YOOOOOO!
Sono tornata! *silenzio* Ehm…già. Sono tornata e
probabilmente nessuno se lo
aspettava ormai, nemmeno io a essere sincera. Il motivo? La mole di
studio che
quest’anno mi ha completamente schiacciata. Non ho mai avuto
intenzione di
cancellare questa storia, ma non sono mai riuscita ad aggiornarla
decentemente
ed ora eccomi qui. Non è un granché come
capitolo, ma è per tentare di
ripartire. Mi scuso infinitamente con tutti voi lettori per
l’attesa vergognosa.
Stella
(ShiningCrow
saluta ;D)
Buona
lettura!
Convivenza
pacifica? Impossibile.
Hermione
aprì gli occhi e batté le palpebre perplessa
mentre il suo sguardo accarezzava un
soffitto chiaro color
crema: dov’erano il baldacchino bordeaux? E
il legno di ciliegio del soffitto del dormitorio di
Grifondoro…?
Come uno
zombie si tirò a sedere tra le morbide coperte sbadigliando
e colpì con una
mano la sveglia che suonava imperterrita (per certe cose era meglio
affidarsi
ai babbani); guardandosi intorno, mentre con una mano cercava di
districare la
massa di rovi che si trovava in testa, osservò confusa la
stanza in cui si
trovava: la scrivania con due sedie e davanti a lei un paravento crema.
Cosa ci
faceva un paravento lì?
Nel silenzio
della camera sentì un leggero russare.
A quello
sgradito suono, nella sua mente i ricordi del giorno precedente
irruppero come
il vento che spazza via la nebbia dalle montagne: Malfoy! La storia
della
guardia del corpo, della camera condivisa e della battaglia per il
bagno! E lei
che pensava fosse stato un pessimo incubo…
Dopo essersi
depressa per alcuni istanti con il volto tra le mani, si
alzò e si trascinò
fino al bagno coi vestiti sotto mano, i piedi nudi che affondavano
nella morbida
moquette; efficiente come sempre, dopo dieci minuti uscì
fresca e vestita,
piena di energia per affrontare la giornata e di fame per aver saltato
la cena
a causa del furetto. Era il primo giorno e doveva andare tutto alla
perfezione,
doveva dare il giusto inizio all’anno scolastico; neanche
Malfoy avrebbe potuto
rovinarglielo, avrebbe completamente ignorato la presenza del furetto.
Furetto che
tra l’altro continuava a dormire imperterrito.
“Malfoy.
Alzati.” Gli disse a voce piuttosto alta, ma
l’altro, continuando a dormire, si
girò verso il muro. La ragazza alzò un
sopracciglio irritata soppesando la creatura
ronfante sotto l’ammasso di coperte e, con un ghigno
malvagio, si avvicinò al
letto: se lui non si alzava, lei non poteva uscire dalla camera. E lei
aveva
fame.
Con un
movimento leggero della bacchetta, il materasso con sopra Malfoy
iniziò a
levitare verso l’alto, fino ad arrivare a un metro e mezzo da
terra; Hermione
sorrise deliziata e spostò entrambi in modo che fossero
sopra al pavimento poi
con uno strattone strappò il materasso da sotto al ragazzo,
che cadde sul
parquet gelido con un tonfo secco.
L’urlo
acuto di
dolore del biondo rimbombò nel corridoio.
“GRANGEEEEER!”
l’apostrofò mettendosi in piedi barcollante e
tenendosi la schiena con un mano,
“COSA TI È SALTATO IN MENTE?”
Hermione gli
diede le spalle e si diresse nella sua parte di stanza sogghignando.
“Ho
fame
Malfoy, muoviti a vestirti o ti trasformo in un furetto.” Lo
avvisò iniziando a
mettere nella cartella i libri giusti per la giornata secondo il
programma
magicamente apparso nella camera. Poteva farcela, sarebbe stata
un’ottima giornata.
Il ragazzo la
guardò assassino imprecando a mezza voce e poi, come una
furia, afferrò i
vestiti e si chiuse in bagno sbattendo la porta.
Hermione
scoppiò a ridere.
“Buongiorno
anche a te Malfoy…” mormorò lei
sogghignando e riguardando ancora il programma
per controllare di aver presto tutto.
