Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Fred Halliwell    01/04/2015    9 recensioni
Nella lotta tra bene e male, nuovi giocatori stanno entrando in gioco. Pitch Black, assetato di potere, vuole mettere la mani su una forza nuova e terribile, che gli permetterebbe di creare un nuovo esercito, pronto a dar battaglia ai Guardiani. Cosa succederebbe se questo potere fosse nelle mani di una regina bionda di nostra conoscenza? E se per essere salvata da quest’uomo (letteralmente) nero e cattivo, questa regina fosse mandata ai nostri tempi e incontrasse un certo Guardiano del Divertimento che noi conosciamo molto bene? E se questo fosse solo il primo di altri viaggi avanti e indietro nel tempo, attraverso varie epoche e incontrando tanti diversi personaggi? E se da questi incontri nascessero amori, avventure e misteri di varia natura?
Se vi ho almeno in parte incuriosito vi prego di leggere la mia storia, frutto di tanta fatica e che ha messo insieme, in un unico gigantesco cross-over, Frozen, Le 5 Leggende, Dragon Trainer, Ribelle e Rapunzel.
[N.B. Sarà principalmente una Jelsa e, anche se compariranno di meno, Merida e Rapunzel saranno comunque presenti (anche se compariranno in seguito), tuttavia soltanto Hiccup avrà un ruolo davvero importante.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Jack Frost, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO QUATTORDICI
Let it go
 

Stavano in silenzio orami da un tempo indefinito. Quel rifugio che Pitch che aveva trovato doveva essere una vecchia roccaforte di qualche altro villaggio vichingo ormai scomparso da tempo. Elsa rannicchiata da una parte della cella, con le mani bloccate, Merida e Astrid dall’altra. La prima, arrabbiata, la seconda confusa.
Astris si accarezzava il ventre ancora piatto, pregustando il momento in cui avrebbe stretto suo figlio tra le braccia e ogni tanto guardava Elsa di sfuggita. Poteva capirla, probabilmente per salvaguardare suo figlio e Hiccup lei avrebbe fatto lo stesso. Tuttavia non riusciva proprio ad accettare questa sua autocondanna a una vita di solitudine e tristezza. Paradossalmente voleva bene ad Elsa, la sentiva stranamente molto vicina, come se fossero della stessa famiglia, anche se non sapeva spiegarsi il perché.
In fondo anche Merida la capiva, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Non accettava la sua testardaggine, non accettava che volesse decidere anche per Jack. Aveva subito in simile trattamento da sua madre tempo addietro e mal sopportava quelli che pensavano di poter decidere anche per gli altri: non poteva perdonarla!
Un rumore in lontananza, nell’ombra, le fece distrarre tutte e tre. Pitch Black si palesò davanti a loro, uscendo dalle ombre che controllava che si aprirono davanti a lui come un ventaglio. << Buongiorno mie cara. >> Disse avanzando verso di loro. << Per lo meno lo è per me. >> Rise col suo solito fare malefico. << Da qui non potete vederlo ma è appena sorto uno splendido sole. Certo, questo rischierebbe di far sciogliere tutta quella bella neve che hai creato, Elsa. Per fortuna ho chi mi aiuterà a farla perdurare. Dopo tutto nulla si sposa meglio del freddo con l’oscurità, dico bene? Il mio sarà un regno di tenebre, paura e gelo! >>
Elsa si infervorò, uscendo dal suo ostinato mutismo solo per aggredire verbalmente l’uomo. << Ti ho già detto che non ti aiuterò, Pitch! Sei un mostro e anche un illuso se pensi che una cella e un paio di manette possano avermi fatto cambiare idea. >>
Pitch Black scoppiò a ridere udendo quelle parole, cosa che confuse non poco la bella regina delle nevi. << Cosa ti ha fatto pensare che parlassi di te? Sei troppo presuntuosa a credere che solo tu potessi interessarmi. In fondo non sei l’unica a sapere controllare ghiaccio e vento. >>
Sta volta toccò ad Elsa ridere. << Non scherzare. Jack non si sarebbe mai sottomesso a te. >>
Pitch ghignò. << Vero, a meno che non abbia misteriosamente perso tutti i suoi sentimenti diventando poco più che un guscio vuoto con l’unico scopo di congelare il pianeta. >> Le tre ragazze impallidirono. Gli occhi di Elsa si persero nel vuoto. << Tu per caso ne sai qualcosa? >>
Fu allora che dalla tenebre uscì anche Jack, camminando lentamente verso di loro. Aveva lo sguardo vitreo e spento, pareva anche emanare più freddo di prima: faceva paura. Pitch gli aveva cambiato gli abiti, di sicuro creandoli per la sua sabbia nera, in modo analogo a come faceva Elsa. Ora Jack indossava una maglia a collo alto nera, molto aderente, come aderenti erano anche i pantaloni, sempre neri. La mano che reggeva il bastone era nuda, l’altra coperta da una guanto d’acciaio scuro. La maglia era corta e lasciava intravedere parte dell’addome piatto e scolpito. In vita c’era una cintura di panno verde-blu, probabilmente creata col ghiaccio e con le ombre, ultimo residuo di ciò che un tempo Jack era stato. I nuovi vestiti fasciavano perfettamente tutto il suo corpo, facendo sporgere ogni muscolo e risaltando anche il suo pallore.
