Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: StelladelLeone    29/03/2015    1 recensioni
“Non si preoccupi signorina, non è niente di grave. Come ben sa, sono qui per presentarle il ragazzo che da ora e in poi ha il compito di proteggerla con la sua stessa vita.” Incominciò a spiegarle l’uomo mentre lei aggrottava le sopracciglia al pensiero che qualcuno si potesse sacrificare per lei: era una cosa ingiusta! Si ripromise che quando avrebbe finito la scuola sarebbe diventata Ministro per difendere i diritti degli Elfi e delle guardie del corpo maltrattate.
Incurante della smorfia di disappunto di Hermione, il Ministro continuava a parlare.
(...)
Boccheggiò per un attimo mentre i suoi pensieri si accavallavano uno sull’altro, frenetici, per poi
concludere, dopo un ragionamento altamente logico e sensato, che il biondino si era trovato semplicemente al momento sbagliato nel posto sbagliato; quindi si sporse a guardare dietro le sue spalle.
Lui fece un smorfia e si scompigliò i capelli, come a non credere alle parole che stava per pronunciare.
“Smettila di far finta di non capire, Granger. Sarò io la tua guardia del corpo.” Sputò infine guardando la ragazza davanti a lui, che fino a trenta secondi prima lo ignorava tranquillamente.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
convivenza pacifica impossibile

YOOOOOO! Sono tornata! *silenzio* Ehm…già. Sono tornata e probabilmente nessuno se lo aspettava ormai, nemmeno io a essere sincera. Il motivo? La mole di studio che quest’anno mi ha completamente schiacciata. Non ho mai avuto intenzione di cancellare questa storia, ma non sono mai riuscita ad aggiornarla decentemente ed ora eccomi qui. Non è un granché come capitolo, ma è per tentare di ripartire. Mi scuso infinitamente con tutti voi lettori per l’attesa vergognosa.

Stella

(ShiningCrow saluta ;D)

Buona lettura!

 

Convivenza pacifica? Impossibile.

 

Hermione aprì gli occhi e batté le palpebre perplessa mentre il suo sguardo accarezzava un soffitto chiaro color crema: dov’erano il baldacchino bordeaux? E il legno di ciliegio del soffitto del dormitorio di Grifondoro…?

Come uno zombie si tirò a sedere tra le morbide coperte sbadigliando e colpì con una mano la sveglia che suonava imperterrita (per certe cose era meglio affidarsi ai babbani); guardandosi intorno, mentre con una mano cercava di districare la massa di rovi che si trovava in testa, osservò confusa la stanza in cui si trovava: la scrivania con due sedie e davanti a lei un paravento crema.

Cosa ci faceva un paravento lì?

Nel silenzio della camera sentì un leggero russare.

A quello sgradito suono, nella sua mente i ricordi del giorno precedente irruppero come il vento che spazza via la nebbia dalle montagne: Malfoy! La storia della guardia del corpo, della camera condivisa e della battaglia per il bagno! E lei che pensava fosse stato un pessimo incubo…

Dopo essersi depressa per alcuni istanti con il volto tra le mani, si alzò e si trascinò fino al bagno coi vestiti sotto mano, i piedi nudi che affondavano nella morbida moquette; efficiente come sempre, dopo dieci minuti uscì fresca e vestita, piena di energia per affrontare la giornata e di fame per aver saltato la cena a causa del furetto. Era il primo giorno e doveva andare tutto alla perfezione, doveva dare il giusto inizio all’anno scolastico; neanche Malfoy avrebbe potuto rovinarglielo, avrebbe completamente ignorato la presenza del furetto.

Furetto che tra l’altro continuava a dormire imperterrito.

“Malfoy. Alzati.” Gli disse a voce piuttosto alta, ma l’altro, continuando a dormire, si girò verso il muro. La ragazza alzò un sopracciglio irritata soppesando la creatura ronfante sotto l’ammasso di coperte e, con un ghigno malvagio, si avvicinò al letto: se lui non si alzava, lei non poteva uscire dalla camera. E lei aveva fame.

Con un movimento leggero della bacchetta, il materasso con sopra Malfoy iniziò a levitare verso l’alto, fino ad arrivare a un metro e mezzo da terra; Hermione sorrise deliziata e spostò entrambi in modo che fossero sopra al pavimento poi con uno strattone strappò il materasso da sotto al ragazzo, che cadde sul parquet gelido con un tonfo secco.

