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Autore: Dazel    29/03/2015    5 recensioni
La notte non era mai stata così buia, prima di allora.
In realtà Oliver non era del tutto certo fosse già notte, dal momento che non metteva naso fuori dalle coperte da ore, ma le serrande abbassate e l'ansia di cui era satura l'aria rendevano la sua stanza il più angusto dei luoghi in cui stare, specie durante un attacco di panico. Se ne stava steso a singhiozzare, tirare su col naso e asciugarsi gli occhi con la trapunta, aspettando con orrore e al contempo impazienza di sentire le chiavi tintinnare e la serratura della porta di casa sbloccarsi. [LA FANFICTION CONTIENE SPOILER SUL FINALE DI STAGIONE!]
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Connor Walsh, Oliver Hampton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Who is the monster?

 

La notte non era mai stata così buia, prima di allora.

In realtà Oliver non era del tutto certo fosse già notte, dal momento che non metteva naso fuori dalle coperte da ore, ma le serrande abbassate e l'ansia di cui era satura l'aria rendevano la sua stanza il più angusto dei luoghi in cui stare, specie durante un attacco di panico. Se ne stava steso a singhiozzare, tirare su col naso e asciugarsi gli occhi con la trapunta, aspettando con orrore e al contempo impazienza di sentire le chiavi tintinnare e la serratura della porta di casa sbloccarsi.

Cosa sarebbe successo una volta che Connor fosse arrivato? Cosa avrebbe detto trovandolo in quelle condizioni? Ma soprattutto... Cosa sarebbe accaduto alla loro relazione?

Quelle domande non smettevano di assillare Oliver nemmeno per un momento. Era così concentrato e disperato che a stento si ricordava di respirare, tra singhiozzi e un lamenti. La sua vita era finita nel momento in cui aveva ricevuto il risultato delle analisi, non poteva esistere niente di bello dopo il punto che seguiva la parola POSITIVO.

Non sapeva cosa stesse aspettando, ma era palesemente in attesa che qualcosa accadesse. Forse si aspettava che con l'arrivo di Connor sarebbe giunta anche la condanna a morte che lo avrebbe strappato a quella vita infame.

Pensa lucidamente, Oliver. Tanta gente convive con l'HIV e conduce una vita quasi normale. Non cadere nel dramma. Provò a dirsi, ma quei pensieri motivanti scivolavano via dai suoi occhi velocemente, sotto forma di grosse lacrime calde che non volevano smettere di inzuppare la federa del cuscino.

Certo, come no. Spiegalo a Connor, questo. Non può vivere con un ragazzo che potrebbe benissimo infettarlo anche solo baciandolo se non sta attento a come passa il filo interdentale trai denti!

Si sarebbero lasciati.

Si sarebbero lasciati e ciò che era peggio di qualsiasi altra cosa, era che non sapeva come Connor avrebbe reagito a una notizia simile. Se avesse ricominciato a drogarsi, Oliver si sarebbe sentito in colpa per sempre. Sapeva quanto Connor si fosse sforzato per rimettersi sulla retta via, per poter stare al suo fianco come una coppia normale e vivere più serenamente possibile la relazione che da mesi ormai cercavano di far nascere... Dirgli a cuor leggero che tutti quegli sforzi erano stati vani, che non avrebbero mai vissuto serenamente a causa della sua patologia, era quanto più terribile potesse affrontare.

«Oliver, sei ancora sveglio...?»

La voce di Connor sembrò destarlo da un sonno intontito che per qualche istante lo aveva catturato. Non aveva sentito le chiavi, né la porta aprirsi o i suoi passi avvicinarsi al letto, eppure ora poteva percepire chiaramente la sua presenza. Il suo respiro cauto, la sua voce calda che lo chiamava e il tocco leggero delle sue dita contro le trapunte erano semplicemente la cosa migliore che fosse successa in quella pessima giornata.

«Oliver, cosa succede?» domandò poi Connor, vedendo un fagotto singhiozzante che riconobbe come il proprio – quasi – fidanzato.

«Era positivo» Quasi urlò Oliver, liberandosi in quel modo da un peso che si portava dietro da troppo a lungo. Avrebbe voluto “sganciare la bomba” più delicatamente, ma non aveva più la forza per fare uno dei suoi discorsi pacati e razionali. Si scoprì finalmente dalle coperte in cui si era rifugiato come un bruco nella crisalide, preparandosi a far uscire dalla propria gola il fiume di parole che a stento aveva trattenuto fino a quel momento (e solo perché non aveva avuto nessuno con cui poter liberarlo prima). «Il test era positivo e non te l'ho detto perché credevo che anche il tuo lo fosse, perché credevo che avremmo affrontato questa cosa assieme!»