<< Gli si è ghiacciato il cuore. >> Bisbigliò Merida, con la poca voce rimastale. << È troppo tardi per lui. >>
Astrid fu costretta ad annuire, ma Elsa non si diete per vinta. << Jack … no … >> Piagnucolò, infatti. << Non puoi fare questo, non puoi aver dimenticato tutte le tue emozioni. >> Si avvicinò a lui, per quanto le permettessero le catene. << Non puoi aver dimenticato quello che c’era tra di noi. >>
Il ragazzo inarcò le sopracciglia: << Quello che c’era tra di noi? >> Elsa annuì, con le lacrime agli occhi, magari sperando che lui si stesse ricordando qualcosa. << Ho scordato cosa sono i sentimenti, non gli avvenimenti del mio passato. Io ti amavo e tu mi hai scacciato e attaccato. Mi hai congelato il cuore. Non c’era nulla tra di noi. >> Quello fu peggio di una pugnalata per la ragazza, il dolore più intenso che avesse mai provato. Le si stava spezzando il cuore e quel che era peggio era che fosse tutto vero. Tutto quello che Jack aveva detto era la pura verità … << Comunque credo di doverti ringraziare, anche se non so più cosa sia la gratitudine. >> Continuò Jack con la sua nuova voce monotono, fredda e distaccata, così diversa da quella allegra, calda e avvolgente che prima lo caratterizzava. << Congelandomi il cuore mi hai privato dei sentimenti e senza quelle futili distrazioni posso svolgere più efficacemente il mio lavoro: congelare. >>
Elsa negò col capo. << Il tuo lavoro era far divertire i bambini. Eri un Guardiano! >>
Jack inclinò il capo da un lato, non cambiando minimatane espressione, pareva una bambola di porcellana. << Lo facevo facendo nevicare. Non so più cosa sia il divertimento, mi limiterò a far quello che ho sempre fatto meglio. >> Fece un piccola pausa. << Probabilmente non sarò più un Guardiano. >>
Pitch scoppiò a ridere di gusto. << Oh si! Questi si che è divertente! Che colpo di scena! Senza Jack i Guardiani saranno di sicuro sconfitti. >>
<< Hiccup ti fermerà! >> Ad Astrid uscì spontaneo dirlo: aveva piena fiducia in suo marito.
<< Hiccup? >> Pitch la guardò, sinceramente divertito. << Vuoi dire il ragazzino castano, senza una gamba, a capo di quel villaggio vichingo che sto per spazzare via? >>
La bionda si alzò in piedi, per affrontarlo faccia a faccia. << Non puoi battere Hiccup! Lui è il signore dei draghi, cavalca una Furia Buia, l’alfa di tutti i draghi: li comanda tutti. >>
Pitch fece finta di spaventarsi. << Oh no. >> Esclamò con sarcasmo. << Che paura mi fa il brutto drago cattivo. Ma stai forse parlando di questo drago qui? >> Con uno schiocco di dita davanti alla cella si materializzò una nuvola nera che lasciò cadere in terra uno Sdentato bloccato da catene nere quasi quanto lui. Ringhiava e scuoteva il muso intrappolato ma non aveva la forza necessaria a liberarsi.
