Ho
aggiornato sul serio, wwoooooh!
Vi sono
mancata? No? Neanche un pochino? No? Okay.
(eh)
Allora,
chiedo perdono per il ritardo (quasi un anno, sono una pessima persona,
lo so).
Sono
qui sopra perché volevo dirvi che ho notato che nessuno ha
tolto la “fan fiction”
tra le preferite/ricordate/seguite e boh… pensavo che
avevate dimenticato l’esistenza
di questa “fan fiction” durante la mia assenza e
invece siete addirittura
aumentati, io- io- non so che dire, grazie. Il numero delle
visualizzazioni è
troppo alto quindi secondo me non è reale e non lo commento
neanche (grazie).
Comunque
ho scritto questo nuovo capitolo, non mi convince per niente (che
novità), ma o aggiornavo adesso o non lo facevo
più.
Buona
lettura! (Si fa per dire visto che secondo me sto capitolo
è un disastro.)
------
Together.
Erano
le sei del pomeriggio, Tommy sarebbe dovuto essere a casa ma aveva
deciso di fare una deviazione.
Stava camminando, era quasi arrivato a destinazione, la strada era
praticamente deserta tranne che per alcune auto che passavano ogni
tanto.
Arrivato, spinse leggermente il cancello di ferro ed entrò,
non ci impiegò
molto per arrivare esattamente dove era diretto.
Posò le ginocchia sul suolo,
inginocchiandosi, l’erba gli solleticava la pelle
poiché quel giorno indossava
dei jeans “strappati” in alcuni punti.
Appoggiò lo zaino al suo fianco e lo
aprì per estrarre una rosa che poggiò davanti a
lui, sulla lapide di sua madre.Sospirò.
«Ciao mamma, ultimamente non sono venuto a trovarti, mi
dispiace» accarezzò la
superficie di marmo della lapide. Sapeva di star parlando
fondamentalmente a
nessuno ma gli piaceva pensare che sua madre potesse sentirlo in
qualche modo. Chiuse lo zaino e si sistemò meglio sedendosi
in modo da poggiare le spalle
sulla lapide, si portò le gambe al petto e posò
le braccia incrociate sopra le
ginocchia mentre poggiava la testa sulla lastra di marmo.
«Papà ha avuto un’incidente, ho temuto
il peggio, è stato
orribile, ritornare all’ospedale mi ha ricordato il giorno in
cui sei morta, è
stato insopportabile, non voglio neanche ripensarci, almeno sta volta
c’era
Isaac con me e poi… c’era Adam» sorrise.
«Ti piacerebbe, Adam intendo. Dicevi
sempre che ti piacevano le persone con gli occhi di un colore chiaro e
i capelli scuri ed
Adam è esattamente così. Poi lui canta e tu
adoravi cantare, canticchiavi
sempre dicevi che ti rilassava. Ho suonato per lui,
sai? è stato strano
perché l’unica persona che mi chiedeva di suonare
mentre cantava eri tu,
comunque mi è piaciuto, vorrei poterlo rifare un giorno
magari. La voce di Adam è spettacolare
spero tanto che lo prendano ai provini di American Idol, ma di sicuro
lo
prenderanno, lui è bravissimo. Non vedo l’ora di
vedere la sua faccia quando
gli diranno che fa parte dei concorrenti. Domani devo svegliarmi alle
sei per
accompagnarlo, non sono una persona mattiniera ma credo che
farò uno sforzo per
lui, ci tengo ad accompagnarlo. Mi dispiace allontanarmi da
papà in questo momento, ma fortunatamente si sta
riprendendo in fretta e poi Luke ha detto che starà con lui
mentre io non ci
sono quindi posso stare tranquillo, credo».
«Non devo preoccuparmi, infondo papà è
un adulto responsabile, ed è stato lui
stesso a dirmi che posso andare, se lui non stesse bene non
andrei». Sospirò, prese il lettore musicale dalla
tasca dello zaino e si infilò le
cuffie. Rimase così, con il lettore musicale in riproduzione
casuale,
ascoltando musica appoggiato alla lapide di sua madre.
