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Autore: MarcoG    18/12/2008    2 recensioni
Altrimenti intitolato: "Al passato non si può voltar le spalle". Joey Jacquet era un onesto lavoratore sposato con una bellissima moglie, abitava in una bellissima casa ed avevano un bellissimo figlio. La sua vita era perfetta...fino a quando alcune ombre del suo passato non iniziarono a tornare a galla.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Chi è questo Steven?-
- Quand'è che mi dai le chiavi di casa?-
- E Dagger? Perchè si appellava a te in questo modo?
- Le chiavi? Voglio anche sapere di Lily, quand'è che possiamo farle il funerale?-
- Oh insomma smettila Joey!-
Il povero Roland stava iniziando a perdere la pazienza. Joey non rispondeva neanche a una delle sue  domande e questo lo stava facendo innervosire.
- Possibile che tu non capisca l'importanza di ciò che è successo durante quella telefonata? Se non rispondi a me devi sapere che queste stesse domande te le faranno i miei colleghi e non saranno gentili come me nel porgertele!-
Joey sbuffò.
- Non ho idea di chi sia quel pazzo e non ho neanche idea del perchè mi chiamasse così.-
- Però tu gli rispondevi quando ti appellava in quel modo! Inoltre gli hai subito detto che lo raggiungerai, come se conoscessi benissimo il posto a cui si riferiva!-
- A proposito di quel posto, devi ancora darmi il videotape. Lo devo vedere.-
Al solo ricordo di quel video Roland si ammutolì.
- Joey credimi...non è il caso....-
- Agente Blanche- rispose lui alzando la voce. - Esigo delle risposte. Voglio sapere quando potrò rietrare in casa mia, voglio sapere quando potrò organizzare il funerale di mia moglie e voglio quel video.-
Davanti a tanta insistenza, Roland abbassò lo sguardo scuotendo appena la testa.
- Oggi pomeriggio puoi ripassare che ti daremo le chiavi. Gli esami sul corpo di Lily sono finiti, dobbiamo solo attendere i risultati delle analisi. Se non dovesse risultare nulla di anomalo domani potrai riaverla.-
- E per quanto riguarda il videotape?-
- Ti farò trovare anche quello questo pomeriggio quando passerai. Ovviamente ti daremo una copia visto che l'originale la dobbiamo tenere noi.-
Joey si alzò, soddisfatto delle novità che gli erano appena state comunicate. Era il primo giorno dei quattro che Steven gli aveva concesso, era importante riuscire a fare tutto quello che doveva prima di partire.
Si alzò dalla sedia e fece per andarsene.
- Joey guarda che quello che ti dicevo prima era vero...presto verrai contattato dai miei colleghi che ti dovranno fare le mie stesse domande...-
Roland ottenne come risposta solamente un cenno di saluto con la mano.
Joey non poteva perdere tempo con un agente come Blanche, anche se era un vecchio amico di famiglia. Steven era stato chiaro quando gli aveva parlato al telefono, aveva detto "sei ancora vivo solo perchè l'ho voluto io" facendogli intendere che o faceva esattamente quello che voleva, oppure molto presto ci sarebbe stato un altro morto.
Tornò in albergo e iniziò a mettere vie le poche cose che aveva comprato negli ultimi giorni. Quello stesso giorno sarebbe tornato a casa sua, l'indomani avrebbe finalmente riavuto il corpo di Lily e il giorno seguente le avrebbe potuto dare una giusta sepoltura. Dopodichè avrebbe potuto prendere l'aereo e tornare in America ad incontrare questo misterioso Steven.
Entrò in stanza e non trovò Alexander. Gli tornò in mente il dialogo che aveva avuto con lui il giorno precedente, quando erano usciti da poco dalla centrale ed erano ancora in macchina per tornare in albergo.
- Papà?- gli aveva chiesto lui.
- Dimmi Alex- aveva risposto Joey senza alcuna emozione.
- Tu...sai chi è questo Steven...vero?-
- No Alex, non lo so-
Il ragazzo rimase qualche secondo in silezio, dopodichè riprese.