Circa venti
minuti dopo, durante i quali Malfoy aveva fatto venire ad Hermione un
esaurimento nervoso, nonostante i suoi buoni propositi, per la sua
lentezza e
per il tempo passato davanti allo specchio a sistemarsi i capelli,
riuscirono a
entrare nella Sala Grande, vivace e rumorosa come sempre. Tutti gli
studenti si
voltarono ad osservare la coppia entrata: l’eroina del trio
che aveva salvato
il mondo magico e la sua guardia del corpo, con la divisa disordinata
come la
mettevano personaggi “fighi” dei telefilm babbani,
come aveva spiegato alla
ragazza il suo cambio di stile. Hermione per poco non si era soffocata
dalle
risate alla spiegazione, ma evidentemente Malfoy aveva deciso che i
babbani erano
buoni solo per la televisione, anzi solo per pochi programmi, che
però lo
entusiasmavano a dir poco anche se aveva cercato di celarlo...con
scarsi
risultati.
I due
camminarono impassibili al tavolo dei Grifondoro, giusto Hermione
salutava
qualcuno di tanto in tanto, e si sedettero accanto a Ginny
all’estremità del
tavolo; il biondo aveva un’espressione tanto disgustata che
avrebbe potuto
strozzarsi con la cravatta lasciata molle. Tsk, Grifondoro.
“Buongiorno
ragazzi.” Li salutò la rossa sorridente immergendo
una brioche nella sua tazza
di caffelatte.
“Buongiorno.”
La salutò con entusiasmo leggermente forzato Hermione,
ancora decisa a non
lasciarsi rovinare la giornata, mentre Draco sbuffava al suo indirizzo,
prima
di avventarsi moderatamente sul cibo. Quella situazione le era davvero
strana…era abituata a scendere e sedersi con Harry e
Ron…ald; con Ginny non
aveva mai avuto un rapporto di grande amicizia prima di quegli ultimi
mesi e
per questo ancora la metteva un po’ a disagio.
“Attenti
a
non farvi uccidere dal troppo entusiasmo…”
commentò divertita Ginny osservando
la tensione nervosa visibile tra i due, che a malapena interagivano. In
realtà
doveva ammettere che vedere entrambi vivi e senza lesioni gravi era
già un buon
risultato rispetto alle sue aspettative; inoltre era sicura che
l’ignorarsi
fosse la cosa migliore per loro, o almeno era un buon primo passo per
una
convivenza pacifica.
“Cosa
ne è
stato della camera?” chiese poi attirando
l’attenzione di Hermione
sventolandogli davanti al viso un cucchiaino, non resistendo alla
tentazione di
stuzzicare un po’ l’amica.
“Io,
l’ho
rimessa a posto con la magia.” Rispose arrossendo la riccia e
calcando su come
il lavoro lo avesse fatto tutto lei, ma Malfoy si limitò a
ghignare mandando
giù l’ultimo boccone di croccante croissant.
“È
compito
delle donne pulire.” Commentò con nonchalance
bevendo il suo caffè amaro.
Le due per
poco non si strozzarono con la colazione e lo fulminarono strizzando le
labbra.
Pomposo damerino...
“Allora
mi
chiedo perché non l’abbia fatto tu, Palla di
Neve.” Rispose Ginny, ritrovando
subito la sua compostezza, mentre le guance pallide del ragazzo si
tingevano di
rosso, ma non gli lasciò neanche il tempo di replicare si
alzò afferrando la
borsa e spolverandosi la gonna dalle briciole.
“Andiamo
Hermione!”
incitò l’amica che aveva provvidenzialmente finito
la colazione, e, raggiuntala
mentre Malfoy imprecando cercava di buttar giù la seconda
brioche, fece un
cenno di saluto divertito al ragazzo.
“Muoviti
guardia del corpo!” lo prese in giro pronunciando le parole
“guardia del corpo”
con lo stesso tono che avrebbe usato per “schiavo”
e voltandosi lo schiaffeggiò
coi lunghi capelli ramati. Da una parte aveva pena per Malfoy,
dall’altra si
divertiva troppo a stuzzicarlo.
Hermione si
lasciò trascinare via da Ginny, la belva rossa, ridendo
allegramente.
Tic. Tic.
Tic.
“…la
Pozione
Rigeneratrice è di livello medio e penso sarà
perfetta per l’inizio di
quest’anno dato che…” spiegava Lumacorno
con il suo solito tono pieno che
rimbombava nel cupo sotterraneo per l’aula di pozioni.
