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Autore: Umiko    02/04/2015    3 recensioni
"Lotus Hotel, il paradiso al giusto prezzo".
Nico sviene davanti al Lotus Hotel e viene ospitato dal suo gestore, Percy.
Ma sarà davvero un paradiso?
***QUESTA FANFICTION E' UNA TRADUZIONE. TUTTI I DIRITTI VANNO ALL'AUTRICE ORIGINALE. LINK ALL'INTERNO.***
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ehilà! Come andiamo? Felici per l'inizio delle vacanze pasquali? Io tantissimo AHAHAH
Come potete vedere, sto approfittando del tempo libero per dedicarmi alla traduzione (anche se nemmeno adesso sono completamente libera dai compiti... purtroppo -.-").
Dato che sono partita per passare i festivi da mia nonna (che vive in un paesino sperduto nel nulla, tipo Narnia) non ho la connessione ad Internet, quindi devo usare quella del mio telefono - che sta per terminare - e, per il momento, posso solo pubblicare il capitolo. Per quanto riguarda le recensioni, risponderò una volta tornata a casa, e penso (o almeno spero) che per quel giorno sarò anche andata avanti con il capitolo seguente.
Vi ringrazio calorosamente e vi auguro una bellissima Pasqua. Questi sono i link del capitolo (Children of Loss, Chapter 17) e dell'autore originale (XTheSonOfHadesX).
Buona lettura a tutti!

*























Nico si lasciò scivolare l'acqua calda sulla testa, emettendo un lungo sospiro. Era rimasto in piedi nella doccia a giocherellare con la frangia per gli ultimi cinque minuti. Aveva già finito di lavarsi, ma la sua mente aveva cominciato a vagare. Si era aspettato che gli eventi del giorno prima avrebbero temperato i suoi ormoni, ma quel desiderio era morto quando si era svegliato con un'erezione. Persino nelle parti in cui Percy si era comportato in modo cattivo, Nico riusciva a fantasticare sul direttore dagli occhi verdi. Come poteva essere giusto?
Non era colpa sua se, anche quando si dimostrava crudele, Percy lo attraeva. Tuttavia, era probabilmente quello il fattore che aveva contribuito al suo sogno sul sesso estremo. Aveva pensato che sarebbe stata una buona cosa il fatto che forse non sarebbe riuscito a vedere Percy nei giorni successivi, comunque. Magari lo avrebbe aiutato a chiarire un po' i pensieri.
Era stato molto difficile dormire, la sera prima. Anche dopo aver raggiunto la camera, aveva finito per annoiarsi. Non riusciva ad addormentarsi. Apparentemente, dare un pugno in faccia ad Apollo e colpire un sacco da boxe lo avevano svegliato. E poi c'erano i Bambini Sperduti. Che tipo di accordo avevano? L'unica cosa che stavano facendo era confondere Nico, e di certo non aiutavano la sua mente.
Emettendo un gemito, Nico chiuse l'acqua. Uscì dalla doccia di vetro e afferrò l'ascensore, asciugandosi i capelli prima di avvolgerselo intorno alla vita. Aveva bisogno di prepararsi per incontrare Clarisse ed Ethan, aveva già perso abbastanza tempo.
Gli era davvero grato, al momento. Se Clarisse non si fosse offerta, Nico sarebbe rimasto chiuso in camera tutto il giorno senza niente da fare. Tornò in stanza e prese il telefono, notando un nuovo messaggio. Apparentemente, Clarisse voleva incontrarlo giù nell'atrio, dato che stavano aiutando Leo a fare una cosa.
Mettendosi qualcosa addosso, Nico afferrò il telefono e la chiave magnetica, uscendo dalla porta. Infilò il telefono in tasca e si diresse in fondo al corridoio. Lì all'esterno,
stavolta, si sentì un po' a disagio. Non era sicuro di voler incontrare di già uno dei Bambini Sperduti. Dopotutto, l'incontro della sera prima non era andato così bene. Anche se era successo soprattutto a causa di Apollo.
