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Autore: Sonomi    27/03/2015    5 recensioni
"Fissava le pareti della stanza senza vederle realmente, cercando di captare ogni piccolo rumore. L’unica cosa che sentiva era il suo flebile respiro. Le luci al neon del lampadario rendevano l’atmosfera circostante molto ospedaliera, e quel paragone non fece altro che accrescere l’ansia dentro le sue membra. Non sapeva come mai, ma la sola idea che quella camera potesse sembrare un ospedale lo terrorizzava abbastanza.
Guardò impotente la porta sbarrata davanti a lui, per poi lasciar scivolare gli occhi sulla scarsa mobilia che lo circondava: un comò di medie dimensioni, un traballante tavolino di mogano e una sedia inutilizzata, considerando che era seduto sul pavimento freddo. Ingoiò l’aria, aspettando che qualcosa accadesse. Ma non succedeva niente da almeno cinque giorni.
Uscirò mai da qui?"
(Taoris, Kaisoo, Hunhan, Baekyeol, Sulay, ChenMin)
(Titolo cambiato! Precedente: "Il college degli orrori")
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ok, sono pronta al linciaggio. Quasi 4 mesi di ritardo. Io non so davvero come scusarmi. Da dicembre ad adesso ho avuto ben 3 esami universitari e ho passato la mia vita sui libri. Vi chiedo scusa in aramaico, in ginocchio, non so. Mi inchino a voi. 
Togliendo il mio PAUROSO ritardo, ci tenevo a ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa FF, che mi hanno sostenuta in questi due anni. Ringrazio tutte le belle persone con cui ho avuto il piacere di parlare. GRAZIE. Di tutto. Spero che leggerete questo capitolo conclusivo nonostante il ritardo, e che magari lascerete un commento per farmi sapere cosa pensate di tutto il lavoro nel suo insieme. Lo spero proprio, ci terrei molto. Potete anche insultarmi, se vi va. AHAHAH Ah, gli altri due EXTRA arriverrano. Non so ancora quando avrò il tempo di terminarli, ma arriveranno. :)
Il College è dedicato a tutti voi.
Vi lascio all'ultimo capitolo.
(Che tristezza)



 
 
Capitolo 27
L’aria sapeva di libertà



Tic, tac, tic tac, tic, tac.
Zitao fissava impassibile le lancette dell’orologio sopra il mobiletto dei medicinali, seduto non troppo comodamente sulla poltroncina accanto al letto di Yifan. La gamba destra gli si stava addormentando, il braccio sinistro gli faceva un male impressionante, eppure stava mantenendo la stessa identica posizione da qualcosa come due ore buone. A intervalli regolari erano passati tutti per di lì: Yixing con una scatola di cioccolatini per “dargli qualche caloria”, aveva detto; Jongin con una coperta di lana, seguito da un Kyungsoo pieno di vestiti di ricambio da dargli; Joonmyun con un mazzo di fiori, ora appoggiati sul tavolino accanto al letto; Minseok e Jongdae con pacchetti di cibo decente; Sehun e Luhan erano arrivati insieme a Baekhyun e Chanyeol, e si erano fermati con lui per un’oretta. Poi erano tornati nelle rispettive dimore a cercare di riposare e trovare un po’ di tranquillità. 
Tranquillità.. Zitao aveva quasi dimenticato cosa significasse quella parola. Erano passati cinque giorni da ciò che era accaduto, cinque giorni di paura, tensione, e sospetti. I signori Wu, Huang, Ahn, Byun e collaboratori erano stati messi in prigione in attesa di un processo, e i ragazzi avevano passato quel tempo a essere interrogati. Avevano cercato di tenersi sul vago, non si erano azzardati a riferire di preciso cosa era loro accaduto durante la prima notte di luna piena. I file che erano stati consegnati alla polizia esprimevano chiaramente quello che gli esperimenti avevano intenzione di fare, ma che questi avessero funzionato non era stato menzionato. Se lo avessero detto, probabilmente avrebbero dovuto sopportare altre torture e proprio non se la sentivano. Avrebbero trovato un modo per sistemare la faccenda da soli. Oltretutto, sia Yifan che Baekhyun erano sotto stretta osservazione della polizia, ma non erano arrivati al punto di decidere di arrestarli, e Seunghyun era stato ricoverato a sua volta. Lui stava bene, se la sarebbe cavata con poco. 
Un’altra cosa che ai medici non era stata detta riguardo a Yifan, per ovvie ragioni, era che Zitao lo avesse morso pochi minuti prima dell’arrivo dell’ambulanza e probabilmente, se non l’avesse fatto, sarebbe stato troppo tardi: secondo i dottori, era stato un miracolo il fatto che Yifan fosse arrivato vivo in ospedale. Ripensandoci Zitao sospirò, spostando le gambe in una posizione più comoda. Quando avrebbe voluto che l’altro si svegliasse, una buona volta. Aveva così tante cose da dirgli.. Chiedergli scusa. Rivedere i suoi occhi. In quel momento, non desiderava altro.