♪
Quando
Tommy ritornò a casa, fu sorpreso di trovare lì
anche Isaac, Sutan e Adam.
Dopo essere
entrato nel salotto e averli visti, guardò suo padre in
cerca di
spiegazioni.
«Siediti»
gli disse Jack, «ho fatto qualcosa, perché sono
sicuro di avere la
coscienza pulita» Tommy vide Adam sorridere divertito dalle
sue parole e
sorrise anche lui di rimando vedendo quel volto allegro. «Non
hai fatto niente, per il momento. Volevo comunicarti che ho invitato i
ragazzi a dormire qui, visto che domani dovete svegliarvi presto,
quindi ho
pensato che dormire tutti nello stesso posto sarebbe stata una buona
idea». Isaac si copri la bocca con la mano destra per non
ridere quando vide
l’espressione sorpresa di Tommy alle parole del padre. Adam
continuò a fare dei
sorrisetti divertiti mentre Sutan non si trattenne dal ridere
liberamente.
«Credo
che Jack abbia avuto un’ottima idea» disse Sutan
circondando le spalle
di Tommy con il braccio,
«non
sei contento di passare la notte con Adam»
continuò ammiccando.
Adam
impallidì alle parole dell’amico, Isaac si
coprì la faccia con le mani e
Tommy arrossì violentemente.
«Cosa?!»
disse Jack, «no, no. Tu- indicò Sutan- e Adam
dormirete sul divano
letto, mentre Isaac dormirà in camera con Tommy, e stanotte
non cercate di
cambiare la disposizione che ho assegnato, altrimenti
scatenerò la mia ira»
aggrottò le sopracciglia.
«Papà!»
«Niente
“papà”, stanotte ognuno ai propri posti,
intesi?» stavolta inarcò un
sopracciglio.
«Si,
signore» Sutan imitò il saluto dei soldati e tutti
risero, anche Jack.
Cenarono
tutti insieme e fortunatamente Sutan non disse niente di imbarazzante
per Adam
e Tommy, naturalmente non smise neanche per un attimo di parlare
ininterrottamente,
ma infondo la sua parlantina era una delle cose che Adam apprezzava di
più di
lui. Quando regnava il silenzio, Sutan non aveva timore di parlare e
rischiare di dire qualcosa di sbagliato, non gli importava, diceva
qualsiasi cosa gli
passasse per la testa o almeno la maggior parte, Adam ammirava questa
sua
caratteristica, e da quello che vedeva, Isaac ne era molto divertito.
Una cosa che
aveva notato Adam era che Sutan e Isaac erano molto in sintonia, erano
entrambi
piuttosto vivaci e anche se a volte battibeccavano, le loro
conversazioni
finivano sempre con una risata.
Era
strano pensare a come si erano conosciuti, era strano pensare a come si
erano
evolute le cose. Se avessero detto ad Adam che si sarebbe ritrovato in
quella
situazione, a dormire a casa del padre del ragazzo di cui era
innamorato per
poi fare un audizione per American Idol il giorno seguente, non ci
avrebbe
creduto. Sorrise pensando che avrebbe dormito nella stessa casa con
Tommy e
Jack, probabilmente il padre del biondo avrebbe passato la notte
sveglio a
sorvegliarli.
«Adam,
vieni a giocare» Jack lo chiamò facendogli segno
di avvicinarsi al tavolino del
soggiorno.
Isaac e Tommy stavano sistemando le banconote e le carte del Monopoli
mentre
Sutan stava scegliendo accuratamente la sua pedina.
Jack stava trascinando una
sedia per potersi sedere vicino al tavolino e Adam vedendo che era in
difficoltà lo aiutò, visto che era
difficile per Jack spostare una sedia
con un solo braccio in funzione e poi non voleva farlo affaticare,
«grazie» gli
disse. I ragazzi si erano seduti attorno al tavolo sui
cuscini.