Mentre si avvicinava all'ascensore, sentì un fischio provenire dalla porta aperta di Luke e Ottaviano. Nico si accigliò prima di voltarsi e dirigersi in camera. Luke mise il gioco in pausa e si appoggiò al divano, portandosi le mani dietro la testa.
- A quanto pare qualcuno ha deciso di mostrare la faccia, oggi - disse Luke, ghignando.
- Che cosa vuoi, Luke? - borbottò Nico.
Luke inarcò un sopracciglio. Sbuffò e si alzò in piedi, senza avvicinarsi a Nico. - Volevo solo dirti che non hai fatto un brutto lavoro, ieri sera.
Nico socchiuse gli occhi. A che gioco stava giocando? - Cosa dovrebbe significare?
Luke sorrise e camminò intorno al tavolino da caffè. - Sembra che tu non sia l'unico ad essere stato allontanato dal lavoro a tempo indeterminato - replicò. - Percy ha vietato ad Apollo di tornare a lavorare fino a quando le sue guance e il suo collo non saranno guariti.
- E sei felice di questo? - chiese Nico, incredulo.
Luke alzò le spalle. - Ho pensato che fosse divertente. Ma comunque, penso che anche il tuo disastro sul palco sia stato divertente.
L'espressione sul viso di Luke mise Nico a disagio. Gli ricordava qualcosa dei due bulli di scuola, tranne per il fatto che era più bello di loro e probabilmente più intelligente. Sembrava divertirsi a guardare le altre persone che soffrivano. Per questo, forse, era il migliore nelle stanze dei capricci - apparentemente.
Luke sbatté una mano contro il telaio della porta, accanto alla testa di Nico. Gli sorrise, guardando gli occhi del ragazzo dai capelli neri che si spalancavano. Percy e Luke erano le due persone dell'albergo che riuscivano facilmente a farsi sentire da Nico sotto pelle, anche se in modi diversi. Percy sapeva quale pulsante premere per far arrossire Nico e quale lo avrebbe reso felice o arrabbiato. Luke sapeva come frustrarlo e provocarlo. Gli piaceva tormentarlo. Gli ricordava anche il modo in cui, di tanto in tanto, lo stuzzicava Bianca.
Nico spinse via il petto di Luke, riuscendo solo a farlo inciampare all'indietro. - Che problema hai, comunque? - brontolò, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi con un cipiglio.
Luke fece spallucce. - Ho bisogno di divertirmi, in qualche modo.
- Ti infastidisco davvero così tanto? - sussurrò Nico.
Luke si strofinò la nuca, fissandolo senza espressione. - Come ha detto Talia, per noi sei uno strano specchio da guardare. E comunque, io ho provato ad avvisarti.
- Lo so. - Nico sospirò e spostò di nuovo lo sguardo su di lui.
Luke lo studiò intensamente per un momento, le labbra inclinate in un cipiglio verso il basso. Nico si chiese quale pensiero orribile stesse immaginando mentre lo fissava. Era quello tutto ciò che riuscivano a vedere quando lo osservavano? Non li capiva più, ormai, e non gli sembrava giusto.
- Grazie per essere stato onesto con me, comuque - disse Nico, offrendogli un sorriso. Sarebbe stato ferito se avesse provato ad essere gentile con loro? Se Nico doveva restare lì, sarebbero stati tutti una costante nella sua vita. Forse, con il tempo, avrebbero smesso di guardarlo così orribilmente.
Il cipiglio di Luke, però, rimase lì dov'era. Nico emise un lungo sospiro, il sorriso barcollante. Forse era sperare troppo. Onestamente, non sapeva nemmeno se era pronto a perdonarli, al momento. Sapeva solo che sarebbe stato meglio andare tutti d'accordo. E per qualche ragione, non riusciva ad immaginare nessuno dei Bambini Sperduti cercare di scusarsi. Forse il loro modo di farlo era fingere che nulla fosse successo. Nico gemette, la testa che cominciava a fare male. Tutta quella storia gli avrebbe solo procurato un mal di testa.
- Beh, non sono il tipo che dice cazzate alle persone quando c'è un problema - mormorò finalmente Luke. Si voltò e tornò sul divano, sedendosi con un sospiro. Chiuse gli occhi e si passò una mano tra le corte ciocche bionde.