Tic. Tic.
Tic.
“…gli
ingredienti sono abbastanza difficili da usare e spero non sprecherete
Sangue
di Salamandra inutilmente…” la sua voce rimbalzava
tra le boccette e le ampolle
piene degli ingredienti più strani.
Tic. Tic.
Tic.
“…quindi
mi
raccomando prestate molta attenzione e concentratevi!”
concluse il professore
schiarendosi la voce, mentre molti studenti si risvegliavano dal mondo
dei
sogni in cui erano caduti aiutati dalla penombra della stanza.
Tic. Tic.
Tic.
“La
vuoi
piantare!?” sibilò Hermione inviperita strappando
di mano a Malfoy la piuma che
aveva ininterrottamente picchiettato sul banco, distraendola e
irritandola allo
stesso tempo. Quel ragazzo era un artista della distrazione.
Il biondo la
fulminò esasperato poggiando la testa al gomito,
stravaccandosi sul bancone da
lavoro, e tese la mano pallida per riavere la sua piuma.
“E
invece di
rompere le scatole perché non iniziamo a preparare la
pozione, Granger?”
osservò lui annoiato dalla mattinata. Seguire tutte le
lezioni con quella, era un
supplizio! Illegale!
Qualsiasi cosa la infastidiva, si rifiutava di parlare con lui che si
annoiava
e lo bacchettava perfino quando respirava troppo forte! Era
così difficile
resistere all’idea di schiantarla…
Hermione
storse il naso stizzita e lo guardò con aria di
superiorità sistemandosi i
capelli dietro una spalla e aprendo il polveroso libro alla pagina,
ovviamente
corretta.
“Bisogna
essere concentrati, quindi vedi non distrarti e presta
attenzione.” Lo ammonì
con il suo miglior tono da insegnante, per poi voltarsi di scatto per
andare a
prendere gli ingredienti in quella che avrebbe dovuto essere
un’uscita
trionfale con svolazzo di capelli alla Ginny Weasley, ma che invece
ebbe come
unico risultato il rischio di soffocarsi da sola con la sua massa
indomabile di
ricci.
Malfoy si
limitò a guardare ghignando la sua compagna cercare di
portare al posto in un
solo viaggio i quattordici ingredienti richiesti, per poi scoppiare a
ridere
senza ritegni quando dalla pila accuratamente composta tra le sue
braccia cadde
la ciotola in legno con la corteccia di Wiggentree, che si
sparpagliò ovunque
sul terreno.
“Signor
Malfoy!” lo rimproverò indignato Lumacorno
richiamato dalle grasse risate del
ragazzo mentre Hermione imbarazzata si affrettava a chinarsi per terra
e a
tentare di raccoglierle, dopo aver appoggiato tutto il resto per terra.
Malfoy lo
fulminò con lo sguardo imbarazzato ma poi, con uno sbuffo
irritato, si alzò e
raggiunse la Granger accucciata sulle fredde pietre.
“Sei
veramente
disastrosa...guarda cosa mi tocca fare.” Le disse disgustato
chinandosi a terra
e iniziando ad aiutarla rapido.
“Non ho
bisogno del tuoi aiuto.” Sibilò la ragazza, ma lui
la ignorò e continuò a
raccogliere la corteccia lamentandosi.
“Mi si
saranno sporcati i pantaloni, ed era uno dei miei paia
migliori…dannazione a te
e alla tua goffaggine…ma dov’eri mentre
distribuivano eleganza e grazia?! A
studiare ?!...” Prima che Hermione potesse ribattere
inviperita avevano già
finito e il ragazzo, presa metà del materiale,
tornò a portarla al bancone in
legno.
Mentre si
spazzolava i pantaloni, la ragazza iniziò a preparare le
dosi e a leggere il
procedimento, cercando di non farsi distrarre dal chiacchiericcio dei
compagni
che danzava tutt’intorno a lei.
“Effettivamente
non è complicata, ma bisogna stare
attenti…” commentò con leggera saccenza
infilando a forza in mano a Malfoy il mortaio e il pestello in legno,
“Pesta le
radici di Asfodelo fino a renderla polvere, in fretta.” Gli
ordinò con tono
tagliente, aggiungendo un sussurrato e forzato “Per
favore…” e quindi
dedicandosi alla preparazione degli ingredienti successivi. Quando si
trattava
di studio e voti, anche se con fatica, era perfettamente capace di
sopportare
qualunque cosa e chiudere fuori dal suo mondo ogni cosa non pertinente.
