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Autore: Laylath    27/03/2015    6 recensioni
“Havoc stai rischiarando questa tediosa mattinata – Mustang si mise a braccia conserte e accavallò le gambe: sembrava stesse sorridendo per uno sconosciuto soldato che aveva appena ricevuto la promozione a tenente – avanti, posta in gioco e termini.”
“La sfido a rubare un bacio a quella bambolina entro dieci minuti dalla fine della cerimonia… sulle labbra, mi raccomando: 1000 cents, orologio alla mano.”
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jean Havoc, Kain Fury, Nuovo personaggio, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Dannata scommessa!



Se c’era una cosa che Mustang odiava nella sua vita da colonnello era di dover presenziare a cerimonie ufficiali che non riguardavano lui stesso. Era tediante quasi quanto firmare decine e decine di scartoffie ogni giorno ed, inoltre, il suo smisurato ego riteneva oltremodo disdicevole che l’attenzione non fosse concentrata sulla sua persona, ma su altri soldati.
Quindi, quando poteva, ossia novantanove volte su cento, si dava allegramente alla macchia adducendo come scusa di avere degli impegni improrogabili, dandosi malato, simulando missioni da risolvere e riuscendo, sempre ed in modo totalmente credibile, a mostrarsi sinceramente dispiaciuto per aver mancato l’evento.
Questo accadeva novantanove volte su cento.
Ma esisteva anche quell’uno al quale non poteva scampare, ossia quando tra i promossi di grado c’era qualcuno della sua squadra.
Per carità, era sinceramente fiero di vedere Fury portarsi davanti al generale Grumman e ricevere la terza stelletta che lo faceva ufficialmente un sergente maggiore dell’esercito, ma il fatto che oltre a lui ci fossero altri quarantanove soldati, di cui non gliene fregava niente, da promuovere rendeva l’attesa più lunga di quanto avesse sperato.
“Signore – mormorò Havoc immediatamente dietro di lui – carina quella in terza fila, vero?”
Inarcando il sopracciglio il colonnello sbirciò con studiata noncuranza il pubblico di parenti seduto su delle sedie sistemate nel cortile per l’occasione.
“Vestito rosso?”
“Sì: belle tette, non trova?”
“Nah, troppo volgarotta… guarda che trucco. Dev’essere la ragazza di qualche sfigato!”
“Signore! –sibilò il tenente accanto a lui – lei ed Havoc dovreste smetterla e seguire la cerimonia!”
“Fury l’hanno già fatto! – protestò Mustang – piuttosto: quarta fila, terzo posto da sinistra… gambe perfette e ottime proporzioni. Che ne pensi, sottotenente?”
“Poco prosperosa, non mi piace: ore undici, in piedi dietro l’ultima fila, vestito rosato… discreta non crede?”
“Troppo castigata per me: però un bel sette e mezza lo merita.”
“Signore, basta!” sibilò ancora il tenente, mentre Breda faticava a mantenere un’espressione seria e Falman sicuramente cercava di ignorare il più possibile i suoi compagni, quasi volesse essere considerato un elemento estraneo alla squadra.
“Finiscila! Non facciamo nulla di male e… no, cazzo, Havoc: guardami il cappello di quella in quarta fila! Ma come fa!”
“Beh deve nascondere il viso… ha visto il naso?”
“Santo cielo che assortimento di orrori… fammi tornare a più liete visioni. Oh oh, ma chi è quella fatina in quinta fila?”
“Quale?”                                          
“Secondo posto da destra, ma a te non piace di certo. Non puoi capire la meraviglia delle proporzioni di un corpo snello e delicato come quello. Queste sono le migliori quando tu vuoi stare sotto…”
“Non ha seno, suvvia: però ammetto che il visino è carino ed ha degli occhioni davvero incantevoli. Ma è troppo bambolina per me. Ehi, colonnello, vogliamo scommettere?”
“Havoc stai rischiarando questa tediosa mattinata – Mustang si mise a braccia conserte e accavallò le gambe: sembrava stesse sorridendo per uno sconosciuto soldato che aveva appena ricevuto la promozione a tenente – avanti, posta in gioco e termini.”
“La sfido a rubare un bacio a quella bambolina entro dieci minuti dalla fine della cerimonia… sulle labbra, mi raccomando: 1000 cents, orologio alla mano.”
“Ovviamente tu non ti devi intromettere, chiaro?”
“Starò discretamente a guardare: dieci minuti da quando ci si alza, va bene?”
“Andata!”
“Colonnello, lei oggi si sta comportando da vero idiota!” sospirò il tenente girando la testa con disgusto.
 
