maturazione di una serie di consapevolezze che avrebbe gradito non dover mai affrontare. Non sapeva se averle acquisite potesse considerarsi un bene o un male, eppure si era convinto che fossero state sempre lì, cariche di aspettative ed impazienti di essere dissotterrate.

Dean si massaggiò con due dita la sommità del setto nasale, al limite dell’esasperazione. Provò a concentrarsi sul respiro profondo di Sam, beatamente addormentato nel letto accanto, giusto per fare qualcosa di diverso dal rimuginare.

Il cellulare poggiato sul comodino prese a vibrare, rompendo il silenzio notturno e il caos martellante nella sua testa, avvisandolo dell’arrivo di un messaggio. Dean sobbalzò e come un fulmine la mano saettò ad afferrarlo. Lo schermo si accese, abbagliandolo e facendolo lacrimare copiosamente. Una volta che la vista si fu abituata alla luminosità dello schermo, riuscì a controllare se il nome dell’idiota in sovraimpressione fosse quello che si aspettava di leggere. Poteva per una volta provare l'ebrezza di essere baciato dalla fortuna? Certo che no.

Dean, ricacciò indietro la frustrazione che minacciava di farlo contorcere sotto le coperte. Si trattava di una certa Ashley, del sito d’incontri, capelli biondi, occhi castani, un fisico da urlo…insomma, una ragazza con cui avrebbe volentieri condiviso il letto e impiegato il tempo in modo migliore.

Si scrissero qualche messaggio vietato ai minori fino al momento in cui la batteria del telefono non decise di abbandonarlo proprio mentre la situazione iniziava a farsi davvero eccitante, oscurando il display e lasciando Dean vagamente indispettito. Abbandonò quell’inutile scatoletta nera che gli era costata un mucchio di soldi, in un punto indefinito del materasso e si girò sul fianco, più sveglio che mai.

C’era da prendersela solo con una persona se l’insonnia prima o poi l’avesse ammazzato mandando a puttane la sua onorata carriera di cacciatore. Così si ritrovò in piedi, al buio della camera, alla ricerca di un caricabatteria, incapace di evitare che i suoi pensieri convergessero nuovamente su chi stava provando a non considerare da giorni: Castiel. Ottimo lavoro, Dean. Sei un coglione.

Se Castiel avesse avuto bisogno d’aiuto e lui non fosse stato reperibile non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato. Certo, avrebbe potuto chiamare Sam ma Dean sapeva che il primo numero a venirgli istintivamente in mente in una situazione potenzialmente pericolosa sarebbe stato il suo. Castiel non avrebbe avuto il lusso di sprecare minuti preziosi per tentare con un altro se quello del cacciatore fosse stato irraggiungibile. 

Ovviamente sarebbe accaduto un miracolo se il fottuto angelo si fosse degnato di farsi vivo dall’ultima volta che si erano visti. Prima, quando Dean aveva ricevuto il messaggio aveva vergognosamente sperato si trattasse di lui. Castiel era semplicemente sparito nel nulla con la sua nuova amichetta alata e tanti saluti. Gli importava poco di lasciarlo ad affogare nella preoccupazione. Stronzo.

Dean ormai avrebbe dovuto essere abituato al modus operandi dell'amico, tuttavia quella lontananza prolungata gli metteva addosso una sgradevole sensazione di disagio.
All’improvviso, una voce sorprendentemente simile a quella del fratello minore lo rimproverò mentalmente, dicendogli che avrebbe potuto benissimo chiamarlo lui Castiel, e non aspettare che fosse l’altro a decidersi.

Dean però non aveva il coraggio.

Era solo una sensazione, eppure inconsciamente temeva che ascoltare per qualche breve minuto la voce roca dell'angelo attraverso un altoparlante, gli avrebbe confermato ciò che stava negando in maniera così spudorata a sé stesso.