O
almeno lo credeva.
Malfoy
inizialmente decise di fare come gli aveva detto, trattenendosi a
stento dal
continuare a infastidirla, pur di non darle l’occasione di
dimostrare che fosse
migliore di lui, ma più andavano avanti più era
difficile mantenersi civili. La
tensione accumulatasi in cinque ore iniziava a farsi sentire fin troppo
bene ed
ogni occasione per punzecchiarla era buona e lei, dopo un lungo
silenzio prova
della sua sopportazione, iniziò a non riuscire
più a fare a meno di rispondere:
commentare l’incapacità dell’altro, far
notare un errore e nel caso di Malfoy
sabotare Hermione quando non guardava per poi rimproverarla.
Sfortunatamente
per lui, Malfoy aveva sopravvalutato la pazienza
dell’avversaria, che vedendolo
oziare e disegnare su un foglietto una sua caricatura mentre lei
mescolava la
pozione ormai prossima a essere pronta, per poi di tanto in tanto
urtarla
fingendo innocenza, raggiunse il limite.
“LA
VUOI
PIANTARE MALFOY?!” sbottò feroce puntandogli il
mestolo al petto.
Tutta la
classe si voltò a guardarli allibita.
“Di far
cosa
Granger?” chiese sornione guardandola con sguardo di sfida.
Ed eccoli di nuovo
cadere nel loro mondo di ostilità, isolati dal resto.
“Di
irritarmi, distrarmi, non fare nulla, sabotarmi ed ESISTERE!”
gli urlò
pungolandolo al petto sempre più forte con la sua arma. Quel
insopportabile,
pomposo, furetto Serpeverde!
“Ragazzi
calmatevi per favore…” cercò di
intervenire Lumacorno a disagio di fronte a
quelle furie, avvicinandosi ballonzolando per la sua mole.
“LA
CAMICIA
GRANGER!” esplose invece Malfoy vendendo chiazze della
pozione giallastra sul
suo capo d’abbigliamento. Perché quella maledetta
ragazza non sapeva prendere
ben gli scherzi?! Lei non era certo così insopportabile come
lei diceva!
“Cosa
vuoi
che me ne freghi?!” sbottò lei cercando di
colpirlo di nuovo ma Malfoy con un
colpo di mano glielo fece cadere.
Il tonfo
secco del mescolo sembrò rimbombare nel silenzio teso della
classe, che si
mangiava con gli occhi quello spettacolo unico.
“Granger
stai
esaurendo la mia pazienza! Se non vuoi che sia io a farti fuori,
finisci quella
pozione e lasciami fare quel che mi va!” le urlò
balzando in piedi dallo
sgabello ed Hermione arretrò colta di sorpresa per
l’improvvisa vicinanza, ma
nel farlo perse l’equilibrio e si dovette aggrappare al
bancone; così facendo,
con il gomito urtò il vasetto di zanne di Chizpurfle che
rotolò aperto fino al
bordo e cadde con tutto il suo contenuto nel calderone.
La pozione
sotto i loro occhi terrorizzati divenne azzurro acceso.
Un boato
risuonò nel castello.
Nell’ufficio
della Preside regnava un gradevole calore dovuto al camino,
l’atmosfera era
inquietantemente rilassante e dalle pareti tutti i presidi precedenti
di
Hogwarts si godevano quel piccolo avvenimento che aveva movimentato la
monotonia della giornata.
La McGranitt,
incrociando le mani ossute sotto il mento, osservò attenta e
severa dal dietro
dei suoi occhiali rettangolari quelli che sarebbero stati i suoi due
più
problematici alunni dell’anno, coperti di pozione azzurra da
capo a piedi.
“Volete
spiegarmi…” iniziò fremente di rabbia,
“Il motivo per cui avete fatto esplodere
la pozione e devastato l’aula di Pozioni? Mi avete molto
delusa.” Li gelò
fulminandoli con gli occhi stretti in una fessura e le labbra tirate.
Hermione
abbassò lo sguardo colpevole e vergognandosi di se stessa,
torturandosi le mani
per l’agitazione. Quel giorno avrebbe dovuto essere il
migliore, la grande
partenza del suo ultimo anno, non un disastro epocale con gita in
presidenza.