L’urlo acuto di dolore del biondo rimbombò nel corridoio.

“GRANGEEEEER!” l’apostrofò mettendosi in piedi barcollante e tenendosi la schiena con un mano, “COSA TI È SALTATO IN MENTE?”

Hermione gli diede le spalle e si diresse nella sua parte di stanza sogghignando.

“Ho fame Malfoy, muoviti a vestirti o ti trasformo in un furetto.” Lo avvisò iniziando a mettere nella cartella i libri giusti per la giornata secondo il programma magicamente apparso nella camera. Poteva farcela, sarebbe stata un’ottima giornata.

Il ragazzo la guardò assassino imprecando a mezza voce e poi, come una furia, afferrò i vestiti e si chiuse in bagno sbattendo la porta.

Hermione scoppiò a ridere.

“Buongiorno anche a te Malfoy…” mormorò lei sogghignando e riguardando ancora il programma per controllare di aver presto tutto.

 

Circa venti minuti dopo, durante i quali Malfoy aveva fatto venire ad Hermione un esaurimento nervoso, nonostante i suoi buoni propositi, per la sua lentezza e per il tempo passato davanti allo specchio a sistemarsi i capelli, riuscirono a entrare nella Sala Grande, vivace e rumorosa come sempre. Tutti gli studenti si voltarono ad osservare la coppia entrata: l’eroina del trio che aveva salvato il mondo magico e la sua guardia del corpo, con la divisa disordinata come la mettevano personaggi “fighi” dei telefilm babbani, come aveva spiegato alla ragazza il suo cambio di stile. Hermione per poco non si era soffocata dalle risate alla spiegazione, ma evidentemente Malfoy aveva deciso che i babbani erano buoni solo per la televisione, anzi solo per pochi programmi, che però lo entusiasmavano a dir poco anche se aveva cercato di celarlo...con scarsi risultati.

I due camminarono impassibili al tavolo dei Grifondoro, giusto Hermione salutava qualcuno di tanto in tanto, e si sedettero accanto a Ginny all’estremità del tavolo; il biondo aveva un’espressione tanto disgustata che avrebbe potuto strozzarsi con la cravatta lasciata molle. Tsk, Grifondoro.

“Buongiorno ragazzi.” Li salutò la rossa sorridente immergendo una brioche nella sua tazza di caffelatte.

“Buongiorno.” La salutò con entusiasmo leggermente forzato Hermione, ancora decisa a non lasciarsi rovinare la giornata, mentre Draco sbuffava al suo indirizzo, prima di avventarsi moderatamente sul cibo. Quella situazione le era davvero strana…era abituata a scendere e sedersi con Harry e Ron…ald; con Ginny non aveva mai avuto un rapporto di grande amicizia prima di quegli ultimi mesi e per questo ancora la metteva un po’ a disagio.

“Attenti a non farvi uccidere dal troppo entusiasmo…” commentò divertita Ginny osservando la tensione nervosa visibile tra i due, che a malapena interagivano. In realtà doveva ammettere che vedere entrambi vivi e senza lesioni gravi era già un buon risultato rispetto alle sue aspettative; inoltre era sicura che l’ignorarsi fosse la cosa migliore per loro, o almeno era un buon primo passo per una convivenza pacifica.

“Cosa ne è stato della camera?” chiese poi attirando l’attenzione di Hermione sventolandogli davanti al viso un cucchiaino, non resistendo alla tentazione di stuzzicare un po’ l’amica.

“Io, l’ho rimessa a posto con la magia.” Rispose arrossendo la riccia e calcando su come il lavoro lo avesse fatto tutto lei, ma Malfoy si limitò a ghignare mandando giù l’ultimo boccone di croccante croissant.

“È compito delle donne pulire.” Commentò con nonchalance bevendo il suo caffè amaro.

Le due per poco non si strozzarono con la colazione e lo fulminarono strizzando le labbra. Pomposo damerino...

“Allora mi chiedo perché non l’abbia fatto tu, Palla di Neve.” Rispose Ginny, ritrovando subito la sua compostezza, mentre le guance pallide del ragazzo si tingevano di rosso, ma non gli lasciò neanche il tempo di replicare si alzò afferrando la borsa e spolverandosi la gonna dalle briciole.