<< Sdentato no! >> Astrid corse alle sbarre, allungando una mano attraverso di esse, cercando di toccare il muso del drago. Le ombre, tuttavia, lo avvolsero nuovamente per poi scaricarlo in un’altra cella. Jack voltò appena gli occhi per seguire la scena, ma rimase impassibile. Elsa si accigliò, riconoscendo nuovamente in Sdentato il drago che l’aveva salvata. “Appartiene a Hiccup? Ma allora perché ad Arendelle mi ha aiutata? Ed è possibile che sia lo stesso? È davvero vissuto così a lungo?”
Pitch avanzò e Astrid si portò indietro, intimorita. << Come ben vedi posso batterlo eccome il tuo Hiccup, ragazzina. Sulla vostra isola non è rimasto più neanche un drago, non ha più difese. Raderò al suolo il vostro villaggio, pezzo dopo pezzo. >>
<< Perché fare questo? >> Chiese Elsa accostandosi ad Astrid. << Perché prendertela con Berk? >> Anche Merida abbandonò il suo posto, correndo ad fianco delle ragazze e stringendo il braccio della vichinga per farle sentire la sua presenza.
<< Mi chiedi perché? >> Pitch la guardò incuriosito. << Davvero non lo sai? >> Elsa negò con il capo, facendo sfuggire dei fili argentei alla sua bella treccia, ormai parzialmente sfatta. << Oh mio Dio, Padre Tempo non ti ha detto perché ti ha mandato proprio qui, in questo tempo? Non ti ha detto, magari, che era per farti ritrovare la tue radici, le tue … origini? >>
Una bizzarra idea iniziò a balenarle nella mente. << Si, mi ha detto proprio così, questo vuol dire che … >> Si girò di scatto verso Astrid, che ricambiò lo sguardo, guardandola fisso. << … Berk diventerà Arendelle! >>
<< Cosa? >> Astrid e Merida lo urlarono in coro, scioccate, mentre le rotelle nella testa di Elsa, intanto, stavano continuando a girare freneticamene.
Finalmente ogni tassello, ogni più piccolo pezzo di quel intricato rompicapo stava finalmente andando al suo posto. Tutto le stava divenendo chiaro. Il motivo per cui Sdentato l’aveva salvata, il motivo per cui ci fossero delle rovine attorno Arendelle, il motivo per cui Padre Tempo l’avesse mandata proprio in quel tempo e in quel luogo, il motivo per cui suo padre conservava un libro di leggende vichinghe tramandato da generazione in generazione nella loro famiglia. Famiglia che lui le aveva sempre detto discendere dai vichinghi, famiglia che era la più antica di tutta Arendelle e che fin dall’edificazione della città aveva avuto il compito di regnare sul popolo. << Ma se Arendelle prima era Berk, su cui ora comanda Hiccup, e la mia famiglia è sempre stata a capo del regno perché più antica della altre, questo vuol dire anche che … >> Non riuscì a finire la frase, troppo scioccata da quello che stava per dire. Si limitò a fissare nuovamente Astrid e precisamente il suo ventre, ancora per poco, piatto.
Fu quindi lei a finire la frase della regina, avendo capito dove il suo ragionamento l’avesse portata. << Vuol dire che la tua famiglia … che tu … discendi da ma e da Hiccup. >> Si accarezzò la pancia e poi sia lei che Elsa dovettero sedersi per lo shock.
Solo la rossa rimase in piedi. << Cavolo … >> Commentò a quel punto con la sua poca grazia. << E ci credo che vi somigliate: siete parenti! >>
 << Bingo! >> Urlò Pitch, sempre più divertito. << Avete indovinato belle signore. La famiglia reale di Arendelle discende dai capi villaggio di Berk. Che ironia, la regina delle nevi ha nelle vene lo stesso sangue bollente del signore dei draghi. >>
<< Questo spiegherebbe anche perché Sdentato mi ha salvata ad Arendelle, portandomi la Padre Tempo per la prima volta. >> Si guardò il corpo, coperto anche dal suo ghiaccio nero. << Ha riconosciuto in me qualcosa di Hiccup. >>
Pitch sorrise, soddisfatto. << E spiega persino perché il rettile … >> Lo indicò con il pollice, senza voltarsi verso di lui. << … fosse ancora nel territorio di Arendelle, visto che prima era di Berk. >>
Jack si voltò verso Elsa, osservando le sue reazioni. Non le capiva più, ma non ne era dispiaciuto, non provava più neanche il dispiacere. Quello che leggeva sul volto della sua ex amata, tuttavia, poteva definirlo solo “confusione”, che lei non tardò ad esprimere a parole: << Ma perché distruggere il villaggio? >> Elsa non si arrendeva, doveva impedire che quella povera gente soffrisse a causa sua.