Adam stava decidendo dove
sedersi quando Tommy si rivolse a lui «siediti
qui», posò la mano sul cuscino
accanto al suo invitandolo a sedersi e Adam lo fece.
Era tutto così strano, ma piacevolmente strano.
Semplicemente Adam non ci era
abituato. Guardando le persone che erano sedute con lui
pensò che in quel
momento sembravano una famiglia, o almeno qualcosa di simile ad una
famiglia,
ed era tremendamente insolito per lui trovarsi in una situazione del
genere,
non che non avesse mai avuto dei bei momenti con la sua famiglia,
soltanto che
ormai ogni bel ricordo che aveva era così sbiadito da
sembrare inesistente.
Iniziarono a giocare. Adam e Tommy persero già dopo poco
tempo. Jack fu il
prossimo a perdere, dopo di lui Sutan. Isaac da vincitore si
alzò per fare la
danza della vittoria e Tommy ridendo lo implorò di smettere
perché era davvero
un pessimo ballerino, ma Sutan, anche se non aveva vinto, si
unì a lui
trascinando anche Adam in quello stupido ballo, in cui Isaac sembrava
impegnarsi sul serio. Jack rise di cuore davanti a
quella scena, mentre Tommy sghignazzava posandosi le mani sullo
stomaco. E Adam pensò per l’ennesima volta che era
strano, erano fondamentalmente ancora
degli estranei, c’erano tantissime cose che ognuno di loro
non conosceva degli
altri, ma capì che infondo non gliene importava. Si sentiva
maledettamente bene in quel momento. Jack e Tommy non ridevano
così tanto da
tempo e Isaac e Sutan erano felici se le persone a cui tenevano si
sentivano finalmente bene, anche se soltanto per un momento.
Erano
le undici di sera e Jack aveva insistito per farli andare tutti a
dormire, un
po’ perché lui era stanco e non riusciva
più a stare sveglio e un po’ perché
domani i ragazzi dovevano svegliarsi presto e voleva che fossero ben
riposati.
Naturalmente, come prestabilito, Adam e Sutan dovevano dormire nel
soggiorno, sul divano letto, mentre Isaac dormiva insieme a Tommy.
Erano, probabilmente,
le quattro del mattino quando Tommy si svegliò per colpa
di un incubo.
Guardò
Isaac che stava dormendo accanto a lui, sul lato del letto vicino al
muro e
senza fare rumore si tolse le coperte di dosso e si alzò per
poi
uscire dalla camera.
Andò
verso la cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Quando
entrò nella stanza, notò subito la presenza di
qualcun altro.
Adam era
vicino alla finestra, aveva le braccia tese e le sue mani erano sul
davanzale, tutta la sua postura era tesa. Tommy gli si
avvicinò a passo lento,
una volta che gli fu vicino, accostò il suo copro a quello
dell’altro, portò le
mani sulle sue e incrociò le braccia sul petto di Adam che
intrecciò le sue dita
con quelle dell’altro. Il biondo appoggiò la
guancia sulla spalla di Adam e
chiuse gli occhi godendosi quella vicinanza.
«Domani
dobbiamo svegliarci presto, dovresti andare a dormire» disse
Adam, essendo sicuro che fosse Tommy,
«è
già domani, e comunque anche tu dovresti dormire».
Adam
sospirò perché si rese conto che non
l’avrebbe mai avuta vinta con quel
piccoletto, almeno non facilmente.
«Sei
nervoso per l’audizione?» chiese Tommy strusciano
la guancia sulla spalla
del moro,
«no,
forse, un poco, forse si, no?» rispose Adam. Tommy rise,
«non dovresti
esserlo e sai perché? Perché hai un talento
eccezionale e rimarranno tutti
sbalorditi quando canterai» disse sicuro delle sue parole per
poi dare un bacio
sulla spalla di Adam attraverso il tessuto della maglia.
