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Autore: AuraNera_    02/04/2015    1 recensioni
In seguito a un'esibizione, il main dancer, Kai, si sente male e viene portato all'ospedale. Lay, decide di accompagnarlo, ma la vicinanza a quel luogo purtroppo a lui famigliare lo porterà a confrontare la sua paura con quella di una ragazza ricoverata lì.
Dal testo:
Continua a ballare, a cantare, a sorridere mostrando quella fossetta che, ti assicuro, piace a tutti.
Dedica ai tuoi fan quella paura di fare un passo, ogni singolo passo.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kai, Kai, Lay, Lay, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Paura di fare un Passo



"... In OVERDOSE!"
Le ultime parole della nostra canzone risuonarono nell'aria per essere poi sostituite dalle urla delle fan.
Presi fiato, era finita anche quella. Non che non mi piacesse esibirmi per loro, non era quello. Era solo... un po' di stanchezza.
"Kai!"
Mi girai verso il mio compagno, allarmato dal richiamo che qualcuno aveva lanciato.
Il main dancer era a terra, con le mani attorno al corpo, tremante. La sua espressione pallida era stravolta dalla stanchezza e dal dolore.
'La sua schiena... accidenti', pensai, avvicinandomi mentre gli altri lo aiutavano a rialzarsi.

Avevamo portato Kai all'ospedale con una certa urgenza. Lo avevo accompagnato, ero preoccupato per lui. Solo che... non mi piacciono gli ospedali. Il solo pensarci, mi fa venire la nausea.
Mi ricordavo fin troppo bene quelle volte in cui ero dovuto entrare in uno di quelle stanze di corsa, con la vita in pericolo per la minima sciocchezza. Ricordavo il sapore metallico del sangue in bocca.
Più ci pensavo, meno bene mi sentivo.
"Ehi, Lay..."
Sentii una mano sulla spalla. Quando voltai la testa incrociai lo sguardo del nostro leader, Suho.
"Sei pallido. Va tutto bene?" mi chiese, con la voce da mamma apprensiva. Mi fece sorridere un po'.
"Scusa, non voglio farti preoccupare. Ho solo bisogno di prendere un po' d'aria" dissi, alzandomi.
Dovevo uscire da lì.