“Andiamo Hermione!” incitò l’amica che aveva provvidenzialmente finito la colazione, e, raggiuntala mentre Malfoy imprecando cercava di buttar giù la seconda brioche, fece un cenno di saluto divertito al ragazzo.

“Muoviti guardia del corpo!” lo prese in giro pronunciando le parole “guardia del corpo” con lo stesso tono che avrebbe usato per “schiavo” e voltandosi lo schiaffeggiò coi lunghi capelli ramati. Da una parte aveva pena per Malfoy, dall’altra si divertiva troppo a stuzzicarlo.

Hermione si lasciò trascinare via da Ginny, la belva rossa, ridendo allegramente.

 

Tic. Tic. Tic.

“…la Pozione Rigeneratrice è di livello medio e penso sarà perfetta per l’inizio di quest’anno dato che…” spiegava Lumacorno con il suo solito tono pieno che rimbombava nel cupo sotterraneo per l’aula di pozioni.

Tic. Tic. Tic.

“…gli ingredienti sono abbastanza difficili da usare e spero non sprecherete Sangue di Salamandra inutilmente…” la sua voce rimbalzava tra le boccette e le ampolle piene degli ingredienti più strani.

Tic. Tic. Tic.

“…quindi mi raccomando prestate molta attenzione e concentratevi!” concluse il professore schiarendosi la voce, mentre molti studenti si risvegliavano dal mondo dei sogni in cui erano caduti aiutati dalla penombra della stanza.

Tic. Tic. Tic.

“La vuoi piantare!?” sibilò Hermione inviperita strappando di mano a Malfoy la piuma che aveva ininterrottamente picchiettato sul banco, distraendola e irritandola allo stesso tempo. Quel ragazzo era un artista della distrazione.

Il biondo la fulminò esasperato poggiando la testa al gomito, stravaccandosi sul bancone da lavoro, e tese la mano pallida per riavere la sua piuma.

“E invece di rompere le scatole perché non iniziamo a preparare la pozione, Granger?” osservò lui annoiato dalla mattinata. Seguire tutte le lezioni con quella, era un supplizio! Illegale! Qualsiasi cosa la infastidiva, si rifiutava di parlare con lui che si annoiava e lo bacchettava perfino quando respirava troppo forte! Era così difficile resistere all’idea di schiantarla…

Hermione storse il naso stizzita e lo guardò con aria di superiorità sistemandosi i capelli dietro una spalla e aprendo il polveroso libro alla pagina, ovviamente corretta.

“Bisogna essere concentrati, quindi vedi non distrarti e presta attenzione.” Lo ammonì con il suo miglior tono da insegnante, per poi voltarsi di scatto per andare a prendere gli ingredienti in quella che avrebbe dovuto essere un’uscita trionfale con svolazzo di capelli alla Ginny Weasley, ma che invece ebbe come unico risultato il rischio di soffocarsi da sola con la sua massa indomabile di ricci.

Malfoy si limitò a guardare ghignando la sua compagna cercare di portare al posto in un solo viaggio i quattordici ingredienti richiesti, per poi scoppiare a ridere senza ritegni quando dalla pila accuratamente composta tra le sue braccia cadde la ciotola in legno con la corteccia di Wiggentree, che si sparpagliò ovunque sul terreno.

“Signor Malfoy!” lo rimproverò indignato Lumacorno richiamato dalle grasse risate del ragazzo mentre Hermione imbarazzata si affrettava a chinarsi per terra e a tentare di raccoglierle, dopo aver appoggiato tutto il resto per terra.

Malfoy lo fulminò con lo sguardo imbarazzato ma poi, con uno sbuffo irritato, si alzò e raggiunse la Granger accucciata sulle fredde pietre.

“Sei veramente disastrosa...guarda cosa mi tocca fare.” Le disse disgustato chinandosi a terra e iniziando ad aiutarla rapido.

“Non ho bisogno del tuoi aiuto.” Sibilò la ragazza, ma lui la ignorò e continuò a raccogliere la corteccia lamentandosi.

“Mi si saranno sporcati i pantaloni, ed era uno dei miei paia migliori…dannazione a te e alla tua goffaggine…ma dov’eri mentre distribuivano eleganza e grazia?! A studiare ?!...” Prima che Hermione potesse ribattere inviperita avevano già finito e il ragazzo, presa metà del materiale, tornò a portarla al bancone in legno.

