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Autore: Ormhaxan    01/04/2015    5 recensioni
Demelza non riesce ancora ad abituarsi al suo nuovo stato di lady di Nampara, agli oneri che il suo nuovo rango comporta, e neanche le parole rassicuranti della dolce Verity sembrano rassicurarla: Ross Poldark, l'uomo che è stato il suo signore prima e che adesso è suo marito, continua ad essere per lei un'incognita, e la loro già difficile relazione si complica ancor di più quando gli incubi della guerra in Virginia tornano ad affollare la mente e i sogni di lui.
[Dal testo: Volge il capo alla sua sinistra, osserva la figura addormentata di suo marito: Ross non si è mai confidato con lei, le sue preoccupazioni sono solo sue, i suoi pensieri sono ermetici. Non sa nulla del suo passato, dei suoi genitori, della sua vita prima di sposarla, prima della guerra.
Com’è stata la sua vita prima di arruolarsi, i suoi giorni lontano da casa, passati a combattere per degli ideali che probabilmente neanche sentiva suoi? Come si è procurato quella cicatrice, visibile testimonianza dei giorni che sono stati, della morte scampata e della vita che si è tenuta ben stretto? Non lo sa, probabilmente non lo saprà mai.
] [OS ambientata durante l'ep.04]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And I thank you for bringing me here
For showing me home
For singing these tears
Finally I've found that I belong here


Home, Depeche Mode




**




Incompleto, smarrito, solo.
Le parole di Verity riecheggiano nella mente di Demelza, si susseguono e ripetono ancora e ancora, senza sosta.
Gli hai dato speranza.
Speranza: è questo che lei è per lui? Una speranza, un nuovo inizio? Non una semplice consolazione, un ripiego, ma qualcosa di più: una salvezza.
Volge il capo alla sua sinistra, osserva la figura addormentata di suo marito – è così strano vederlo sotto questa nuova luce, non più come il suo signore ma come suo pari, come l’uomo che l’ha resa una donna onesta – e si chiede se sia davvero così, se lo abbia davvero salvato da una vita fatta di miseria e solitudine.
Demelza non è una sciocca, sa che non sarà mai all’altezza della bella Elizabeth, che non sarà mai la lady che Ross avrebbe dovuto sposare, una donna del suo rango, ma forse un giorno sarà abbastanza, abbastanza per stare al suo fianco, per camminare a testa alta tra la gente di Nampara; sa che un giorno riuscirà ad accompagnarlo alla miniera senza sentirsi a disagio tra la gente umile, la sua gente, un’arrampicatrice sociale che da figlia di un minatore è diventata la lady del luogo. 
Verity l’ha aiutata più di quanto meritasse, grazie a lei si sente finalmente più sicura, è riuscita ad esaudire un sogno, eseguire una riverenza degna di una nobil’donna, e magari tra un anno o due riuscirà persino a competere con quelle stesse donne che adesso la guardano con sdegno e sparlano di lei e del suo scandaloso matrimonio tra una tazza di the e l’altra.
Lo renderà fiero, un marito fiero di sua moglie, e magari un giorno…
Sorride malinconicamente: lei lo ama più di qualsiasi cosa al mondo, e lui è gentile con lei, premuroso, ma il solo pensiero di essere ricambiata è talmente assurdo da farla sentire una sciocca sentimentale.
Lui ha già amato una donna, ha amato Elizabeth, e non importa quanto gentile lui sia, quanta passione ci sia tra loro sotto le coperte: lei non sarà mai il suo amore,  il suo più grande tesoro.
Si conoscono così poco loro due, Ross non si è mai confidato con lei, le sue preoccupazioni sono solo sue, i suoi pensieri sono ermetici. Non sa nulla del suo passato, dei suoi genitori, della sua vita prima di sposarla, prima della guerra.
Com’è stata la sua vita prima di arruolarsi, i suoi giorni lontano da casa, passati a combattere per degli ideali che probabilmente neanche sentiva suoi? Come si è procurato quella cicatrice, visibile testimonianza dei giorni che sono stati, della morte scampata e della vita che si è tenuto ben stretto? Non lo sa, probabilmente non lo saprà mai.