C'era un piccolo parco dove si potevano fare delle micro passeggiate. Un prato, dei fiori, un paio di alberi... tutto circondato da quelle mura bianche, ma era già qualcosa. Era una zona un po' più riservata dell'ospedale, infatti non c'era praticamente nessuno.
Solo una persona stava solitaria in mezzo al praticello. Era una ragazza giovane, doveva avere al massimo sedici anni. Era seduta sulla carrozzella, vestita con una lunga camicia da notte bianca, ornata da un fiocchetto rosa sul petto. Sulle gambe teneva un gatto nero come la pece, che faceva le fusa sotto le sue amorevoli carezze.
E poi cantava. Aveva una voce pulita e delicata, dolce e acuta.
Mi sorpresi, in modo positivo, quando capii che stava cantando la nostra canzone, mia e degli altri membri degli  EXO. Era Miracles in December.
Quando terminò, mi venne spontaneo farle un piccolo applauso.
La ragazza sussultò e si voltò a guardarmi. Ero sicuro che mi avrebbe riconosciuto, infatti sgranò gli occhi e si portò una mano alla bocca, che si era aperta per dare al suo volto un'espressione sbalordita.
Mi avvicinai lentamente, sorridendole nel modo più dolce che potevo.
"Hai una bella voce, davvero. Devo sentirmi onorato del fatto che era una canzone del nostro gruppo" le dissi con sincerità.
"Oh... ehm... grazie..." rispose lei, diventando rossa. "Mi piace davvero tanto questa canzone".
"Sì... però è davvero molto triste" osservai, con una punta di curiosità.
"Non è che ci sia molta allegria qui" ribatté lei, con un sorrisino ironico.
Io ammutolii, come darle torto. Guardai le finestre che si affacciavano sul giardinetto. Qualche persona era affacciata, ma molti guardavano fuori perché non avevano altro da fare.
"Scusa, non volevo offenderti". Mi voltai di nuovo verso la ragazza, scuotendo la testa.
"No, tranquilla, hai ragione. Sono stato un po' sciocco, conosco fin troppo bene l'aria che si respira negli ospedali" borbottai con un po' di malinconia.
"Oddio, è vero... scusa, non volevo farti tornare in mente brutti ricordi!" esclamò lei battendosi una mano in fronte. Le sorrisi.
"Tranquilla, è tutto a posto".
"Mi piace la tua fossetta... è così carina".
Arrossii a quell'affermazione, facendo ridacchiare la ragazza. Poi mi battei una mano sulla testa.
"Oh, come sono maleducato! Non ti ho ancora chiesto il tuo nome. Il mio... beh, penso tu lo sappia già..." esclamai. Lei sorrise.
"Non ti tolgo il piacere di presentarti. Dai, coraggio, dimmi il tuo nome. Quello vero" ribatté con dolcezza lei.
"Bene allora. Io Zhang Yixing, con chi ho il piacere di fare la conoscenza?"
Il suo sorriso si ampliò.
“Io sono Park Min Sun, il piacere è tutto mio” disse, chinando il capo.
Non parlavo praticamente mai con le persone comuni, e la cosa mi aveva sempre reso un po’ triste. Mi sedetti sull’erba, arricciando i fili verdi e Sottili attorno alle dita.
Restammo un po’ così, in silenzio, io che mi godevo un po’ la pace del momento e lei che mi scrutava pensierosa e un po’ curiosa. Sentivo i suoi occhi scuri su di me. Non mi infastidivano, però mi sentivo un po’ a disagio. Sì, proprio io che ero abituato a ballare, cantare, parlare e suonare davanti a un migliaio o più di persone per volta, mi imbarazzavo facilmente sotto lo sguardo silenzioso di una sola ragazza.
“Yixing?” mi chiamò un po’ esitante lei, probabilmente sentendosi strana chiamarmi per nome. A me non dava alcun fastidio, infatti mi voltai sorridendole per invitarla a proseguire.
“Come mai sei qui?” chiese, sempre timidamente. Io abbassa lo sguardo, ero davvero un idiota. Kai stava male e io me ne stavo seduto sull’erba a chiacchierare.
“Kai... durante l’ultimo concerto è stato male... è praticamente collassato sul palco” mormorai semplicemente.
Sentii Min Sun trattenere il respiro e qualcosa mi diceva che si era portata una mano alla bocca. Chinai la testa ancora di più, non sapevo che fare.
Una parte di me voleva tornare dentro, dal mio compagno, ad aspettare. Ma l’idea di tornare lì dentro mi toglieva il fiato. L’ho già detto che non amo gli ospedali?
“È orribile... spero si rimetta presto... anche lui ha dei problemi da non sottovalutare... come te. Certe cose succedono alle persone sbagliate. Nessuno di voi due può permettersi di muoversi come vorrebbe, perché ogni passo falso potrebbe dare il via a una catena pericolosa di eventi. Ma allo stesso tempo siete i primi ballerini, i due pilastri che muovono la coreografia. Dovete essere quelli che si mettono in gioco di più... ma come fate? Io... sarei bloccata dalla paura di sbagliare...”
Mi voltai verso la ragazza, sorpreso dall’enfasi che quelle parole mormorate male nascondevano. Era come se... le sentisse sue.
D’improvviso si girò a guardarmi, seria e con una nota disperata nello sguardo.
“Lay, tu non hai mai paura di ferirti?” chiese con voce tremante.
Ci fu un momento di stallo, nel quale entrambi stemmo in silenzio a guardarci negli occhi. Poi, lentamente, io annuii, distogliendo lo sguardo.
È vero, io avevo paura. Paura di sbagliare, paura di ferirmi. Era un’ansia che mi portavo dietro da quando ero bambino, da quando avevo scoperto di essere malato. Emofilia. Così avevano detto che si chiamava. Il minimo taglio o livido poteva essere altamente pericoloso. Una qualsiasi sciocchezza, anche quelle quotidiane, che capitano a chiunque senza troppi impicci, poteva essermi fatali.
Era una peso con il quale avevo imparato a convivere, ma questa paura non se ne andava mai del tutto.
“Anche io ho paura... di quello che può succedermi” disse a un certo punto Min Sun, guardando un punto distante dal mondo.
“Sono qui perché ho un cancro al cervello. Anche se non mi hanno detto nulla, so che è piuttosto grave e che molto difficilmente riuscirò a contrastarlo. Sono sicura che morirò” disse quasi con leggerezza. Poi scoppiò a ridere, una risata cristallina, ma priva di allegria. Gli occhi erano lucidi.
“Detta così sembra che io sia pronta per affrontare il grande viaggio, ma in realtà ho una paura assurda, che mi paralizza... più di quanto io non sia” proseguì, indicandosi le gambe.
“È stato un incidente stradale a negarmi l’uso delle gambe per il resto della vita. A me sarebbe piaciuto ballare. Ma ho superato il momento, e mi sono concentrata sul canto. Ma poi abbiamo scoperto il tumore, e da allora vedo tutto buio. Quando prima ho detto che alcune situazioni capitano alle persone che non se le meritano, parlavo anche di me. Io non ho mai fatto nulla di così grave per meritarmi questo... ma allora... perché...”
Si mise a singhiozzare, coprendosi il viso con le mani.
Non sapevo cosa dirle, era così frustrante. Mi alzai e le appoggiai la mano sulla spalla.
“Magari questo mondo è troppo sporco per te. Non sei tu a essere sbagliata o malvagia, al massimo sei troppo pura. E il tuo bianco è stato macchiato dallo sporco che c’è in giro. Forse qualcuno sta solo reclamando un angelo scivolato per caso giù dal cielo”. Borbottai quelle parole senza neanche quasi accorgermene. Per istinto voltai la testa verso la ragazza, che mi guardava con la bocca semi aperta in un’espressione stupita.
Distolsi lo sguardo, arrossendo. Che cavolo stavo facendo? A volte era meglio che me ne stessi zitto.
Lei però rise con leggerezza. Era una risata cristallina, innocente, sincera.
“Cavolo… sei davvero dolce… avevo paura che fosse solo una facciata. Invece sei proprio così di tuo”. Inspirò profondamente, sorridendo serena. “Grazie. Ora sono più tranquilla. Mi piacerebbe parlare ancora con te, ma devo rientrare. Ho i miei controlli e tu, beh, tu hai da stare con Kai. Stagli vicino, sono sicura che riuscirai a consolarlo” concluse lei, girando la carrozzina e avviandosi.
“Buona fortuna” le dissi io, non appena arrivò nei pressi della porta.
“Fighting” rispose lei facendomi l’occhiolino.