Al college

Sehun era coricato sul suo letto, le dita che giocavano svogliate con il laccio della felpa. L’ispettore gli aveva dato il permesso di fermarsi ancora nel college, che a quanto pare attendeva solo l’arrivo di un preside nuovo. Se così non fosse stato la scuola avrebbe rischiato di chiudere. Si sentiva completamente perso, sconvolto, la sua mente non riusciva a elaborare in maniera concreta ciò che stava succedendo. Ma dopotutto quello era il primo momento di pura calma che riusciva a vivere da giorni, e il silenzio che lo circondava era quasi fastidioso. Non l’avrebbe mai detto ad alta voce, ma avrebbe dato qualunque cosa per avere qualcuno con cui condividere quel momento. 
E incredibilmente bussarono alla porta. Il ragazzo fece in tempo a mettersi seduto prima che la soglia si aprisse, mostrando il volto stanco di Luhan. Il giovane sembrava appena uscito da una centrifuga: i capelli erano un po’ disordinati, la pelle pallida come la neve, gli occhi segnati da profonde occhiaie scure. Nulla in lui sembrava essere del vecchio Luhan. Ma alla fine, chi di loro poteva definirsi rimasto come prima? 
-Sehun- 
-Luhan-
-Posso entrare?-
Sehun annuì, e guardò il ragazzo chiudersi la porta alle spalle. Vederlo gli faceva sempre un effetto strano. Flash della sua infanzia, del suo rapimento, avevano cominciato a tartassargli la mente, e di conseguenza la forza che lo spingeva verso Luhan si era fatta ancora più forte. Avevano condiviso insieme momenti che non molti avrebbero potuto capire. 
-Mi chiedevo dove fossi finito. Poi ho visto Kyungsoo in camera di Jongin e ho immaginato che ti fossi chiuso qui dentro- spiegò Luhan avvicinandosi al letto, mentre Sehun faceva un sorrisino.
-Perspicace il biondino. Mai pensato di entrare in polizia?-
Luhan alzò gli occhi al cielo e si sedette affianco all’altro, afferrando con una delle sue manine sottili quelle di Sehun. 
-Non fa per me. Sono troppo delicato- bofonchiò il biondo, ridacchiando. -Ma tu perché sei qui da solo? Gli altri sono tutti insieme, più o meno. Penso che fra poco andranno da Zitao e Yifan in ospedale- 
-Volevo trovare un po’ di calma. Solo questo- sussurrò Sehun, osservando le dita di Luhan intrecciate alle proprie. Guardandole, poteva quasi vedere il riflesso delle stesse dita nella memoria, solo più piccole e ancora più delicate. E gli sembrò stranamente giusto vederle di nuovo insieme.
-Vuoi che me ne vada?-
Sehun puntò gli occhi in quelli lucidi di Luhan, e fece un piccolo sorriso. Si avvicinò ancora un po’ all’altro, giusto per posare il capo sulla spalla del biondo e cingergli la vita con un braccio. Luhan si irrigidì appena.
-No. Non andare- sussurrò. -Stai qui con me- 
E Luhan ebbe la netta sensazione che in quel “stai qui con me” ci fosse un significato che andava al di là di quelle semplici parole. 