«Dovresti
provare a dormire» continuò Tommy allontanandosi
da Adam e cercando di farlo
voltare verso di lui, quando ci riuscì, gli
accarezzò una guancia e gli sorrise
«hey, tranquillo andrà bene».
«Non
puoi esserne sicuro, io non voglio fare l’audizione e
rendermi ridicolo perché
non ne sono all’altezza».
«Adam
–gli diede un leggero pugno sulla spalla- non dire mai
più che non ne sei
all’altezza, perché non è vero, lo sai
che sei bravo».
Tommy
incrociò le
braccia al petto, come se fosse arrabbiato e Adam lo trovò
adorabile, questo
bastò per distrarlo dalle sue preoccupazioni.
Si
avvicinò al piccoletto e gli
cinse le spalle con le braccia, abbassò la testa e si
avvicinò al suo orecchio,
voleva che lo sentisse bene, «grazie» gli disse.
Tommy strinse le braccia
attorno al busto dell’altro ricambiano l’abbraccio,
«non so per cosa mi stai
ringraziando ma va bene» disse stringendosi di più
all’altro, se il
ringraziamento consisteva nell’essere abbracciato, lui
adorava essere
ringraziato.
«Grazie
per aver rinunciato al ballo scolastico per accompagnarmi, grazie per
essere qui adesso».
«Il
ballo non è importante, e sono venuto qui per
l’acqua non potevo sapere che
eri qui».
Prima che
Adam potesse allontanarsi quel poco che bastava per baciarlo,
una voce irruppe nella stanza.
«Voi
due, sono quasi le cinque del mattino, andate a dormire
subito» disse
Jack, e si, Adam pensò che quell’uomo aveva un
pessimo, pessimo, pessimo
tempismo, ma sia lui che Tommy gli diedero ascolto e tornarono nei
propri letti
cercando di dormire.
Quando
fu l’ora di alzarsi per prepararsi ed andare ai provini,
Sutan fu il primo a
svegliarsi.
Dopo
di lui, Jack che gli chiese di aiutarlo a preparare la colazione. Nel
momento in cui Tommy entrò nella cucina sbadigliando nessuno
dei due gli
prestò attenzione e lui ne approfittò per rubare
un pancake, «mh, Sutan devo
ammettere che sei un cuoco migliore di mio padre»,
«buongiorno
anche a te» disse Jack prendendo dalla mano di Tommy il resto
del
pancake per mangiarlo.
«Vivendo
con Adam Lambert ho dovuto imparare a cucinare, visto che lui
è
completamente negato»,
«so
riscaldare i cibi già pronti, anche quello può
essere definito cucinare»
disse Adam entrando in cucina, «buongiorno»
continuò riferendosi a tutti.
«Se
ti
fa piacere pensarlo fa pure, ma riscaldare il cibo già
pronto non può essere
definito sul serio cucinare» Sutan alzò le spalle,
ridacchiando.
«Bonjour!
Allora siamo pronti -Isaac li guardò uno per uno- sul serio?
Perdete
tempo a fare colazione, dovremmo essere già in fila per
l’audizione».
«Rilassati,
sei più esaltato di Adam» gli disse Sutan
porgendogli un bicchiere
di succo di frutta.
Tommy si
alzò dalla sedia, «Isaac ha ragione dovemmo
già essere lì»,
«non
c’è fretta» disse Adam. Il ragazzo
biondo andò dietro la sedia su cui era
seduto il moro e gli circondò le spalle, poggiando il viso
di lato a quello
dell’altro, sorrise e gli baciò la guancia
«tra trenta minuti dobbiamo essere
tutti in auto» disse prima di allontanarsi per salire in
camera sua a vestirsi.
Jack
rimase seduto sul divano del salotto mentre gli altri erano al piano
superiore
a prepararsi per uscire, naturalmente aveva detto ad Adam e Sutan di
usare il
bagno nella sua camera mentre Isaac poteva usare quello nella camera di
Tommy.