- Non avresti potuto dirmi qual era il problema?
Luke ghignò, gli occhi ancora chiusi. - Che divertimento ci sarebbe stato? Era molto meglio guardarti fallire.
- Qualcuno ti ha mai detto che sei uno stronzo?
Luke ridacchiò. - Occasionalmente, sì. - Alzò le spalle. - Non è colpa mia se mi annoio facilmente.
Nico roteò gli occhi e scosse la testa. - In ogni caso, ho delle cose da fare - mormorò. Si voltò e si diresse verso la porta.
- Ehi! - lo chiamò Luke. Nico si voltò con un cipiglio. Luke aveva le sopracciglia aggrottate. - Non riprovare a fare la bravata di ieri sera. E te lo dico per il bene di Apollo. Ti abbiamo suggerito di tenere le mani pulite, e intendevamo anche con gli altri. Se i clienti fossero stati nel ristorante, Percy non ti avrebbe lasciato andare via con la tua piccola trovata della vendetta.
Nico socchiuse gli occhi. - Cosa vi importa? Sono sicuro che sareste tutti più felici se venissi cacciato da qui.
Gli occhi di Luke si scurirono mentre ringhiava. - Bene, allora trascina il culo fuori di qui! Fai quel che cazzo vuoi, ragazzino - grugnì, gettandosi di nuovo sul divano e tornando al suo gioco.
Nico fece un passo indietro, sorpreso. Increspò le labbra e uscì dalla camera, affrettandosi verso l'ascensore. Cos'era successo? - Giuro, riescono solo a confondermi - mormorò sottovoce mentre guardava scendere i numeri dei piani.
Clarisse, Ethan e Leo erano già nell'atrio quando Nico arrivò. Diventarono silenziosi mentre si avvicinava; Leo sorrise e fece un cenno al pallido ragazzo. - Ehilà, Nico - lo salutò.
- Ehi - mormorò Nico. Si accomodò accanto a Leo, voltandosi verso il basso Latino. - Ho sentito di Apollo.
Clarisse ed Ethan ridacchiarono sottovoce. Leo increspò le labbra per nascondere un sorriso. - Sì, Percy lo ha fatto riposare per un paio di giorni - replicò.
Nico annuì. - A proposito, come fa a gestire gli affari se gli mancano due spogliarell...?
Leo portò una mano sulla sua bocca. - Non parlare dei piano di sopra quaggiù - sibilò. Clarisse ed Ethan si erano coperti il viso con i palmi. Leo si guardò intorno, accigliandosi verso una donna che teneva in braccio il suo bambino. Le sorrise e le fece un cenno fino a quando la donna non se ne andò. Si voltò verso Nico, aggrottando le sopracciglia. - Amico, qui ci sono persone che non fanno affari ai piani di sopra. Non. Ne. Parliamo. Qui. Capito?
Nico annuì lentamente. Leo sospirò e allontanò la mano dalla sua bocca. - Scusami - sussurrò. Non ci aveva pensato. Adesso che Leo lo aveva menzionato, aveva un senso. Si sentiva un po' stupido, inoltre. Avrebbe dovuto saperlo. Sarebbe dovuto scaturire dal suo buonsenso.
- Non tutti quelli che vanno al bar fanno affari al piano di sopra, così come alcune persone del piano di sopra non scendono al bar. Ma ci sono anche persone che sono qui solo per fare una bella vacanza di famiglia, e Percy preferirebbe che non sapessero cosa succede al piano di sopra.
Nico annuì ancora, la faccia diventata rossa. Aveva quasi rovinato tutto. Cosa sarebbe successo in tal caso? Percy lo avrebbe cacciato fuori sul serio?
Non ebbe molto tempo per pensarci, perché Clarisse si alzò in piedi e si portò le mani dietro la testa. - Andiamo, ragazzino. Ti portiamo a fare qualcosa di divertente - disse con un ghigno cattivo.
- Dove lo porti? - chiese Leo.
- Non sono affari tuoi.
Leo si accigliò. - Ricordati cosa succederà presto - mormorò.
Nico inclinò la testa di lato. - Cosa? - domandò.
