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Autore: marrymezayn    02/04/2015    2 recensioni
«Se state pensando che esagero, beh… Non è così! Dovete sapere che Keyra lumacheggia.
[lu-mà-cheg-gia-re: v. m. : donna che prende le sembianze di una lumaca quando vede un essere umano (Zain Malik) con testosterone attivo.]»

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Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Zain Malik era, agli occhi delle altre persone, un normalissimo essere umano della terra.
Un essere umano che aveva fin troppi punti a suo favore, ma rimaneva pur sempre un normale ragazzo in mezzo a tanti altri. Lo pensava la sua vicina, lo pensava la compagna di banco, lo pensava mezza scuola. Lo pensavano tutti, tranne Dio.
A suo dire, Zain Malik era stato strappato prepotentemente a Zeus e portato sulla terra, facendolo diventare un essere umano qualsiasi.
Ora, lei non era una spada in mitologia. E se voi state guardando l’errore madornale che aveva fatto dicendo che ercole era figlio di Zeus, notando solo la leggera narrazione del cartone disney “Hercules” allora siete bacati mentalmente.
La cosa importante era una – e voi non l’avete colta -: Zain Malik era un dio.
Io non ci posso far niente se la mia padrona è fottutamente fissata con quel cartone.
Facile puntare il dito su di me che narro, vero? Sto solo lasciando trasparire i pensieri della mia padrona, che tanto sana di cervello non è… Ma c’è chi ha fortuna, come questo Zain Malik, e chi non ce l’ha: come me.
La mia padroncina è, se mi passate il termine, fottutamente innamorata di questo fusto dal ciuffo ribelle. Per me è solo un bacato di testa che non riesce a guardare ad un palmo dal suo naso… Ma infondo si sta parlando di un ragazzo che mette trecentordici chili di profumo, fuma come un dannato e ha la risata più fastidiosa su questa terra.
Ma non sono io ad essere innamorata di lui, ringraziando il cielo. Non capisco ancora come la mia padrona possa essere affascinata sessualmente da un tizio del genere, ma…
Incominciamo…
 
Non c’è nessuno “c’era una volta, nella lontana Londra” perché questa storia inizia da quando io ho memoria. Keyra Mary Smith è innamorata di Zain Javaad Malik da… Quando era ancora uno spermatozoo? Intendo lei, eh…
La prima parola di Keyra è stata Zain. Non mamma, non papà, ne pupù; Zain.
Se state pensando che esagero, beh… Non è così! Dovete sapere che Keyra lumacheggia.
[lu-mà-cheg-gia-re: v. m. : donna che prende le sembianze di una lumaca quando vede un essere umano (Zain Malik) con testosterone attivo.]
Keyra sbava dietro a Zain dalla primina. Maledico il giorno in cui Keyra ha aiutato la maestra – parliamo della professoressa che l’ha usata come schiava per farsi portare dei libri. Dittatrice! – ed era entrata in classe di Zain. Maledetto il buon Zeus che ha permesso questa cosa. All’inizio aveva pensato che fosse bruttino; aveva delle sopracciglia folte folte e questa pelle olivastra che gli dava un non so che di strano. Però aveva suscitato il suo interesse.
Quale bambino è bello nel periodo delle medie? Nessuno. Vi sfido a trovarmi un bambino carino alle medie. Certo, c’erano quei ragazzetti carini, ma quelli sono la tipica persona che, essendo carino alle medie, diventerà un ceffo brutto e brufoloso alle superiori.
Zain Malik, per Keyra Smith, non era brutto neanche nel momento in cui è tua madre a vestirti; nel peggiore dei modi, ovviamente. Lei però non riusciva a vederlo brutto. Più lo guardava e più trovava perfezioni.
E quando avevo pensato di essermi salvata da Zain Malik con l’entrata nelle superiori, beh mi sbagliavo. Zain Malik aveva preso la stessa scuola di Keyra. O forse Keyra aveva preso la stessa scuola di Zain. L’ho maledetta per quest’affronto, ma con il passare del tempo – ma soprattutto alla reazione di lei vedendo che, accidentalmente andavano nella stessa scuola -  aveva capito che Keyra non l’aveva fatto apposta. Non se l’aspettava neanche lei, dannazione.
E con una nuova scuola, nuovi compagni, nuove mode Zain era diventato un dio sceso in terra. Non so come era passato dal “Cessetto alle elementari” al “figo sulla moto delle superiori”. Nel cervello di Keyra questo passaggio era diventato sfogato, scemato dagli ormoni che l’avevano assalita a sei anni o giù di lì.
Io spero seriamente che questo cristo si accorga di Keyra, anche solo che abbiano respirato la stessa aria, perché così non si può più. Io se avessi forma fisica l’avrei già ammazzata, ma no… Non ho ne mani, ne piedi, ne tantomeno voce. Voce in capitolo, intendo.
Perché non so come, ma Keyra si ritrova sempre a parlare con me quando Zain è nei dintorni: “Ma lo stai guardando? Cioè, cammina un metro da terra per quanto è bello!” Io la chiamavo folgorata, le sue amiche invece le dicevano che, se era innamorata – ahahahah, innamorata è niente, care… Voi non sentite i suoi pensieri. – doveva farsi avanti.
Ma una tipa come Keyra, non poteva fare un passo verso Zain che ne faceva subito tre indietro solo per aver respirato l’aria di lui, cominciando a fangirlare come se non ci fosse un domani.
Togliendo il discorso Zain, Keyra Smith era pure una brava e giusta ragazza. Solo che cadeva nel trash in un attimo quando Zain degnava di un respiro la terra intorno a lui.
Era intelligente – Keyra, non Zain. Zain aveva i criceti in prognosi riservata per quanto era idiota -, simpatica, ogni tanto se ne usciva anche con qualche battuta simpatica – e a volte anche con battute veramente tristi da farmi piangere dalla disperazione; ma dettagli… - il problema era quando Keyra e Zain toccavano la stessa area. Il cervello – quindi me, o parte di me – di Keyra si annullava. Ce l’avete presente la scena tipica dei film western dove c’è il deserto con tutte balle di fieno che passano da una parte all’altra?
Vi presento Keyra in presenza di Zain.
Troglodita. Ecco cos’era. E la cosa deprimente è che io, essendo solo una fottuta voce del suo cervello, non ho voce in capitolo. Non è deprimente?
Se solo avessi le mani, Zain Malik sarebbe già morto. Che non si è capito che lo odio? Per cadere nel trash come la mia padrona: Mi ha fracassato le palle in una maniera che solo io posso spiegarvi; con quattro parole: mi sale il nazismo.
E sapete qual è la cosa deprimente? E’ che questi due non hanno mai scambiato neanche una parola. Non so come, visto che si conoscono di vista dalle elementari. Ma è così.