Il
suono del campanello lo costrinse ad alzarsi.
Trovò
un po’ di difficoltà ad
aprire la porta facendo forza su un solo braccio, poiché era
ancora fisicamente
debole, chi si trovava dall’altro lato lo aiutò
spingendo la porta.
«Mr.
Ratliff». Luke Evans, amico di Jack dal primo anno di
college, lo salutò
entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
«Mr.
Evans, allora, mio figlio ti
ha convinto a farmi da baby sitter» Jack ritornò
nel soggiorno seguito da Luke.
«Oh
no, quando mi ha detto dell’incidente io gli ho detto che
sarei venuto
subito e lui mi ha chiesto se potevo fermarmi per qualche giorno e
naturalmente
io ho accettato, io e te da soli, non mi sarei mai lasciato sfuggire
quest’occasione e poi devo raccontarti un sacco di cose, non
hai idee di cosa
ho combinato ultimamente, so già che mi implorerai
di smettere di parlare.
È da tanto tempo che non passiamo un’intera
giornata insieme, devo recuperare
il tempo perduto no?».
Jack si mise
seduto sul divano e Luke accanto a lui.
«Ho
già voglia di zittirti» Jack gli lanciò
un cuscino sulla faccia e l’altro
se lo strinse allo stomaco,
«nah,
lo so che adori il suono della mia voce e non preoccuparti non
c’è
bisogno che mi dici che ti sono mancato, lo so che senza di me
è stata una
noia».
«Luke!»
Tommy entrò nella stanza, andò subito vicino al
“nuovo arrivato” che si
alzò per abbracciarlo.
«Vedi,
è così che si salutano le persone»
disse a Jack mentre il ragazzo lo
abbracciava,
«gli
abbracci non si chiedono Ratliff, sei un disastro, dopo tutto questo
tempo
ancora non hai imparato che devi abbracciarmi»,
Jack si
alzò e Luke lo
abbracciò facendo attenzione al braccio.
«Allora
quali sono i tuoi programmi per oggi?» chiese Tommy ricevendo
in
risposta un sorriso, «non ho un vero e proprio programma,
stavo pensando che
potremmo giocare con la play station, magari adesso che tuo padre ha un
braccio
fuori uso potrei avere qualche possibilità di
vincere»,
«impossibile»
disse in modo secco Jack.
«Ratliff
ti credi davvero così bravo, che presuntuoso»,
«Evans
io non mi credo bravo, lo sono»,
«pallone
gonfiato» commento Luke, ricevendo il lancio di un altro
cuscino nello
stomaco come risposta.
Tommy rise,
«è sorprendente come ritorniate ad essere dei
ragazzini quando
state insieme».
Jack
cercò di trattenere una risata guardando il suo amico ma non
ci riuscì,
visto che anche Luke stava ridendo ed entrambi stavano pensando che
Tommy
avesse ragione, ma entrambi stavano anche pensando che era bello stare
insieme
e ritornare ragazzini. Tommy sapeva di aver fatto bene a chiamare Luke,
sapeva
di aver scelto la persona giusta. Dopo la morte di sua madre, Luke era
stato l’unico
capace di aiutare suo padre e anche lui, era rimasto con loro per mesi
interi,
ed era tutto merito suo se adesso erano dov’erano,
probabilmente senza di lui
si sarebbero autodistrutti.
Sutan
arrivò nella stanza seguito da Adam e poi Isaac.
Luke
guardò Adam e poi ammiccò in direzione di Tommy,
come per dirgli che approvava
la sua scelta, e Jack capì che sapeva di Adam mentre lui
aveva dovuto scoprirlo
per caso, questo non lo sorprese però, perché
conosceva il rapporto che c’era
tra suo figlio e Luke e sapeva che parlavano spesso tramite delle
telefonate.
I ragazzi
salutarono Jack e Luke per poi uscire e salire in auto, precisamente
nella macchina di Sutan.