Mentre si spazzolava i pantaloni, la ragazza iniziò a preparare le dosi e a leggere il procedimento, cercando di non farsi distrarre dal chiacchiericcio dei compagni che danzava tutt’intorno a lei.

“Effettivamente non è complicata, ma bisogna stare attenti…” commentò con leggera saccenza infilando a forza in mano a Malfoy il mortaio e il pestello in legno, “Pesta le radici di Asfodelo fino a renderla polvere, in fretta.” Gli ordinò con tono tagliente, aggiungendo un sussurrato e forzato “Per favore…” e quindi dedicandosi alla preparazione degli ingredienti successivi. Quando si trattava di studio e voti, anche se con fatica, era perfettamente capace di sopportare qualunque cosa e chiudere fuori dal suo mondo ogni cosa non pertinente. O almeno lo credeva.

Malfoy inizialmente decise di fare come gli aveva detto, trattenendosi a stento dal continuare a infastidirla, pur di non darle l’occasione di dimostrare che fosse migliore di lui, ma più andavano avanti più era difficile mantenersi civili. La tensione accumulatasi in cinque ore iniziava a farsi sentire fin troppo bene ed ogni occasione per punzecchiarla era buona e lei, dopo un lungo silenzio prova della sua sopportazione, iniziò a non riuscire più a fare a meno di rispondere: commentare l’incapacità dell’altro, far notare un errore e nel caso di Malfoy sabotare Hermione quando non guardava per poi rimproverarla.

Sfortunatamente per lui, Malfoy aveva sopravvalutato la pazienza dell’avversaria, che vedendolo oziare e disegnare su un foglietto una sua caricatura mentre lei mescolava la pozione ormai prossima a essere pronta, per poi di tanto in tanto urtarla fingendo innocenza, raggiunse il limite.

“LA VUOI PIANTARE MALFOY?!” sbottò feroce puntandogli il mestolo al petto.

Tutta la classe si voltò a guardarli allibita.

“Di far cosa Granger?” chiese sornione guardandola con sguardo di sfida. Ed eccoli di nuovo cadere nel loro mondo di ostilità, isolati dal resto.

“Di irritarmi, distrarmi, non fare nulla, sabotarmi ed ESISTERE!” gli urlò pungolandolo al petto sempre più forte con la sua arma. Quel insopportabile, pomposo, furetto Serpeverde!

“Ragazzi calmatevi per favore…” cercò di intervenire Lumacorno a disagio di fronte a quelle furie, avvicinandosi ballonzolando per la sua mole.

“LA CAMICIA GRANGER!” esplose invece Malfoy vendendo chiazze della pozione giallastra sul suo capo d’abbigliamento. Perché quella maledetta ragazza non sapeva prendere ben gli scherzi?! Lei non era certo così insopportabile come lei diceva!

“Cosa vuoi che me ne freghi?!” sbottò lei cercando di colpirlo di nuovo ma Malfoy con un colpo di mano glielo fece cadere.

Il tonfo secco del mescolo sembrò rimbombare nel silenzio teso della classe, che si mangiava con gli occhi quello spettacolo unico.

“Granger stai esaurendo la mia pazienza! Se non vuoi che sia io a farti fuori, finisci quella pozione e lasciami fare quel che mi va!” le urlò balzando in piedi dallo sgabello ed Hermione arretrò colta di sorpresa per l’improvvisa vicinanza, ma nel farlo perse l’equilibrio e si dovette aggrappare al bancone; così facendo, con il gomito urtò il vasetto di zanne di Chizpurfle che rotolò aperto fino al bordo e cadde con tutto il suo contenuto nel calderone.

La pozione sotto i loro occhi terrorizzati divenne azzurro acceso.

Un boato risuonò nel castello.

 

 

Nell’ufficio della Preside regnava un gradevole calore dovuto al camino, l’atmosfera era inquietantemente rilassante e dalle pareti tutti i presidi precedenti di Hogwarts si godevano quel piccolo avvenimento che aveva movimentato la monotonia della giornata.

La McGranitt, incrociando le mani ossute sotto il mento, osservò attenta e severa dal dietro dei suoi occhiali rettangolari quelli che sarebbero stati i suoi due più problematici alunni dell’anno, coperti di pozione azzurra da capo a piedi.