Vide chiaramente riflesso negli occhi di Connor il mondo cadergli addosso, con la stessa medesima violenza che qualche ora prima aveva buttato a terra anche lui. Tuttavia, almeno apparentemente, Connor parve mantenere la calma. Se ne stette in silenzio, guardandolo e pensando chissà cosa allo stesso tempo. Se stava provando qualcosa, non lo dimostrava, non lo esternava. Oliver non poté fare a meno di domandarsi quando Connor avesse imparato a gestire così bene le proprie emozioni.

«Affronteremo questa cosa assieme, anche se il mio test è negativo. Non ti abbandono, Oliver. Toglitelo dalla testa.» mormorò in fine, passando una mano trai suoi capelli per accarezzarli.

«Non dire sciocchezze! Come puoi stare con me? Come puoi farlo con me se sai che potrei infettarti?!»

«Basta stare attenti. Basterà... Basterà prestare attenzione. Oliver, ti prego, non-»

Oliver non volle sentire quello che Connor aveva da dirgli. «Quello che sono ora, è orribile. Sono una persona orribile perché potrei farti del male. Sono orribile perché ho sperato che tu avessi l'HIV per sentirmi meno solo, sono orribile perché quando mi hai detto che non lo eri, non ero rasserenato, ma deluso. Non dovresti essere qui... Dovresti andartene, perché non sono la persona che credevi fossi. Non sono la persona che io credevo di essere.»

Connor ascoltò le sue parole senza scomporsi, ancora una volta. Si sporse solo a sufficienza da baciare le sue labbra e accarezzò il suo viso, asciugandogli le guance coi polpastrelli. «Smettila di parlare di te stesso in questo modo. Tu sei una persona meravigliosa. Non dire mai più niente di tanto orribile su di te, Oliver...»

«Una persona meravigliosa... io! Ma hai sentito quello che ho detto?» Rise con disperazione, tirando su col naso e cercando di guardare Connor negli occhi senza sentirsi piccolo quanto un granello di sabbia, al suo cospetto. «Avrei voluto che fossi malato di HIV. Come se la tua tossicodipendenza non fosse abbastanza orribile. Come puoi pensare che io non sia uno stronzo-»

«Non sono mai stato tossicodipendente. Ti ho mentito.»

«...Cosa?»

«Quella sera, quando ero fuori dalla porta di casa tua, non ero in crisi di astinenza. Ero terrorizzato, sconvolto, ero convinto che avrei passato il resto della mia vita in carcere e, se dovevo vedere un'ultima persona prima di dire addio per sempre alla mia libertà, volevo che quella persona fossi tu.» Sussurrò Connor, fermando le proprie carezze e sentendo Oliver irrigidirsi. Aveva gli occhi sbarrati e l'espressione di una persona che non sta capendo pienamente quale terribile realtà gli si sta abbattendo contro, ma che ha capito perfettamente che gli spezzerà le ossa.

«Di cosa stai parlando, Connor...?»

«Sono coinvolto nell'omicidio di Sam Keating. Ero lì quella notte. L'ho visto mentre moriva, ho portato il suo cadavere in un bosco, l'ho bruciato e l'ho fatto a pezzi. Una volta buttati i resti in un cassonetto sono venuto da te. Chi è il mostro, Oliver?

Hai ragione, dovrei andarmene e dovrei farlo ora. Ma non dovrei farlo perché sei malato di HIV. Dovrei farlo perché “non sono la persona che credevi fossi. Non sono la persona che io credevo di essere.”»

«Se è uno scherzo... Se è un goffo modo per far sembrare la mia situazione meno drammatica di quanto in realtà non sia, smettila subito perché non fa ridere per un cazzo, Connor. Dimmi che era solo un tentativo di farmi sentire meglio. Dimmelo.»

«Vorrei potertelo dire. Ma non posso.» Connor prese il cellulare dalla propria tasca e lo mise tra le mani di Oliver, senza spostare lo sguardo da quello terrorizzato del ragazzo che amava. «Se è ciò che vuoi fare – e so perfettamente che lo vuoi – chiama la polizia. Non te lo impedirò.»

Oliver guardò il cellulare e sbloccò il display. I propri movimenti gli sembravano rallentati, i suoni ovattati, come se si trovasse in un brutto sogno anziché nella realtà. Non può essere vero, continuò a ripetersi, eppure era certo che Connor non fosse mai stato tanto sincero con lui come in quel momento. Digitò il 9 e poi il primo 1, fermandosi in quel punto. Solo in quel momento si rese conto che non era l'unico a star piangendo, ma soprattutto, di non aver fatto a Connor la domanda più importante di tutte.

«Perché?»

Realizzò che avrebbe accettato una giustificazione se fosse stata abbastanza convincente. Che non avrebbe chiamato la polizia, che non lo avrebbe denunciato e che si sarebbe reso complice di quel segreto, se Connor gli avesse fornito una spiegazione che potesse motivare qualcosa di tanto orribile. Connor sembrò titubare, come se le parole scottassero sulla punta della sua lingua, come se fosse doloroso pronunciarle.