Lei è innamorata di Zayn, e neanche hanno mai scambiato una parola. Non sa neanche che voce lui abbia. Potrebbe avere il fisico più bello del mondo, ma se poi ne usciva con una voce moscia, sai che delusione?
Keyra Smith si era fatta un’idea, secondo me, troppo perfetta di quel ragazzo. Ma più cercavo di farle notare che sbagliava a sognare così tanto su di lui, più lei lo faceva.
Non per questo la ragazza non ha mai avuto ragazzi; fortunatamente ha sempre capito che se Zain non la degna di uno sguardo, un cacchio di motivo c’era. Quindi si era decisa ad avere altre storie, altri ragazzi… Ma alla fine, quando smetteva di voler bene a quella persona, era sempre da Zain che tornava. Keyra è sempre stata una di quelle ragazze che, se sta con qualcuno, non guarda nessun’altro. Metteva la modalità pausa da Zain, ma non si sapeva come tornava sempre da lui. Cercava in tutti i modi di dimenticarlo, ma non ci riusciva. Non era così forte.
Era come se Keyra avesse una calamita in lei, che la portava sempre e solo da una parte. Zain.
 
Guardò distrattamente l’orologio al suo polso e sbuffò. Quella ragazza era perennemente in ritardo. E lei odiava la gente che faceva ritardo; certo, anche a lei ogni tanto capitava di svegliarsi in ritardo o di metterci troppo a prepararsi. Ma Keyra basava la sua vita sulla puntualità. Calcolava il tempo per fare tutto. Ci metteva quaranta minuti a prepararsi, dieci minuti per arrivare a scuola – al suo passo, ovviamente. Se aspettava quella lumaca di Mary, campa cavallo. –, sapeva che ci metteva dieci minuti per auto-convincersi di alzarsi dal letto. Sapeva che aveva bisogno di nove ore di sonno per essere del tutto riposata. Programmava la sua vita quotidiana da quando era piccola, impedendo così di essere in ritardo costantemente.
Ma se lei odiava il ritardo, la sua migliore amica amava farla aspettare.
E quando la vide arrivare correndo, con la cartella che traballava a destra e a manca sulle sue spalle, invece di guardarla male, la guardò con esasperazione.
«S-Scusa…» La sentì sussurrare, mentre Keyra scuoteva debolmente la testa e si girava verso l’edificio che odiava di più nella sua vita: la scuola. Fortunatamente era il suo ultimo anno, e non voleva assolutamente perdere l’anno per colpa di quella ritardataria della sua migliore amica.
La mora non era per niente una persona loquace di mattina; non prima dei suoi due caffè ristretti almeno. E quella mattina ne aveva preso solo uno, visto che Mary le aveva rotto così tanto il cavolo dicendole di arrivare puntuale a scuola, che dovevano parlare dell’imminente viaggio.
Sarebbero andate ad una festa di diciotto di una loro compagna di classe; Alexandra.
In realtà era la cugina di secondo grado di Keyra, ma non tirava buona aria tra di loro. Si volevano bene, ma c’era sempre da mettere in conto due cose: Alexandra era gelosissima di Keyra, e la seconda era che a Keyra, che Alexandra fosse gelosa della sua vita, importava pari che zero.
«Allora, come ci organizziamo?» Chiese Mary, faticando a stare al suo passo. La fissò e alzò le spalle, per nulla convinta di andare a quella festa. Keyra aveva fatto diciotto anni pochi mesi prima, invitando a cena fuori i suoi amici, parenti e basta. Niente feste in poppa magna come se si stesse andando a sposare.
Al contrario di Alexandra; mancava di invitare la regina a quella festa.
«Dobbiamo per forza andare lì prima di tutti? Non possiamo arrivare il giorno stesso come gli altri?» Posò la cartella sul tavolo, sedendosi successivamente.
«Ma è tua cugina, e siamo invitati speciali.»
«Ammazzami con la candeggina.» Si lagnò facendo ridere fragorosamente Mary, che si sedette al suo fianco inforcando i suoi occhiali da so-tutto-io.
«Allora ci accompagna tuo padre?» Domandò entusiasta Mary, scrutandola.
«Aha!» Mugugnò guardando una notifica su whatsapp e sentendosi successivamente osservata si girò verso la diretta interessata. La stava guardando male, visto che non la stava degnando di una risposta seria. «Si, luce dei miei occhi. Ci accompagna mio padre. Ci vediamo di fronte casa tua alle diciannove e un minuto. Arriveremo all’incirca alle venti e dieci. Meglio?»
Mary le fece una pernacchia a cui rispose alzando le sopracciglia e successivamente gli occhi. Che pazienza che ci voleva con quella ragazza.
La lezione iniziò pochi minuti dopo l’arrivo della professoressa di Inglese, facendo terminare, momentaneamente, il discorso lì.
Quella festa era sulla bocca di tutti; sembrava che era una festa di gran galà mentre a lei sembrava solo una ridicolata pazzesca. Festeggi in grande stile i tuoi diciotto anni. E poi cosa ti ritrovi? Solo un gran mal di testa per la sbornia presa la sera prima. Alla fine come pensava lei, avere diciotto anni non cambiava nulla.
I suoi genitori continuavano a pagarle le cose, continuava a sistemarsi il letto da sola, la camera, apparecchiare e lavare i piatti. I diciotto anni ti davano solo il diritto di prendere la macchina – cosa che avrebbe fatto finita la scuola – e il diritto a votare.
Bella fregatura.
 
«Io continuo a dire che arrivare una sera prima della festa è inutile. Ok, ha una villa a disposizione. Ma oltre che spiattellare in faccia della gente i soldi che hai, è una cosa inutile.» Brontolò scendendo dalla macchina di suo padre, di fronte al mega villone che aveva preso in affitto per quei tre giorni. Mary, da quando aveva visto quale era il luogo della festa aveva aperto la bocca e non l’aveva più richiusa. Ridicola quella villa, davvero.
Odiava chi sbatteva in faccia alla gente i soldi che aveva, e non le interessava che quella persona era sua cugina di “sangue”.
Prese la valigia per quei due giorni e attese impaziente che Mary ricollegasse il cervello da quel momento di stallo. Che cosa ci trovava di grandioso in quella villa, ancora non l’aveva capito.
Anche suo padre scese dalla macchina e insieme si diressero al grande portone aspettando di essere ricevuti. Aperta la porta, sua cugina regalò un grande sorriso a trentadue denti e li abbracciò.
«In anticipo. Da parte di zia e me.» Disse suo padre, dopo averla abbracciata e le diede una busta di carta, con dentro la mazzetta che avevano dato anche a lei, qualche mese prima.
«Oh… Grazie zio! Vuoi entrare per un caffè?»
Quello scosse la testa, scompigliando i capelli a Keyra che lo guardò male. «No, lascio le ragazze da sole. Buon divertimento.» E detto questo se ne andò, mentre loro entravano nell’androne della villa, guardandosi intorno.