- E adesso cosa facciamo?-
- Prenderò un aereo e mi recherò a quell'incontro, come abbiamo concordato mentre eravamo al telefono-
Alexander non riusciva a spiegarsi se ciò che lo turbava di più era il tono distaccato che aveva suo padre oppure ciò che stava dicendo.
- Come...cosa intendi dire per "mi recherò a quell'incontro?" Mi vuoi lasciare qui da solo?-
- Non c'è altra soluzione Alex.-
- Ma come? Vuoi veramente andare ad incontrarlo? Ma quello ti ammazza se ti vede!-
Joey si lasciò scappare un sorriso.
- No che non mi ammazza Alex. O per lo meno non lo farà subito.-
Suo figlio lo guardava rapito, senza capacitarsi delle parole che stava sentendo.
- Pe...perchè?-
- Perchè se avesse voluto farmi fuori l'avrebbe già fatto con i due bastardi che ci sono nel video, ecco perchè. Inoltre ha accuratamente evitato di chiamarmi per nome durante la telefonata, quindi non vuole neanche che io venga arrestato. Mi vuole lì da lui sano e salvo, questo è poco ma sicuro.-
A quel punto Alexander disse qualcosa che Joey non si sarebbe mai aspettato.
- Se è così che stanno le cose allora voglio venire con te-
Joey si voltò immediatamente a guardarlo, stupito da una tale reazione. Mise la freccia ed accostò la macchina, fermandosi.
- Stammi bene a sentire- gli disse slacciandosi la cintura e girandosi verso di lui. - Ciò che hai ascoltato oggi fa parte di un mondo che non conosci ed è il caso che tu continui a non conoscere. Ci siamo intesi?-
- Ma quella persona ha ucciso la mamma!- esclamò con tono disperato. - Cosa posso fare io qua da solo?-
- Sei un ragazzo in gamba Alex, sono sicuro che te la caverai.-
- No no no no!- ribattè lui nascondendosi il viso fra le mani.
Joey rimase per un attimo a guardarlo senza dire nulla. Era come se quel momento se lo fosse già immaginato molte volte nella propria mente prima che succedesse realmente.
- Tu vivrai la tua vita, Alex, e sarai felice. Starai fuori da tutto marciume in cui ho vissuto io e che tua madre ha condiviso per qualche tempo per colpa mia. La tua sarà una vita migliore della nostra, è giusto che vada così.-
Si girò e rimise in moto la macchina. Alexander stava ancora cercando di trattenere le lacrime e non gli rispose.

***



- Signor Jacquet, prima di riconsegnarle le chiavi di casa intendo presentarle il tenente Jean Dastè, colui che è a capo dell'indagine che riguarda il suo caso.-
Roland Blanche si stava sforzando di mostrarsi il più professionale possibile.
L'uomo che gli aveva appena presentato era sulla cinquantina, incredibilmente grasso e dall'aria antipatica.
- Piacere- disse Joey allungandogli una mano.
- Poche storie signor Jacquet- rispose lui con un tono estremamente arrogante, - mi sto facendo un'idea abbastanza chiara di ciò che è successo e non mi piace per niente.-
Joey ritirò immediatamente la mano.
- Ovvero?-
- Ovvero abbiamo fatto qualche ricerca sui due uomini che si vedono nel video e abbiamo contattato anche la polizia americana- si fermò guardandolo con una vaga aria di disprezzo. - E indovini un po' signor Jacquet? L'unico dei due che si vede abbastanza bene per essere riconosciuto si chiama John Roukis, un tipo che è già stato un paio di volte in carcere per reati minori. La polizia della contea di St.Claire è sulle sue tracce da tempo, nonostante non siano mai riusciti ad incastrarlo per qualche reato serio sono sicuri che sia un uomo abbastanza importante per la criminalità locale.-
Fece una pausa e lo guardò, attendendosi forse una sua particolare reazione.
- E quindi?- rispose Joey alzando appena un sopracciglio.
- E quindi un uomo come quello non si scomoda dall'America per venire fino a qua per niente, mio caro signor Joey Jacquet. Ci deve essere qualcosa sotto.-
Dal suo tono di voce era chiaro che aveva intuito qualcosa.