«Io
mi siedo davanti» annunciò Isaac, non scatenando
nessuna protesta poiché ad
Adam e a Tommy andava bene dividere i sedili posteriori tra di
loro.
Sutan
entrò in auto e la prima cosa che fece fu accendere lo
stereo facendo risuonare
le note di (You Dirve Me) Crazy di Britney Spears.
«No,
sul serio?» disse Isaac indicando lo stereo,
«sul
serio e non accetto
obbiezioni, ascolterete la mia playlist di Britney Spears, non sono
democratico
quando sono nella mia auto».
«Adam?»
lo chiamò Isaac, sperando che almeno lui potesse far
cambiare idea a
Sutan, ma si sbagliava.
«Dai
infondo Brintey Spears non è così male»
alzò le spalle Adam,
«noi
non siamo esattamente i tipi da Brintey Spears» intervenne
Tommy in difesa
del suo amico.
«Perché
ne state ancora parlando, ho detto che questa cosa non si
discute»
disse Sutan per poi iniziare a canticchiare. Isaac scivolò
più in basso sul suo
sedile appoggiando lateralmente la testa sul vetro del finestrino,
mentre nei
sedili posteriori Tommy si avvicinava ad Adam che lo stava guardando.
«Hey»
disse quando gli fu completamente vicino, le loro spalle si toccavano.
«Hey»
rispose il moro circondando il busto del suo piccoletto con il braccio
destro.Tommy poggiò automaticamente la guancia
sulla spalla dell’altro
sfiorando il suo collo con le labbra per poi depositare dei
piccoli baci
che fecero sorridere Adam.
«Non
vorrei interrompervi, ma in quella posizione mi coprite la visuale
dello
specchietto retrovisore».
Tommy
arrossì e si staccò da Adam dopo le parole di
Sutan, per tornare nel suo
lato dei sedili posteriori.
«No»,
Adam poggiò le spalle verso il finestrino stendendo le gambe
sui sedili
per poi trascinare Tommy a sedersi tra di esse, stringendo le braccia
attorno
alle sue spalle.
«Così
va bene?» chiese a Sutan, mentre Tommy si metteva comodo tra
quelle
braccia che ormai adorava.
«Perfetto,
soltanto non sporcatemi i sedili e non alzate troppo la voce».
«Sutan!»
«cosa? Noi non- » dissero nello stesso momento Adam
e Tommy.
Isaac si
rimise seduto in modo composto soltanto per voltarsi a guardare quei
due nei
sedili posteriori e poi ridere.
«Pagherei
per vedere le vostre facce nello specchietto retrovisore in questo
momento»,
«non
preoccuparti le vedrai» Isaac scattò una foto con
il cellulare agli altri
due ragazzi mentre Sutan si congratulava con lui per aver avuto
quell’idea.
Dopo
che le risate di Sutan e Isaac si furono clamate, insieme
all’imbarazzo di
Tommy, Adam tornò ad abbracciare il suo piccoletto che
sembrava fare le fusa ad
ogni suo carezza, esattamente come un gattino pensò.
«Propongo
il gioco delle celebrità» disse Isaac,
«almeno cerco di distrarmi da
Brintey Spears» continuò,
«che gioco sarebbe?» chiese Adam,
«pensi ad una celebrità e noi ti facciamo delle
domande per cercare di capire
chi è» spiegò Tommy.
«Okay, inizio io, fatemi delle domande» Sutan
sorrise abbassando il volume
dello stereo.
Isaac partì con la prima domanda «è una
donna?», «si», poi Tommy
«è mora?», ≪no≫, Adam ci
impiegò
qualche secondo per capire che doveva fare la sua domanda e distogliere
l’attenzione dalle mani di Tommy che si stringevano con le
sue, «mh… è
un’attrice?», «no».
«È
vecchia?» Sutan guardò di sottecchi Isaac dopo
quella domanda, «per me è
eternamente giovane»,
«che
risposta è questa?», Tommy si intromise con la sua
domanda «è una
cantante?», «si».