Come venti minuti dopo Grumman diede il permesso ai neo promossi di rompere le righe, ci fu un grande applauso da parte del pubblico di civili e degli altri soldati presenti. Mustang ovviamente si alzò in piedi e stette a battere le mani per quei dieci secondi di minima decenza prima di scambiarsi un’occhiata d’intesa con Havoc e scendere dal piccolo palco dove avevano preso posto.
Subito si intrufolò con discrezione tra i civili che si erano alzati ed iniziavano a disperdersi nel cortile del quartier generale, in attesa di essere raggiunti dai loro cari che ancora stavano composti in fila, aspettando educatamente che lo stato maggiore si ritirasse.
I suoi occhi da predatore individuarono il suo obbiettivo che, timidamente, si stava allontanando dalla ressa per andare a rifugiarsi accanto ad una delle grandi querce che stavano in quella parte del cortile.
Fin troppo facile – sorrise Mustang avvicinandosi a lei con il più smagliante dei sorrisi – Havoc sei un perdente nato: ammira come mi lavoro questa fatina.
“Buongiorno, signorina – disse con cortesia – la posso aiutare? Aspetta di ricongiungersi alla sua famiglia?”
“Buongiorno – rispose lei con un delizioso sorriso – sì, effettivamente sto aspettando qui: tutta quella ressa mi mette un po’ in difficoltà. Non sono abituata a simili occasioni, sa…”
“Non si preoccupi, mi permetto di stare accanto a lei fino a quando i suoi cari non la raggiungeranno: mi chiamo Roy, tanto piacere. E, mi lasci dire, che la sua bellezza è davvero fuori dal comune.”
Si esibì in un perfetto baciamano, approvando il profumo delicato che avevano quelle manine così morbide e vellutate: era davvero piacevole battere Havoc con una simile bellezza.
“Suvvia – mormorò lei con un sorriso imbarazzato – non mi pare il caso di essere così cerimoniali, signore. Non ci conosciamo nemmeno, non…”
“Oh, ma è come se ci conoscessimo invece! – le disse lui, tenendo stretta quella mano – Con questi occhi scuri, questi bei capelli neri e ribelli, questo sorriso…”
“Ah – lei ovviamente capitolò davanti a quella frase ad effetto: i suoi occhioni scuri si spalancarono ancora di più. Come se avesse davvero creduto che loro si potevano già conoscere – davvero l’ha capito per questi dettagli?”
“E come non avrei potuto? – ridacchiò il colonnello con grazia mentre si sentiva già i 1000 cents in tasca: questa ingenua fanciulla credeva proprio nelle favole e nelle romanticherie più classiche – ma venga da questa parte dell’albero: meglio stare all’ombra con questo sole!”
“Lei è proprio gentile, signore!”
“Posso sapere il suo nome, deliziosa creatura?”
“Ellie F…”
“Ellie! – esclamò Roy, interrompendola – Così semplice e grazioso, mi congratulo con i suoi genitori per la scelta! Mi dica, lei è qui in veste di sorella minore, vero? Ma che cosa le chiedo… è ovvio che lei è l’affascinante sorella!”
“Cielo che frase galante!” lei divenne quasi paonazza a quel complimento.
E Roy capì che era arrivato il momento… e non erano passati nemmeno cinque minuti.
Ammira il mio trionfo, Havoc. E tu, dolcezza, schiudi pure le tue labbra.
“Signorina Ellie…” mormorò con voce seducente, prendendole anche l’altra mano.
“Eccoci, mamma! Scusa se ti abbiamo fatto attendere!”
Mamma?