“Volete spiegarmi…” iniziò fremente di rabbia, “Il motivo per cui avete fatto esplodere la pozione e devastato l’aula di Pozioni? Mi avete molto delusa.” Li gelò fulminandoli con gli occhi stretti in una fessura e le labbra tirate.

Hermione abbassò lo sguardo colpevole e vergognandosi di se stessa, torturandosi le mani per l’agitazione. Quel giorno avrebbe dovuto essere il migliore, la grande partenza del suo ultimo anno, non un disastro epocale con gita in presidenza.

Malfoy cercò di rimanere indifferente, ma le labbra pallide tirate tradivano la rabbia per essere finito in quell’umiliante situazione e le guance rosate la vergogna.

“Signorina Granger?” la interpellò di nuovo la Preside con voce dura drizzando ancora di più la schiena.

“Malfoy…” iniziò tremante mentre l’agitazione e l’umiliazione si mischiavano in frustrazione, “Malfoy fa tutto ciò che può per disturbare le mie lezioni, facendomi impazzire! Durante Aritmanzia ha passato il tempo a disegnare e scribacchiare su dei foglietti per poi ridere da solo o cercare di distrarmi facendomeli vedere. A Rune Antiche ha continuato a giocare con una pallina di carta, facendosela rimbalzare e urtandomi di continuo pur di prenderla al volo! A POZIONI MI SABOTAVA PERCHÈ INVIDIOSO CHE FOSSI MIGLIORE DI LUI!” esplose infine la ragazza parlando a macchinetta, infervorata. Che Merlino provasse a darle torto!

“Non è vero Granger: è palese che io sia migliore di te, non ho bisogno di sabotarti! E per quanto riguarda le altre accuse, chiunque al posto mio farebbe lo stesso: le lezioni che frequenti sono di una inutilità e una noia incredibile, per Merlino! Ho tutto il diritto di distrarmi dato che non potrebbe fregarmene meno che delle mutande di Morgana e…” iniziò a difendersi altrettanto infervorato ma la voce della McGranitt li interruppe.

“Ora basta.” I due ammutolirono all’istante e la osservarono massaggiarsi la fronte corrugata. I presidi tutt’intorno iniziarono a mormorare, chi divertito dalla “vitalità dei giovani”, chi irritato e sdegnato dalla loro condotta.

“A quanto capisco il problema giace nel fatto che la signorina Granger segue lezioni che il signorino Malfoy non può sopportare e quindi si diverte a distrarla, mentre lei non è capace di resistere all’impulso di rispondergli. Data la vostra incapacità di comportarvi in maniera matura, mi vedo costretta a prendere provvedimenti affinché non distruggiate la scuola.” La Preside McGranitt prese un profondo respiro mentre i due abbassavano lo sguardo profondamente mortificati. “Da ora e in poi il signor Malfoy seguirà attivamente solo le lezioni del suo programma di studi, concordate assieme a me, e durante le altre ore aspetterà la signorina Granger in fondo all’aula o fuori dalla porta, in completo silenzio e nel rispetto per i compagni mentre assolve al suo compito.” Malfoy fece per protestare mentre Hermione ghignava soddisfatta, ma la McGranitt continuò imperterrita e fu costretto a stringere i pugni e rimanere in silenzio.

“In cambio di questo sforzo e fino a quando si premurerà di osservare questa clausola, accoglierò la richiesta del signor Malfoy di poter giocare a Quidditch con la Casa di Serpeverde; durante gli allenamenti la signorina Granger la attenderà in campo sotto il suo sguardo vigile senza disturbare le pratiche. La prego comunque di ricordarsi che è una guardia del corpo.” Concluse stringendo le labbra e perforandoli con lo sguardo. Nessuno dei due era davvero felice di quella soluzione, anzi avrebbero volentieri protestato, ma l’espressione della McGranitt era inequivocabile: se ci avessero provato, avrebbero rimpianto quel compromesso.

“Si Preside McGranitt.” Risposero allora all’unisono abbassando gli occhi e facendo per scappare via, alzandosi dalle comode poltroncine che sembravano loro scottare come carboni ardenti.