«Se non conoscessi zio, mi metterebbe un’ansia respirare la sua stessa aria.»
«Fortunatamente sai che è un finto incazzato. Basta che gli fai un sorriso e si scioglie come un gelato al sole.» Alexandra rise e fece strada verso il grande salone. Sentiva del vociferare, quindi capì che erano già arrivati gli invitati speciali. O alcuni di essi.
Entrarono e le venne subito il mal di testa; per i suoi gusti c’erano già troppe persone. Pensava che i ragazzi ‘speciali’ erano in pochi. Beh, si sbagliava. Erano come una ventina ed erano già tutti lì.
«Rettifico: ammazzami direttamente con una rivoltella. E centra bene la fronte, per favore.» Disse in direzione della sua amica, a denti stretti cercando di non farsi sentire da sua cugina. Scrutò le facce della gente, mentre Mary ridacchiava dandole leggeri schiaffetti sulla schiena, come a volerle dare forza. Venne spinta da Mary dentro la sala, mentre continuava a maledire tutti i santi esistenti nel mondo.
Quando si ritrovò a guardare due grandi paia d’occhi castani, morì dentro.
«Mia cugina conosce Zayn Malik?» Quasi non si ritrovò a boccheggiare. Ma non perché sua cugina conosceva quel ragazzo, ma perché Zayn Malik l’aveva guardata. Anche se solo per un secondo, l’aveva guardata.
«Magari vuole farsi infilare la lingua in gola da quell’essere.» Mary Anne odiava, e ripeto, odiava Zayn Malik, proprio come il suo alter ego. Non capiva bene perché Mary odiasse quel ragazzo, ma più il nome Zayn usciva dalle labbra di Mary e più sentiva il disprezzo nella sua voce.
Le avesse fatto qualcosa, poteva capire. Ma quei due neanche si conoscevano. La scrutò e scosse la testa, cercando di capire quali problemi mentali affliggessero la sua amica.
«Beh… Pensa se si mettessero insieme – a quella frase le si ghiacciò il sangue nelle vene, ma non lo diede a vedere – puoi dire di avere in famiglia la tua crush
Per poco non vomitò quel panino che si era fatta prima di partire. Solo l’idea delle mani luride di sua cugina sulla pelle tatuata di Zayn, le vennero i brividi.
«Non scherzare neanche per gioco.» Ringhiò e si buttò in un angoletto della stanza, mentre quelle due o tre persone l’andavano a salutare. C’era la migliore amica di Alexandra che, sinceramente parlando, era più gallina di sua cugina. Ed era un tutto dire.
E quel vestito che indossava lasciava ben poco all’immaginazione. Che poi… Sua cugina non era una gallina, ma era figlia unica. E da figlia unica, come la maggior parte della gente, era viziata. E circondata da gente altrettanto stupida. Alexandra era intelligente e se non avesse quell’aria perennemente da donna con la puzza sotto il naso, poteva anche accettarla. Ma non si poteva chiedere troppo quando, sua zia in primis, era una cornacchia maledetta.
Buttò un occhio vicino ad una delle grandi finestre, dove Malik e Horan chiacchieravano su qualcosa a lei oscura. Appena vide Zayn rialzare lo sguardo dal pavimento, lei lo spostò su qualsiasi altra cosa in quella stanza.
«La finisci di importunare mia cugina?» Spostò lo sguardo su Alexandra, ringraziandola con lo sguardo per averla salvata da quella mitraglietta. Non la finiva più di blaterare.
«Le sto dicendo i piani per la festa.»
«Sono sicura che a Keyra non interessa. In fondo è già tanto se ci ha degnato della sua presenza.» Dal tono capì che la stava schernendo. Ma sorrise, fregandosene della frecciatina e decidendo di metterci una pietra sopra. «Che ne dici di andare ad infastidire Zayn e lasciare noi due a chiacchierare?»
Non capiva seriamente come quella ragazza potesse accettare parole così cattive da sua cugina, ma quella annuì e se ne andò. Oh!
Ora capiva tutto. Non era Alexandra ad essere interessata a Zayn, ma la sua amica barra gallinella. In effetti non era il tipo di ragazzo che potesse piacere ad Alexandra. Lei puntava più su quelli con il bel faccino, con il colletto chiuso fin l’ultimo bottone e ben vestiti.
Zayn era completamente il contrario e lo sapevano tutti.
«Hai invitato Malik solo per la tua amica?» Chiese, guardandola andare verso il moro che continuava a chiacchierare con Niall.
«In realtà neanche avevo mandato l’invito a lui. Sapevo che non sarebbe venuto, ma a quanto pare Niall è riuscito a convincerlo.»
Si girò a scrutare sua cugina. «Non ti ho mai visto parlare neanche con Niall.» Le fece notare, con un sorriso. Lei alzò le spalle.
«E’ stato così carino a chiedermelo quell’invito che ho accettato a darglielo.» Wait. Horan aveva chiesto un invito ad Alexandra solo per essere a quella festa? Ma quanto era sfigato come gesto? Neanche a dire che fosse la festa dell’anno.
Ma forse per lei non lo era, ma per gli altri si… Solo che non riusciva seriamente a capire come ci si poteva abbassare così tanto a chiedere un invito solo per essere presente ad una festa. Valli a capire quegli uomini.
«Dai vieni, è pronta la cena.»
La seguì, raccattando Mary da qualche parte nella sala e, senza troppe cerimonie, si attaccò a lei stile ventosa mormorandole un: «Mi avevi detto che non mi avresti mai lasciato sola con quell’arpia. Sei pessima come amica.»
Alla risata di Mary i nervi si calmarono un pochino. Si misero sedute affianco nella grande tavolata, mentre Keyra raccontava per filo e per segno cosa si fossero dette. Anche Mary Anne alzò un sopracciglio pensando sicuramente quanto fosse stato sfigato Niall a chiedere quell’invito.
«Ciao ragazze.» Si girarono a guardare chi avesse parlato e - bocca aperta a parte - rimasero incredule nel vedere che di fronte a loro c’erano proprio i due diretti interessati. Wait. Zayn Malik aveva appena aperto quella fantastica bocca e le aveva salutate?
«Ehm, ciao…» Rispose Mary, guardandoli con occhio critico. Poi le diede una gomitata così poco carina da destarla dal suo sclero mentale.
«Ciao.» Non sapeva quale buon dio le aveva dato la forza di rispondere. Non pensava seriamente che, di fronte a Zayn Malik, lei possedesse una voce.
«Sii gentile Niall. Saluta le ragazze…»  Spostò lo sguardo sul biondino, che era più rosso di un pomodoro maturo.
Borbottò un febbrile «Buonasera…» e abbassò la testa per non rialzarla per tutta la cena.
Zayn lo guardò proprio come loro due e, roteando gli occhi al cielo, sbuffò. «Certo che sei proprio scontroso. Presentati, forza.» Lo ribeccò con quella voce rude, strascinata che, in effetti, era proprio come immaginava. Ma c’era qualcosa in quel ragazzo che non fosse perfetta?