Non so quanto passò da quel giorno. Per fortuna Kai non era troppo grave, anche se io e gli altri membri sappiamo che è uno zuccone come pochi altri per cui non si sarebbe fermato comunque a lungo pur di non deludere le aspettative di tutti.
Ricordo che ero con lui in sala allenamento, essendo noi i due ballerini principali ci esercitavamo più degli altri, anche solo per hobby. Lo avevo convinto a sedersi cinque minuti per farlo riposare, riprendendolo per la poca cura che riservava a sé stesso. Lui, per tutta risposta, iniziò a scherzarci sopra.
“Andiamo Lay, di che cosa mi devo preoccupare? Non hai il potere della Cura tu?” disse ridendo. Poi però si stravaccò sul divano con un sospiro, venendo immediatamente raggiunto dal sottoscritto.
Restammo seduti a prendere fiato per qualche minuto, persi nei nostri pensieri.
I miei vennero interrotti dall’arrivo del manager.
“Yixing? Posso parlarti un attimo?”. Alzai gli occhi sorpreso. Che cosa poteva condurre il manager a cercare me proprio in quel momento? Kai mi guardava in un modo strano mentre lasciavo la sala tentando di apparire più tranquillo possibile.
“È arrivata una lettera per te… da parte di una ragazza. Sua madre era venuta a consegnartela di persona, ma non l’abbiamo lasciata salire”. Dalla tasca tirò fuori una busta e me la diede.
“Mi ha detto di ringraziarti. E che tu avresti capito per cosa. Poi se ne è andata e giurerei da averla vista piangere. Ti lascio alla tua lettura” mi disse semplicemente, poi girò i tacchi e se ne andò, lasciandomi da solo in corridoio con quella busta tra le mani.
Mi appoggiai al muro. Non avevo avuto una bella sensazione.
Tuttavia, aprii l’involucro di carta.
La calligrafia era bella alla vista, ma i segni non erano dritti. La mani che li aveva tracciati tremavano. Come le mie in quel momento.