“Ancora una cosa,” li fermò l’austera donna scatenando loro brividi freddi lungo la schiena, “Data l’età e la mia fiducia nel signor Malfoy, come punizione per il vostro comportamento vi nomino Prefetti Speciali. Vi metterete d’accordo per i turni serali di ronda con le altre case”

I due annuirono con un smorfia, trepidanti di andarsene: Hermione fremeva sul posto e Malfoy faceva dardeggiare lo sguardo tra la preside e la porta.

“Bene, ora siete congedati. Buona serata e cercate di non tornare qui presto.” li lasciò finalmente andare con un sospiro e i due si precipitarono fuori nella speranza di trovare ancora qualche briciola per pranzo.

“Non trovi sarà un’avventura interessante Minerva?” chiese il ritratto di Silente guardando due dei suoi alunni più importanti scappare via, da dietro i suoi occhiali a mezzaluna.

“Dipende cosa intendi per interessante, Albus.” Rispose lei con un sospiro stanco, cercando di nascondere un sorriso.

 

 

Hermione sbuffò chiedendosi perché il mondo la odiasse.

Soprattutto perché proprio in quel giorno in cui aveva fatto il possibile perché andasse tutto bene.

Poi si corresse, spostando una ciocca bagnata dietro l’orecchio: era l’esistenza di Malfoy a rovinarle la vita, non il mondo stesso.

Infatti, se non fosse stato per quel maledetto furetto, lei in quel momento non sarebbe stata seduta nel pantano a bordo del campo di Quiddicht, al freddo e sotto il diluvio universale, che non solo l’aveva infradiciata ma soprattutto le impediva di leggere nel frattempo. Ovviamente aveva provato a chiedere, urlare e minacciare Malfoy perché interrompesse gli allenamenti e l’accompagnasse a prendere l’ombrello, ma lui aveva sogghignato e aveva scosso la testa. E lei non poteva andare da sola, o la McGranitt l’avrebbe pietrificata viva per essere andata in giro al buio senza guardia del corpo.

Le stava anche venendo fame! Era ormai passata ora di cena e quei maledetti quidditchofili continuavano a giocare. Quanto poteva essere egoista e narcisista quel ragazzo per ignorarla a lasciarla sotto l’acqua?! Ma si sarebbe vendicata, di sicuro! In maniera implacabile!

Certo, anche lei era stata stupida! Come aveva potuto dimenticare la bacchetta in camera? Avrebbe potuto richiamare un ombrello, fare un incantesimo per rendersi impermeabile… Solo che era rimasta così catturata da quel romanzo che, quando il furetto l’aveva afferrata per il colletto e trascinata via di colpo per correre agli allenamenti, non aveva avuto il tempo né la prontezza di afferrarla dalla scrivania, portandosi dietro solo il libro. Libro che doveva tenere sotto la maglietta per proteggere. Perchè aveva iniziato a piovere proprio a metà allenamento?! Era accanimento ingiustificato contro di lei! Ma tutta la colpa era di Malfoy, che aveva tra l’altro lasciato la bacchetta in camera, perché se le avesse dato le chiavi per lo spogliatoio femminile lei si sarebbe rifugiata lì, ma lui con la scusa che non poteva aprire porte di altre squadre ma allo stesso tempo fare entrare nel loro un’avversaria, oltre al fatto che doveva tenerla d’occhio, l’aveva lasciata lì al freddo.

“Ehi!” nella visuale di Hermione, persa nel suo turbine di maledizioni, rimproveri e elucubrazioni, accucciata come un animale, comparve il manico di una scopa che si muoveva avanti e indietro per attirare la sua attenzione. Lei alzò lo sguardo e fulminò il ragazzo biondo, gocciolante d’acqua, che la sovrastava. L’allenamento era finalmente finito e il ragazzo era andato a chiamare la sua protetta, rendendosi conto che si era completamente chiusa nel suo mondo.

“Ti odio Malfoy.” Sputò piatta rialzandosi barcollante per il freddo e l’intorpidimento, il braccio che stringeva il libro sotto la maglietta completamente privo di sensibilità. Malfoy sogghignò alzando le spallucce e, sorpassandola con un “Abbiamo finito”, si diresse verso gli spogliatoi fischiettando. Il dubbio di aver esagerato era sparito non appena aveva visto i suoi occhi castani dardeggiare d’ira.