Il biondino lo guardò male e, poi con un sospiro, si dedicò a loro. O meglio a Mary, perché lei in quel momento stava facendo di tutto, tranne che degnare Niall di una sola virgola dei suoi pensieri.
«Piacere Niall.» Allungò una mano verso Mary che sorridendo si presentò e gli strinse la mano. Poi, educata com’era con gli sconosciuti, si presentò anche a Zayn.
Il modo in cui la lingua sfiorava il palato del ragazzo pronunciando la Z le fece percepire un brivido per tutta la schiena e, sinceramente, ringraziò di essere seduta. Poi, come da copione, Mary le diede una gomitata e le disse di presentarsi ai due.
«Piacere, Keyra.» Niall se ne uscì con una risatina verso di lei, a cui la mora rispose con uno sguardo di fuoco.
“Cazzo si ride ‘sto irlandese?” Domandò il suo alter ego, scorbutica come non mai e ringhiando verso Zayn quando i due si strinsero la mano. Era ridicola come cosa, perché sembrava la scena a rallentatore di un film mentre si stringevano la mano. Lo immaginava freddo come tocco, invece Zayn Malik aveva la pelle calda e una stretta di mano molto presente. Non quelle strette di mano che ti fanno passare la voglia di vivere, no. Ma una bella presa, tanto che per un secondo il suo povero cervello si annullò, pensando a quel tocco sulla sua pelle.
“Keyra, per l’amor di dio finiscila!” Deglutì rumorosamente, fissando quegli occhi color nocciola che aveva sempre guardato di slancio. Non l’aveva mai, e ripeto mai, guardato per tre secondi consecutivi. Erano già a cinque e stava annaspando dall’eccitazione.
Non fisica, ma mentale.
Stava stringendo la mano alla sua crush di… Non so… Tredici anni? Ora poteva di certo morire felice.
«Zain Javaad Malik, piacere!» “Oh cristo!” Questo però non era stato detto dal suo alter ego, ma da lei. Nella sua mente era tutto un “Oh cristo!” e non riusciva a pensare ad altro. In quel momento, non ricordava neanche chi fosse. Fortunatamente la gente le aveva sempre detto di essere una maschera di incazzatura le prime volte e sperava ardentemente che anche quella volta la sua maschera era su, impedendo di far vedere a Zayn che si stava sciogliendo come un gelato al sole.
«Keyra… Ehm, Smith.»
Togliere la mano dalla stretta di Zayn fu difficile più dell’immaginabile. Mary le strinse la gamba come ad incitarla, ben nascosta dal tavolo e buttò giù un sospiro di frustrazione. Era sopravvissuta fisicamente ad un incontro faccia a faccia con la sua crush. Ora, come minimo, poteva scalare l’everest. La sentì avvicinarsi, lievemente e parlare a denti stretti, guardando il suo piatto.
«Grande. Pensavo svenissi.»
«Scherza poco. La serata è ancora lunga.» Rispose facendola ridere fragorosamente, mentre prendeva la forchetta e tutto ciò che riusciva a pensare era un: zayn. Seduto di fronte a me. So che voce ha. Sa della mia esistenza. Voglio morire. E’ il sesso. Voglio morire. Me lo scoperei su questo tavolo. Madonna santa è perfetto. Voglio morire.
 
 
Ok. Capiva che quando c’era Zayn nei paraggi lei non notava neanche il tempo, ma… Come aveva fatto a non accorgersi che, Niall James Horan era follemente, incondizionatamente, innamorato della sua migliore amica?
Era stata la cena più lunga della sua vita. E non vedeva l’ora che finissero quei tre giorni perché, sinceramente, ogni tre per due incontrava lo sguardo di Zayn e, maledettamente non andava bene. Era meglio quando non sapeva della sua esistenza. Ora non poteva neanche alzare lo sguardo sul moro che subito ricambiava lo sguardo. Non faceva neanche in tempo a guardarlo che doveva subito cambiare direzione.
Maledizione.
«Dai, venite a giocare!» Provò ancora Niall, guardando il suo amico. Lei incrociò le braccia sotto al seno facendo capire a chiunque che di lì, non si sarebbe mai alzata.
Quando il moro scosse ancora la testa, Niall puntò i suoi occhioni azzurri su di lei. Alzò lo sguardo sul biondo e scosse ancora la testa. «Tu Keyra, vieni?»
«Sisi, certo.» Zayn si girò subito a scrutarla, ma lei continuò a guardare il biondo che ora la guardava speranzosa. Mary, a differenza di Niall, sbuffò. «Tu intanto incamminati. Poi io arrivo.»
«Ci conto eh!» Annuì seria seria, guardandolo.
«Non verrà mai Niall.» Annunciò la sua migliore amica, facendola sciogliere in un sorriso. «Quando dice così è per prenderti per il culo. Non verrà, fattene una ragione!»
Se lo portò al centro della sala, dove tutti stavano seduti per terra attendendo di incominciare un gioco veramente stupido.
Il gioco della bottiglia barra gioco della verità barra strip tease. Il gioco consisteva che, quando la persona veniva scelta dalla bottiglia, poteva scegliere obbligo o verità. Se si sceglieva obbligo, si diceva qual era questo obbligo e se non volevi farlo dovevi toglierti per forza un indumento.
E lei di rimanere in mutande non andava. Anche qualcun altro provò a convincere Zayn, ma quello rimase bellamente seduto al suo fianco, come lei a braccia incrociate.
«Da quanto che Horan è innamorato di Mary?» Chiese dopo dieci minuti che il gioco era incominciato. E già qualcuno era rimasto in mutande. Si girò a guardarlo e, dentro di lei, morì come dieci volte in un secondo. Da vicino era qualcosa che non si poteva spiegare.
Non sapeva da dove prendesse tutto quel coraggio di parlargli, però alla fine Zayn era molto tranquilla come persona. Non sembrava quello stronzo che tutti conoscevano. O forse non le pareva a lei uno stronzo solo perché, in fondo, lei era la più stronza tra i due.
«Cosa ti fa credere che è innamorato di lei?»
Arricciò le labbra e poi sorrise a labbra strette, tornando a guardare i ragazzi giocare.
«Non mi sembra il tipo di ragazzo che si vuole portare a letto qualcuna solo perché prova attrazione fisica. Abbassarsi a chiedere l’invito a mia cugina anche se non conosci nessuno all’interno del gruppo… Convincendo magari il tuo migliore amico a seguirti, perché essendo da solo non avresti avuto il coraggio di sederti proprio di fronte a quella che ti piace. E non avresti aperto bocca, senza l’aiuto del tuo migliore amico che ti ha spinto a presentarti a lei.» Si girò a guardarlo, ancora, trovandolo a scrutarla attentamente. «E magari non avresti avuto neanche il coraggio di giocare ad un gioco tanto idiota solo per farle compagnia, visto che la sua migliore amica è una vera stronza e di mettersi in bella mostra non le piace per niente.»