Malfoy
cercò
di rimanere indifferente, ma le labbra pallide tirate tradivano la
rabbia per
essere finito in quell’umiliante situazione e le guance
rosate la vergogna.
“Signorina
Granger?” la interpellò di nuovo la Preside con
voce dura drizzando ancora di
più la schiena.
“Malfoy…”
iniziò
tremante mentre l’agitazione e l’umiliazione si
mischiavano in frustrazione,
“Malfoy fa tutto ciò che può per
disturbare le mie lezioni, facendomi
impazzire! Durante Aritmanzia ha passato il tempo a disegnare e
scribacchiare su
dei foglietti per poi ridere da solo o cercare di distrarmi facendomeli
vedere.
A Rune Antiche ha continuato a giocare con una pallina di carta,
facendosela
rimbalzare e urtandomi di continuo pur di prenderla al volo! A POZIONI
MI
SABOTAVA PERCHÈ INVIDIOSO CHE FOSSI MIGLIORE DI
LUI!” esplose infine la ragazza
parlando a macchinetta, infervorata. Che Merlino provasse a darle torto!
“Non
è vero
Granger: è palese che io sia migliore di te, non ho bisogno
di sabotarti! E per
quanto riguarda le altre accuse, chiunque al posto mio farebbe lo
stesso: le
lezioni che frequenti sono di una inutilità e una noia
incredibile, per
Merlino! Ho tutto il diritto di distrarmi dato che non potrebbe
fregarmene meno
che delle mutande di Morgana e…” iniziò
a difendersi altrettanto infervorato ma
la voce della McGranitt li interruppe.
“Ora
basta.”
I due ammutolirono all’istante e la osservarono massaggiarsi
la fronte
corrugata. I presidi tutt’intorno iniziarono a mormorare, chi
divertito dalla
“vitalità dei giovani”, chi irritato e
sdegnato dalla loro condotta.
“A
quanto
capisco il problema giace nel fatto che la signorina Granger segue
lezioni che
il signorino Malfoy non può sopportare e quindi si diverte a
distrarla, mentre
lei non è capace di resistere all’impulso di
rispondergli. Data la vostra
incapacità di comportarvi in maniera matura, mi vedo
costretta a prendere
provvedimenti affinché non distruggiate la
scuola.” La Preside McGranitt prese
un profondo respiro mentre i due abbassavano lo sguardo profondamente
mortificati. “Da ora e in poi il signor Malfoy
seguirà attivamente solo le
lezioni del suo programma di studi, concordate assieme a me, e durante
le altre
ore aspetterà la signorina Granger in fondo
all’aula o fuori dalla porta, in
completo silenzio e nel rispetto per i compagni mentre assolve al suo
compito.”
Malfoy fece per protestare mentre Hermione ghignava soddisfatta, ma la
McGranitt
continuò imperterrita e fu costretto a stringere i pugni e
rimanere in
silenzio.
“In
cambio di
questo sforzo e fino a quando si premurerà di osservare
questa clausola,
accoglierò la richiesta del signor Malfoy di poter giocare a
Quidditch con la
Casa di Serpeverde; durante gli allenamenti la signorina Granger la
attenderà
in campo sotto il suo sguardo vigile senza disturbare le pratiche. La
prego
comunque di ricordarsi che è una guardia del
corpo.” Concluse stringendo le
labbra e perforandoli con lo sguardo. Nessuno dei due era davvero
felice di
quella soluzione, anzi avrebbero volentieri protestato, ma
l’espressione della
McGranitt era inequivocabile: se ci avessero provato, avrebbero
rimpianto quel
compromesso.
“Si
Preside
McGranitt.” Risposero allora all’unisono abbassando
gli occhi e facendo per
scappare via, alzandosi dalle comode poltroncine che sembravano loro
scottare
come carboni ardenti.
“Ancora
una
cosa,” li fermò l’austera donna
scatenando loro brividi freddi lungo la
schiena, “Data l’età e la mia fiducia
nel signor Malfoy, come punizione per il
vostro comportamento vi nomino Prefetti Speciali. Vi metterete
d’accordo per i
turni serali di ronda con le altre case”
I due
annuirono con un smorfia, trepidanti di andarsene: Hermione fremeva sul
posto e
Malfoy faceva dardeggiare lo sguardo tra la preside e la porta.
“Bene,
ora
siete congedati. Buona serata e cercate di non tornare qui
presto.” li lasciò
finalmente andare con un sospiro e i due si precipitarono fuori nella
speranza
di trovare ancora qualche briciola per pranzo.
