Salve!!!!!!
Questa che vi apprestate a leggere è la prima
ff originale che scrivo.
Quindi
non siate cattivi…vi avverto dal primo capitolo
sembra un Horror, ma non è proprio così
è una storia anche divertente .
Solo
l’inizio e qualche scena sono particolarmente
tristi…quindi se siete fan di tragedie Horror rimarrete
delusi...ah dimenticavo
io sono *Milli
Lin* amica
di Regina Oscura che produce
questo racconto.
Buona
lettura!!!!Spero che vi
piaccia!!
Capitolo
1
Era
una notte buia, ovunque regnava la più assoluta
oscurità
e in quel freddo e sporco vicolo non vi era anima viva.
Il
cielo era scuro e coperto da enormi nuvoloni carichi
di tempesta, la luna stessa si nascondeva.
Non
una stella illuminava quell’immenso e infinito nero.
Un
topo, un enorme ratto nero,
uscì da un bidone squadrando in modo circospetto il luogo in
cui trovava.
Sembrava
l’unico essere vivente che avesse il coraggio di
uscire a quel ora e in quel luogo.
Il
roditore udì improvvisamente uno rumore leggero e
continuo, sparì nel cassonetto.
Il
frusciò continuava avvicinandosi, il topo guardò
il
fuori con i suoi piccoli e malvagi occhietti rossi.
Il
rumore era lo stusciare prodotto da un lungo mantello
nero che veniva
trascinato a terra.
A
portarlo era un uomo piuttosto slanciato, con il volto
coperto dal cappuccio della mantella.
Si
voltò e passò alcuni vicoli velocemente, ma i
suoi
passi erano felpati, silenti.
Era
sospettoso e agitato, se avesse sbagliato cosa
sarebbe successo?
E
se non avesse avuto il coraggio di farlo?
Quella
era la sua ultima possibilità…non sapeva cosa
succedeva a chi veniva retrocesso…Sapeva che sarebbe stata
comunque una
punizione orribile.
Camminò
per lungi vicoli deserti e scarsamente
illuminati, continuò ad avanzare svelto e silenzioso, come
un felino.
Quella
sera era a caccia, un attacco a sorpresa
si disse mesto fra se.
La
sua preda non si aspettava di vederlo, nessuno se lo
sarebbe aspettato, anche per lui era stato un richiamo improvviso,
l’ennesimo.
Si
fermò improvvisamente e fissò la porta che aveva
davanti: numero 54, la via era giusta.
Tirò
fuori da una tasca del mantello un foglietto
spiegazzato scritto in una grafia arzigogolata, femminile.Lesse
attentamente e
sorrise, era l’indirizzo giusto.
Spiò
dalla piccola finestra che aveva di fianco se in
casa ci fosse qualcuno, la luce era accesa e riusciva ad udire brevi
tacce del
discorso di chi era all’interno.
Due
persone,
pensò
ascoltando i suoni provenienti dalla casa, due donne.
Bussò
con gentilezza e un anziana gli aprì la porta.
Doveva
essere stata bella in passato, ma ora aveva il
volto segnato da profonde ruge e aveva gli occhi stanchi di chi ha
lavorato
tutta la vita.
Lui
si tolse il cappuccio mostrando il suo vero volto.
Era
un ragazzo, un ragazzo particolarmente giovane, un
adolescente.
-Salve
signora- disse facendo un profondo inchino -Sono
qui per vedere sua figlia-.
Il
ragazzo fisso la donna intensamente, lei ,vedendolo,
deglutì spaventata a vuoto.
Era
davvero una persona particolare quella che le si era
parata davanti: aveva lunghi capelli corvini legati in una coda che
quasi
toccava le coscie, una pelle lattea, eterea e così pallida
che sembrava non
aver mai visto la luce del sole.
Gli
occhi….Quelli…Erano probabilmente il particolare
più
interessante che lui possedeva.
Erano
strani, inusuali: uno blu, di un blu prussiano così
profondo da sembrare un baratro senza fondo e l’altro era
verde, un verde erba
così chiaro e luminoso da parere bianco.
-Chi
siete?- domandò distaccata la donna, le tremava la
voce, aveva paura, chi era quello strano ragazzo?
-Credo
che questo non abbia importanza non pensa anche
lei? Sono qui per sua figlia- pronunciò serio, lei rimase
alterata dalla
risposta.
-Ma
cosa vuole?Se ne vada…-e chiuse di scatto la porta.
Il
giovane ringhiò a denti stretti-Speravo di non doverlo
fare, ma mi tocca- .
Bussò
nuovamente alla porta e l’anziana di prima gli
aprì
scocciata –Cosa vuole da noi? Le avevo detto di
and…-
Lui
si limitò a fissarla con i suoi profondi occhi e la
donna rimase pietrificata da quello sguardo.
