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Autore: love_gold    29/03/2015    1 recensioni
Night Club.
Rating: Arancione
-Roy…deciditi.- lui si accigliò. –In che senso?- -Decidi…o me o questa stupida idea che hai in testa!-intorno a noi tutto taceva. Non c’era un minimo rumore, era come se tutto il mondo stava attendendo la sua risposta. Il foglio e la pietra che aveva in mano, e che gli avevo dato io, tremavano. Lui stava tremando.
Accadde tutto in un attimo, gli oggetti caddero al suolo e le sue labbra trovarono le mie. Le sue labbra calde contro le mie fredde. –Se dovrò decidere fra il vivere con te e il vivere senza te, sceglierò sempre la prima opzione. Ti amo Thea.-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Roy Harper, Thea Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo Capitolo.

Un mese prima

-Oliver, non posso. Mio padre è qui. La mia famiglia è qui. Tu non sei niente.- Non volevo dirlo, ma fui costretta. Oliver, mio fratello, arrivò fino a Corto Maltese e provò a portarmi a Starling City, la città dove ho vissuto dalla mia nascita. Cinque mesi prima avevo scoperto che mia madre mi aveva tenuto nascosta tutta la verità, io sono la figlia di Malcom Merlyn, l’uomo che uccise milioni di persone per i suoi scopi. Dopo questo avevo lasciato tutti e tutto, scomparsi per un po’ di tempo, mi serviva il tempo di riflettere. Riflettere sulla mia vita, quella vera e quella falsa. Quando seppi tutto il mio mondo crollò e con lui tutti i miei ‘eroi’, mio fratello, il mio Ollie, mi aveva tenuta nascosta una cosa del genere, non potevo perdonarlo.

 –Si che puoi. Robert, anche se non era il tuo padre biologico, si è sacrificato per te. Si è suicidato per farti vivere, la stessa cosa che ha fatto mamma qualche mese fa, si è fatta uccidere per far vivere noi. Tutto quello che hanno fatto, lo hanno fatto solo per noi. Io sono tuo fratello, quello che ti ha sempre sostenuto in ogni cosa che facevi. Ma ora non ti appoggio, sei scappata da tutto e da tutti e mentre io ho faticato per riavere il Verdant e rimetterlo in funzione, lasciare a te la proprietà e poi, dopo aver assicurato un futuro a te, ho pensato a me. Ho ripreso il controllo della Queen Consolidated e ho ripreso il controllo della città.- lo guardai negli occhi e capii che stava dicendo la verità più assoluta. Per un attimo pensai a quello che aveva fatto per me, si era dato da fare per mesi e aveva pensato a me. Io, la sua sorellina adorata, la stessa che lo aveva abbandonato.

-Se tornassi a Starling City…che accadrebbe?- domandai scrutandolo. Sorrise e mi rispose con una frase semplicissima.

-Quello che tu vuoi.-

Era fatta, sarei tornata nella mia amata città, con mio fratello al mio fianco che non mi avrebbe mai abbandonato di fronte alle difficoltà.

 

Un mese dopo.

-Ollie, dove hai messo il caffè?- urlai nella speranza che mi sentisse. La nostra casa era enorme, rivestita di legno ma fortissima e inattaccabile. Non avevamo i soldi per pagarci la servitù e ci dovevamo arrangiare come potevamo. La mattina era un incubo per me, non essendomi ancora abituata a quella routine, era difficile trovare quello che mi serviva senza il minimo aiuto. Ero come una bambina che stava imparando a camminare.

Lo vidi entrare dalla porta principale con in mano due bicchieri di plastica  provenienti da Starbucks, che si trovava proprio vicino casa nostra. Oltre i bicchieri c’era anche un piattino di plastica bianca, dentro c’era qualcosa da mangiare. Allora si sfamava bene quando non c’ero io lì, con lui.

-Buon giorno Speedy. Ti ho portato la colazione.- mi lasciò un bacio sulla fronte, cosa che faceva sempre, fin da quando ero piccola. Ci sedemmo sul divano color crema del salotto e facemmo colazione. Ogni tanto mi sorrideva e io lo ricambiavo.

-Oggi devi andare al Verdant, ricordatelo.- mi rammendò e si fermò sull’uscio della porta. –Ah, ho lasciato il comando ad un ragazzo, lavorerete insieme al locale.- e andò via.

Bene, mi spettava una giornata favolosa. Fino alle sette di sera sarei dovuta rimanere lì con lui perché dovevo firmare i vari documenti da acquisizione del locale.