- Cosa intende dire esattamente?-
- Intendo dire che se Roukis è venuto in Francia per ammazzare sua moglie è perchè o quella donna o lei avete fatto arrabbiare qualcuno delle sue parti, qualcuno di abbastanza importante da potersi permettere di spedire un proprio uomo fin qui.-
- Non vi seguo tenente Dastè- rispose Joey con assoluta calma.
- Ci sarà tempo per spiegarsi, non si preoccupi. Nel frattempo lei è stato inserito fra le persone che dovremo interrogare, quindi non potrà ovviamente uscire dal nostro paese fino a quando non glielo diremo noi.-
- Certamente- rispose subito Joey. Il suo tono freddo e distaccato aveva colpito Dastè che probabilmente si aspettava un altro tipo di reazione.
- E non le dispiace questo?-
- No. Perchè dovrebbe?-
Dastè iniziò a dare evidenti segni di nervosismo.
- Perchè ho parlato con Labarthe e mi ha riferito com'è andata la telefonata! Non mi prenda per il culo signor Jacquet, lei sta pensando di lasciarci tutti qua e partire per l'America!- sbottò alzando la voce.
Joey spostò lo sguardo sulle chiavi che Dastè teneva nella mano sinistra.
- Immagini quello che vuole, io ora ho solo bisogno di tornare a casa mia. Posso?- chiese indicando  le chiavi.
- Lo accompagno io se non ti dispiace Jean- disse Blanche interrompendo quel brutto momento. - Se me le dai lo riaccompagno io.-
Dastè lanciò un ultimo sguardo gelido a Joey, dopodichè senza staccargli gli occhi di dosso passò le chiavi a Blanche.
- Ci rivediamo presto, signor Jacquet- gli disse con tono furibondo.
Non appena se ne andò Blanche e Joey uscirono dalla centrale e si diressero verso la macchina in cui c'era Alexander che questa volta aveva deciso di aspettare fuori.
Non appena arrivarono nei pressi della loro casa Roland iniziò a parlare.
- Ti devo dire un paio di cose. La prima è che abbiamo ovviamente dovuto togliere la moquette dalla scala, quindi quando entrerai non la troverai più. Abbiamo riparato poi la serratura della porta grazie ad alcuni nostri collaboratori e ci sarebbe infine il sangue sulle pareti e sulla balaustra da sistemare. Abbiamo delle agenzie che collaborano con noi per situazioni come queste, se vuoi ti posso mettere in contatto con una di loro-
- Sì, ti ringrazio.-
Parcheggiò la macchina davanti al garage, dopodichè continuò.
- E ora come torni indietro?-
- Oh non c'è problema, mi faccio volentieri quattro passi. Promettimi però una cosa Joey- gli chiese guardandolo con occhi pieni di speranza. - Promettimi che non farai stupidaggini ok?-
- Ok- rispose come al solito senza lasciar trapelare emozioni.
- Va bene. Allora ci vediamo domani per Lily ok?-
- Va bene. Ah Roland...-
- Sì Joey?-
- Il videotape...-
Blanche si lasciò sfuggire uno sguardo preoccupato, dopodichè estrasse dalla tasca una piccola cassetta.
- Come vuoi Joey. Cerca per lo meno di evitare di farlo vedere al ragazzo- aggiunse indicando con la testa i sedili posteriori dove era seduto Alexander.
- Sarà fatto.-
- E un ultima cosa Joey...promettimi che non farai stupidaggini ok?-
Joey annuì e due si salutarono. Alexander seguì silenziosamente il padre fino a quando non arrivarono davanti alla porta d'ingresso. Appena entrati avvertirono immediatamente un odore forte, forse a causa delle sostanze che i poliziotti avevano usato per rilevare chissà quale indizio.
- Papà- chiamò Alex.
- Dimmi-
- Cosa intendeva prima Roland per "non farai stupidaggini"?
- Si riferiva al fatto che Dastè mi ha detto di non lasciare il paese.-
- Chi è Dastè?-
- E' lo sbirro che sta indigando su quello che è successo alla mamma-
Alexander lo guardò stupito.