“Non
trovi
sarà un’avventura interessante Minerva?”
chiese il ritratto di Silente
guardando due dei suoi alunni più importanti scappare via,
da dietro i suoi
occhiali a mezzaluna.
“Dipende
cosa
intendi per interessante, Albus.” Rispose lei con un sospiro
stanco, cercando
di nascondere un sorriso.
Hermione
sbuffò chiedendosi perché il mondo la odiasse.
Soprattutto
perché proprio in quel giorno in cui aveva fatto il
possibile perché andasse
tutto bene.
Poi si
corresse, spostando una ciocca bagnata dietro l’orecchio: era
l’esistenza di
Malfoy a rovinarle la vita, non il mondo stesso.
Infatti, se
non fosse stato per quel maledetto furetto, lei in quel momento non
sarebbe
stata seduta nel pantano a bordo del campo di Quiddicht, al freddo e
sotto il
diluvio universale, che non solo l’aveva infradiciata ma
soprattutto le
impediva di leggere nel frattempo. Ovviamente aveva provato a chiedere,
urlare
e minacciare Malfoy perché interrompesse gli allenamenti e
l’accompagnasse a
prendere l’ombrello, ma lui aveva sogghignato e aveva scosso
la testa. E lei
non poteva andare da sola, o la McGranitt l’avrebbe
pietrificata viva per
essere andata in giro al buio senza guardia del corpo.
Le stava
anche venendo fame! Era ormai passata ora di cena e quei maledetti
quidditchofili continuavano a giocare. Quanto poteva essere egoista e
narcisista quel ragazzo per ignorarla a lasciarla sotto
l’acqua?! Ma si sarebbe
vendicata, di sicuro! In maniera implacabile!
Certo, anche
lei era stata stupida! Come aveva potuto dimenticare la bacchetta in
camera?
Avrebbe potuto richiamare un ombrello, fare un incantesimo per rendersi
impermeabile… Solo che era rimasta così catturata
da quel romanzo che, quando
il furetto l’aveva afferrata per il colletto e trascinata via
di colpo per
correre agli allenamenti, non aveva avuto il tempo né la
prontezza di
afferrarla dalla scrivania, portandosi dietro solo il libro. Libro che
doveva
tenere sotto la maglietta per proteggere. Perchè aveva
iniziato a piovere proprio
a metà allenamento?! Era accanimento ingiustificato contro
di lei! Ma tutta la
colpa era di Malfoy, che aveva tra l’altro lasciato la
bacchetta in camera,
perché se le avesse dato le chiavi per lo spogliatoio
femminile lei si sarebbe
rifugiata lì, ma lui con la scusa che non poteva aprire
porte di altre squadre
ma allo stesso tempo fare entrare nel loro un’avversaria,
oltre al fatto che
doveva tenerla d’occhio, l’aveva lasciata
lì al freddo.
“Ehi!”
nella
visuale di Hermione, persa nel suo turbine di maledizioni, rimproveri e
elucubrazioni, accucciata come un animale, comparve il manico di una
scopa che
si muoveva avanti e indietro per attirare la sua attenzione. Lei
alzò lo
sguardo e fulminò il ragazzo biondo, gocciolante
d’acqua, che la sovrastava.
L’allenamento era finalmente finito e il ragazzo era andato a
chiamare la sua
protetta, rendendosi conto che si era completamente chiusa nel suo
mondo.
“Ti
odio
Malfoy.” Sputò piatta rialzandosi barcollante per
il freddo e l’intorpidimento,
il braccio che stringeva il libro sotto la maglietta completamente
privo di
sensibilità. Malfoy sogghignò alzando le
spallucce e, sorpassandola con un
“Abbiamo finito”, si diresse verso gli spogliatoi
fischiettando. Il dubbio di
aver esagerato era sparito non appena aveva visto i suoi occhi castani
dardeggiare d’ira.
“Aspettami
mentre mi cambio…a meno che tu non voglia entrare con
noi.” Le propose poi
divertito aprendo la porta e osservandola arrossire mentre la pioggia
la
inzuppava completamente.
“ANIMALE!”
urlò Hermione mentre lui scappava all’interno,
sorpassandolo e marciando verso
l’uscita dello stadio infuriata, nelle orecchie
l’eco di una risata sprezzante
e divertita.