Pitch le rispose, divertito: << Per distruggere te, sciocca ragazza. Per piegarti, terrorizzarti e così non solo avrò un Jack Frost determinato solo a congelare tutto ciò che incontra … >> Sentendosi tirare in causa l’albino si voltò appena verso l’uomo. << … ma anche la paura più potente e succosa del pianeta! E ora scusatemi se vi lascio sole, mie belle signorine, ma ho un villaggio da radere al suolo. >> e scoppiò a ridere. Il suono della sua risata riecheggiò nella sala vuota e fu tutto ciò che rimase di lui e Jack, dopo che una nuvola nera li avvolse trasportandoli altrove non lasciando traccia del loro passaggio.
<< Allora? >> Fece Merida alla volta della regina, quando ormai erano state lasciate sole. L’unica luce che le illuminava proveniva da un paio di fiaccole che brillavano nell’anticamera delle celle. C’erano anche delle lanterne poggiate in terra, me erano spente. Le fiamme danzavano sui muri d’ombra e anche sul volto della riccia, infiammandolo come i suo capelli. Sembravano fuoco vivo e Elsa ne fu quasi intimorita.
<< Allora cosa? >> Domandò non capendo a cosa si riferisse.
Quella non demorse: << Cosa intendi fare? >>
<< Cosa potrei fare? >> Elsa corrucciò le sopracciglia e abbassò le spalle, demoralizzata. << Sono bloccata qui con voi, senza poteri. >> Le mostrò le mani, come se le manette non fossero già fin troppo evidenti, e il rumore delle catene si propagò per la cella.
Un’espressione furente di dipinse sul volto della rossa. << Tu sei una regina con i superpoteri. Se non puoi tu chi piò fare qualcosa? >> Fece qualche passo verso di lei, decisa a smuoverla, ma non la raggiunse mai. Con Elsa la forza non serviva: doveva convincerla e se era riuscita a convincere quella testarda di sua madre poteva riuscirci anche con la biondina che aveva davanti. << Quando provarono a obbligarmi a sposare uno sconosciuto che aveva centranto per pura fortuna un bersaglio con una freccia, io mi ribellai. Non ero pronta, sapevo di non esserlo perché mi conosco e così feci l’unica cosa possibile per il mio bene. >>
<< Tu non sai cosa vuol dire dover obbedire all’etichetta, a fare sempre ciò che è meglio per il tuo popolo e non per te. >> Rispose quella. << Io non posso permettermi una ribellione. >>
Merida scoppiò a ridere. << A no? Lo so che non sembra ma io sono una principessa e sono stata educata proprio come te. >> La guardò dalla testa ai piedi e solo allora notò di essere più alta di lei, nonostante la bionda fosse più grande di qualche anno. Era un dettaglio inutile ed insignificante, ma in quel momento si sentiva davvero superiore a lei e anche questo la incitò. << Tu sei proprio come mia madre mi vorrebbe, ma io non sono così, non riuscirei proprio a esserlo. Se avessi i tuoi poteri io non li nasconderai, sarebbero una parte di me e ne andrei fiera, anche se fosse stato Jack a darmeli. >> Le sorrise quasi con malinconia. << Quel castello era magnifico: ghiaccio che risplendeva di mille colori. Se quello è il tuo potere è una meraviglia. >>
<< Il mio potere è stato anche in grado di annullare le emozioni di Jack. >> Rispose Elsa con  fredda logica.