“Aspettami mentre mi cambio…a meno che tu non voglia entrare con noi.” Le propose poi divertito aprendo la porta e osservandola arrossire mentre la pioggia la inzuppava completamente.

“ANIMALE!” urlò Hermione mentre lui scappava all’interno, sorpassandolo e marciando verso l’uscita dello stadio infuriata, nelle orecchie l’eco di una risata sprezzante e divertita.

Aprì la porta con un calcio, per la furia, e il suo occhio per un istante sembrò catturare un’ombra alla sua destra, ma appena uscì completamente non trovò nessuno.

 

Era proprio un animale.

Questo fu l’unico pensiero di Hermione mentre risaliva la collina verso Hogwarts, in fondo al gruppo di Serpeverde chiassosi di cui avrebbe volentieri censurato l’esistenza. Con un’occhiataccia cercò di perforare la nuca di Malfoy qualche centimetro davanti a lei.

Un animale. Pensò ancora starnutendo inviperita.

La bestia in questione si voltò verso di lei scocciata.

“Vuoi smetterla di starnutire? Sei fastidiosa anche così.” si lamentò ad alta scatenando delle risatine tra i compagni, la pioggia fredda che continuava a saltellargli contro.

Hermione strinse i pugni per contenersi e non vomitargli addosso tutti gli insulti che stava pensando. Lei era superiore, non sarebbe caduta al suo livello davanti a quei barbari primitivi.

“Se qualcuno non mi avesse lasciato sotto l’acqua per un’ora e mezza, non sarei raffreddata e non starnutirei.” Rispose gelida mentre ormai varcavano le porte del castello, cercando di raggiungerlo e sorpassarlo.

“Non ho fatto nulla di male Granger, sei tu che hai dimenticato la bacchetta e l’ombrello.” Rispose lui con il suo ghigno strafottente allungando il passo per il gusto di vederla arrancare dietro di lui, mentre lasciavano una scia bagnata sul pavimento, come lumache, che avrebbe fatto saltare i nervi a Gazza.

“La tua intera esistenza è un male Malfoy.” Replicò piccata accelerando anche lei e finalmente sorpassandolo, scostando i capelli fradici con una mano in modo che gli finissero in faccia nonostante la differenza di altezza.

“L’intero corpo studentesco femminile di Hogwarts la pensa diversamente.” Replicò lui sornione, asciugandosi il volto con la manica disgustato.

“Perché l’intero corpo femminile studentesco sa a mala pena che esisti Malfoy.” Rispose gelida Hermione scatenando risate e fischi dal gruppo di Serpeverde immaturi, che stava svoltando verso il loro dormitorio; il biondo li fulminò con le guance pallide che si coloravano per l’umiliazione e inviperito la superò rapidamente, iniziando improvvisamente a correre verso la camera.

Hermione lo guardò perplessa correre per il lungo corridoio deserto, mentre i suoi passi rimbombavano cupi, e inizialmente non capì le intenzioni del ragazzo, ma quando lo vide da lontano sogghignare aprendo la porta della loro stanza, tutto le fu chiaro: il bagno! Disperata si affrettò, trascinandosi invano a raggiungere la stanza sciaguattando, ma quando aprì la porta del ragazzo non c’era traccia, e la sua bacchetta era sparita dalla scrivania.

“MALFOY!” chiusa, la porta alle sue spalle, si precipitò urlando contro la porta del bagno e iniziò a tempestarla di pugni. Nessuna risposta. Dall’interno sentiva il caldo scrociare dell’acqua bollente della doccia e il fischiettio fastidioso della vipera.

Era un gran figlio di Morgana.

Imprecando senza forze, i vestiti bagnati che le aderivano al corpo congelandola, i capelli gocciolanti e il povero libro umido nonostante i suoi tentativi disperati, si preparò all’attesa e alla vendetta.

 

Quando Malfoy uscì dal bagno, asciugamano sulle spalle e bacchetta sguainata pronto all’attacco selvaggio della sua compagna di stanza, rimase stupito alla vista di Hermione accucciata per terra contro il bordo del letto con ancora i vestiti bagnati, il gigantesco libro che si era portata dietro per terra al suo fianco, evidentemente scivolatole dalle mani quando si era addormentata.

Non psicologicamente preparato a questa vista rimase qualche secondo ad osservarla instupidito, poi gli tornò in mente l’umiliazione subita e, sogghignando, dopo essersi passato i capelli con l’asciugamano, uscì dalla stanza per andarsi a procacciare la cena dagli elfi.