Tornò a guardare il biondino, che si mordicchiava il labbro inferiore tutto ansioso.
«Niall è l’insicurezza in persona. Potrebbe svenire entro due minuti se solo si toglie un altro vestito. Come minimo ora sta pensando a quanto è stato idiota ad accettare… O sbaglio?»
«E perché non hai giocato, tu?»
Ghignò. «Non si risponde ad una domanda con un’atra domanda.»
Wow… Più di tre frasi messe insieme e stava parlando con la sua crash. Si complimentava veramente tanto con se stessa per il coraggio. Il suo alter ego le strinse la mano mentalmente per il coraggio.
Si guardarono in cagnesco, poi tornarono entrambi a guardare la scena che si parava di fronte ai loro occhi.
«Qualcuno ha qualche obbligo da fare ad Horan?» Chiese sua cugina, ghignando. E Keyra era stronza di famiglia.
«Io…» Tutto il gruppetto si girò a guardarla, Zayn compreso. «Di chiudersi venti minuti dentro una stanza con Mary.» La sua migliore amica la guardò male, Niall boccheggiò guardando quale altro vestito si sarebbe potuto levare. «I calzini non valgono a questo giro. O Jeans o venti minuti in stanza con Mary.» Ghignò debolmente.
Crollò il silenzio nella stanza, dopo alcuni fischi di incitamento. Niall era completamente nel panico, e non sapeva cosa fare. Lo senti brontolare qualcosa sul fatto che lui nei giochi era sfigato e si girò a guardare Mary; cosa che fece anche Keyra.
«Che so, potevi dirci di fare direttamente sesso, no?  - Stava scherzando ma, oh cara piccola ingenua Mary che ancora diceva ciò che pensava - E per fortuna che avevi detto di aver lasciato la tua stronzaggine a casa.»
Sorrise divertita, porgendo una mano a Zayn. «La prossima volta capisci che non si lasciano le amiche in difficoltà. Zayn… Che ne dici di prestare un preservativo al tuo amico?»
Sia Mary che Niall diventarono rossi come un peperone.
«Io non ho preservativi con me…»
Lo fissò, arricciando le labbra. «Prendi poco in giro. Sono sicura che se apri quel portafogli lo trovi!» Si guardarono per qualche secondo, poi Zayn sbuffando si gettò verso di lei – facendola andare in iperventilazione per la troppa vicinanza – per prendere il portafogli dalla tasca anteriore dei jeans super skinny. Ne tirò fuori poco dopo un preservativo.
«Bravo bambino…» Si alzò e lo consegnò ad Horan, che era rosso come un pomodoro maturo. Si girò verso la sua amica, che la guardava in tralice.
«Sei una stronza. Lo stai facendo vergognare da morire!»
«Carina che sei, che ti preoccupi…» E ridendo come una iena, li guardò alzarsi e andare in camera sotto le bestemmie di Mary. Si rimise seduta e incrociò le braccia al petto, ridacchiando come una strega.
«Tanto per intenderci… La tua faccina da bambola mente su ciò che sei in realtà…» Si girò verso Zayn, continuando a ridere. «Una stronza patentata.»
Quanta verità in poche parole.
 
 
Si era presa una bella strigliata da parte della sua migliore amica. Ma non aveva mai stimato così profondamente nessuno quanto la sua padroncina quando si era decisa a fare quello scherzo a Mary. Anche lei, a volte, si ritrovava a pensare che Keyra era una stronza.
E che non si sarebbe mai messa contro una come la mora, solo per paura che dopo si sarebbe scavata la fossa dalla vergogna.
Ancora non capiva come alcune persone potessero voler bene ad una tizia come lei; ma era così. C’era gente al mondo che le voleva bene anche avendo quell’indole da stronza patentata.
Keyra era tanto; troppo a volte. Due secondi prima faceva la stronza e due secondi dopo se ne stava in piscina da sola a pensare a quanto il mondo facesse schifo. No, scherzo. In quel momento non stava in piscina a pensare a quello… Ma semplicemente si godeva la sua mezz’ora di calma con i piedi a mollo nella grande piscina di quella villa.
La mora in passato era stata una nuotatrice a livello agonistico, ma per un problema ad un ginocchio aveva dovuto smettere. E non c’era amore più grande per la ragazza come quello per il nuoto. Le mancava terribilmente fare gare, sentire l’adrenalina scorrere nelle vene nel momento vicino alla vittoria: quando sei consapevole che mancano pochi centimetri alla vittoria.
Era stata anche molto vicino ad andare alle olimpiadi, ma quell’incidente aveva bloccato il suo sogno più grande.
Lei aveva anche provato a farle capire che sbagliava a salire su quel motorino con suo fratello, ma Keyra non l’aveva ascoltata. Si era spaccata la gamba in tre punti.
E ogni tanto le piaceva farsi due vasche in tranquillità. La prima cosa che aveva notato entrando in quella villa era stata la piscina e subito aveva pensato: stanotte mi faccio una nuotata.
Non si era ancora buttata, però. Se ne stava li a far scivolare le gambe nell’acqua, pensando a quella serata tanto strana. Aveva conosciuto la sua crush… E ci aveva anche parlato per un po’. Zayn Malik le sembrava tutto tranne che una persona cattiva; più schiva, ma non cattiva.
“E’ solo un perfetto idiota, cazzo. Perché non lo capisci?” Scosse la testa rinnegando quella cosa al suo alter ego che cercava di farla desistere da quell’osservazione. Si alzò dal bordo piscina e si diresse verso il trampolino, salendo quelle scalette e posizionandosi al limite e mettendo i piedi nel punto giusto.
Buttò un sospiro e, prendendo tutta l’aria che le sarebbe servita per non affogare, si buttò con un’eleganza pari solo ai migliori nuotatori. La sensazione dell’aria sulla faccia che subito si tramutava nel fresco dell’acqua che l’avvolgeva come una coperta calda.
Se solo non fosse andata quel giorno su quel motorino, magari in quel momento sarebbe stata a fare qualche gara e non lì, in una piscina troppo piccola per una persona che se avesse potuto avrebbe nuotato nella Manica senza nessun problema.
E magari lontana da quel buzzurro di idiota che popolava costantemente il cervello della sua padroncina. Ok, era pur vero che forse aveva esagerato un pochino nel giudicare Zain. Ma era anche vero che Keyra esagerava a pensare che fosse un dio sceso in terra. Era carino, si… Ma oltre gli occhioni da cucciolo bastonato non era tutto questo granché.
No, forse c’era da aggiungere che anche il fondoschiena era un’opera d’arte… Ma tutto lì, andiamo!
Quando si issò sul muretto per uscire, alzò gli occhi e non controllando più il suo fisico, scivolò.