-Dovresti rientrare. Prenderai freddo così-
Joonmyun sobbalzò non appena parlarono alle sue spalle, ma sorrise lo stesso quando affianco a lui apparve Yixing, avvolto in un pesante giaccone lungo fin sotto il sedere. Lui indossava solo un cardigan leggero. 
-Il freddo mi tiene ancorato alla realtà. Mi fa sentire meglio-
-E ti farà anche venire un bel malanno, sicuro- 
Joonmyun ridacchiò e lanciò uno sguardo malinconico al giardino del college. L’erba stava iniziando a seccare del tutto, e gli alberi erano tristemente spogli. 
-Non pensi che sia deprimente?- sussurrò alla fine, e Yixing aggrottò le sopracciglia.
-Cosa?-
-Tutto questo- e il ragazzo indicò la natura attorno a loro. -L’autunno mi ha sempre messo tristezza- 
Yixing sorrise e senza farsi troppi problemi passò le mani attorno alla vita di Joonmyun, tirandoselo vicino. Lo strinse a sé, appoggiando la fronte sulla spalla dell’altro, mentre quello tremava leggermente. E non per il freddo. 
-Tu sei talmente solare da sentirti triste quando le foglie cadono. O quando la neve copre di silenzio la città. Sei una creatura splendida, Kim Joonmyun- sussurrò Yixing, e inevitabilmente l’altro arrossì fino alla punta dei capelli. Non era uno sciocco, si era reso conto che le cose successe nelle ultime settimane avevano avvicinato lui e Yixing più di quanto fossero vicini prima. Probabilmente era stata l’unica cosa buona uscita da tutto quel macello. 
-Davvero? E’ una cosa che non mi sento dire spesso- 
-Non è giusto. Ricordo bene quando hai steso quella guardia fuori dal palazzo. Quando cercando di tenere a bada il panico hai medicato Luhan. La gentilezza che riesci sempre a tirar fuori nei momenti più opportuni. Potrà sembrarti esagerato, ma senza di te non andremmo da nessuna parte Myun- bofonchiò Yixing. -Io non andrei da nessuna parte-
Joonmyun chiuse gli occhi e affondò la faccia nella giacca dell’altro, come a voler nascondere il sorriso che si stava formando sulle sua labbra. Non aveva bisogno di sentire altro, quelle parole bastavano. Bastavano a ripagarlo di tutte le fatiche e di tutte le sofferenze. 
-Tu non devi andare da nessuna parte, Zhang. Non senza di me-
Joonmyun sentì chiaramente le braccia attorno alla sua vita stringersi ancora di più.
-E’ una sorta di dichiarazione questa, Kim? Perché se lo è, sappi che ti bacerò- 
Yixing sentì chiaramente il ragazzo ridere nella sua stretta e il fiato gli si mozzò in gola. Lo guardò staccarsi leggermente da lui, alzare il volto verso il suo e sorridere in una maniera talmente bella e pura da mandargli il cuore in fibrillazione. Joonmyun era davvero una creatura splendida. 
-Cosa aspetti?- sussurrò.
-Sei serio?!-
-Zhang, o mi baci tu o lo faccio io- sbottò divertito Joonmyun, afferrando con le dita sottili il colletto della giacca di Yixing. Era giusto, tutto incredibilmente giusto: il modo in cui il cinese si stava chinando verso di lui, il venticello freddo sulle gote e oh, le labbra morbide e umide che si stavano modellando alle sue. Quello era il coronamento perfetto di tutta quell’assurda avventura. 
-Se avessi saputo in precedenza che baci così bene, mi sarei azzardato prima- sussurrò Yixing con un sorriso e Joonmyun gli tirò uno schiaffetto giocoso. 
-Avresti potuto. Ci sono voluti rapimenti e corse alla Fast&Furious per arrivare a questo punto!- 
-Ehi ehi, fammi capire. Avrei dovuto fare tutto io? Perché non hai fatto tu la prima mossa allora?- 
-Yah, Zhang. Vuoi botte?-
-No- affermò Yixing scuotendo la testa, e portando le mani sulle guance fredde di Joonmyun. -Da te ora voglio altro- 
E senza dire più nulla, si chinò nuovamente verso quelle labbra che sapevano di autunno e sole. 
                                                           