Aprì
la porta
con un calcio, per la furia, e il suo occhio per un istante
sembrò catturare
un’ombra alla sua destra, ma appena uscì
completamente non trovò nessuno.
Era proprio
un animale.
Questo fu
l’unico pensiero di Hermione mentre risaliva la collina verso
Hogwarts, in
fondo al gruppo di Serpeverde chiassosi di cui avrebbe volentieri
censurato
l’esistenza. Con un’occhiataccia cercò
di perforare la nuca di Malfoy qualche
centimetro davanti a lei.
Un animale.
Pensò ancora starnutendo inviperita.
La bestia in
questione si voltò verso di lei scocciata.
“Vuoi
smetterla di starnutire? Sei fastidiosa anche
così.” si lamentò ad alta
scatenando delle risatine tra i compagni, la pioggia fredda che
continuava a
saltellargli contro.
Hermione
strinse i pugni per contenersi e non vomitargli addosso tutti gli
insulti che
stava pensando. Lei era superiore, non sarebbe caduta al suo livello
davanti a
quei barbari primitivi.
“Se
qualcuno
non mi avesse lasciato sotto l’acqua per un’ora e
mezza, non sarei raffreddata
e non starnutirei.” Rispose gelida mentre ormai varcavano le
porte del castello,
cercando di raggiungerlo e sorpassarlo.
“Non ho
fatto
nulla di male Granger, sei tu che hai dimenticato la bacchetta e
l’ombrello.”
Rispose lui con il suo ghigno strafottente allungando il passo per il
gusto di
vederla arrancare dietro di lui, mentre lasciavano una scia bagnata sul
pavimento, come lumache, che avrebbe fatto saltare i nervi a Gazza.
“La tua
intera esistenza è un male Malfoy.”
Replicò piccata accelerando anche lei e
finalmente sorpassandolo, scostando i capelli fradici con una mano in
modo che
gli finissero in faccia nonostante la differenza di altezza.
“L’intero
corpo studentesco femminile di Hogwarts la pensa
diversamente.” Replicò lui
sornione, asciugandosi il volto con la manica disgustato.
“Perché
l’intero
corpo femminile studentesco sa a mala pena che esisti
Malfoy.” Rispose gelida
Hermione scatenando risate e fischi dal gruppo di Serpeverde immaturi,
che
stava svoltando verso il loro dormitorio; il biondo li
fulminò con le guance
pallide che si coloravano per l’umiliazione e inviperito la
superò rapidamente,
iniziando improvvisamente a correre verso la camera.
Hermione lo
guardò perplessa correre per il lungo corridoio deserto,
mentre i suoi passi
rimbombavano cupi, e inizialmente non capì le intenzioni del
ragazzo, ma quando
lo vide da lontano sogghignare aprendo la porta della loro stanza,
tutto le fu
chiaro: il bagno! Disperata si affrettò, trascinandosi
invano a raggiungere la
stanza sciaguattando, ma quando aprì la porta del ragazzo
non c’era traccia, e
la sua bacchetta era sparita dalla scrivania.
“MALFOY!”
chiusa,
la porta alle sue spalle, si precipitò urlando contro la
porta del bagno e
iniziò a tempestarla di pugni. Nessuna risposta.
Dall’interno sentiva il caldo
scrociare dell’acqua bollente della doccia e il fischiettio
fastidioso della
vipera.
Era un gran
figlio di Morgana.
Imprecando
senza forze, i vestiti bagnati che le aderivano al corpo congelandola,
i
capelli gocciolanti e il povero libro umido nonostante i suoi tentativi
disperati, si preparò all’attesa e alla vendetta.
Quando Malfoy
uscì dal bagno, asciugamano sulle spalle e bacchetta
sguainata pronto
all’attacco selvaggio della sua compagna di stanza, rimase
stupito alla vista
di Hermione accucciata per terra contro il bordo del letto con ancora i
vestiti
bagnati, il gigantesco libro che si era portata dietro per terra al suo
fianco,
evidentemente scivolatole dalle mani quando si era addormentata.
Non
psicologicamente preparato a questa vista rimase qualche secondo ad
osservarla
instupidito, poi gli tornò in mente l’umiliazione
subita e, sogghignando, dopo
essersi passato i capelli con l’asciugamano, uscì
dalla stanza per andarsi a
procacciare la cena dagli elfi.