«Merda!» Annaspò, maledicendo con tutta se stessa la sua goffaggine. Lei lo sapeva che prima o poi avrebbe fatto una figuraccia di fronte a Zayn. Fortunatamente poteva cavarsela nel dire che il bordo era scivoloso e che non era facile uscire in quel modo.
Se Mary fosse stata lì l’avrebbe presa in giro con tutta se stessa; visto che era una fottuta nuotatrice professionista e non le era mai capitato di scivolare così.
«Tutto bene?» Il moro si era avvicinato per guardare se non fosse affogata ma lei in quel momento voleva solamente morire sotto terra per la figuraccia appena fatta. «Sei ancora tutta intera?»
«Si… Si, sto bene! Solo che questo dannato bordo è scivoloso…»
Zayn alzò un sopracciglio e, pensieroso, fece un altro tiro di sigaretta. La domanda spontanea che le sorgeva era: Che cazzo ci faceva Malik sveglio a quell’ora?
Dopo essersi issata – ma senza cadere questa volta - uscì dalla vasca e prese l’asciugamano portato in precedenza. Si mise seduta sul bordo e prese ad asciugarsi lentamente.
Quando, dopo quasi dieci minuti di silenzio e di maledizioni verso se stessa si rese conto che Zayn la stava fissando insistentemente, si girò a scrutarlo e…
«Il gatto ti ha mangiato la lingua?» Chiese, stranita mettendosi l’asciugamano legato sopra il seno.
Zayn scosse la testa, poi la inclinò leggermente. «Pensavo tutto, tranne che tu fossi tatuata.»
Inarcò un sopracciglio a quella frase, chiedendosi se magari non si fosse fottuto il cervello. «Che c’è di male, scusa?»
«Niente! Però non immaginavo che tu lo fossi.»
«Disse colui che è un tatuaggio vivente…»
Ci mise poco a ribattere, alzando sensualmente un sopracciglio. «E tu che ne sai?»
«Quell’essere losco che ti tatua è mio fratello. E non poche volte mentre piangevi come una bambina, io ero nella stanza affianco a disegnare!»
«Io non piango!» Si girò a guardarlo con le sopracciglia alzate come per dire “non prendermi per il culo”. Lo vide gonfiare le guance, come i bambini piccoli. «E va bene! Ma tuo fratello non ha la mano delicata!»
“No, non gonfiare le guance come i bambini, ti prego!”
Si ritrovò a ridacchiare divertita sapendo benissimo che suo fratello ci andava giù pesante. Tornò a rilassarsi e mettendo i piedi in vasca si girò a guardare il moro. «A proposito… Che ci fai in piedi?»
«Non riesco a dormire quando non sono nel mio letto.» Lo vide scrutare l’acqua e alla fine si mise seduto al suo fianco, non troppo lontano e ne troppo vicino.
“Ma tu guarda, non riesce a dormire se non nel suo letto… che cucciolo di panda!” Sentì il suo alter ego bestemmiare in aramaico verso il moro ora sedutole al fianco. “Ma tu credi a ‘ste stronzate Kappa?”
“E ‘sta zitta, per dio!”
«E tu, perché sveglia?» Le chiese, fissando i suoi piedi muoversi nell’acqua. Alzò le spalle a quella domanda, sbuffando.
«Mary russa.»
Lo sentì ridacchiare di quella cosa, e si unì anche lei. Una donna che russa come uno scaricatore di porto è la cosa più brutta esistente al mondo. Ma Mary aveva un problema al naso e respirava male, portandola quindi a russare la notte. Ed ogni stramaledettissima volta che dormivano insieme, lei faceva nottata.
Non aveva mai avuto il coraggio di dire alla sua amica che russava come un uomo, quindi la sua migliore amica non sapeva che lei rimaneva sveglia ogni sacro santo giorno che dormivano insieme.
Sospirò, spostandosi i capelli da una parte continuando a tamponarli delicatamente e pensando ad altro.
«Che significato ha?» Di nuovo si ritrovò a guardare dritta nei suoi occhi, percependo l’annaspare dei suoi poveri polmoni. Quando capì che stava parlando del suo tatuaggio dietro la schiena – dopo averle indicato la spina dorsale – sorrise.
«E’ la frase nello stemma di Hogwarts.» Lo vide roteare gli occhi al cielo. Che affronto. «Malik, non dirlo neanche. Potrei ucciderti!»
«Dai, è una stronzata quel film.»
“Figlio di una cagna… Come osi toccare Zia Rowling?”
«Non-toccarmi-Harry-Potter. Potrei seriamente pensare di ucciderti e affogarti in questa piscina tipo… right now
Il moro scoppiò a ridere fragorosamente e, per la prima volta in vita sua, rimase a bocca aperta. E non solo lei, ma anche il suo alter ego.
“Se gli salto addosso, dici che mi mettono in galera per violenza sessuale?”
“Se gli salto al collo, dici che riuscirei a farti stringere le tue belle manine intorno al suo collo e ammazzarlo lentamente?”
«A me il film è sembrato una cagata micidiale.» Questa volta però rimase a bocca aperta per la gran cazzata che aveva detto. Ecco, per una cosa del genere poteva crollargli da un momento all’altro l’idea che di fronte a lei c’era un dio.
Quale dio non amava Harry Potter?
«Malik non bestemmiare di fronte a me, per favore. E comunque prima di giudicare dovresti leggere il libro. Perché è mille volte meglio!» Lo vide alzare le mani, lentamente, come se si sentisse messo al muro.
«Ok, ok… Non ti infervorare.» E ridacchiò… Merlino cosa poteva non essere.
«E dopo questa stronzata colossale, io vado a farmi una doccia.» Si alzò, pregando in dio di non scivolare ancora e di non fare un’altra figuraccia di fronte a quell’essere sceso in terra.
«Ehm…» Si girò verso il moro, fissandolo con un sopracciglio alzato. Lo vide fare un sorriso timidissimo – cosa che mando a fare in culo il suo buon essere – e con la voce più timida che un uomo può avere le chiese: «Potresti aiutarmi?»
Ma che problema aveva quel ragazzo?
Sicuramente glielo lesse in viso e, dopo aver accentuato la sua timidezza, spiegò. «Io e l’acqua non andiamo molto d’accordo. Se tu non mi aiuti ad alzarmi, potrei rimanere qui dentro fino a domani mattina finché Niall non si sveglia. E io le branchie non le voglio…»
E quello doveva passare da stronzo della scuola? Ma Zayn Malik in realtà era di una dolcezza inverosimile. In confronto a lei, era un cucciolo di panda.
Dava davvero l’impressione di essere uno stronzo, ma solo perché indossava giacchetti di pelle e aveva tatuaggi in tutto il corpo. Per il resto, se lo si conosceva era un cucciolo.