Quando tornai nella mia stanza capì quanto tutto quello mi era mancato. Thea Queen aveva bisogno di tutte quelle cose per sentirsi a casa, abiti firmati, incontri tra imprenditori e guardie del corpo. Non che fossi una che se la tirava, ma io avevo sempre vissuto così non potevo rimanere senza tutta questa ricchezza. A Colto Maltese non avevo tutto questo, con lo stipendio come cameriera potevo comprarmi si e no due o tre magliette e due pantaloncini, non potevo vivere per sempre in quel modo. Con la mano toccai tutti i vestiti che avevo, andavano da un vestiti color prugna corto a metà coscia, fino ad arrivare ad un abito lungo di raso rosso che avevo indossato per la festa di capodanno della mia famiglia. Ad occhi chiusi scelsi un vestito blu con uno scollo a V, sia davanti che da dietro. Arrivava poco prima del ginocchio, non era né tanto formale, né tanto da discoteca, era giusto per un’occasione del genere. Non mi truccai più di tanto, solo un po’ di mascara e di matita nella parte interna degli occhi.

-Thea Queen, è ora di tornare al lavoro.- e uscì di casa a testa alta, nessuno mi poteva più ostacolare.

 

-Ehilà…c’è qualcuno?- chiesi a voce alta per farmi sentire, da quello che mio fratello mi aveva detto un ragazzo dirigeva il mio locale ora.

–Noi apriamo alle dieci stasera, perché sei qui?- domandò scrutandomi dall’alto verso il basso.

 –Sono Thea Queen, la sorella di Oliver Queen.-

-Oh, scusami tanto. Io sono Roy Harper, dirigo questo posto ora.-

-Lo vedo- dissi guardandomi intorno curiosa. Qualche mese prima il locale era rosso, nonostante il nome fosse ‘Verdant’ ora invece era verde smeraldo. Il bancone bianco e una manciata di sgabelli bianchi illuminati da una luce blu, fantastici. Le scale avevano una fascia rossa davanti, una zona privata…intelligente il ragazzo. Anche se non riuscivo a vedere bene, al sul secondo piano c’erano dei tavolini e delle sedie, illuminati proprio come il bancone e gli sgabelli, con delle luci blu.

–Carino.- esclamai guardando lui, questa volta.

–Modestamente…grazie.-

-Che fine ha fatto il mio ufficio?-

-Bhè ora è il nostro ufficio, visto che  comandiamo entrambi.- annuii e salimmo le scale. Dall’alto era tutto più bello, ora aveva veramente le sembianze di un Night Club.

–Hai fatto un ottimo lavoro. Mi piace tantissimo.-

- Ero venuto diverse volte con i miei amici qui, l’anno scorso. Anche tu avevi fatto un buon lavoro.- entrammo in ufficio e mi sembrò molto diverso dall’ultima volta. C’erano due scrivanie bianche, con il ripiano in vetro trasparente, l’una di fronte all’altre. Sopra ognuna di queste c’erano due iMac, anche questi bianchi. Le sedie andavano in contrasto, erano nere. Si poteva vedere l’interno del locale con una vetrata oscutata all’esterno quindi era impossibile vedere dentro del centro del club, ottimo.

– E’ proprio bello.- dissi meravigliata. Non potevo credere che il ragazzo che mi si era presentato davanti con una felpa rossa e un paio di jeans aderenti, avesse fatto tutto quello. –Chi ti ha aiutato? Voglio dire i tuoi genitori avranno pagato tanto per tutto questo, e non parlo solo dell’ufficio, ma del locale intero.- mi guardò male, ma non rispose. Si sedette alla sua scrivania, almeno credo che fosse la sua, e io mi accomodai di fronte a lui.

–Il computer è un iMac di ultima generazione e può fare tutto. Siccome non possiamo rimanere aperti ogni giorno, direi che nel weekend e il mercoledì ci sarà la discoteca con il Dj. Mentre gli altri giorni possiamo fittare il primo piano per feste private… che ne dici?-

-Ottima idea, andiamo a risparmiare di meno alla fine, vero?-

-Certo, ecco perché te l’ho proposto.- Sorridemmo entrambi e poi ci mettemmo a lavorare sui nostri computer.

 

Dopo due ore avevo capito che avevo fatto male a lasciare gli occhiali a casa. In quel momento non vedevo più nulla, solo immagini sfocate.

–La prossima volta porta gli occhiali…sto scherzando, ovviamente.- mi sorrise.

–Dimmi che abbiamo finito. Ti supplico.- lui annuì e spense il suo computer, di conseguenza io.

–Stasera ti va se mangiamo insieme?-

-Non hai amici con cui andare a rimorchiare ragazze?-

-Purtroppo i miei amici non rimorchiano ragazzi, spacciano…droga.- rimasi in silenzio aspettando il continuo della frase, che arrivò poco dopo.

–Ho un lavoro, e guadagno bene…sto cercando di chiudere con loro.- annuii e non solo a quello.

–Stasera a casa mia alle nove…puntuale. Porta tu qualcosa da mangiare.- presi la borsa ed uscii dal locale. La mia Lancia Delta era lì ad aspettarmi, bianca come non mai e odorava di nuovo. Era il regalo di compleanno di mia madre per i miei diciott’anni. Mi ricordo della mia sorpresa quando la trovai fuori casa, stringevo così forte mia madre che credevo di strozzarla da un momento all’altro. Sorrisi malinconicamente a quel pensiero ed entrai in macchina.

