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Autore: MadCheshireCat    28/03/2015    2 recensioni
Un viaggio a Venezia con Deathmask significa per Shura soltanto una cosa: doversi sopportare per un tempo indeterminato le angherie dell'italiano. Tuttavia la città del Carnevale con le sue mille sfaccettature lo porta ad osservare con più attenzione il possibile significato che sta dietro alle maschere, anch'esse parte integrante di quel luogo così particolare.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Capricorn Shura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno! Ricompaio con una piccola oneshot, inspirata ad un prompt che avevo ricevuto su Tumblr, su cui questa storia é già stata postata. Essendo stata a Venezia per la prima volta quest'anno, un po' capisco quel che prova Shura, per così dire. Buona lettura!

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Venezia, città del Carnevale, città dei canali, città di San Marco.

Shura non aveva mai avuto il desiderio pressante di visitare un posto simile, l’odore salmastro e fastidioso di acqua stagnante gli irritava le narici facendogli storcere il naso in una smorfia disgustata ogni qualvolta avevano la sfortuna di passare accanto una zona in cui la corrente era quasi inesistente. Se quella non fosse stata ragione sufficiente per non desiderare girare in quelle strade, ci si mettevano pure i turisti che si fermavano in mezzo alle Calle per poter fare foto ad ogni cosa che sembrava vagamente particolare (dai gondolieri ai gabbiani che decoravano le case con il loro guano) o per fare quegli stramaledettissimi selfie, utilizzando persino i bastoni per farli da una certa distanza. Ma che gli frullava in testa a quella gente?

Si intendeva che lo spagnolo non fosse un grande estimatore delle città particolarmente trafficate e nonostante la più completa mancanza di traffico effettivo (al massimo giravano barche e traghetti nei canali più grandi), la presenza oppressiva di tutte quelle persone lo faceva sentire come una sardina in una scatola troppo stretta. Ad aggiungersi ai suoi malanni, c’era Angelo che si era autoeletto suo Cicerone personale nonostante a Venezia ci fosse stato solo una volta e si era sbronzato talmente tanto che nemmeno si ricordava di essersi lanciato giù dal ponte di Rialto di fronte a centinaia di persone- Come ci si poteva fidare di uno così? Shura maledisse l’amicizia e ciò che implicava, non aveva firmato nessun contratto in cui c’era scritto che doveva prepararsi a perdersi nei meandri di una città dal nauseabondo odore di mare. 

E c’era qualcos’altro che stizziva Shura. Qualcosa che lo inquietava e interessava al tempo stesso: maschere. La città era famosa anche per quelle, dato che erano legate alla lunga tradizione di Carnevale che Venezia si portava a dietro oramai da secoli. Deathmask si fermava in ogni negozio in cui ne vendevano, arrivando persino a mettersele di fronte allo spagnolo o peggio ancora terrorizzarlo apparendogli all’improvviso alle spalle con indosso una di quelle spaventose maschere da demonio o da medico. Si lamentava con il suo compagno di viaggio per quelle bravate, eppure alcune di quelle spaventose maschere erano come piccole opere d’arte: lui stesso si metteva ad osservare, a prenderle dai loro piedistalli per poterle osservare da vicino, per poterle toccare, per poter sentire i delicati ricami sotto le dita. Provò a mettersene una e un brivido gli corse lungo la schiena, fu come se quel semplice pezzo di stoffa e cuoio si fosse fuso con il suo viso, rendendolo una persona diversa. Era per questo che la gente se le metteva? Per far finta di essere qualcun’altro, per sentirsi forte nella propria ritrovata anonimità?

In quel momento poteva non essere Shura. Poteva essere qualcun’altro e quell’idea da sola era spaventosa ed incredibile- All’improvviso tutte quelle maschere nella casa del suo amico sembravano avere un significato tutto nuovo. I volti di così tante persone incise per sempre nella roccia, scolpite nella loro immobilità, simboleggiavano l’identità stessa di coloro che erano morti. Spaventoso. Inquietante. Esattamente come Deathmask. “Allora capra, ti piace quella?” La voce rauca dell’italiano lo svegliò dalle sue elucubrazioni, tanto da farlo sobbalzare un poco. “…Sì. E’ particolare. E potrei mettertela addosso ogni volta che non voglio vedere la tua orrida faccia, Angelo.” Il cavaliere del Cancro si mise a ridere sonoramente, facendo girare alcuni dei clienti, prima di strappare la maschera dalle mani dell’amico. “Arcifantastico. Te le regalo io. Con i miei migliori auguri!”

"Auguri? Per cosa?" Lo spagnolo guardò Deathmask con aria confusa mentre lo seguiva verso la cassa. "Semplice, ti auguro di avere una faccia bella come la mia, un giorno! Nel frattempo, nascondi quella cara de mierda con questa maschera che così gentilmente di offro.”
  
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