  & & &


Altri due giorni. 
Erano passati altri due giorni senza che nulla cambiasse in effettivo. Il processo contro i direttori dell’agenzia era iniziato, ma Yifan non accennava a svegliarsi. I medici cominciavano a preoccuparsi, tutti continuavano ininterrottamente a fare visita all’ospedale e Seunghyun era stato dimesso. L’unica nota positiva sembrava essere l’apparente riappacificazione fra lui e Chanyeol dopo una lunga chiacchierata di chiarimento a cui aveva partecipato anche Baekhyun. Almeno loro potevano considerarsi felici, nel limite del possibile. Zitao invece sembrava sempre più stanco e più preoccupato. Passava le sue giornate su quella poltroncina dall’aria scomoda, leggendo libri a voce alta nella speranza di poter aiutare Yifan in qualche modo, mangiando e bevendo di rado. Cercava di andare persino in bagno il meno possibile, pur di non allontanarsi da quella stanza. Se Yifan si fosse svegliato, voleva essere la prima persona che avrebbe visto. 
-Signor Huang, ha per caso bisogno di qualcosa?- 
Zitao sobbalzò, volandosi di scatto verso la persona che aveva parlato. Il medico curante di Yifan se ne stava appoggiato allo stipite della porta, avvolto nel suo camice bianco, con l’espressione più triste e sconsolata che il ragazzo gli avesse mai visto sulla faccia. Cercò di fare un mezzo sorriso.
-No dottor Nam. La ringrazio- 
L’uomo sospirò, facendo qualche passo all’interno della stanza. Lanciò un’occhiata a Yifan, per poi posare il suo sguardo affilato su Zitao.
-Sono convinto che la tua presenza qui sia un bene per Yifan. Continua così-
Il cinese scosse vagamente la testa.
-Sto iniziando a perdere le speranze, dottore. Sono già passati sette giorni..- 
-E sono pochi, considerando lo stato in cui Yifan è arrivato qui!- esclamò Nam posando una mano sulla spalla del ragazzo. -Non preoccuparti. Ce la farà, è un tipo forte- 
E con quelle parole l’uomo uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Zitao sospirò, avvicinando la poltrona al letto di Yifan e prendendo una delle sue mani fra le proprie. Gli piaceva stare così: aveva la sensazione di essere ancora più vicino all’altro, di permettergli di sentire la sua presenza ancor più che con la voce. In effetti, una cosa che sollevava il morale di Zitao c’era: Yifan aveva preso colore, non era più pallido come quando era arrivato in ospedale; anche la frequenza cardiaca era nella norma, così come la pressione, e secondo il medico tutti quei dettagli facevano sperare che le cose si sarebbero evolute in meglio. Non gli rimaneva altro che aspettare. E parlare, anche.
-Hai sentito cosa ha detto il dottor Nam, eh? Ce la farai. Devi lottare ancora un po’ Yifan- affermò infatti Zitao, stringendo la presa sulle sue mani. -Qui stiamo tutti aspettando il tuo risveglio, non vediamo l’ora di riabbracciarti. Sai, Joonmyun ieri mi ha detto che finalmente le cose fra lui e Yixing hanno cominciato a filare! Era insopportabile vederli flirtare. E non vorrei azzardare troppo dicendo questo, ma credo che anche fra Sehun e Luhan sia cambiato qualcosa- ridacchiò poi. -Ci manchi Yifan. Mi manchi. Quindi vedi di svegliarti presto perché anche io ho due cose da dirti- 
Zitao accarezzò il dorso della mano di Yifan, la pelle leggermente fredda. Con la coda dell’occhio poteva ancora vedere i segni praticamente scomparsi del morso che gli aveva dato, e alla fine ci passò sopra con un dito, avvertendo sotto il polpastrello la superficie leggermente ruvida della cicatrice. Poi qualcosa si contrasse.
Fu un guizzo, talmente veloce che probabilmente un occhio umano non lo avrebbe percepito, ma i nuovi sensi di Zitao si. Il muscolo del braccio di Yifan si era contratto, e il cinese aveva potuto persino avvertire un debole movimento delle dita. Scattò in pieni, chinandosi sul corpo di Yifan, e passò una mano fra i capelli scomposti del ragazzo.
-Yifan? Mi senti?- esclamò, stringendo la sua mano con ancora più forza. -Santo cielo, Yifan. Se mi senti, ti prego, cerca di muovere le dita ancora- 
Un debole movimento. E Zitao cominciò a piangere in silenzio, le gocce salate che cadevano sul letto come pioggia leggera. 
-Yifan.. Apri gli occhi. Ti scongiuro..- 
Una carezza lungo il volto. L’ennesima lacrima salata a cadere. 
E gli occhi di Yifan si aprirono lentamente. 
Zitao guardò il marrone di quelle iridi con stupore, tensione e meraviglia. Erano lì, i suoi occhi lo stavano davvero guardando, e dannazione, erano la cosa più bella che potesse vedere in quel momento. Zitao sorrise, di una umida felicità, e lasciò scivolare le dita fino alla nuca del ragazzo steso. 
-Yifan..- sussurrò, mentre l’altro lasciava andare un leggero colpo di tosse.
-Zitao..-
-Ce l’hai fatta.. Ce l’hai fatta, hai visto?- esclamò cominciando a ridere, mentre l’altro tendeva le labbra secche in un leggero sorriso. 
-Non potevo continuare così con una persona così testarda a parlarmi per tutto il giorno- sussurrò Yifan, e alzò lentamente un braccio fino al volto di Zitao. Fece una leggera pressione, e se lo portò vicino, accogliendolo nell’incavo fra la spalla e il collo. Chiuse gli occhi, accarezzando quei capelli neri come la notte, e ringraziò il cielo di essere vivo. Vivo, e con lui.
-Yifan..?-
-Si?-
Zitao sorrise, e accostò le labbra all’orecchio del ragazzo.
-Wo ai ni-