Ridacchiando come una scolaresca gli porse la mano e dopo un sospiro il moro la prese. Il suo povero cervello ebbe di nuovo un black out appena le loro mani si unirono e per i restanti due minuti non capì un cazzo di ciò che stava succedendo nel suo cervello.
Seppe solo che, per mano divina, lo prese al volo quando scivolò sul bagnato e lo bloccò ancora prima di farlo cadere.
«Oh cazzo…» Momento.
Si era aggrappato a lei come una cozza allo scoglio. La sua fottuta pelle a contatto con quella del moro, le fece partire un brivido dal cervello fino alla punta dei piedi.
Rossa come un pomodoro lo guardò negli occhi e per un secondo credette seriamente di morire. Tutte quelle emozioni in una sola giornata erano troppo per lei, e per un secondo desiderò solo buttarsi sotto la doccia e farsela con acqua congelata.
C’erano pochi centimetri da loro e poteva sentire quel profumo pungente dentro le sue narici.
Dopo essersi ristabilito sui suoi piedi, borbottò un grazie e Keyra gli sorrise timidamente per poi scappare in bagno; nel vero senso della parola. Si chiuse la porta alle spalle e pregò dio di non capitargli più così vicino nella sua vita. Certo che faceva un dannato male sapere che, ora che lo conosceva, poteva stargli vicino ma non toccarlo. Dannato bastardo.
Quando terminò di farsi la doccia fredda, si cambiò e indossò la maglietta che portava come pigiama. In quel momento si chiese perché non avesse un pigiama decente. Ma che ne poteva sapere che in quei due giorni sarebbe stata a distanza ravvicinata a Zayn Malik? «Maledizione…»
E con un sospiro uscì dal bagno, pensando che non poteva farci nulla se quella maglietta arrivava poco sotto il sedere, dirigendosi di nuovo verso la sala da pranzo. Zayn sedeva sul divano, con gli occhiali messi sul naso e stava leggendo.
Quello era meglio di uno dipinto di Van Gogh. Rimase di fianco allo stipite della porta per due minuti, pregando qualsiasi essere la in cielo a bloccare il tempo. Già era tanto strano vedere un ragazzo leggere, ma con quegli occhiali da vista era ancora più mozzafiato.
Si rese conto di essere lì a fissarlo dopo che percepì qualcuno scendere le scale e si girò a guardare chi fosse. L’amica di sua cugina scese, grattandosi un occhio dal sonno. Com’è che si chiamava? Pa… Pa.. Patricia? No, Pa… Pamela, ecco!
«Che stai facendo?» Un anfiteatro di cazzi suoi quella lì non sapeva farseli? Si girò di nuovo verso Zayn e lo trovò a guardarle. Ovviamente aveva disturbato il ragazzo.
«Non riusciamo a dormire.» E domandandosi chi altro non riusciva a dormire, Pamela si sporse dalla porta per guardare chi fosse. Quando vide che era Zayn, si mise apposto i capelli.
«Oh ciao Zayn.» Le rispose con un’alzata di testa, e tornò a leggere il suo libro. Passò uno sguardo tra i due e poi, sentendosi un pochino di troppo decise che era meglio andarsi a fare una camomilla. Entrò in cucina sapendo che Pamela sarebbe andata a parlare con Zayn. Non ci rimase male di quella cosa. In fondo invidiava ogni donna che riusciva a fare la gallina con quello che gli piaceva; perché lei non ci riusciva. Non era in grado di fare la carina con nessun ragazzo, tantomeno con Zayn. Quindi buon per lei se riusciva a portarselo a letto.
Quando si rese conto che aveva preparato due tazze, senza pensarci, si mordicchiò il labbro inferiore. L’aveva fatto inconsciamente e si domandò se dovesse o no portare quella tazza di camomilla anche a Zayn. E quando entrò in salone, vide che Pamela era seduta al fianco del moro, cercando in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
Ma con ben poco successo.
Sentendola arrivare, entrambi alzarono lo sguardo verso di lei e Zayn le donò un sorriso magnifico quando si rese conto che portava in mano due tazze. Alzò le spalle e gliela porse, facendogli appoggiare il libro sulle gambe incrociate.
«Grazie.»
«Di nulla.» Rispose, andandosi a sedere sulla poltrona vicino al televisore. Si rese conto che pamela la stava scrutando attentamente e rispose proprio mentre affondava la faccia nella tazza, soffiando per non bruciarsi. Si guardarono seriamente, poi Pamela sospirò.
«Non trovate che sia brutto restare svegli la notte?»
Entrambi alzarono gli occhi su di lei, seri. «No.» Risposero unisono, girandosi a guardare l’altro e sorridendosi.
«Ma avremo una faccia terribile domani.»
Keyra non si abbassò neanche a rispondere a quella ragazza, capendo che ogni cosa era giusta per attirare l’attenzione di quel dio. Ma Zayn pensò bene di risponderle.
«Tanto hai i trucchi, no?» Alzò un lato delle labbra a quella risposta e tornò a guardare sul cellulare pur di non ridere in faccia a quella ragazza. Il moro tornò invece a leggere, del tutto tranquillo.
«Cos’è che leggi?» Mio dio quanto era fastidiosa. Provare ad attirare l’attenzione di Zayn in qualsiasi altro modo, no, vero?
Lo sentì sospirare, forse infastidito dall’essere stato ancora disturbato. «Romeo e giulietta di Shakespeare.» E madonna lui che tono usava. Era da prendere a schiaffi certe volte. Spettatrice di quella scenetta, restò in silenzio a guardarli.
«Chi sei tu che avvolto nella notte inciampi così nei miei pensieri?» Recitò la bionda, con un sorriso. Zayn alzò un sopracciglio in risposta.
Pamela cercava in tutti i modi di farsi grande davanti a lui, ma a quanto pare non ci riuscì dicendo quella frase. E rimase in silenzio mentre quei due parlavano di quell’opera che, a parer suo era bellissima, ma banale.
Keyra credeva nel vero amore, ma tutte quelle ragazzine che impazzivano dietro la storia di Romeo e Giulietta solo perché era davvero bella, erano ridicole.
Nessuna di quelle ragazze si rendeva conto che, mentre dicevano che quella storia era perfetta, c’era sempre da dire che la loro storia era durata due giorni.
Romeo e Giulietta non erano il suo prototipo di coppia perfetta, anche perché a suo parere erano solo due viziatelli che in due giorni avevano fatto più danni che altro.
«Come puoi dire che è banale come storia, Malik?»
«Semplicemente perché sono durati due giorni. Poi si sono ammazzati al primo ostacolo.»
«Per questo tu non duri più di una notte?»
Minchia, ci andava leggera la ragazza eh. Zayn mise il segnalibro e rispose debolmente. «Il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perché non ha mai conosciuto la bellezza fino ad ora.» Si girò a guardarla, glaciale. In tutto questo Keyra rimaneva una spettatrice silenziosa. Sembrava come se quei due non si rendessero conto che c’era pure lei. Si stavano scopando con lo sguardo, a suo parere.