 

-Ollie…ti ho detto di non preoccuparti…ci vediamo dopo…si, rimaniamo a casa.- chiusi la chiamata e gettai il cellulare sul letto. Il mio armadio era spalancato e i vestiti tutti per aria, alla fine avevo deciso di indossare una maglia sbracciata con delle frange sulla pancia, perciò quando mi muovevo e mi sedevo quelle si spostavano scoprendomi quella parte del corpo. Sotto di essa un paio di jeans neri aderenti, ma comodi e un paio di Vans che andavano dal blu al viola, le mie preferite; anche se in casa preferivo rimanere scalza, mi sentivo più libera. Stavo per cambiarmi la maglia quando il campanello suonò, era arrivato Roy.

-Bene, la pizza…mi piace questa idea!- esclamai sorridendo. Entrò in casa e si posizionò di fronte a me.

-Dove mangiamo?-

-Ti risponderei in camera mia, però è in disordine. Quindi…in salotto?- le sue labbra si incurvarono in un sorriso.

-E se ti aiuto a mettere tutto in ordine?-

-Andata, lascia le pizze in cucina e seguimi-

 

-Davvero tu indossi queste cose?- rise, di nuovo. Il mio limite di sopportazione era arrivato alle stelle per colpa sua. Lo guardai e lo fulminai. Aveva in mano un top nero, che quelle poche volte indosso a me mi aveva fatta sembrare un’altra persona. L’avevo abbinato con un paio di pantaloncini corti e un paio di Converse nere.

-Si, l’ho indossato a volte, qual è il tuo problema?- mi guardò e lo poggiò al suo posto nell’armadio.

-Vorrei vedertelo addosso al club qualche volta. Magari domani, le serata dedicata a te.-

-Oh, no. Non lo farò mai. Sei un pervertito di prima categoria.- lo schernii dandogli uno schiaffetto sulla spalla destra.- I tuoi genitori ti hanno dato la serata libera?- lui non rispose, ma si allontanò da me.- I-io non volevo o-offenderti. Lascia stare.- uscii dalla camera e andai a prendere le pizze dalla cucina.

Chissà perché si rabbuiava quando gli parlavo dei suoi genitori, avrò evitato l’argomento sapendo la sua reazione. Sapevo cosa si provava a perdere i proprio familiari davanti ai propri occhi.

-Perché stai piangendo?- per poco non ebbi un infarto a causa dello spavento. Roy era dietro di me e poi si spostò davanti.

-Mi hai fatto spaventare!- disse cercando di sviare l’argomento. Mi guardò e intuì dal mio sguardo che non volevo parlarne.

-Ok, lasciamo stare l’argomento. Andiamo a mangiare?- annuii e salimmo tra risate e battute.

 

Durante la cena non spiccammo parola, ma capii dal suo sguardo che aveva qualcosa di dirmi, una domanda probabilmente.

-Che cosa devi dire?- lui si accigliò –Capisco dal tuo sguardo che c’è qualcosa che devi dire. Dì-

-Promettimi di non arrabbiarti.- annuii nuovamente e lui proseguì –Che cosa provi ad essere figlia di Malcom Merlyn?-

Lo guardai per qualche secondo e poi risposi:-Bhè…di certo non ne sono fiera. Sono rimasta per cinque mesi su un’isola, avevo bisogno di riflettere su tutto. I miei genitori mi hanno mentito per diciannove anni, decisamente troppo tempo. Anche il mio padre biologico si e nascosto e quando è morto ha lasciato in eredità a me soldi che ha guadagnato uccidendo persone innocenti…mi sento molto male.- piangevo a dirotto mentre dicevo tutto questo. Finalmente avevo parlato con qualcuno di tutto quello che mi era successo, finalmente mi ero aperta a qualcuno che non facesse parte della mia famiglia.

-Vieni qui.- mi disse prendendomi tra le sue braccia. Il pezzo di maglia sotto al mio viso, nel giro di qualche minuto, divenne fradicio. –Liberati, sono qui per questo.- sorrisi e lo strinsi maggiormente a me.

 

Roy continuava ad accarezzarmi i capelli, eravamo stesi sul mio letto da qualche minuto. Dopo il mio sfogo di quasi un’ora, mi fece stendere su di lui in modo che potesse asciugarmi il viso, rigato dalle lacrime.

-Sono soffici.-

-Si, lo sono.-

-A che pensi?-

-A niente.- dissi voltandomi verso di lui. Annuì e si avvicinò a me, chiusi gli occhi. Sentivo il suo fiato caldo sul mio collo, si stava avvicinando alle mie labbra e io non avrei fatto nulla per fermarlo.

 

 

 

Angolo Autrice:

Salve a tutti, sono nuova in questa categoria. L’ispirazione mi è venuta guardando Arrow…amo questo telefilm.

Ora devo andare, ma fatemi sapere, con una recensione, che ne pensate.

Vi amo tutti.

 

   
 
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