Era consapevole che prima o poi le loro strade sarebbero inevitabilmente tornate a rincrociarsi e a quel punto non avrebbe più potuto scappare dai suoi sentimenti e dalle sue paure – perché di quello si trattava, ma avrebbe dovuto farci i conti e provare a gestire la situazione in perfetto stile Winchester. Non c'era niente che gli impedisse di sfoderare la sua faccia da poker e comportarsi come se nulla fosse. Dean era bravo a tenersi tutto dentro, a non lasciar trapelare le sue emozioni più del necessario e niente e nessuno, tantomeno un angelo, l’avrebbero colto in fallo. Ignorare il problema era la via della salvezza.

Il cellulare, grazie alla poca energia accumulata, vibrò un'altra volta e il cacciatore trasalì ancora, un po’ perché era convinto che quello stupido affare fosse spento, un po' perché i suoi ormoni non funzionavano più come quelli di un fottuto uomo adulto. Diede un rapido sguardo al mittente: era ancora Ashley. Gli chiedeva se la settimana successiva avessero potuto incontrarsi. Oh sì, Dean avrebbe fatto di tutto pur di togliersi dalla testa Castiel e di certo una sana e movimentata nottata di sesso non gli avrebbe compromesso la salute. Chissà, magari affondare in una bella ragazza, sentirla ansimare in preda al piacere sotto di lui, avrebbe riportato nella propria vita l'equilibrio a cui era abituato.
 
 
***
 
 
Era riuscito ad addormentarsi soltanto alle sei del mattino, con il cellulare stretto nella mano e il sole che già faceva capolino attraverso i vetri lievemente incrostati delle finestre di quella squallida stanza di motel. Purtroppo, mezzora dopo Dean venne svegliato da Sam, il quale sembrava ansioso di mettersi in macchina per occuparsi di un nuovo caso in una città distante chilometri da dove si trovavano loro.

"Los Angeles?" biascicò Dean mentre beveva una generosa sorsata di caffè, "ci vorranno almeno due giorni interi di strada e cinque pieni alla mia piccola per arrivarci, sei sicuro che ne valga la pena?" chiese.

"Ti dico di sì, in quell'hotel sono successi troppi casi strani per essere solo coincidenze. Inoltre, guarda qui, non lo trovi inquietante?" Sam girò il computer portatile, in modo che il fratello potesse vedere una ripresa della telecamera di sorveglianza di un ascensore che aveva registrato una ragazza comportarsi in modo abbastanza bizzarro, per non dire da brividi.

"Magari era solo strafatta ed uscita fuori di testa" ironizzò Dean, alzandosi da tavola per andare ad infilarsi una maglietta pulita e meno stropicciata.

"No. Questa studentessa è stata trovata morta all’interno del serbatoio dell’acqua, sul tetto del Cecil Hotel." cominciò a spiegare Sam con il solito tono da sapientone, "il coroner del Dipartimento di Los Angeles ha stabilito che la causa della sua morte è stata accidentale e dovuta all’annegamento. Durante l'autopsia non hanno trovato nessuna traccia, né di droghe né di alcol, quindi direi che almeno questo possiamo escluderlo dalla lista" disse Sam. "Inoltre, hai visto anche tu la registrazione, la ragazza sembrava scappare da qualcuno o qualcosa." aggiunse sovrappensiero.

"Per non parlare di quando ha iniziato a conversare come se davanti a lei ci fosse stata un'altra persona. Potrebbero basarci un film horror su questa storia. Pensi si tratti di un fantasma?" domandò Dean, convinto dalle parole del fratello.

"È probabile, ma non ne sono certo. Comunque, prima arriviamo sul posto minori saranno le probabilità che qualcun altro si faccia ammazzare."

"Okay, dammi un minuto, lasciami finire questa tazza di caffè."

"Dean, è la terza che ti scoli nel giro di dieci minuti, sicuro di star bene?" domandò Sam, preoccupato.

"Mai stato meglio" mentì Dean.

"Le tue occhiaie la dicono diversamente."

"Ascolta, Sammy. Ho passato la notte a scambiarmi messaggi erotici con una pollastrella da urlo” ammiccò, “non ho avuto il tempo di dormire. Direi che la caffeina è più che necessaria, soprattutto se dovrò affrontare quarantotto ore di viaggio." Il fratello minore lo studiò per qualche istante e poi scrollò le spalle, lasciando cadere l'argomento.