Merida scosse il caso, demoralizzata, mentre Astrid tratteneva il fiato. << Questo è perché tu sei la prima a nasconderle. >> Le due bionde la guardarono, stupite. << I tuoi poteri sono collegati alle tue emozioni, questo è chiaro, quindi per poterli usare al meglio tu devi essere serena. Tuttavia devi capire che si sono momenti in cui devi controllarti e altri in cui devi scatenarti. Arrabbiati Elsa! Lasciati andare. >>
Gli occhi azzurri della regina saettarono brevemente verso Sdentato, incrociando i suoi grandi occhi verdi. Inconsciamente fa rassicurata nel vederli, come sapendo che se lui fosse rimasto al suo fianco tutto sarebbe andato per il meglio. Cercò di trasmettergli le stesse sensazioni: non sapeva come ma aveva intenzione di salvare lui e tutti i suoi compagni draghi. Se però voleva fare questo doveva dal retta a Merida e liberarsi, liberarsi da quella catene invisibili che si era costruita attorno per “celare e domare” il suo potere: doveva lasciarlo andare …
Si ricordò com’era da piccola, quando scappava dalla camera insieme a sua sorella Anna per giocare con la neve. Si divertivano da morire, ma poi c’era stato l’incidente. << Insegnami Merida, insegnami a lasciarmi andare. >>
<< Non posso aiutarti ad essere te stessa, ma posso aiutarti a trovare il coraggio di liberarti da sola. >> Disse quella con tono incoraggiante, mentre anche la vichinga sorrideva. << Il trucco è non trattenersi, mai. Dare sempre libero sfogo alle proprie emozioni. Sono certa che così i tuoi poteri diventeranno come una parte del tuo corpo, che potrai controllare senza problemi, come se fosse una mano o un piede. >>
Elsa annuì e chiuse gli occhi, lasciando che le sue emozioni e i suoi ricordi fluissero attraverso lei. In un attimo si ricordò com’era stato bello liberare la sua magia durante la sua prima fuga da Arendelle. La neve che spruzzava fuori dalle sue dita la aveva fatto creare un magnifico castello, uno splendido abito e anche un fedele amico, il piccolo Olaf, che aveva preso vita senza neanche che se ne accorgesse. << Al momento la mia vita è letteralmente immersa nelle tenebre. >> Guardò nuovamente fuori dalla cella, a Sdentato, debolmente illuminato dalla fiaccola appesa al muro. << È come se finora avessi sempre vissuto in una lunga notte, ma lo ha detto anche Pitch che fuori da qui sta sorgendo una magnifica alba, ed è l’ora che io risorga. All’alba sorgerò! >> Fece come quando era con Jack nel palazzo di North e si concentrò per usare il suo dono, anziché nasconderlo. Bastò un secondo per ghiacciare le sue “manette” e renderle così fragili che si limitò muovere le dita per mandarle in frantumi.
<< Oh si! >> Esclamò Astrid, che aveva finalmente ripreso la parola dopo il lungo silenzio. << Così si fa sorella. O forse dovrei dire discendente? >>
Elsa ridacchiò e sollevò un braccio verso le sbarre. << E non hai ancora visto tutto. >> Si udì solo il tonfo del ferro che cadeva in terra e poi furono libere. La stessa energia usata per le sbarre, la usò anche per la prigione di Sdentato. Non appena il drago fu libero, Astrid corse a slegargli zampe e muso.
La regina lo guardò intensamente, ricordando quando lo aveva visto ad Arendelle per la prima volta. Per lei era passato, ma per lui era futuro, doveva ancora accadere. I suoi occhi verdi la studiavano attentamente e Elsa si domandò se per caso non l’avesse salvata proprio perché ora lei stava salvando lui.
Per istinto allungò una mano verso di lui e fu piacevolmente sorprese quando il drago allungò a sua volta il muso per toccare la sua pelle. Lei era gelida, mentre le squame del drago erano calde, scure e lisce, come tante ossidiane messe una accanto all’altra. Astrid, tuttavia, era più sorpresa di lei: quando le aveva visto allungare il braccio era in procinto di fermarla, temendo una cattiva reazione da parte di Sdentato, ma poi il drago aveva reagito in modo inaspettato. << Con Hiccup fece la stessa cosa. >> Commentò infatti. << Con lui e solo con lui, almeno fino ad ora. >> Guardò Elsa che intanto ricambiava il suo sguardo con aria confusa. << Farsi toccare il muso è il più alto gesto di fiducia che un drago può concedere. Vuol dire che Sdentato si fida ciecamente di te. >>
<< Mi sa che riconosce su di lei l’odore di mio cugino. >> Ipotizzò Merida, che essendo esperta di caccia ne sapeva abbastanza sugli istinti animali. << In fondo lei discende anche da lui, qualcosa di Elsa gli avrà ricordato Hiccup. >> Detto questo prese una delle fiaccole e per accendere una lanterna, ma nel fare ciò le finì dell’olio addosso. << Ma che schifo! >> Commentò. << Ora puzzo di olio di pesce. >>
<< Ringrazia che non era bollente. >> Le disse la vichinga, al che Merida la fece una linguaccia e si allontanò per esplorare il luogo, mentre Astrid rimase vicino alla regina.