- Oh, abbiamo dei nuovi arrivi.
Nico sbatté le palpebre. - Nuovi Bambini Sperduti?
Leo annuì. - Percy ne ha ricevuti alcuni dalle altre filiali. Beh, usano termini diversi in posti diversi, ma qui saranno Bambini Sperduti. Dovrai incontrarli. Conoscono già gli altri, quindi sarai l'estraneo della situazione - rispose con un sorriso.
Nico aggrottò le sopracciglia. - Grande - mormorò. Proprio ciò di cui aveva bisogno, altre persone che lo tradissero.
- Sì, Rachel è andata all'aereoporto per aspettare il loro volo.
Ethan fece un cenno con la mano, sprezzante. - Ci ricordiamo tutto. Eravamo lì quando Percy ce lo ha detto - mormorò l'asiatico. Fece un sorrisetto e tirò a sé il ragazzo più piccolo. Avvolse un braccio intorno a Nico e lo trascinò, Clarisse dall'altro lato.
Entrarono nell'ascensore e Clarisse tirò fuori la chiave. Nico guardò mentre la infilava nella fessura e premeva il pulsante per il terzo seminterrato. Inclinò la testa di lato. Si era chiesto spesso cosa fossero i due piani sotto il garage.
- Che piano è? - chiese, indicando con il dito il pulsante del secondo seminterrato, solo per farselo spingere via da Clarisse.
- Un piano di cui non devi preoccuparti - sibilò la ragazza.
Ethan ridacchiò. - Aw, diglielo. Non c'è niente di male. Ormai sa abbastanza - motivò.
Clarisse lanciò un'occhiata al suo collega per un istante, prima di grugnire. - Bene. - Guardò Nico. - E' il piano delle stanze dei capricci, di cui probabilmente ti avranno parlato gli altri. Come ho già detto, non devi preoccupartene.
Nico si accigliò verso il pulsante. Era curioso di vedere quale fosse l'aspetto di quel piano. Tuttavia, esitava a metterci piede. Ne aveva già visto un'anteprima nella stanza dei monitor, e forse era il massimo che poteva vedere. Immaginò che quel piano fosse zeppo di cuoio, catene e giocattoli erotici, niente che lo mettesse a suo agio nei paraggi.
La porta dell'ascensore si aprì, rivelando un piccolo corridoio con una serie di porte all'estremità. Nico seguì i due addetti alla sicurezza nel corridoio, dove Ethan infilò la chiave in una fessura accanto alla porta. Le porte si spalancarono e Nico strabuzzò gli occhi.
C'era un intero poligono di tiro sotto l'albergo. Alcuni bersagli erano allineati sulla parete lontana, mentre accanto a Nico e agli altri c'era un tavolo. Di fronte al tavolo c'erano un paio di cabine con qualche bersaglio di scorta. Sul soffitto c'era un nastro trasportatore, che Nico immaginò servisse alle persone per rimpiazzare i bersagli. Dietro il tavolo, a qualche metro di distanza, c'erano un altro tavolo e uno scaffale. Nico si avvicinò e ne osservò il contenuto. Su alcune mensole c'erano dei tappi auricolari e delle cuffiette. Sul tavolo c'erano una serie di cartelle nere, dotate di combinazione elettronica.
Nico si spostò di qualche altro passo, notando una parete scorrevole in vetro di fronte agli scaffali. Sbirciò all'interno per trovare uno svariato assortimento di pistole. Lo avevano portato in un poligono di tiro? Perché avrebbero dovuto passare del tempo lì? Ma la domanda migliore era: perché c'era un poligono di tiro, là sotto?
- Passate le giornate a sparare? - chiese Nico, impassibile.
I due ghignarono. - Almeno abbiamo qualcosa di divertente da fare - replicò Ethan.
Nico li guardò con attenzione. Le parole di Leo e Rachel cominciavano a preoccuparlo. Non avrebbe dovuto trovare strano il fatto che qualcuno si divertisse a sparare un bersaglio, ma il modo in cui lo avevano detto, aggiunto alle espressioni del loro viso, lo aveva innervosito. Il loro lavoro era mantenere la pace al piano di sopra, giusto? Non li aveva mai visti con una pistola in mano.