Quella giornata si concluse nei migliore dei modi. Il dottor Nam visitò Yifan, decretandolo sulla via della guarigione: tempo due settimane e probabilmente sarebbe potuto uscire di lì. Zitao raccontò al ragazzo cosa aveva dovuto fare per salvargli la vita, ma Yifan non si arrabbiò nemmeno per dieci secondi, anzi. Ora poteva considerarsi ancora più legato a lui e alla sua famiglia. Inutile dire che tutti corsero all’ospedale, che si fecero quasi cacciare per il troppo trambusto e che Yifan quasi cadde dal letto sotto gli abbracci di tutti. Ma era felice di averli lì, non importava altro. 
Arrivò anche una chiamata dal tribunale, quella sera. Yifan e Baekhyun erano stati reputati innocenti dal giudice e ciò significava che erano liberi di fare tutto ciò che volevano. E in cima alla lista c’era sicuramente la voglia di ricominciare da zero. Tutti insieme.
Seunghyun decise di lasciare la città assieme al suo branco, ma prima di questo si lasciò sconfiggere in un duello amichevole con Zitao, in modo da poter liberare Baekhyun dal vincolo che li legava. E li lasciò con la promessa che un giorno si sarebbero rivisti. 
I Wu, gli Huang, Ahn e Byun vennero condannati all’ergastolo e la presidenza del college passò nelle mani del professor Jung, cosa che fece storcere il naso a Jongin con il sommo divertimento di tutti. Quando Yifan lasciò l’ospedale, decise di tornare a scuola insieme agli altri per finire l’anno accademico, attendendo con ansia la prima notte di luna piena. 
Tutto sembrava filare liscio, finalmente.
Ora potevano godersi la loro vita.



2 anni dopo

-Yah! Dove corri razza di sciagurato!- sbraitò Minseok correndo dietro a Luhan per tutto il prato, mentre dalla finestra della casa Kyungsoo guardava la scena con un libro fra le mani. In salotto con cui c’era Joonmyun, gettato nell’atto di cucire un paio di pantaloni che Sehun aveva rotto con la precedente trasformazione, mentre Jongdae nella stanza affianco tirava su i letti. Avevano preso tutti insieme quella casetta in affitto per passare l’estate. Era circondata dal bosco, avevano dovuto sceglierla così per ovvi motivi, ma raggiungere il paese era facile. Non c’erano particolari problemi. 
-Quei due stanno ancora bisticciando in giardino?- domandò Jongin entrando in sala, per poi rubare un leggero bacio al suo fidanzato. 
-Già. E dovrebbero smetterla visto che tra meno di un’ora ci trasformeremo- sbottò Yixing, appena rientrato in casa con in braccio della legna. Poteva anche essere estate, ma la sera faceva freddo. 
E poi si, si sarebbero trasformati tutti. Era stato facile prendere quella decisione, una volta che tutta la situazione si era andata a sistemare: si erano giurati di stare assieme, di sostenersi a vicenda, e quale modo migliore se non quello di essere tutti nello stesso branco?
-Vorrà dire che se si dimenticheranno di togliersi i vestiti avrò altra roba da cucire- rise Joonmyun piegando i pantaloni di Sehun. -Ormai ci ho preso la mano-
-Allora potresti rammendare anche la mia maglietta rossa? Mi si è rotta ieri- esclamò Zitao, apparso dalla finestra con Yifan al seguito, con il risultato di aver quasi fatto venire un infarto a Kyungsoo. 
-Yah, non approfittatevene però!-
-Gente il sole sta calando!- urlò Baekhyun, entrando in salotto come una furia con una mela fra le mani. Chanyeol e Sehun dietro di lui erano già senza maglietta. 
-Arriviamo, arriviamo..- sbottò Jongdae, comparendo anche lui dalla stanza affianco. 
Tempo dieci minuti erano tutti in giardino, senza vestiti, in attesa che il sole calasse definitivamente dietro ai monti. Quando il buio della sera prese il posto del giorno, i dodici ragazzi iniziarono a sentire il sangue ribollire nelle vene, i muscoli mutare, i sensi farsi più acuti, e in men che non si dica al loro posto vi erano dodici bellissimi lupi. 
Ho proprio voglia di correre nel lato est oggi. Chi viene con me?
Tutti!

I lupi scattarono nella foresta, il vento fresco della sera contro i musi, la terra umida sotto le zampe. Ma in quel momento l’aria sapeva di libertà.
E un ululato di gioia si disperse nel buio della notte. 

 
                                                      The end
  
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