Bastava seriamente così poco per farsi portare a letto da Zayn? Doveva segnarselo. La bionda sorrise timidamente, abbassando lo sguardo. Per poco non vomitava per la dolcezza che vibrava in quella stanza. Mio dio che flemma.
Stava per alzarsi e lasciare quei due da soli quando, men che se l’aspettasse, Zayn parlò ancora. «Nessuna ragazza che mi sono portato a letto mi ha fatto pensare una cosa del genere. E conoscere due frasi di Shakespeare non aiuteranno te a diventare quella che mi ruberà questo pensiero.»
Se avesse potuto si sarebbe alzata in un’ovattazione per quel ragazzo. L’aveva smerdata con una semplicità rara. Pamela rialzò lo sguardo su Zayn e, fissandosi negli occhi, se ne andò borbottando un buonanotte veloce.
Zayn tornò a leggere e a bere la sua tazza di camomilla mentre lei lo scrutava attentamente, chiedendosi come una persona potesse avere tutte quelle facciate.
«Che c’è?» Chiese a lei, rimanendo però con lo sguardo sul libro. Arrossì perché era stata beccata a fissarlo, e subito tornò a guardare dentro la sua tazza.
«Pensavo a come hai mandato a casa Pamela.»
«Beh, credo che tu saresti stata molto più brava di me se solo avessi aperto bocca.» Alzò un sopracciglio a quella frase e poco dopo Zayn la fissò. Sorrise debolmente e lei ricambiò.
«Non perdo tempo con gente del genere. Ma anche te non te la sei cavata malissimo.»
Crollò di nuovo il silenzio mentre lui continuava a leggere quel libro e lei si era fissata sulla lucina del rivelatore di fumo.
Fu quando stava per finire la sua camomilla che Zayn pensò bene di parlare, ma ancora con la faccia rivolta verso il libro. «E’ tanto strano che aspetto quella giusta?»
«Dipende… Se mentre l’aspetti ti scopi tutte le principesse, è un po’ ipocrisia.» Zayn finalmente alzò lo sguardo dal libro per posarlo su di lei, ancora fissa su quella lucina maledetta. Ci si era proprio chiusa, tant’è che aveva parlato senza pensare.
Mordendosi il labbro, si girò a guardarlo pensando che l’avesse offeso, ma lo trovò solamente a sorridere. «E per te come dovrei fare per capire se è quella ragazza, quella giusta?»
«Stai chiedendo alla persona sbagliata Malik.» Gli sorrise debolmente.
«Non sei mai stata innamorata?» Domandò incredulo, chiudendo il libro e finendo la camomilla.
«Si, credo di si.»
Quando capì che quella era la sua risposta definitiva, Zayn alzò entrambe le sopracciglia. «Tutto qui quello che sai dirmi? Che cosa si prova?»
«E che ne so, Malik? Te l’ho detto che hai sbagliato persona a cui chiedere.» Lo vide inarcare ancora le sopracciglia, incredulo. «Solo perché potrei essere stata innamorata non vuol dire che so cosa si prova. Potrei anche non saperlo, magari perché il mio amore non è ricambiato e non ho basi certe per sapere se quello che provo è il vero amore.»
Il moro sbatté le ciglia, incredulo. Forse non stava capendo il suo punto di vista. «Nessuno è il mio lui. Quello che ho provato con altri ragazzi non è ciò che provo con lui. Ma non posso sapere se è amore, visto che lui non si sognerebbe mai di guardarmi.»
«Nessuna è la mia lei.» Ripeté Zayn, saggiando quelle parole sulla sua stessa lingua. Sorrise, sapendo che quelle parole avevano un sapore strano quando si pronunciavano. E sentirlo ripetere una frase che spesso lei pensava, le fece passare un brivido dritto sulla schiena.
Si stese sul divano, incrociando le braccia dietro alla testa e guardando il soffitto, ripetendo di tanto in tanto quelle cinque parole. «Vogliamo dormire?»
«Russi la notte?»
«Veramente no.» Ammise il moro, sbadigliando. «So che è strano, ma il divano è uno e dovremmo dividerlo. Giuro che non ti tocco.»
Ridacchiò debolmente, sperando dentro di lei che lo facesse. «Se tu lo facessi, domani mattina saresti senza mani. E da quello che so ne avete bisogno.» Il moro rise e si alzò, indicandole con la mano il divano. Con un sospiro si stese vicino allo schienale, cercando di splasmarsi il più possibile con esso. Zayn si mise al suo fianco e, come aveva immaginato, si sarebbero sfiorati anche troppo spesso quella notte. Cercarono una posizione comoda per entrambi e poco dopo, come un bambino il moro si addormentò.
Lei però non riusciva neanche a ragionare, figuriamoci a dormire. Se aveva pensato che Zayn Malik fosse perfetto, aveva fatto un gran errore. Non lo aveva mai visto dormire.
Era qualcosa di indescrivibile. Sembrava un dipinto del ‘500. Era stato plasmato da mani divine, perché non c’era un errore in quel dipinto.
Vederlo dormire era meglio di qualsiasi film mandato sulle prime televisioni; si domandò perché Zayn non avesse uno sciame di spettatori a guardarlo mentre riposava come un angelo.
“Key…”
“Che c’è?”
“Mi sa che mi sono innamorata di zayn.”
“Benvenuta nel club, amica mia!”

 
 
Partecipa al contest #ShadowOfLove di Lilac J. 
Keyra è un personaggio inventato da me, per tanto ne ho i diritti assoluti. 

 


Note dell'autrice:
un'altra Zayra? Ma che palle! 
Che ce volete fa? Sono una rompicoglioni lo so. Ma che posso farci se vedo Zayn solo con la mia Keyra? Niente. E voi vi beccate ste due one - shot su Zayra per un concorso. Che dire? La coscienza di Keyra che chiama Zayn con il suo nome di battesimo perché odia che Keyra lo chiama Zayn con la y e non con la i. Si impunta su stronzate del genere, odiando con tutto il suo essere quel ragazzo per poi innamorarsi anche lei di lui. Da Zayn dormiente non si scappa. Anche la sua coscienza non si è salvata da quello spettacolo e non si salva dall'innamorarsi di lui.
A differenza di Keyra che lo chiama Zayn, perché le sembra stupido chiamarlo per il nome di battesimo e non come lui vuole farsi chiamare.
In realtà non ho molto da dirvi. Presto posterò la seconda, ed ultima parte, di questa one shot per questo concorso. Spero di non essere andata, per adesso, fuori tema. Il contest è questo: cliccami tutto (shadow of love) indetto dalla mia amiciccia Lilac J. 
Per altro niiiiiiiiiente. Spero che vi sia piaciuta. Enjoy. 
Un bacio ai pupi;
Marrymezayn (sempre e solo lei. ahahahah)

 
   
 
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