- Quindi i clienti vengono quaggiù per testare la loro merce, o qualcosa del genere? - chiese Nico, esitante.
Clarisse fece un sorrisetto, innescando un brivido lungo la spina dorsale di Nico. - No - fu la sua unica risposta.
Una porta si aprì alle spalle di Nico, sorprendendolo. Si voltò per trovare una bassa donna latina con una piccola scatola nera. Aveva i capelli ricci e neri e un paio di brillanti occhi marroni. Indossava solo una vecchia maglietta dei Rolling Stones e dei jeans sbrindellati con qualche macchia di grasso.
Sbatté le palpebre, sorpresa, prima di sorridere e continuare il suo cammino nella stanza. Appoggiò la scatola su tavolo e unì le mani. - Allora, cosa posso fare per voi, oggi? - chiese, con un accento spagnolo.
Ethan sorrise, in modo così genuino che, sorprendentemente, riuscì a non inquietare Nico. - Esperanza. Stavamo solo mostrando il piano a Nico, qui- le disse.
Esperanza annuì e si voltò per guardare Nico. Si strofinò le mani sul retro dei jeans e tese la mano verso di lui. - Tu devi essere il Bambino Sperduto di cui mi ha parlato Leo.
Nico si voltò per guardare gli altri due, confuso. - Esperanza è la madre di Leo - spiegò Clarisse.
Gli occhi di Nico si spalancarono. Aveva pensato che tutti i Bambini Sperduti fossero stati abbandonati e tagliati fuori dalle loro famiglie. E invece, lì di fronte a lui, c'era la madre di Leo. - Felice di conoscerla, signora - disse con un sorriso.
- Oh, per favore, chiamami Esperanza. Non voglio nessuna formalità di mierda.
Nico inarcò un sopracciglio. - Significa merda, amico - ridacchiò Ethan. Nico spalancò gli occhi e annuì.
- Comunque, volevamo fare qualche tiro - disse Clarisse. - Ho pensato che avremmo potuto far provare a Nico.
- D-davvero? - chiese nervosamente Nico. Non aveva alcuna esperienza con le pistole. Nei videogiochi sparava continuamente, ma la sua esperienza con le pistole nella vita reale consisteva in quelle che comprava suo padre e in alcuni teppisti che aveva incontrato in mezzo alla strada di tanto in tanto. Non era sicuro di essere a suo agio con quell'idea.
Ethan alzò le spalle. - Dovresti andare bene - disse, facendo un cenno in aria con la mano.
Dovresti? Nico strabuzzò gli occhi. Si sarebbe potuto sparare un piede da solo! Sentì che sarebbe stata un'altra brutta esperienza, per lui. Anche loro volevano metterlo nelle condizioni di umiliarsi da solo?
Esperanza alzò le spalle. - Andrà tutto bene. Assicuratevi solo di rispettare i protocolli - ordinò la donna latina.
I due addetti alla sicurezza annuirono e guidarono Nico verso una delle cabine. Clarisse si avvicinò ai tavoli e agli scaffali e cominciò a cercare qualcosa nel loro contenuto. Nico si voltò verso Ethan. - Quindi, cosa ci fa qui la mamma di Leo? - chiese curioso.
Ethan lanciò un'occhiata alla donna. - Lei è il tuttofare, da queste parti. O la tuttofare, nel suo caso - ridacchiò - Aggiusta le nostre auto, sorveglia il mantenimento dell'albergo, si occupa di questo piano e un paio di altre cose.
Clarisse tornò alla cabina e lanciò tre cuffiette sul piccolo tavolo al suo interno. Aveva un contenitore di plastica nella mano destra, che sistemò sul tavolo dietro la cabina. Ethan ghignò e si avvicinò, tirando fuori una pistola. Clarisse prese la sua e tornò alla cabina. Grugnì e passò a Nico un paio di cuffiette, che indossò immediatamente. Una delle poche cose che sapeva sulle pistole era che facevano molto rumore.