Elsa, intanto, tornò a guardare Sdentato negli occhi, perdendosi in tutto quel verde. Inconsapevolmente sapeva che era già nato un legame tra di loro, qualcosa che li avrebbe legati da allora fino a che il drago non l’avesse salvata nel suo tempo. << Ad Arendelle lui è corso in mio aiuto. >> Disse. << Quando Pitch stava per portami via, è stato Sdentato a salvarmi. >>
<< Anche questo è già successo con Hiccup. >> Spiegò Astrid. << La vedi questa sella particolare? >> Elsa annuì. << Senza di essa Sdentato non può volare, perché gli manca mezza coda. In realtà fu proprio a causa di Hiccup e di una sua invenzione, ma poi lui, sentendosi in colpa, gli ha costruito questa e ora Sdentato, con un cavaliere esperto in groppa, può volare senza problemi. >> Accarezzò il capo del drago che chiuse gli occhi compiaciuto dal trattamento. << Quando quasi sei anni fa combattemmo contro la Morte Rossa, un gigantesco drago che minacciava di distruggerci, furono Hiccup e Sdentato a salvarci tutti. Nel combattimento Hic rischiò di morire ma lui lo salvò, lo riportò sano e salvo. >> Sorrise, quasi imbarazzata. << Beh più o meno, visto che fu in quell’occasione che mio marito perse la gamba. >>
<< Sembra che tu sia in vero eroe, quindi. >> Commentò la regina, facendo gongolare il drago. Si rivolse, poi, nuovamente ad Astrid. << E quindi lui può volare solo con qualcuno sul dorso? >>
La ragazza annuì. << Infatti credo che per il ritorno dovrò cavalcarlo io. >>
<< Ragazze ho trovato gli altri draghi! >> Urlò Merida dal fondo del corridoio buio. << Credo ci siano tutti, anche Tempestosa. >> A quel nome Astrid la raggiunse di corsa, seguita da Elsa e Sdentato. Tempestosa era lì, chiusa in una grande cella insieme ad altri draghi e bastò un colpo ghiacciato di Elsa per rompere il lucchetto. Fece lo stesso con altre gabbie e ben presto tutti i draghi di Berk, sia appartenenti a qualcuno che selvaggi, furono liberi.
<< Elsa. >> Disse la bionda mentre continuava a coccolare il suo Uncinato Mortale. << Tu sali su Tempestosa, a Sdentato penso io. >>
Elsa strinse i pugni davanti al petto. << Vorrei provare io a cavalcare Sdentato. >> Disse con decisione, per poi voltarsi verso di lui e accarezzargli nuovamente il muso con il palmo. << In cuor mio sento che siamo legati, forse proprio perché discendo da te e de Hiccup. Voglio combattere al suo fianco. >>
Astrid era titubante, non era certa che Elsa poteva farcela, ma lo strepitio di Merida la distrasse. << Se Elsa vola su Sdentato voglio anche io un drago tutto mio. Quello magari! >> E indicò un grosso drago dal collo lungo e la bocca larga. La squame erano verdi e azzurre e risplendevano come il mare.
<< No Merida, quello no! >> Gridò Astrid, avendo subito riconosciuto la specie in questione, ma Merida gli si era già avvicinata. Purtroppo per lei, la rossa aveva adocchiato uno Scalderone, un drago immenso, grande quasi quanto una balenottera azzurra. Quando non stavano in acqua, questi draghi erano soliti viaggiare su zampe tozze ma robuste, anche se erano comunque dotati di grosse ali. Sul libro dei draghi era riportato che il più lungo Scalderone mai visto era lungo 64 metri, quello a cui si stava avvicinando Merida, invece, era lungo poco più di 18 metri, quindi doveva essere ancora un cucciolo, e forse fu solo per questo che non la attaccò. Anzi, pareva che la rossa gli piacesse molto. Gli Scalderoni, infatti, erano draghi solitamente aggressivi ed orgogliosi, che sputavano acqua bollente anziché fuoco.