Le
sue pupille dapprima persero luce, il colore delle
iridi si sbiadì e infine gli occhi le divenirono vuoti,
senza vita.
Come
ipnotizzata lei aprì la porta al misterioso ragazzo,
muta, silente.
Lui
attraversò l’entrata, poi mentre si incamminava
per la
casa sussurrò –Mi perdoni…- e volse lo
sguardo all’ombra, immobile,della donna,
ancora ferma davanti all’uscio.
Arrivò
fino ad una porta rossa decorata a fiori e lì si
bloccò, era quella la stanza, ne era certo.
Prese
un bel respiro, doveva farlo, non aveva scelta.
Il
ragazzo aprì l’ingresso e davanti a lui si parò la figura di
una ragazza dai corti capelli biondi bloccata per sempre sulla sua
sedia a
rotelle.
La
giovane stava prendendo una pillola per il cuore, era
gravemente malata.
-Chi
sei?- domandò lei con voce fievole, si mise a
tossire, era inguaribile.
-Tu
sei molto malata..- sussurrò debolmente il ragazzo -e
sai che non puoi guarire dimmi vuoi lasciare questo mondo?- chiese
guardandola
in modo enigmatico.
Lei
lo fissò con i suoi occhi neri, erano languidi, umidi,
doveva aver pianto molto, ma lui era costretto, strinse i pugni, quella
volta
non poteva fallire...
-Che
senso ha vivere?- domandò lei quasi in un
sussurrò, più
a se stessa che a chiunque altro.
-Vorrei…vorrei
solo..- continuò – Rinascere in un corpo
in forze che possa correre e vedere il sole e…e fare
ciò che vuole- sospirò
esausta.
Il
misterioso ragazzo la guardò tristemente, una lacrima
scintillò sul volto di lei e le rigò la guancia.
Non
era giusto, non poteva essere giusto…erano questi i
pensieri che martellavano la testa del adolescente in mantello nero.
Un
bruciore alla spalla destra lo colpì, era tempo di
agire lo sapeva anche troppo bene…era obbligato a
farlo…
-Se
vuoi io posso farti rinascere nel corpo che più
preferisci…- mormorò all’ orecchio di
lei.
-Ah-
rise falsamente lei –Ah ah ah! Se fosse possibile
l’avrei già fatto!Dimmi sei forze pazzo?Sei un
Serial Killer?Se vuoi uccidermi
fallo!!-
Lui
la osservò con quello sguardo indecifrabile –Tu lo
vuoi?- chiese in un bisbiglio –Tu vuoi morire?-
Lei
abbassò lo sguardo studiando a terra qualcosa che
solo lei poteva vedere.
-Si..-
disse con voce persa, senza alzare lo sguardo da
quell’asse di legno nel pavimento.
Lui
a sentire quelle parole provò quasi felicità, ora
aveva anche l’approvazione non poteva non farlo, anche se non
voleva, lui
doveva…
Prese
il respiro lentamente e avvicino le mani come in
una preghiera, sospirò, era il momento...
Mosse
le mani in modi strani, sussurrando parole
incomprensibili,simili a un sibilo, l’incantesimo
ebbe inizio.
I
suoi occhi divennero entrambi rossi e suoi capelli si
alzarono in alto in modo innaturale, gli vorticarono intorno al viso
come
frustati da un forte vento.
-Ma
che?- domandò la ragazza vedendo uno spettacolo
così
strano.
-Io
appartengo al clan dei Dominatori dell’anima…-
disse
deciso il ragazzo –Precisamente sono un Cacciatore,un
Cacciatore di anime.-
Poi
pronunciò le ultime parole per completare
l’incantesimo –In nome dei Dominatori
d’anime- la ragazza tremò sulla sedia -Io
ritiro il tuo respiro di vita…- porse la mano aperta in
avanti in direzione di
lei.
Dalla
stanza scaturì una luce, un lampo potentissimo, poi
il vuoto, il silenzio più assoluto.
Tra
le mani del ragazzo ora ardeva una fiamma, una fiamma
azzurra, fredda e morta.
Lui
fissò il fuoco celeste e mormorò –Non
sarebbe compito
mio,ma in questo caso farò un eccezione.- separò
la vampa in due, una la
strinse in mano e l’altra la lasciò andare.
-Rigenerati
in un corpo in forze!- sussurro lui rivoltò
alla fiammella tornata rossa e calda, tornata viva.
Sorrise
enigmatico.
Dopo
poche ore la polizia trovò
la ragazza morte, causa sconosciuta,impossibile da decifrare.
Tra
di loro un uomo ringhiò a
denti stretti, era arrivato troppo tardi…troppo
tardi…di nuovo, l’ennesima
vittima per un suo errore…
*Milli Lin*