Fece un passo indietro e guardò Esperanza, che gli sorrise calorosamente. Poi si voltò nuovamente verso le cabine. Ethan e Clarisse si erano sistemati in cabine separate, dopo aver indossato le cuffiette. Controllarono il clip della pistola prima di caricare. Nico si portò le mani ai lati delle orecchie mentre entrambi alzavano le pistole.
Nonostante le cuffiette, il suono fu un po' troppo rumoroso per i gusti di Nico. Aggrottò le sopracciglia verso niente in particolare. Si lasciò sfuggire un gemito di soggezione quando guardò i loro bersagli, entrambi perfettamente centrati. Spalancò gli occhi e riportò le mani alle cuffie mentre i due sparavano di nuovo. Non potevano avvisarlo?
I due continuarono a sparare un paio di tiri con entusiasmo. Nico dovette ammettere che erano davvero dei bei tiri. Forse avrebbe dovuto essere leggermente più impressionato di Ethan; nonostante avesse un occhio solo, era un bravissimo pistolero. Nico urlò e quasi saltò fuori dalla sua stessa pelle quando si sentì un paio di mani sulle spalle. 
La stanza divenne silenziosa quando Ethan e Clarisse lo sentirono, voltandosi con un cipiglio. Nico si girò per ritrovarsi davanti a Percy. - Cosa stai facendo? - mormorò Percy.
- Io... mi hanno portato qui per fare qualcosa - balbettò Nico, le guance che si scurivano. Al diavolo Percy, che lo aveva spaventato in quel modo in un poligono di tiro.
Percy alzò un sopracciglio verso i due addetti alla sicurezza. - E' così? Divertente, non mi sembra di averne sentito parlare.
Ethan e Clarisse ghignarono, e Percy ricambiò il sorrisetto. - Pensavamo di poter fare qualcosa di divertente - disse Clarisse.
- Magari di fargli provare con un tiro - aggiunse Ethan.
Percy si accigliò. Lanciò una breve occhiata verso Nico prima di alzare le spalle. - Immagino che non farà male a nessuno - acconsentì finalmente. - Assicuratevi solo che sappia cosa deve fare. - Nico lo fissò mentre giocherellava con i polsini della sua camicia nera abbottonata. Percy sorrise, senza guardarlo, e gli scompigliò i capelli.
Annuì verso la cabina, e Nico vi si diresse, esitante. Non era sicuro di apprezzare l'idea, ma c'era Percy a supervisionare. Come poteva andare male? Ethan lo seguì e si avvicinò al recipiente che aveva preso Clarisse. Tirò fuori un berretto e lo passò a Percy purché lo osservasse. Percy si morse le labbra e annuì.
Ethan sorrise a Nico e sistemò la pisola tra le sue piccole mani. Nico si accigliò quando Ethan lo lasciò, la pistola che divenne immediatamente pesante tra le sue mani. Aveva già capito che quella sensazione non gli piaceva per niente. Era fredda e rendeva la pelle viscida.
Si voltò verso Percy con un cipiglio, mentre lui gli sorrise. - Se non vuoi sparare, non sei costretto - gli disse.
Nico mise il broncio. Forse, solo un tiro...
Si fece dare dei suggerimenti per sparare e per tenere la pistola in sicurezza da Ethan, prestando attenzione ad ogni parola. L'ultima cosa che avrebbe voluto fare era sbagliare con un oggetto del genere in mano.
Quando ebbe finito, l'asiatico fece un passo indietro, lasciando Nico da solo nella cabina. Nico increspò le labbra e sollevò la pistola verso il bersaglio. Contrasse il viso in preparazione per lo sparo in arrivo. Sentì una mano appoggiarsi sul suo fianco e alzò lo sguardo per ritrovarsi dietro Percy.
Gli occhi di Percy erano vuoti mentre aiutava Nico con la mira, assicurandosi di aggiustare il modo in cui stava tenendo la pistola. - Guarda sempre la canna, e non chiudere gli occhi - sussurrò.
L'alto direttore fece qualche passo indietro e prese un paio di cuffie da Clarisse. Dopodiché, infilò le mani nelle tasche e riportò la sua attenzione su Nico. Nico esalò lentamente e prese di nuovo la mira. Si accigliò mentre portava il dito sul grilletto, premendolo con esitazione.