“Salve Yixing. Spero che tu stia bene.
Io purtroppo non ho avuto fortuna. Quel qualcuno di cui mi hai parlato ha reclamato quest’angelo troppo presto. Ho cantato ancora e a lungo quando me lo hanno detto, quando ho saputo che il cancro mi ucciderà a breve. Probabilmente, quando ti arriverà questa lettera, io sarò già vestita di bianco a svolazzare con le mie ali che, a tuo parere, avevo perso quando sono caduta dal posto da cui provengo.
E dal quale provieni anche tu. Sono sicura che anche tu sia come me. E se tu non lo sei, non lo sono nemmeno io.
Sono riuscita a non disperarmi troppo grazie a te. Quelle poche parole che ci siamo scambiati mi hanno dato una forza che non pensavo potesse mai appartenermi. Mi ricorda un po’ il testo di Miracles in December: “Ho scoperto una nuova forza che prima non possedevo”.
Sei tu che mi hai dato coraggio. Vorrei averti incontrato prima, magari per più tempo e in condizioni migliori. Ma il destino è quello che è e questo lusso non ci è stato concesso.
Volevo solo ringraziarti. Mi dispiace di non poterlo fare di persona, ma tu sei impegnato e io non riuscirei neanche a raggiungerti.
Ti chiedo solo di non piangere, Yixing. Non voglio che tu soffra per colpa mia. Sappi che farò di tutto per diventare il tuo angelo custode. Spero che mi accontentino lassù, so diventare molto insopportabile se voglio.
Tu sei riuscito a infondere coraggio a me, che ero davvero disperata. Però io non sono l’unica che soffre. Tante persone che non hanno avuto la possibilità di incontrarti e stanno soffrendo meriterebbero la mia stessa consolazione. Puoi fare questo per me?
Continua a ballare, a cantare, a sorridere mostrando quella fossetta che, ti assicuro, piace a tutti.
Dedica ai tuoi fan quella paura di fare un passo, ogni singolo passo. Così darai loro forza, ci darai forza.
Grazie di tutto Zhang Yixing, Lay. Abbi cura di te.
- Park Min Sun –

Quando Kai uscì a cercarmi, visto che non rientravo, non riuscii a spiegargli perché stavo singhiozzando con la schiena appoggiata al muro, la faccia coperta dalle mani e una lettera stropicciata stretta nel pugno.


Angolino nascosto nell’ombra
Non ho attaccato la depressione a nessuno, vero? A parte alla sottoscritta si intende.
Oh beh, allora. Io adoro Lay. È il mio bias. E sono in ansia per quella sua malattia che, cribbio, proprio a lui doveva capitare? Da questa cosa è nato… questo. Personalmente, ammiro il suo coraggio.
Ah, sì, ho l’ansia per tutti i membri degli EXO, quindi anche Kai e Tao, che da soli si fanno male per tutto il gruppo. Svelato l’arcano di perché Kai compare a caso in questa shot. Quando ho visto il video dove lui collassa dopo Overdose ero tipo lì… “Oh.. Oh Sehun… Krisus… Che coss? No.. No, oddio che diamine è successKAI?!”
Ecco. Mi mettono poca ansia quei ragazzi.
Pochissima, guardate.
In realtà non mi piace troppo. Preferivo l’altra. Però Lolli*inserire sequenza di numeri corretta* mi ha detto che andava bene e allora, okkeiii.
Volevo pubblicarla per il come back (non che centri qualcosa con questo), ma se non sono in ritardo non sono io, e quindi la pubblico oggi.
Bene. Spero che qualcuno di voi abbia voglia di lasciarmi un pensiero, una critica costruttiva. Spero che vi sia piaciuta.
Liberi di tirarmi ortaggi.


Aura_

  
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