Ultimamente Sam sembrava essere più attento del solito ai suoi comportamenti, soprattutto dopo l’incontro ravvicinato di qualche giorno prima con la mutaforma, durante il quale si era lasciato prendere la mano, scaricando l’intero caricatore addosso al corpo senza vita della falsa cameriera, per stare tranquillo ed evitare un’eventuale resurrezione. O perlomeno era quello che Dean aveva raccontato a Sam.

Perché chi voleva prendere in giro? Non era stata un’azione dettata dalla prudenza o dall’adrenalina, il Marchio di Caino rimaneva una presenza costante incisa sulla pelle del suo avambraccio e sebbene riuscisse a tenerlo sotto controllo, la furia cieca e la sete di sangue erano difficili da ignorare. Era al di là del salvabile, nessuno poteva aiutarlo, nemmeno le persone che gli volevano più bene in quel fottuto mondo sarebbero state capaci di allontanarlo dal suo destino.

“…ha abbandonato il suo tramite ed è ritornata in Paradiso.” Dean, era così preso ad autocommiserarsi da non essersi accorto che il fratello avesse ricominciato a parlare.

“Chi?” domandò riscuotendosi, prima di sfilare la sua sacca da viaggio consunta da sotto il letto.

“Hannah, l’angelo che viaggiava con Cas. Non mi stavi ascoltando, vero?” Sam storse la bocca in una smorfia di disappunto.

“Scusami Samantha, la prossima volta cercherò di prestare più attenzione alle tue necessità. Comunque, come fai a saperlo?” si mantenne sul vago.

“Me l’ha detto Cas.”

Mancò poco che Dean si ferisse il palmo della mano con il coltello che stava riponendo nel borsone. “Cosa vuol dire che te l’ha detto Cas? Quando?” addio indifferenza, benvenuta curiosità morbosa. Dean provò a nascondere l’irritazione che gli attanagliava lo stomaco senza riuscirci veramente.

“L’ho sentito al telefono ieri, pensavo lo sapessi anche tu.” riferì Sam, incerto.

“No, non parlo con quel figlio di puttana da settimane” disse Dean, ficcando con eccessiva violenza un paletto di legno, fra il resto delle altre armi.

E così, quel bastardo aveva ritenuto opportuno non metterlo al corrente su ciò che stava accadendo: adesso viaggiava per conto suo e solo Dio sapeva quali altre informazioni gli stesse tenendo nascoste. L’aveva detto a Sam, da non credere. Era bello scoprire quale fosse la considerazione che l’angelo avesse di lui. Sentì la rabbia montargli dentro, seguita subito dopo da uno spiacevole senso di umiliazione. Porca puttana, l’aveva persino sognato quelle rare volte che il sonno l’aveva sopraffatto, inclusa la notte precedente. Lo perseguitava anche lì.

Non erano sogni chissà quanto elaborati, solo un paio d’intensi occhi blu che lo fissavano e in cui era sempre riuscito a leggervi eternità, gentilezza, potenza ed infinita tristezza. Quegli occhi gli davano pace, erano l’unica cosa ad infonderli un minimo di speranza quando tutto il resto andava in pezzi. Lo facevano sentire degno. Evidentemente non era più così, non da quando Castiel l’aveva visto tramutarsi in un folle demone del cazzo.

Probabilmente adesso quegli occhi sarebbero stati freddi e schivi come era giusto che fossero, perciò non c’era da meravigliarsi se l’amico avesse deciso di mettere della distanza fra di loro e se preferisse fidarsi più di Sam che di lui. Avrebbe dovuto immaginarlo già da un pezzo.

Il cacciatore strinse il pugno tanto stretto da sbiancargli le nocche.

“Dean…” iniziò Sam, avvicinandosi, avvertendo la sua tensione.

“Se ci muoviamo adesso saremo lì entro sera. Sbrigati.” afferrò con un colpo secco il manico della sacca e uscì nell’aria fredda del mattino senza incrociare lo sguardo interdetto del fratello. 

 
   
 
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