Un dolore lancinante attraversò le sue mani mentre sussultava e cadeva all'indietro sul sedere, il corpo tremante. Sentì gli altri che ridevano. Si accigliò e alzò lo sguardo per vedere Percy che lo derideva. Il suo cipiglio divenne un broncio e i suoi occhi si fecero tristi. La risata di Percy si spense in una risatina prima che si inginocchiasse di fronte a lui.
- Non è andata così male, dopot... - Percy si interruppe quando si accorse di Nico. Nico trasalì mentre il ragazzo gli sfilava la pistola dalle mani. I suoi occhi entrarono in panico quando notò il taglio sulla sua mano, il sangue che già scivolava lungo il palmo. Percy la sollevò per ispezionarla con un sospiro.
- Merda. Mi dispiace, Nico, mi sono dimenticato di avvisarti di quella parte - si scusò Ethan.
- N-non fa niente - replicò Nico, le orecchie che suonavano ancora.
Al fianco di Percy apparve Esperanza, che gli offrì dell'alcol e un cerotto. Percy la ringraziò e aprì la bottiglia di alcol. Nico gemette mentre Percy gli puliva la ferita. - Non piagnucolare, o ti porto da Will e lo faccio fare a lui - mormorò Percy, facendolo zittire con uno sguardo duro. Nico socchiuse gli occhi nella sua direzione, ma decise di non emettere altri suoni.
- Starai bene, ragazzino. Questo non è niente. Basta qualche altro tiro d'allenamento e andrai alla grande - disse Clarisse, picchiettandolo sulla spalla.
Nico guardò Percy, accigliato. Percy spostò gli occhi su di lui prima di tornare a studiare la sua mano, le sopracciglia aggrottate. - Penso abbia fatto abbastanza, per oggi.
Clarisse grugnì, ma non disse altro. Percy gli mise finalmente il cerotto e lo aiutò ad alzarsi. Sospirò e appoggiò la mano sulla testa di Nico. Il suo viso si contorse nuovamente nel dolore mentre fissava la mano ferita. Cercò di muovere le dita, sentendo dolore quando strinse il pollice e il dito indice.
Percy roteò gli occhi e lo trascinò per la testa, guidandolo verso la porta. - Chiudiamola qui. Ho bisogno che andiate tutti nell'atrio - ordinò. - Puoi ripulire tutto per noi, Esperanza?
- Certo, signore - replicò la madre di Leo, mettendo a posto le pistole nel contenitore.
- Bene. I due nuovi arrivati dovrebbero essere qui, quindi andiamo di sopra.
Nico si trascinò dietro Percy mentre si incamminava verso l'ascensore. Clarisse ed Ethan stavano mormorando qualcosa alle spalle di Nico, ma lui non stava prestando attenzione. Strinse la mano, sperando che il dolore andasse via. Voleva chiedere per quanto tempo gli avrebbe fatto così male, ma dopo quello che aveva detto Percy si sentiva un bambino. Probabilmente avrebbe solo peggiorato la situazione se si fosse lamentato ancora.
Percy non lo guardò nemmeno mentre salivano sull'ascensore. La testa di Nico stava cominciando a girare per tutti quei segnali mescolati che riceveva dal ragazzo dagli occhi verdi. Forse avrebbe dovuto solo essere franco e chiederglielo. Gli piaceva? Lo odiava? Era capace di un'emozione come l'amore? Sicuramente era quantomeno affezionato a Nico e agli altri Bambini Sperduti, ma aveva dei limiti che tutti sapevano di non poter superare.
Se Percy si fosse comportato in un modo solo, la vita di Nico sarebbe stata molto più facile. Invece, Percy cambiava continuamente atteggiamento. Forse i suoi occhi erano davvero adatti a lui, perché a Nico ricordavano il mare. Qual era la sua vera natura? Era stato cresciuto in quell'ambiente, quindi - almeno per quanto ne sapeva Nico - era possibile che stesse indossando una maschera molto convincente e recitando una farsa diabolica. Leo aveva detto che Percy sapeva della cotta di Nico. E se aveva intenzione di manipolare i suoi comportamenti flirtando con lui? Percy gli aveva detto che tutto dipendeva dalle sue scelte, ma ciò non significava che non poteva dargli una spinta nella direzione che voleva prendesse.