Non si aspettava certo, al suo ritorno con un bel cesto di dolci, di trovarla ancora lì così. Era stato via quaranta minuti, per Merlino! Scuotendo la testa appoggiò i dolci sul comodino, si mise in pigiama e si sdraiò a letto morbido.

Certo che quella ragazza era stupida. Come aveva fatto a dimenticarsi la bacchetta?!

Hermione cominciò a tossire nel sonno.

E poi non poteva usare quel maledetto e gigantesco libro per proteggersi, invece che proteggere lei lui dalla pioggia?! Non si era neanche accorta che la maglietta era diventata trasparente e si vedeva l’intimo sportivo e assolutamente anti-femminile che portava, cosa che lui aveva proibito ai compagni di farle notare o l’avrebbe insultato e tentato di uccidere nel sonno per i prossimi sei mesi.

Hermione tossì più forte e la sentì rabbrividire, mentre si stringeva le ginocchia al petto.

E la colpa era tutta sua. Se avesse tenuto chiusa quella sua boccaccia da so-tutto-io-perchè-sono-la-migliore, lui non l’avrebbe trattata così. Forse. E poi, che cosa stupida addormentarsi per terra per non bagnare il letto, era certo fosse quello il motivo, e rimanere coi vestiti bagnati ad aspettare che lui uscisse. Avrebbe potuto asciugarsi con le lenzuola, cambiarsi e legare i capelli; invece no, il genio probabilmente era stato così preso dalle sue imprecazioni e dalle sue vendette da essersene dimenticata.

Hermione tossì ancora con il respiro ansimante.

Draco si girò verso la parete, si rigirò e si coperse fino alle orecchie con le coperte.

Hermione rabbrividì e tossì più forte.

“Ma per Morgana…!” imprecò a bassa voce il ragazzo alzandosi in piedi irritato. Quella ragazza era una piaga!

Con passo veloce le si parò di fronte e la guardò sconsolato, poi con un movimento della bacchetta le asciugò i vestiti e i capelli, che per il trattamento barbarico del ragazzo le si gonfiarono in maniera assurda.

Convinto di esser già stato fin troppo bravo, fece per tornarsene a letto, ma il suo occhio colse le guance rosse di lei e la posizione evidentemente scomoda. La prima indicava che probabilmente stava prendendo una bella febbre, la seconda che domani sarebbe stata indolenzita: entrambe avrebbero provocato a lui sofferenza e dolore, soprattutto nell’ascoltare le sue ingiurie e lamentele e nel sopportarla enormemente irritata.

Con uno sbuffo e pregando Salazar che non si svegliasse proprio in quel momento, con deciso disgusto sollevò la ragazza tra le braccia, più leggera di quel che pensasse, e con acrobatici sforzi riuscì a metterla a letto sotto le coperte senza farla cadere.

Dopo aver guardato soddisfatto la sua opera per qualche secondo, tornò finalmente in pace a letto.

Per Salazar, era davvero troppo buono.

 

Magic chat

 

Hermione: *si sveglia e si guarda intorno perplessa, mentre i ricordi della sera prima si fanno vividi*

Draco: * sgattaiola in bagno imbarazzato per i gesti della sera prima* Salazar, che umiliazione…

ShiningCrow&StelladelLeone: Hermioneeeee…sai chi ti ha messa a letto? *si protraggono in un riassunto appassionato della vicenda nella speranza i rapporti si addolciscano*

Hermione: Oh porco Merlino! Ora lo dovrò anche ringraziare…*disgustata*

Draco: *apre di scatto la porta, dopo aver origliato* Ringraziare?! Mi devi lodare e servire tutto il giorno in nome della mia magnanimità Granger! Non hai idea dell’umiliazione!

Hermione: In un altro mondo razza di idiota tinto!

Draco: Sei un’irriconoscente, egoista, belva zannuta! E mettiti a dieta!

Hermione: MALFOY! MUTATIO FURITUM! *lo colpisce con l’incantesimo*

Palla di Neve: *sgattaiola per la stanza agitato mentre la ragazza si chiude in bagno inviperita*

ShiningCrow: Piano A per accoppiarli…

StelladelLeone: …fallito.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: StelladelLeone