«No»
disse Isaac, ma Adam disse la sua domanda incurante del suono della
voce
dell’altro ragazzo, «è
bionda?», «si».
«No»
Isaac incrociò le braccia al petto «No,
è Brintey Spears?»,
«si»
rispose ridendo spudoratamente, «tu sei fissato!».
Passarono i
restanti 15 minuti a giocare al ”gioco delle
celebrità.”
Durante
il suo turno Isaac pensò a Scarlett Johansson, Tommy a
Billie Joe Armstrong,
Adam a Matt Bomer, beccandosi un’occhiataccia da
parte del biondo che era
seduto vicino a lui, visto che i sorrisini che faceva, quando
doveva
immaginarsi alcuni particolari dell’attore per rispondere
alle domande, a Tommy
non piacevano proprio, no, e si, era geloso dei pensieri di Adam.
Innocente
gelosia che sparì quando Adam continuò ad
accarezzargli un fianco, facendogli
pensare a tutt’altro.
15 Minuti e
arrivarono dove si sarebbero svolte le audizioni per American Idol.
C’erano talmente di quelle persone che Adam non
riuscì a non fare pensieri
negativi,
“perché
dovrebbero prendere me tra tutte
queste persone”
“non ho speranza, ci saranno ragazzi molto più bravi di me”
Tommy
gli strinse la mano, Sutan la spalla e Isaac… Isaac gli
disse di muoversi e
andare a prendere un numero e mettersi in fila, perché ogni
ragazzo che era lì
per le audizioni aveva un numero attaccato sul petto.
Lui aveva il numero 1877.
Dopo un po’
di tempo, li avvertirono che i provini si sarebbero svolti in due
giorni e ad Adam toccava il giorno seguente.
«Quindi,
adesso che si fa?» Isaac guardò Sutan
perché sapeva che gli avrebbe
risposto lui, «mi sembra ovvio, cerchiamo un albergo e
prenotiamo delle camere,
perché non ho certo intenzione di dormire nella mia
macchina».
«Possiamo
anche tornare a casa e poi ritornare domani» propose Adam,
«no,
no, è meglio se restiamo qui, nei paraggi, andare avanti e
indietro è
inutile» si affrettò a dire Tommy prima che
qualcuno concordasse con l’idea di
Adam.
«Dai,
mettiamoci in auto e cerchiamo quest’albergo» Isaac
prese le chiavi dalla
mano di Sutan, «guido io e stavolta niente Britney Spears
» disse avanzando
verso l’auto.
Nell’auto
ascoltarono Britney Spears, perché Sutan si divertiva ad
irritare
Isaac, almeno concesse al ragazzo una piccola vittoria lasciandolo
guidare.
Si
fermarono cinque volte ed entrarono in cinque alberghi diversi prima di
arrivare al sesto e definitivo albergo in qui decisero di fermarsi,
perché il
prezzo era basso e l’igiene non era scarso. Sutan
andò alla reception e riorno da loro con due chiavi, sorrise.
«Ecco
a voi» diede la chiave della camera 104 ad Adam, poi si
rivolse ad Isaac
«allora andiamo in spiaggia, se sono fortunato ci sono i
surfisti e non
preoccuparti ci sono anche le ragazze in bikini per te»
ammiccò e naturalmente
Isaac accettò volentieri la sua proposta.
Adam
e Tommy rimasero soli e il moro cercò di sembrare il meno
teso possibile
quando parlò, «non dobbiamo condividere per forza
la stessa camera» disse,
«sai
com’è Sutan, lui è molto impulsivo,
magari non ha pensato che-» venne
interrotto, «Adam, andiamo in camera okay» Tommy
sorrise e Adam si rilasso
all’istante.
Arrivati
davanti alla camera, Adam infilò la chiave nella serratura e
spinse la porta
lasciando entrare prima Tommy che una volta entrato si mise seduto sul
letto.
Adam lo seguì, sedendosi accanto a lui.