- E come farai allora?-
- La scorsa estate mi sono imbattuto quasi per caso in un'altra identità utilizzabile, non dettagliata quanto la nostra ma comunque utilizzabile qua in Francia. All'aereoporto userò quella, poi una volta in America tornerò semplicemente ad essere James Hawk.-
Al sentire che non aggiungeva nulla, Alex si preoccupò.
- E cosa intendi fare quando la polizia lo verrà a sapere?-
Joey scrollò le spalle.
- Quando lo verrà a sapere io sarò già in America-
- Sì ma...-
Joey lo interruppe.
- Alex, non ti preoccupare di queste cose. Stai più che altro attento a quello che dirai nella chiamate che farai da oggi in poi ok?-
- Perchè?-
- E' probabile che i nostri telefoni siano sotto controllo-
Alexander dovette prendere una sedia e sedersi.
- Intendi dire che spieranno tutte le nostre conversazioni? E perchè lo dovrebbero fare?-
- Perchè mi è stato detto chiaramente che sono un sospettato e questa è la prassi.-
Il ragazzo si lasciò scappare un sospiro.
- Quando ritroveremo la pace, papà?-
Joey scosse la testa.
- Per quelli come me la pace non esiste, figlio mio. Mi devo già ritenere fortunato degli ultimi vent'anni che ho vissuto, ora è arrivato il momento di fare i conti con la realtà.-
Notando lo sguardo del figlio si rese conto di essere stato troppo diretto e duro.
- Ma tu non ti devi preoccupare. Tu avrai la tua vita tranquilla e serena, sei un ragazzo intelligente e giudizioso, so che non mi deluderai.-
- Papà...-
- Sì?-
- Parli sempre come se già sapessi che non tornerai vivo dall'America...-
Joey lo guardò e notò nuovamente la tristezza nel suo sguardo.
- Ora sali e metti a posto le cose che ci siamo portati dietro dall'albergo, siamo finalmente a casa, pensiamo solamente a questo.-

***



Digitò il numero sul cordless, dopodichè partirono i primi squilli.
- Pronto?-
Era Malcom, Joey ringraziò il fato che a rispondere non fosse stata Morgana.
- Ciao Malcom, sono Joey. Ti chiamo per dirti che domani sera potrò riavere il corpo di Lily, quindi dopodomani ci sarà il funerale-
- Così presto?- fu l'immediata risposta del suo interlocutore.
- Hanno detto di aver finito gli esami quindi ormai me la possono ridare, hanno detto che...-
- No non intendevo quello, mi riferivo al fatto che si farà il funerale già dopodomani-
Joey rimase un attimo in silenzio, cercando le parole giuste per giustificarsi.
- Sono io che ho un problema Malcom...fra tre giorni ho già un biglietto prenotato per l'America, non posso rimanere qua per altro tempo.-
- Parti per l'America? E per quale diavolo di motivo?- La voce di Malcom apparve fortemente nervosa, il comportamento di Joey sembrava non rendere giustizia al triste dramma che era successo a Lily.
- E' una storia lunga Malcom...e non posso parlarne al telefono. Già per dirti questo ho dovuto rispolverare un'antico numero che non usavo più da anni...-
- Se non ti spieghi Joey non posso capirti. Perchè non mi stai chiamando dal tuo numero?-
- Lascia perdere Malcom, ti spiegherò tutto quando verrete qui. Arriverderci.-
Mise fine alla telefonata. Malcom aveva tutto il diritto di arrabbiarsi nei suoi confronti, il comportamento che stava adottando non era certo dei migliori. Non sembrava mostrare tatto nè tantomeno interesse per ciò che stava succedendo e questo portava le persone che lo guardavano ad avere due tipi di reazioni: o ne venivano spaventati o ne venivano infastiditi.
D'altra parte Joey non poteva farci niente, erano finiti i tempi in cui poteva permettersi emozioni. Aveva avuto questa fortuna per venti lunghi anni, ora era tempo di riportare la propria vita ai livelli di un tempo.
  
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