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Autore: HergePearl    01/04/2015    1 recensioni
L'amore ti perseguita. E ti prende, non sbaglia mai bersaglio anche se spesso ci sembra.
Due contrari che probabilmente non si sarebbero mai potuti amare se non si fossero ritrovati lì, in quel momento e in quel luogo, per colpa del quaderno di matematica di lei.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Lui mi fissò. Potei intravedere quel lieve riflesso di ironia nei suoi occhi, il suo solito modo di fare. Un modo di fare che io non capivo, un umorismo che forse non riuscii a cogliere.
C'era molto in lui che non riuscivo proprio a capire.
La sua apparente pazienza, ma i nostri modi di reagire - simili - quando la perdevamo.
In realtà lui mi faceva paura. Sì, paura. Non era affatto il tipo che ti mandava il cuore in tilt, vestito da rocchettaro, o uno che avesse cattivi amici. Era il suo modo di guardarti, che non capivi se fosse uno sguardo superficiale o un'analisi vera e propria della persona. Quel suo modo di fare che ti chiedevi se si sentisse superiore a te. O quando ti diceva una cosa che non avevi sentito ma facevi finta di aver capito per timore di chiedergli se potesse per piacere ripetere.
Continuò a fissarmi, ininterottamente. Ma non mi mise a disagio.
Mi ricordavo che c'erano dei momenti che abbassavo molto la voce per parlargli, e lui di conseguenza faceva altrettanto. Una sorta di armonia nei nostri gesti.
Un'armonia in una realtà di due persone completamente diverse.
Si avvicinò. Fece un passo e si ritrovò a pochi milimetri dal mio viso.
Quella vicinanza riusciva a farmi dimenticare la ragione per cui mi ritrovai in quel momento lì, a casa sua. Il quaderno di teoria di matematica... mi ricordò una vocina lontana mille anni luce.
Con qualsiasi altra persona davanti avrei abbassato lo sguardo. Avrei fatto due passi indietro per interrompere la magia di quella pericolosa vicinanza. Avrei chiesto con fare arrogante cosa volesse. Mi sarei schiarita la gola a mo' imbarazzante.
Invece con lui rimasi immobile a guardarlo negli occhi. Non era da me. Due pupille appena più nere delle iridi ricambiavano il mio sguardo.
Da lui non mi sarei mai aspettata alcun gesto di affetto. Non mi era mai sembrato una persona capace di fare anche una sola cosa sdolcinata.
Si avvicinò, pronto a eliminare del tutto la ridicola distanza rimasta.

"No".
Fu un soffio il mio. Un soffio il suo, sulle mie labbra, socchiuse.
"No?" chiese confuso, senza allontanarsi, paziente.
L'espressione del suo viso sembrava del tutto impersonale, probabilmente assente. Non riuscivo a leggere alcun segno di sua sorpresa. Forse lui sapeva che il mio non era un rifiuto. L'armonia...
Alcuni istanti passarono. Il silenzio nella sua stanza contrastava con i nostri respiri leggermente accelerati e qualche suono meccanico che veniva dal salotto dove la sua sorellina si guardava un cartone animato.
Il mio cervello era sconesso. Riuscivo soltanto a concentrarmi sul percepire del suo respiro che continuava ad accarezzare le mie labbra. Non mi era mai capitato. Persino durante le interrogazioni di una materia in cui non mi ero preparata il giorno precedente riuscivo a dire qualcosa pur di ricevere il 6-.
"Halt' mich bitte nur fest."* sussurai in Tedesco, sperando che capisse le mie parole poco scandite.
Lui era sorpreso. Stavolta lo era. Inarcò leggermente le sopracciglia, avvicinandole.
Immaginavo che non si aspettasse di sentirsi parlare in Tedesco, abituato all'Italiano.
"Das werde ich machen."** rispose lui prima di appoggiare le sue labbra nell'incavo del mio collo. Il suo capo stanco e teso sulla mia spalla destra.
Le sue braccia mi avvolsero come avevo sognato per tanti anni mentre osservavo lui, in seconda fila, dal mio posto, in terza fila.

*= "Halt' mich bitte nur fest." = "Perfavore tienimi soltanto stretta (a te)." **= "Das werde ich machen." = "Lo farò.".


One shot Sequel: "Non Importa"
   
 
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