Quella parola fece gelare il sangue nelle vene di Roy, ma il brivido che gli attraversò la schiena fu dovuto all’aver riconosciuto quella voce. Con mosse rigide si girò in tempo per vedere Fury raggiungerli raggiante della sua promozione assieme… ad un uomo inquietantemente simile a lui se non fosse stato per qualche centimetro di altezza in più ed il colore castano di occhi e capelli.
“Kain, tesoro – la donna abbracciò il soldato con calore – congratulazioni, pulcino mio: non hai idea di quanto sia fiera di te! Eri così bello quando ti sei presentato davanti al generale!”
“Grazie, mamma – arrossì Kain… in modo identico a quello della donna – oh, colonnello, la stavo cercando fino ad adesso! Ci tenevo tanto a presentare a lei e gli altri i miei genitori! Però non sapevo che conoscesse già mia madre…”
“Madre…” mormorò Mustang, cercando di riprendersi dallo shock che quella… ragazza avesse abbastanza anni da aver un figlio ventunenne. Ma era inequivocabilmente imparentata con Fury: capelli neri e ribelli, occhi scuri… quel dannato aspetto perennemente ingenuo…
Porca… come ho fatto a non capirlo?
“No, non ci conoscevamo – spiegò Ellie Fury con un gran sorriso – ma mi ha riconosciuto da occhi e capelli, caro. Il tuo superiore è stato molto premuroso con me, davvero: sono davvero felice che tu sia sotto gli ordini di una persona così garbata e attenta.”
“Davvero? – Kain, inclinò il capo con curiosità, ma poi sorrise fiducioso – Oh, grazie mille, signore! Si è preso questo disturbo per me. Ah, mi scusi: lui è mio padre… sa è ingegnere ed ha studiato qui ad East City.”
“Andrew Fury – si presentò l’uomo – la ringrazio per tutto quello che fa per nostro figlio, signore.”
“Ma no… io, veramente…” Mustang cercò di recuperare il contegno giusto, ma proprio in quel momento vide avvicinarsi il resto della squadra, con Havoc che mostrava un sorriso davvero compiaciuto.
Dannata scommessa! Dannato Havoc!
“Ah, eccovi qua – Fury era eccitato come un cucciolo – allora: mamma, papà vorrei presentarvi il resto della mia squadra. Il sottotenente Havoc l’avete conosciuto prima della cerimonia, quando siete arrivati, mentre loro sono…”
“Questo si chiama barare…” borbottò Mustang mentre lui ed Havoc si facevano da parte.
“Una scommessa è una scommessa: lo dice sempre pure lei, signore! – sogghignò il biondo, prendendo dal taschino della giacca il pacchetto di sigarette – ed i dieci minuti sono appena scaduti.”
“Spero che tu li spenda per affogare la tua prossima delusione d’amore, infame…” sibilò il colonnello tirando fuori dalla tasca i soldi.
“Cazzo, signore – ridacchiò Havoc, intascando la vincita – come ha fatto a non collegarla a Fury? Quel marmocchio è identico a lei per altezza, capelli, occhi…”
“Non infierire, cretino!”
Non gli sarebbe importato se qualcuno della sua squadra venisse promosso o ricevesse encomi: non avrebbe mai più partecipato a queste dannate cerimonie.
Non dopo una figuraccia simile.




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Ehilà, salve!
Ecco una stupida one shot uscita questa sera, quando invece avrei dovuto lavorare alla mia multicapitolo.
Ma come ben sapete a volte, proprio nel mezzo di mie produzioni difficili, sento l'esigenza di staccare con qualcosa di decisamente più leggero. E così mi sono divertita ad inserire Ellie in questa piccola rivincita di Havoc. 
Coraggio Roy, non lo potevi sapere accecato com'eri dal tuo ego! ^^'

 
  
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