Sospira tristemente e, ritornata a fissare il baldacchino del loro letto matrimoniale, chiude gli occhi nella speranza di dormire per quelle poche ore che la separano dal sorgere del sole, dall’inizio di un nuovo giorno.
Non manca molto ormai, ed è quasi riuscita nel suo intento quando Ross al suo fianco inizia a mugugnare parole sconnesse, il suo corpo inizia a muoversi dapprima impercettibilmente, poi in modo sempre più frenetico; la sua pelle inizia ad imperlarsi di sudore, specialmente la sua fronte parzialmente coperta da riccioli neri, le sue mani afferrano e stringono le bianche coperte.
Demelza spalanca nuovamente gli occhi chiari, si gira verso di lui e capisce: sta avendo un incubo, un terribile incubo.
Un attimo dopo, Ross si sveglia di soprassalto, urlante, i suoi occhi scuri si spalancano nell’oscurità della stanza, il suo petto si alza e si abbassa come se avesse appena terminato di falciare i campi adiacenti alla tenuta.

“Sir… Ross, state bene?” chiede Demelza, preoccupata, una mano a mezz’aria che vorrebbe toccarlo ma non ne ha il coraggio.
Ross deglutisce a fatica, la sua gola è secca, il suo corpo madido di sudore; ha bisogno di acqua, tanta acqua, ma prima ha bisogno di abbandonare quel letto e respirare aria fresca, schiarirsi la mente e lasciare che le immagini fin troppo vivide che ancora affollano la sua mente turbata affievoliscano fino a sparire.
“Solo un incubo.” risponde lui, cercando di sminuire la cosa.
“Ne volete parlare, Sir? Dalle mie parti sostengono che non c’è soluzione migliore del parlare quando si hanno tali incubi. Per esorcizzarli, dicono.”
“No! – esclama lui, severo, scostando da un lato le coperte e portandosi a sedere sul bordo del letto; il semplice contatto dei piedi nudi sul legno fresco gli dà sollievo – Ho solo bisogno di un po’ d’aria, niente di più.”
“E’la guerra, riguarda la guerra? – Demelza insiste, vorrebbe aiutarlo in qualche modo – So che non ne abbiamo mai parlato, capisco che siano ricordi dolorosi ma…”
“Allora evitate di chiedere! – Ross batte una mano sul materasso, i suoi occhi scuri sembrano ancora più neri del solito, pieni di collera – La guerra non è affare delle donne, tantomeno di una moglie, quindi vi prego di ricordare una volta tanto quale sia il vostro posto, perché sono stufo di ripetervelo!”
Ross si alza, afferra le braghe di lino, la camicia e infilati frettolosamente gli indumenti abbandona la stanza in penombra, la giovane moglie dagli occhi colmi di lacrime che sussurra un “mi dispiace” che rimarrà inudito, e una volta fuori, all’aria aperta, si incammina verso la costa: l’alba è ormai prossima e il rumore delle onde che si increspano sulla spiaggia e il verso acuto dei gabbiani che si alzano in volo riuscirà sicuramente a calmarlo, a fargli ritrovare la lucidità mentale necessaria per affrontare una nuova, faticosa giornata.


 

**


“E’ in ritardo Garrick, è molto in ritardo.” sussurra Demelza al suo fido compagno di avventure, al cane dal manto chiaro e ispido che scorrazza e scodinzola felice attorno a lei in cerca di coccole, di un qualsiasi cenno che possa essere visto come un invito a giocare insieme.
Demelza non ha più visto Ross da quella mattina, da quando lui ha lasciato la loro stanza ancor prima del sorgere del sole, e per tutto il giorno è rimasta turbata, preda di brutte sensazioni, cattivi presagi.
Ross Poldark è sempre stato un padrone esigente, non ha mai mancato di sgridarla quando le circostanze l’hanno richiesto, e anche come marito non è stato da meno; dal primo giorno non ha perso l’occasione di ricordarle il suo nuovo stato, cercare di farla assomigliare il più possibile ad una padrona di casa, di farla uscire dalla cucina, abbandonare i suoi manicaretti per dedicarsi ad altro, ai lavori di cucito o a passeggiate insieme a lui presso la miniera, il centro di Nampara, ma mai prima di quella mattina l’ha guardata con quegli occhi severi ed inespressivi. Mai, neanche quando l’ha sorpresa a indossare di nascosto l’abito blu trovato nel baule quella sera apparentemente come tante in cui l’ha baciata per la prima volta.
“Non tornerà stasera, non stasera… - sospira profondamente, dà le spalle alla brughiera e si accinge ad entrare in casa – Ed è solo colpa mia…”


“Demelza! – una voce a lei ben nota, accompagnata da un rumore di zoccoli di cavalli contro il selciato, la fa voltare nuovamente verso la brughiera; Ross, in sella al suo cavallo dal bruno manto, si sta avvicinando al trotto alla loro semplice dimora – Cosa state facendo qui fuori? Sta calando la sera e rischiate di prendervi un malanno. Non volete di certo prendervi un malanno, vero?”
“Certo che no Sir… Ross. E’ solo che, vedete, ero in pensiero: l’ora è tarda e…”
“La miniera mi ha tenuto occupato. – liquida velocemente lui, mentendole, dandole un frettoloso bacio sul capo e circondandole la vita sottile – Entriamo, sto morendo di fame.”


