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Autore: MariShmallow    02/04/2015    2 recensioni
Freddo, serioso, depresso, senza cuore. Mi hanno chiamato in molti modi. Sia gli amici che i parenti.
Ma io sono davvero così? O è quello che loro vogliono vedere?
Ho sempre fatto del mio meglio per far stare bene le persone a me care, ma quello che ho avuto in cambio sono state solo delusioni. Delusioni che si sono accumulate e mi hanno lentamente consumato, fino a farmi allontanare da tutti.
Ma poi è arrivato lui, la mia creazione, il mio androide... Il suo dolce sorriso, i suoi occhioni solari e la sua voce soave hanno allontanato quel alone di tristezza che mi aveva avvolto per tanto, troppo tempo.
E mi ha fatto capire che non si può amare da soli, deve sempre esserci qualcun altro a condividere le gioie di ogni giorno.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hyuk, Leo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nascita
 



Voglio qualcuno che mi accetti per quello che sono.

Voglio qualcuno che mi stia vicino per l'eternità.
Voglio qualcuno che mi ami.
 
Freddo, serioso, depresso, senza cuore. Mi hanno chiamato in molti modi. Sia gli amici che i parenti.
Ma io sono davvero così? O è quello che loro vogliono vedere?
Ho sempre fatto del mio meglio per far stare bene le persone a me care, ma quello che ho avuto in cambio sono state solo delusioni. Delusioni che si sono accumulate e mi hanno lentamente consumato, fino a farmi allontanare da tutti.
Ho lasciato tutto e tutti per stare da solo. Solo la solitudine può portarmi un po' di sollievo. E io sono l'unica persona che può sopportarmi per come sono.
Da soli è la miglior cosa.
 
Era questo che pensavo. Ma... La solitudine mi stava distruggendo. Non avevo avuto più contatti con nessuno da circa un anno. Mi ero rifugiato in un cottage in montagna, senza telefono o televisione. Non sapevo nulla di quello che stava succedendo là fuori, nel mondo.
C'eravamo solo io e i miei macchinari. Gli stessi che stavo utilizzando per dare vita ad una mia idea folle, quasi impossibile: costruire un androide.
Una macchina che avrebbe obbedito ai miei comandi e che non mi avrebbe mai giudicato. Non mi avrebbe mai abbandonato.
 
******
 
Era ormai completo. Ci avevo lavorato per circa 6 mesi, e finalmente era pronto. Davanti a me c'era uno splendido androide con le sembianze di un mio vecchio amico d'infanzia, che purtroppo era morto. Lui era stato il mio miglior amico e l'unico che non si era mai lamentato della mia faccia inespressiva. Lui era tutto il contrario di me: sorrideva e rideva sempre, era energico e solare e piaceva a tutti. Nonostante le nostre evidenti differenze, lui aveva scelto di stare con me, che non ridevo mai e preferivo stare seduto e guardare il mondo circostante. Quando avevo saputo della sua morte improvvisa, il mio cuore era andato in mille pezzi. Si era frammentato, e nessuno era più riuscito a ricomporlo.
 
Quando finii di sistemare l'ultimo circuito, sistemai tutti i cavi dell'elettricità nelle fessure del suo corpo e lasciai che la “vita” entrasse in lui.
Passò un'ora... Due... Tre. Aspettai... E aspettai...  Ma lui ancora non si muoveva.
Ero stanco ed era ora di andare a letto.
Lo lasciai così com'era nella speranza che la mattina seguente l'avrei trovato pronto.
 
La giorno seguente mi svegliai stanco e spossato. Avevo passato giornate intere a lavorare sull'androide e non mi sarebbe di certo bastata una nottata per recuperare il sonno perduto.
Con gli occhi ancora oscurati da un velo di dormiveglia, provai ad alzarmi, ma qualcosa mi tratteneva.
Guardai in basso e mi ritrovai addosso una persona. Un ragazzo.
Mi stropicciai gli occhi, incredulo. Ma dopo realizzai: era l'androide.
L'avevo progettato per essere in tutto e per tutto simile ad un vero essere umano.
Ma la domanda era: cosa ci faceva lui lì?
Provai a strattonarlo. Lui, come un cagnolino fedele, al mio tocco si alzò e mi guardò con i suoi occhi enormi.
 