“Per cercare di portare uno Scalderone dalla propria parte bisogna bagnarsi o avere odore di mare” rifletté Astrid, cercando di capire perché il drago non reagisse male a Merida e fu allora che si ricordò che poco prima la rossa si era rovesciata addosso parte dell’olio di pesce usato per accendere la lanterna. << Sei stata fortunata. >> Le disse, ma l’altra non la stava ascoltando e già stava facendo amicizia col drago. << Beh se lei andrà su uno Scalderone non vedo perché tu non possa volare su Sdentato, Elsa. >> Aggiunse a quel punto Astrid. Elsa sorrise e anche Sdentato parve contento della soluzione. << Tu gli piaci, quindi penso che non ti sarà molto difficile volare su di lui. >>
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e con agilità salì a cavallo del drago, infilando il piede nel pedale. Lo mosse un po’, testando la funzionalità della coda, che fortunatamente pareva non aver subito danni. << Posso farcela. >> Disse. << Combatterò con voi, sconfiggeremo Pitch e … >> Guardò Merida prima di continuare, ringraziandola con lo sguardo. << E mi lascerò andare: userò il mio amore per salvare Jack e riportarlo alla normalità! >>
Le due ragazze applaudirono. << Si, così si fa! >> Esplose Merida con entusiasmo. << Ora si che mi piaci! >> Aggiunge con un grosso sorriso a 32 denti.
<< Credo che adesso ti piacerò anche di più. >> Elsa mosse le mani velocemente e in pochi secondi il suo nuovo vestito nero su sostituito dal suo solito e splendete abito azzurro con tanto di strascico.
Merida e Astrid rimasero ammaliate. << Avevi ragione. >> Commentò la riccia. << Mi piaci molto di più. >> Si prese una piccola pausa prima di continuare. << Scommetto che non appena Hic la vede su Sdentato rimane sconvolto! >>
<< Su non perdiamo tempo. >> Fece Astrid smuovendo la situazione. << Merida, sali su quello Scalderone, abbiamo un villaggio da salvare. >>






The Fred's Hollow:
Bene e con questo capitolo la storia è finita. Spero di avervi divertito almeno un po’ e che la storia vi sia piaciuta perché a me è piaciuto da morire scrivere per voi. Purtroppo non so se riuscirò a scrivere la seconda parte quindi mi vedo costretta ad abbandonarvi.
E purtroppo sono anche costretta a dirvi … pesce d’aprile!! Hahaha scusate ma non ho resistito. Mi stanno facendo scherzi da sta mattina e DOVEVO farne uno anche io, anche se scommetto che nessuno di voi ci era cascato. Va beh fa nulla, l’importante è che non sia vero no?
Tranquilli, la storia continua, non potrei farla finire proprio sul più bello, non vi pare?
Come vi avevo preannunciato questo è il capitolo più sconvolgente di tutti, in assoluto. Non a caso è l’unico con il titolo in inglese. Ma d'altronde non potevo fare altrimenti: “Let it go” è una canzone fantastica, in piccolo tributo ci voleva no?
Tornando  a noi, siete sinceri, qualcuno di voi lo aveva immaginato che Elsa e Hiccup fossero parenti? Spero di no, mi piacerebbe essere originale XD e imprevedibile almeno in questo, visto che di solito, invece, sono prevedibilissima.
Ora, però, si avvicina la prova più dura: cioè sconfiggere Pitch e salvare sia Berk che Jack, ce la faranno queste tre giovani fanciulle?
Per scoprirlo temo che dovrete continuare a leggere i miei capitoli XD e il prossimo, il quindicesimo, sono certa che vi piacerà da morire hahah, anche se non dirà mai il perché.
Mi raccomando, recensite numerosi miei cari lettori, non vedo l’ora di rispondere a tutti i vostri commenti.
Baci e scusate per gli eventuali errori e per lo scherzo fallito di poco prima XD.
  
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