Quella mattina, così come il restante pomeriggio, Ross non si è recato alla miniera. Con la scusa di una visita alla tenuta di suo cugino Francis, visita che ovviamente non si è mai tenuta, il Capitano ha passato tutto il suo tempo a vagare senza meta per la brughiera, osservare i campi, il mare; per ore è rimasto seduto in riva al mare, ripensando alla guerra combattuta in Virginia, ai suoi uomini, a tutti quei giovani soldati valorosi che non erano tornati vivi a casa.
I suoi pensieri sono stati affollati da volti sfocati di uomini di cui stava iniziando a dimenticare i volti, persino i nomi alle volte, di urla e sangue, del rumore dello scoppio della polvere da sparo, delle spade sguainate e dei gemiti di dolore di soldati morenti.  
Spesso si è chiesto il perché sia sopravvissuto, perché lui tra tanti uomini di certo migliori di lui, uomini giovani, forti, con sogni e speranze, una vita davanti, e puntualmente non è riuscito a trovare una risposta, sebbene l’abbia cercata disperatamente.


“Avevate ragione, è la guerra che ho sognato stanotte. – confessa Ross, prima di raggiungere Demelza a letto – Non sognavo la Virginia e gli avvenimenti collegati a quella terra da mesi, pensavo di aver superato il trauma ma mi sono sbagliato.”
“E’ stata così terribile? La guerra intendo.” chiede, sperando di non rovinare tutto, quell’intimità che si sta creando tra loro.
“Come tutte le guerre, mia cara: una carneficina di brav’uomini, di giovani ragazzi, ottimi soldati. – un sorriso amaro compare sulle sue labbra – Non ricordo molto dell’imboscata, attimi sfuggenti, ma ricordo il mio risveglio, le urla degli uomini stesi sulle barella accanto a me che imploravano misericordia, che chiedevano di morire.”
Chiuse gli occhi, prese un profondo respiro: “Sono tornato a Nampara come un eroe di guerra, ma non mi sento affatto tale: non sono meglio di quei ragazzi morti, e benchè io sia tornato sano e salvo a casa la guerra ha presentato anche a me un conto salato, dei sacrifici e delle perdite.”
“State parlando di Elizabeth, del vostro fidanzamento?”
“Tra le altre cose. – risponde lui con sincerità – Parlo di mio padre, della sua morte avvenuta in solitudine; parlo della miniera, della tenuta, di un posto che un tempo è stato casa mia ma che per mesi dopo il mio ritorno mi è sembrato solo un cumulo di macerie, un ricordo lontano di ciò che è stato, un posto a cui non appartenevo più.”
“E poi cosa è cambiato, cosa vi ha fatto cambiare idea?”
“Mi sono ricordato di non essere solo, di avere amici fidati al mio fianco, e poi… - si avvicina a lei e accarezza una sua guancia – Poi ho conosciuto voi, mia dolce Demelza, voi che con la vostra forza d’animo mi avete fatto capire d’aver perso di vista qualcosa, qualcosa d’importante: ma poi l’ho ritrovato e insieme a questa consapevolezza ho ritrovato la speranza, la mia casa.”
La bacia dolcemente, la stringe tra le sue braccia forti: “Voi siete la mia casa, Demelza, e quest’oggi ho capito di essere un uomo fortunato. Sono stato fortunato a trovarvi, a trovare la mia lady dai capelli color del rame, e ora che ho ritrovato il mio posto nel mondo, la mia casa, non permetterò a niente o a nessuno di portarmela via.”

 




*



Angolo Autrice: Seconda OS che scrivo su questa bellissima serie della BBC che oramai mi ha conquistata. Ambientata durante il quarto episodio, vede Ross e Demelza confrontarsi sul passato dell'uomo, su di un un argomento che i due non hanno ancora affrontato e non so se mai affronteranno.
Spero vi sia piaciuta, e ringrazio tutti colore che hanno speso due minuti del loro tempo per leggerla. Lasciate una recensione se vi va, mi farebbe enormemente piacere.
Alla prossima,
V.
  
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