“Buongiorno!” la sua dolce voce mi accarezzò l'anima, rinvigorendola.
Non sentivo una voce oltre la mia da tanto, troppo tempo.
“Buongiorno...” dissi un po' titubante.
Lui continuò a guardarmi e poi si avvicinò a me, lasciandomi un lieve bacio sulla guancia.
“Ti piacciono i cereali con il latte e il the la mattina, vero? Te li preparo subito.”
 
Rimasi a guardarlo andare via. I miei occhi erano puntati su di lui, esterrefatti, mentre una mano era posata sulla guancia che le sue candide labbra avevano baciato.
Nessuno mi aveva baciato a quel modo. Era una bacio così dolce ed... Affettuoso.
Eppure lui era una macchina. Come poteva lasciarmi tali sensazioni?
 
Mi alzai dal letto ed andai verso la cucina, dove era già pronta la colazione.
Solo allora notai che lui era vestito. I miei vestiti gli stavano davvero grandi: sembrava un cucciolo immerso nelle coperte.
 
Accennai un sorriso, e proprio in quel momento i nostri sguardi si incontrarono.
Lui mi sorrise e il mio cuore perse un battito.
Era proprio uguale a Hyuk.
 
Gli occhi divennero lucidi e guardai in alto per non lasciar uscire le lacrime.
Lui si accorse del mio stato e si precipitò verso di me, abbracciandomi.
Nonostante fosse solo un macchinario, fatto di metallo, era caldo e morbido, proprio come un vero essere umano.
“Va tutto bene, va tutto bene...” mi sussurrò, accarezzandomi la testa.
 
L'ultima persona che mi aveva abbracciato e confortato a quel modo era stata mia madre.
La prima che mi aveva accettato per quel che ero. Ma dopo la sua morte, dopo quella tragica notte, nessuno mi aveva più degnato di un gesto d'affetto come quello.
 
Mi aggrappai a lui e mi lasciai andare al pianto.
La vita era stata ingiusta con me. Mi aveva portato via le uniche due persone a cui volevo bene e mi aveva lasciato alla mercé di sconosciuti insensibili.
Ma ora lui era lì. Non mi avrebbe giudicato e non mi avrebbe mai lasciato. Lui non sarebbe morto, non mi avrebbe abbandonato.
 
Nonostante Hyuk fosse piuttosto mingherlino, aveva una forza superiore alla mia, in quanto androide.  Riuscì ad alzarmi e portarmi fino al letto, dove mi adagiò. Poi si mise accanto a me e si accoccolò tra le mie braccia.
Risi a quella scena: sembrava un gatto pronto a ricevere le coccole dal suo padrone.
Inizialmente indugiai, ma quando alzò gli occhi supplici verso di me, feci quello che mi aveva detto senza parole.
Il tepore del suo corpo minuto si unì al mio e quella sensazione mi lasciò un senso di nostalgia e quiete, che da tempo non provavo.
 
Mi appisolai. Mi svegliai di soprassalto a causa di un forte rumore.
Guardai accanto a me ma Hyuk non c'era.
Mi si fermò il cuore per un istante e quando ripartì andai a vedere cosa fosse successo.
Avevo paura fosse successo qualcosa di grave.
Mi precipitai in cucina e vidi Hyuk a terra, con alcune pentole sparse tutte intorno a lui.
“Scusa, ti ho svegliato! Non riuscivo a raggiungere quella mensola e ho provato a saltare, ma ho fatto solo casini...” era dispiaciuto e tutto il suo corpo lo dimostrava.
Mi sembrava anche di vedere delle orecchiette abbassate sulla sua testa, come quelle dei cani quando fanno qualcosa di sbagliato.
 
Mi scappò una risatina. Notai la confusione sulla sua faccia e gli arruffai i capelli.
“Non preoccuparti.” dissi e cominciai a raccogliere tutte le pentole e a riporle su una mensola più bassa, in modo che lui potesse raggiungerla.
Sentii un flebile grazie alle mie spalle e subito dopo seguì un abbraccio. Caldo ed affettuoso, come tutti i gesti che aveva fatto fino ad allora. 
  
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