Tommy guardò lo schermo per vedere di che cosa stesse
parlando,
«"Le pagine della nostra vita" non è esattamente
il mio genere»,
«non
puoi dirlo se prima non l’hai visto»,
«magari
un’altra volta» disse prima di avvicinarsi
all’altro e portare una mano sulla
sua guancia per voltarlo verso di lui e baciarlo.
Adam cercò di allontanarsi velocemente e si alzò
dal letto, «tieni puoi cambiare canale, guarda quello che
vuoi» disse
dandogli il telecomando.
«Adam,
tutto okay?»
«si»
rispose subito,
«allora
perché ti sei alzato?».
Adam
si rimise seduto.
«Credo
che dovremmo stare un po’ lontani»
«cosa?»
Tommy lo guardò confuso,
«intendo
fisicamente lontani» disse indicando con una mano la distanza
che dovevano mantenere,
«perché?»
chiese con un tono di voce che intendeva dire "che diavolo stai dicendo?"
«perché
è meglio» rispose.
«Adam»
«Tommy»
«che c'è?
Hai paura di lasciarti trasportare e finire col fare l’amore
con me».
Adam
tossì, perché quel
ragazzino doveva
essere così diretto?
Fare
l’amore poi… era un concetto così
romantico. Da quando tra di loro si trattava
d’amore?
«Non
è questo, io non credo che sia il momento giusto»,
«il
momento giusto? Adam» Tommy si lasciò cadere con
le spalle sul letto e sbuffò,
«sei serio o hai solo paura?» chiese.
Adam girò le spalle quanto bastava per
guardare Tommy, «non
ho paura, penso
soltanto che sia una situazione forzata»,
«una
situazione forzata?» disse risultando un po' esasperato,
«la smetti di ribattere con delle domande»
«tu
la smetti di dire cose senza senso, questa non è una
situazione forzata, lo sai
che lo voglio e mi sembrava che lo volessi anche tu,
cos’è cambiato? Non ti
piaccio?» si mise di nuovo a sedere avvicinandosi ad Adam,
Si avvicinò ulteriormente sedendosi sulle
ginocchia per essere più alto di Adam.
Poggiò le mani sulle spalle di Adam e
lo spinse a stendersi.
«Tommy», sospirò.
«Smettila
di pensare Adam» disse prima di sedersi sulle sue gambe e
abbassarsi per
baciargli il mento.
«Dovrei
essere io a tranquillizzare te, non è la mia prima
volta».
Tommy
alzò il busto e poggio le mani sul petto di Adam,
«cosa? È per questo?»,
«Adam,
non devi tranquillizzarmi, io non sono nervoso»
cominciò ad accarezzargli i
fianchi,
«perché
me la ricordo la mia prima volta e non è stata
piacevole» confessò,
«mi
dispiace, ma questa cosa non c’entra niente con noi, adesso
si tratta solo di
me e te, di noi, e io mi fido di te, quindi smettila di
preoccuparti».
-----------------
Angolino
di Fay:
Allora (si sono
anche qua giù), quanti di voi sono arrabbiati con me per
come ho fatto finire
questo capitolo? (dai poi continuo) E quanti di voi stanno pensando che
questo capitolo sia un
disastro?
Va bene (no?), lo
sapete che io sono un disastro a scrivere… siamo qui da 12
capitoli (dodici
capitoli dodici… e io che pensavo di finire questa storia
con 3, 4 capitoli),
comunque credo che altri 2 o 3 capitoli e poi è finita (sono
incerta perché ancora
non ho scritto niente, lo sapete che scrivo volta per volta, se
può
rassicurarvi (?), almeno so come voglio farla finire).
Alllllllora, basta,
non ho più niente da dire, spero che nonostante
tutto (?) il capitolo vi sia
piaciuto almeno un pochino. Ci vediamo… magari stavolta
sarò più veloce ad
aggiornare………………………
Bye.
(Io e il codice html non andremo mai d'accordo.)