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Autore: ciparampa    28/03/2015    0 recensioni
Gadriel è un adolescente con una vita normale con i soliti alti e bassi. O meglio: crede di essere un normale adolescente...fino a quando incontra Eliel.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anna non era molto brava ad usare il computer, perciò era andata in camera dal figlio per chiedere il suo aiuto. La donna era appena entrata nella stanza di Gadriel e vedendolo sdraiato a letto anziché a studiare s’irritò e si avvicino a lui per svegliarlo e richiamarlo al proprio dovere di studente. Le bastò fare qualche passo per vedere ciò che nella penombra prima non aveva notato. Cieco terrore le scosse il corpo quando vide gli occhi del figlio aperti in quel modo così innaturale. La consapevolezza che suo figlio era morto la investì uccidendola: Un brivido le scosse nuovamente il corpo, suscitandole il gelo più intenso che avesse mai provato. Una piccolissima parte della sua mente le diceva di fare qualcosa, ma quando si avvicinò a ciò che restava di suo figlio, il suo unico figlio, e sentì quel corpo che stava cominciando a perdere calore, anche quella parte della sua ragione morì. La stanza era diventata improvvisamente fredda e vuota, come lei stessa. Non avrebbe avuto senso far nulla, suo figlio era morto.
 Anna prese il corpo del ragazzo e se lo portò al petto, in un gesto materno, e sentì qualcosa che dal basso ventre le saliva allo stomaco e da lì alla gol, fino alla testa, scoppiando in tutto il corpo: solitudine e disperazione. Grosse lacrime salate avevano cominciato a scendere sulle sue guance per scivolare poi su ciò che restava di Gadriel; in bocca sentì il gusto amaro del fallimento e del senso di colpa: Anna si diede la colpa di quello che era appena successo, dicendosi che avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava, se fosse arrivata prima avrebbe potuto salvare il figlio, se gli fosse stata più vicina, se lui si fosse confidato con lei avrebbe potuto aiutarlo. Il desiderio di mollare tutto per tornare dal figlio si avventò su di lei, non voleva più andare avanti, non senza di lui, così il desiderio di mollare tutto e andare dal figlio divenne il suo unico scopo.
Da quando Anna era apparsa sulla soglia della porta Eliel e Gadriel avevano seguito ogni sua mossa, percependo tutti i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Gadriel non potè non star male nel vedere la propria madre sofferente; Anna lo aveva cresciuto per diciotto anni, dandogli tutto l’amore che solo una madre sa dare e vederla coccolare disperatamente il corpo del figlio fu per lui una coltellata al cuore. Non poteva sopportare di vederla così addolorata e quando sentì la sua voglia di mollare capì che doveva fare qualcosa. Gadriel era un angelo e come gli altri della sua razza aveva il compito di assistere gli umani nella loro vita, aiutarli nei momenti di difficoltà, far sentir loro l’amore di Dio, della Grande Madre, e dunque non poteva ignorare la disperazione della donna più importante della sua vita così, dopo aver guardato Eliel per fargli capire le sue intenzioni, si avvicino alla madre e accarezzò dolcemente il suo capo.
Anna si sentì abbracciare da un calore confortante, un senso di pace l’avvolse dandole conforto. La consapevolezza che il suo amato figlio stesse bene e che lei non aveva colpa in ciò che era accaduto consentì alle sue labbra di accennare un sorriso di beatitudine. Sentì una presenza confortante e serena accanto a lei, ma girandosi non vide nessuno. La morsa della depressione che l’aveva attanagliata, la lasciò andare; a poco a poco la ragione e la voglia di vivere tornò in lei. Suo figlio ora era felice e libero e non c’era nient’altro che potesse desiderare.