Non si
aspettava certo, al suo ritorno con un bel cesto di dolci, di trovarla
ancora
lì così. Era stato via quaranta minuti, per
Merlino! Scuotendo la testa
appoggiò i dolci sul comodino, si mise in pigiama e si
sdraiò a letto morbido.
Certo che
quella ragazza era stupida. Come aveva fatto a dimenticarsi la
bacchetta?!
Hermione
cominciò a tossire nel sonno.
E poi non
poteva usare quel maledetto e gigantesco libro per proteggersi, invece
che
proteggere lei lui dalla pioggia?! Non si era neanche accorta che la
maglietta
era diventata trasparente e si vedeva l’intimo sportivo e
assolutamente
anti-femminile che portava, cosa che lui aveva proibito ai compagni di
farle
notare o l’avrebbe insultato e tentato di uccidere nel sonno
per i prossimi sei
mesi.
Hermione
tossì più forte e la sentì
rabbrividire, mentre si stringeva le ginocchia al
petto.
E la colpa
era tutta sua. Se avesse tenuto chiusa quella sua boccaccia da
so-tutto-io-perchè-sono-la-migliore,
lui non l’avrebbe trattata così. Forse. E poi, che
cosa stupida addormentarsi
per terra per non bagnare il letto, era certo fosse quello il motivo, e
rimanere coi vestiti bagnati ad aspettare che lui uscisse. Avrebbe
potuto
asciugarsi con le lenzuola, cambiarsi e legare i capelli; invece no, il
genio
probabilmente era stato così preso dalle sue imprecazioni e
dalle sue vendette
da essersene dimenticata.
Hermione
tossì ancora con il respiro ansimante.
Draco si
girò
verso la parete, si rigirò e si coperse fino alle orecchie
con le coperte.
Hermione
rabbrividì e tossì più forte.
“Ma per
Morgana…!” imprecò a bassa voce il
ragazzo alzandosi in piedi irritato. Quella
ragazza era una piaga!
Con passo
veloce le si parò di fronte e la guardò
sconsolato, poi con un movimento della
bacchetta le asciugò i vestiti e i capelli, che per il
trattamento barbarico
del ragazzo le si gonfiarono in maniera assurda.
Convinto di
esser già stato fin troppo bravo, fece per tornarsene a
letto, ma il suo occhio
colse le guance rosse di lei e la posizione evidentemente scomoda. La
prima
indicava che probabilmente stava prendendo una bella febbre, la seconda
che
domani sarebbe stata indolenzita: entrambe avrebbero provocato a lui
sofferenza
e dolore, soprattutto nell’ascoltare le sue ingiurie e
lamentele e nel
sopportarla enormemente irritata.
Con uno
sbuffo e pregando Salazar che non si svegliasse proprio in quel
momento, con
deciso disgusto sollevò la ragazza tra le braccia,
più leggera di quel che
pensasse, e con acrobatici sforzi riuscì a metterla a letto
sotto le coperte
senza farla cadere.
Dopo aver
guardato soddisfatto la sua opera per qualche secondo, tornò
finalmente in pace
a letto.
Per Salazar,
era davvero troppo buono.
Magic
chat
Hermione:
*si sveglia e si guarda intorno perplessa, mentre i ricordi della sera
prima si
fanno vividi*
Draco:
* sgattaiola in bagno imbarazzato per i gesti della sera prima*
Salazar, che
umiliazione…
ShiningCrow&StelladelLeone:
Hermioneeeee…sai chi ti ha messa a letto? *si protraggono in
un riassunto
appassionato della vicenda nella speranza i rapporti si addolciscano*
Hermione:
Oh porco Merlino! Ora lo dovrò anche
ringraziare…*disgustata*
Draco:
*apre di scatto la porta, dopo aver origliato* Ringraziare?! Mi devi
lodare e
servire tutto il giorno in nome della mia magnanimità
Granger! Non hai idea
dell’umiliazione!
Hermione:
In un altro mondo razza di idiota tinto!
Draco:
Sei un’irriconoscente, egoista, belva zannuta! E mettiti a
dieta!
Hermione:
MALFOY! MUTATIO FURITUM! *lo colpisce con l’incantesimo*
Palla
di Neve: *sgattaiola per la
stanza agitato mentre la ragazza si chiude in bagno inviperita*
ShiningCrow:
Piano A per accoppiarli…
StelladelLeone:
…fallito.