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Autore: Regina Oscura    19/12/2008    2 recensioni
Storia all'inizio molto misteriosa, il primo capitolo è piuttosto strano beh...questo per me che scrivo sempre storie comiche. Il protaonista del primo capitolo è un ragazzo piuttosto bizzarro: Aveva lunghi capelli mori legati in una coda che quasi toccava la coscia, una pelle lattea, eterea e così pallida che sembrava non aver mai visto la luce del sole.E gli occhi... Sorpresa!!!leggete e scoprite! *Milli lin* p.s non so, mi sa che ho sbagliato a postarlo in azione, ditemi voi dove spostarlo please ^^
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve!!!!!! Questa che vi apprestate a leggere è la prima ff originale che scrivo.

Quindi non siate cattivi…vi avverto dal primo capitolo sembra un Horror, ma non è proprio così è una storia anche divertente .

Solo l’inizio e qualche scena sono particolarmente tristi…quindi se siete fan di tragedie Horror rimarrete delusi...ah dimenticavo io sono *Milli Lin*  amica di Regina Oscura che produce questo racconto.

Buona lettura!!!!Spero che vi piaccia!!

 

 

Capitolo 1

Era una notte buia, ovunque regnava la più assoluta oscurità e in quel freddo e sporco vicolo non vi era anima viva.

Il cielo era scuro e coperto da enormi nuvoloni carichi di tempesta, la luna stessa si nascondeva.

Non una stella illuminava quell’immenso e infinito nero.

Un topo, un enorme ratto nero, uscì da un bidone squadrando in modo circospetto il luogo in cui trovava.

Sembrava l’unico essere vivente che avesse il coraggio di uscire a quel ora e in quel luogo.

Il roditore udì improvvisamente uno rumore leggero e continuo, sparì nel cassonetto.

Il frusciò continuava avvicinandosi, il topo guardò il fuori con i suoi piccoli e malvagi occhietti rossi.

Il rumore era lo stusciare prodotto da un lungo mantello nero che veniva trascinato a terra.

A portarlo era un uomo piuttosto slanciato, con il volto coperto dal cappuccio della mantella.

Si voltò e passò alcuni vicoli velocemente, ma i suoi passi erano felpati, silenti.

Era sospettoso e agitato, se avesse sbagliato cosa sarebbe successo?

E se non avesse avuto il coraggio di farlo?

Quella era la sua ultima possibilità…non sapeva cosa succedeva a chi veniva retrocesso…Sapeva che sarebbe stata comunque una punizione orribile.

Camminò per lungi vicoli deserti e scarsamente illuminati, continuò ad avanzare svelto e silenzioso, come un felino.

Quella sera era a caccia, un attacco a sorpresa si disse mesto fra se.

La sua preda non si aspettava di vederlo, nessuno se lo sarebbe aspettato, anche per lui era stato un richiamo improvviso, l’ennesimo.

Si fermò improvvisamente e fissò la porta che aveva davanti: numero 54, la via era giusta.

Tirò fuori da una tasca del mantello un foglietto spiegazzato scritto in una grafia arzigogolata, femminile.Lesse attentamente e sorrise, era l’indirizzo giusto.

Spiò dalla piccola finestra che aveva di fianco se in casa ci fosse qualcuno, la luce era accesa e riusciva ad udire brevi tacce del discorso di chi era all’interno.

Due persone, pensò ascoltando i suoni provenienti dalla casa, due donne. 

Bussò con gentilezza e un anziana gli aprì la porta.

Doveva essere stata bella in passato, ma ora aveva il volto segnato da profonde ruge e aveva gli occhi stanchi di chi ha lavorato tutta la vita.

Lui si tolse il cappuccio mostrando il suo vero volto.

Era un ragazzo, un ragazzo particolarmente giovane, un adolescente.

-Salve signora- disse facendo un profondo inchino -Sono qui per vedere sua figlia-.

Il ragazzo fisso la donna intensamente, lei ,vedendolo, deglutì spaventata a vuoto.

Era davvero una persona particolare quella che le si era parata davanti: aveva lunghi capelli corvini legati in una coda che quasi toccava le coscie, una pelle lattea, eterea e così pallida che sembrava non aver mai visto la luce del sole.

Gli occhi….Quelli…Erano probabilmente il particolare più interessante che lui possedeva.

Erano strani, inusuali: uno blu, di un blu prussiano così profondo da sembrare un baratro senza fondo e l’altro era verde, un verde erba così chiaro e luminoso da parere bianco.

-Chi siete?- domandò distaccata la donna, le tremava la voce, aveva paura, chi era quello strano ragazzo?

-Credo che questo non abbia importanza non pensa anche lei? Sono qui per sua figlia- pronunciò serio, lei rimase alterata dalla risposta.

-Ma cosa vuole?Se ne vada…-e chiuse di scatto la porta.