Un groviglio di fili e tubi pendeva dal corpo di Adele, adagiato sul morbido letto dell’ospedale. Alcuni monitor mostravano le funzioni vitali ridotte al minimo della ragazza, così fragile e debole. La luce che entrava tenue dalla finestra creava un aria malinconica. La calma che aleggiava sulla stanza era in contrasto con la frizzante allegria che Adele solitamente manifestava a casa, a scuola, in ogni momento della giornata.
I due angeli erano ai piedi del letto della ragazza. Gadriel le guardava il viso incorniciato dai suoi lunghi capelli castani che si erano disposti sul cuscino come i raggi del Sole. Oggettivamente non era una ragazza bellissima, ma comunque lui trovava in lei qualcosa di speciale. Adele era una ragazza sempre solare e vivace. Sebbene a volte si comportava in modo leggermente infantile si vedeva chiaramente che era molto intelligente e matura. Ciò che la caratterizzava era la sua loquacità che abbinata alla voce acuta talvolta risultava pesante per alcuni. Sebbene si definisse timida ed insicura, ciò non lo dava a vedere.
Non aveva mai fatto un torto ad alcuno, sebbene fosse nota la sua acidità soprattutto a Gadriel, il quale condivideva con lei questa caratteristica. Adele era una delle persone più importanti della sua vita, forse la più importante dopo la madre.
La ragazza fu la prima compagna di banco di Gad e dunque fu anche la prima compagna di classe con cui si relazionò. Successivamente la loro relazione divenne più intensa fino a diventare l’amicizia che attualmente li univa. Spesso i due si trovavano a casa di lei a studiare terminata la scuola. Nelle loro sessioni di studio non potevano mancare il gossip e i commenti acidi nei confronti di Daniel e Beatrice.
Daniel era il classico ragazzo violento, maleducato, misogino, razzista e omofobo; infatti più di una volta ha insultato e preso parte ad aggressioni in nome di una sua presunta “superiorità razziale e sessuale”. Mentre Beatrice era una loro compagna di classe la quale, poverina, non era cattiva, ma terribilmente fastidiosa, logorroica ed impicciona; continuava ad impicciarsi negli affari altrui e parlare a sproposito senza pensare a ciò che stava dicendo. Agli occhi dei due, e del resto della classe risultava perciò molto insopportabile.
Gadriel soffriva atrocemente nel vedere la sua migliore amica ridotta in quelle condizioni; colei per la quale avrebbe donato la propria vita era rilegata ad un letto d’ospedale in stato incosciente per il resto della sua vita. L’angelo questo non poteva tollerarlo, una creatura così allegra e speciale non doveva subire questo a causa di un incidente. Questa volta Gadriel non cercò il consenso del suo compagno, ma andò subito accanto ad Adele e le pose una mano sul petto. Si vide una luce risplendere nello spazio che univa i due corpi e subito dopo un’enorme quantità di piccoli fulmini cerulei si propagò nel corpo inerte della giovane ragazza provocandole flebili e rapide convulsioni degli arti e quando il corpo si rilassò, gli occhi si spalancarono.
Ad Adele sembrava di essersi svegliata da un lungo sogno nel quale una bellissima creatura le si era avvicinata accarezzandole il volto e sorridendole le disse di tornare a casa. Quell’angelico essere le ricordava il suo amico Gadriel, anzi sembrava che fosse proprio lui, la mente però le diceva che era soltanto che un sogno, ma una vocina in fondo alla sua coscienza dissentiva.

Erano passati diciotto anni dalla caduta di Gad e il Paradiso era molto cambiato da allora.
La guerra civile era continuata. Grazie alla superiorità numerica e la guida abile del condottiero Samaziel, i ribelli spodestarono gli oligarchi. Gli arcangeli dispotici furono incatenati e processati. La Corte Angelica condannò gli imputati alla peggiore punizione per un angelo: a loro furono strappate le ali e li relegarono nella più profonda fossa marina della Terra, lontani dalla luce di Dio; costretti a vivere, se così si può definire tale condizione, lontani dal Paradiso e dalle perfette creature di Nome di Dio, nell’eterna speranza del perdono Celeste. La sofferenza fu per loro così atroce che le loro membra mutarono: la pelle si raggrinzì e gli arti si accorciarono, le dita divennero come piccoli tentacoli violacei, gli occhi si svuotarono di iride e pupille divenendo vuoti specchi gialli, i denti si trasformarono in lunghe sottili zanne, i capelli crebbero intrecciandosi e increspandosi.
Gli arcangeli che non avevano abbracciato il dispotismo si erano schierati dalla parte dei ribelli e furono incaricati da questi di formare un nuovo governo.
Gli arcangeli vennero affiancati nel loro compito da un gruppo di angeli eletti tra i differenti candidati, questa nuova istituzione venne chiamata Santa Congrega; i compiti degli angeli vennero ridefiniti in modo tale che l’operato di ogni spirito non interferisse con quello di un altro. Fu scritto il Manifesto: un codice di norme che definiscono i doveri, le regole e le libertà degli angeli, quasi come le “costituzioni” degli umani.
La dimora di Gad invece era rimasta identica al giorno della sua caduta: i libri ben disposti sugli scaffali della biblioteca, il letto matrimoniale sfatto e gli abiti ordinati nella cabina armadio. Non si era depositato un solo grammo di polvere, e questo era solo uno dei vantaggi del vivere in Paradiso.
Mentre Gadriel stava ripensando alla sua vita sulla Terra, gli si avvicinò Eliel
“Altri angeli stanno tornando in Paradiso proprio in questo momento”
“Davvero?”
“Sì, la Congrega ha deciso che agli angeli i cui cari sono caduti sulla Terra è concesso manifestarsi a loro per riportarli a casa, per questo motivo sono potuto venire a cercarti così tardi”
“Ma è una cosa fantastica!” esclamò Gadriel pieno di gioia “finalmente potremo stare nuovamente tutti insieme come un tempo!”
“E quando saranno tornati tutti ci sarà una settimana di festeggiamenti con canti, balli, giochi e banchetti per tutto il Paradiso” disse Eliel avvicinandosi al suo amore “intanto, mentre aspettiamo, mi sembra giusto che sia io a darti per primo il Bentornato”
Eliel afferrò Gadriel da dietro la nuca baciandolo teneramente, mentre l’altro angelo faceva scorrere le mani sulla schiena e sulle ali frementi del proprio innamorato, sciogliendosi in quel caldo bacio.
“Mi sei mancato” disse Eliel spingendo il fidanzato sul letto e coricandosi sopra di lui
“Anche tu amore mio” sorrise Gadriel mentre spogliava il suo ragazzo.
   
 
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