«Stava soffocando la nostra cliente, Rebecca. Lo aveva già fatto prima, per quanto ne so... Lila, la ragazza nel serbatoio. Comunque, io ero lì mentre la stava soffocando e sono rimasto immobile, congelato sulle mie stesse gambe. Che codardo, eh?» Scosse la testa, emettendo un risolio mentre le lacrime iniziavano a rigare il suo viso. «Qualcuno non è stato tanto vigliacco quanto me e lo ha colpito alla testa con il trofeo, uccidendolo. È stato Wes. Ma noi eravamo lì, io ero lì e avevo visto tutto.»

«Cazzo.» Fu Oliver, questa volta, a prendere il viso di Connor tra le mani. Il cellulare ormai giaceva abbandonato sul letto, con il numero mezzo composto di una chiamata che non sarebbe mai partita. «Ed io che pensavo di essere in una situazione di merda... Chi altri lo sa?»

«Annalise Keating, i suoi collaboratori e il mio gruppo di studio... Tranne Asher, lui è all'oscuro di tutto. Lo sapeva anche Rebecca, ovviamente, ma lei è fuggita.»

«Potrebbe fare il tuo nome?»

«Avrebbe un sacco di ragioni per farlo, viste gli ultimi avvenimenti... Ma questa è un'altra storia.»

Oliver fece scivolare le mani dal volto di Connor, lasciandosi poi cadere debolmente contro di lui, svuotato da ogni forza. Posò la fronte contro la sua spalla e respirò lentamente. Come poteva quel ragazzo così bello e curato, aver nascosto al mondo un segreto tanto orribile? Qualsiasi angelo lo stesse proteggendo, stava facendo un bel lavoro. Chiunque altro sarebbe stato scoperto e incarcerato da un bel pezzo in una situazione del genere. «Non so perché non ti sto sbattendo fuori di casa e non sto chiamando la polizia, ma-»

«Ma dovresti farlo. Anche solo avermi qui corrisponde ad un pericolo, per te. Potresti essere coinvolto quando in realtà non c'entri nulla. Pensi davvero che la tua HIV sia la cosa peggiore che potesse capitare? Pensi ancora di essere tu il pericolo?»

«Questo non mi fa sentire meglio, Connor... Avrei preferito fosse così. Cristo, non dire che dovrei cacciarti, adesso! Se tu avessi voluto una cosa simile te ne saresti andato e basta! Sarò anche un folle psicopatico, ma sono innamorato di te. Voglio restarti accanto perché so che tu hai bisogno che io lo faccia, ma devo dormirci su prima di prendere una decisione, devo pensare a come salvarti il culo e- dio, dammi un altro bacio sul collo e ti tiro un pugno da qualche parte, ti sto avvisando.»

«Ho bisogno di rilassarmi. Lo abbiamo bisogno entrambi.» cercò di difendersi Connor, staccandosi a malincuore dalla pelle dolce di Oliver.

«Ho l'HIV e tu sei un omicida o qualcosa di molto simile. Come puoi pensare che abbia voglia di fare sesso dopo una giornata simile? Non mi si alzerebbe nemmeno col viagra.»

Connor alzò le mani, gesto che per un attimo sembrò comico ad Oliver. «Dormo sul divano, ho capito. Solo una cosa... Se ti viene voglia di denunciarmi alla polizia, non farlo mentre sono profondamente addormentato. Ti stupirà sapere che non è uno dei miei sogni erotici venire svegliato da un poliziotto incazzato.»

«Ed io che pensavo li adorassi, i manganelli.»

«Non sei nell'umore di fare sesso, ma le battute spinte ancora ti vengono bene, eh?» Domandò sarcasticamente Connor, alzandosi. Non aveva mai sentito il proprio corpo tanto pesante come in quel momento. «Allora, buona notte.»

«Non era una battuta e... buona notte. Dubito però, che qualcuno dei due riuscirà a chiudere occhio.»

Connor prese un cuscino dal letto e, senza dire altro, uscì dalla stanza di Oliver, andando in sala. Il ragazzo rimase a fissare la porta socchiusa per interminabili minuti, cercando di assimilare e realizzare ciò che gli era appena successo.

Probabilmente è solo un brutto sogno, ma se non lo fosse, come dovrei comportarmi?

Oliver era assolutamente certo di non riuscire a prendere una decisione in quel momento.

Qualsiasi fosse stata la sua scelta, avrebbe aspettato l'indomani mattina.
 

Non scrivevo fanfiction da un sacco di tempo, oggi ho finito la serie e non sono riuscita a trattenermi! Non sono sicura sia una storia decente, ma ci ho provato lol.

Amo un sacco Connor e Oliver e questo è come mi sono immaginata la “resa dei conti” trai due, insomma, il coming out più importante che Connor potesse fare.

Spero vi sia piaciuta almeno un po'! Un bacione!

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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