Il giovane ringhiò a denti stretti-Speravo di non doverlo fare, ma mi tocca- .

Bussò nuovamente alla porta e l’anziana di prima gli aprì scocciata –Cosa vuole da noi? Le avevo detto di and…-

Lui si limitò a fissarla con i suoi profondi occhi e la donna rimase pietrificata da quello sguardo.

Le sue pupille dapprima persero luce, il colore delle iridi si sbiadì e infine gli occhi le divenirono vuoti, senza vita.

Come ipnotizzata lei aprì la porta al misterioso ragazzo, muta, silente.

Lui attraversò l’entrata, poi mentre si incamminava per la casa sussurrò –Mi perdoni…- e volse lo sguardo all’ombra, immobile,della donna, ancora ferma davanti all’uscio.

Arrivò fino ad una porta rossa decorata a fiori e lì si bloccò, era quella la stanza, ne era certo.

Prese un bel respiro, doveva farlo, non aveva scelta.

Il ragazzo aprì l’ingresso e davanti a lui si parò la figura di una ragazza dai corti capelli biondi bloccata per sempre sulla sua sedia a rotelle.

La giovane stava prendendo una pillola per il cuore, era gravemente malata.

-Chi sei?- domandò lei con voce fievole, si mise a tossire, era inguaribile.

-Tu sei molto malata..- sussurrò debolmente il ragazzo -e sai che non puoi guarire dimmi vuoi lasciare questo mondo?- chiese guardandola in modo enigmatico.

Lei lo fissò con i suoi occhi neri, erano languidi, umidi, doveva aver pianto molto, ma lui era costretto, strinse i pugni, quella volta non poteva fallire...

-Che senso ha vivere?- domandò lei quasi in un sussurrò, più a se stessa che a chiunque altro.

-Vorrei…vorrei solo..- continuò – Rinascere in un corpo in forze che possa correre e vedere il sole e…e fare ciò che vuole- sospirò esausta.

Il misterioso ragazzo la guardò tristemente, una lacrima scintillò sul volto di lei e le rigò la guancia.

Non era giusto, non poteva essere giusto…erano questi i pensieri che martellavano la testa del adolescente in mantello nero.

Un bruciore alla spalla destra lo colpì, era tempo di agire lo sapeva anche troppo bene…era obbligato a farlo…

-Se vuoi io posso farti rinascere nel corpo che più preferisci…- mormorò all’ orecchio di lei.

-Ah- rise falsamente lei –Ah ah ah! Se fosse possibile l’avrei già fatto!Dimmi sei forze pazzo?Sei un Serial Killer?Se vuoi uccidermi fallo!!-

Lui la osservò con quello sguardo indecifrabile –Tu lo vuoi?- chiese in un bisbiglio –Tu vuoi morire?-

Lei abbassò lo sguardo studiando a terra qualcosa che solo lei poteva vedere.

-Si..- disse con voce persa, senza alzare lo sguardo da quell’asse di legno nel pavimento.

Lui a sentire quelle parole provò quasi felicità, ora aveva anche l’approvazione non poteva non farlo, anche se non voleva, lui doveva…

Prese il respiro lentamente e avvicino le mani come in una preghiera, sospirò, era il momento...

Mosse le mani in modi strani, sussurrando parole incomprensibili,simili a un sibilo,  l’incantesimo ebbe inizio.

I suoi occhi divennero entrambi rossi e suoi capelli si alzarono in alto in modo innaturale, gli vorticarono intorno al viso come frustati da un forte vento.

-Ma che?- domandò la ragazza vedendo uno spettacolo così strano.

-Io appartengo al clan dei Dominatori dell’anima…- disse deciso il ragazzo –Precisamente sono un Cacciatore,un Cacciatore di anime.-

Poi pronunciò le ultime parole per completare l’incantesimo –In nome dei Dominatori d’anime- la ragazza tremò sulla sedia -Io ritiro il tuo respiro di vita…- porse la mano aperta in avanti in direzione di lei.

Dalla stanza scaturì una luce, un lampo potentissimo, poi il vuoto, il silenzio più assoluto.

Tra le mani del ragazzo ora ardeva una fiamma, una fiamma azzurra, fredda e morta.

Lui fissò il fuoco celeste e mormorò –Non sarebbe compito mio,ma in questo caso farò un eccezione.- separò la vampa in due, una la strinse in mano e l’altra la lasciò andare.

-Rigenerati in un corpo in forze!- sussurro lui rivoltò alla fiammella tornata rossa e calda, tornata viva.

Sorrise enigmatico.

Dopo poche ore la polizia trovò la ragazza morte, causa sconosciuta,impossibile da decifrare.

Tra di loro un uomo ringhiò a denti stretti, era arrivato troppo tardi…troppo tardi…di nuovo, l’ennesima vittima per un suo errore…

*Milli Lin*

   
 
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