Nico fu improvvisamente spazzato via dai suoi pensieri quando Clarisse lo spinse fuori dall'ascensore. Si accigliò in direzione della grossa ragazza, che non gli prestò attenzione. Nel mezzo dell'atrio c'era Rachel, con altre due ragazze.
Una di loro era un'alta ragazza asiatica. I suoi capelli neri erano lunghi e sistemati in riccioli. Aveva dei caldi occhi marroni che la facevano assomigliare ad un cervo. Era bellissima, e il suo profumo gli ricordava il Natale. Una caratteristica che non gli piacque fu che indossava un numero spropositato di gioielli. La maggior parte delle sue dita era ricoperta di anelli, ma aveva anche molti bracciali, braccialetti, orecchini e una collana d'oro. Nico si accorse anche che era troppo truccata. Come se cercasse con tutta sé stessa di essere bella quando lo era di già. Comunque, sembrò abbastanza amichevole.
L'altra ragazza era molto più bassa; probabilmente arrivava agli occhi di Nico. Era davvero piccola, e Nico ebbe paura per la sua sicurezza, conoscendo quel lavoro. Sembrava molto fragile. Aveva capelli sottili e colorati di ambrato che le scendevano fino alle spalle. Gli occhi erano di una bellissima tonalità di verde, come foglie nel bel mezzo dell'estate. Al contrario dell'altra ragazza, non aveva troppo trucco o gioielli. Tuttavia, indossava un sacco di verde, e Nico immaginò che fosse il suo colore preferito.
Percy fu il primo a salutarle, portandosi le loro mani alle labbra. - Drew, Juniper - le chiamò rispettivamente, guadagnandosi il rossore delle loro guance. Nico guardò tutti e tre in malo modo. Erano lì solo da pochi secondi, e Percy le aveva già incantate.
Beh, Leo aveva detto che gli altri Bambini Sperduti le conoscevano già, quindi probabilmente anche Percy. La ragazza asiatica schioccò le dita verso Clarisse ed Ethan. - Portate le mie cose in camera, subito - comandò con un accento giapponese molto evidente. Forse Nico si sbagliava riguardo all'amichevolezza.
Clarisse ed Ethan si accigliarono e borbottarono mentre portavano via le cose della ragazza. Percy si schiarì la gola e fece cenno a Nico di avvicinarsi. Le due ragazze sollevarono le sopracciglia. - Non credo che abbiate già incontrato Nico. Relativamente, è un nuovo arrivato, qui. Nico, loro sono Drew e Juniper - lo introdusse ad ognuna delle due.
- Aw. E' adorabile - sospirò Juniper, portandosi le mani alla faccia. Parlò anche lei con un accento particolare, stavolta britannico. Nico sbatté le palpebre. Non si sarebbe fatto illudere dalla sua dolcezza; aveva già imparato a cosa poteva andare incontro con quel tipo di persone.
Drew lo scrutò da capo a piedi e alzò le spalle. Sì, l'apparenza inganna, pensò Nico. - Ho visto di meglio - disse Drew disgustata. Nico la guardò male, ma la ragazza aveva tirato fuori un portacipria ed era impegnata ad applicarlo.
Percy infilò le mani nelle tasche con un sorrisetto. - Drew viene da una delle nostre filiali di Pechino.
Drew spostò i capelli. - Ma sono nativa del Giappone. - Chiuse il portacipria e sorrise a Percy. - Frank manda i suoi saluti, e vuole che tu ti ricorda della sua richiesta. - Nico inclinò la testa di lato. Frank era il "Percy" di quella parte del mondo?
Percy ridacchiò e si strofinò la nuca. - Beh, la ragione per cui ho chiesto altre ragazze è che avevo bisogno di bilanciare le cose dato che è arrivato Nico. Quindi, non penso di poter lasciare Hazel sotto la sua protezione.
Drew alzò le spalle. - Per me va bene. Sono sicura che ci riproverà al prossimo incontro tra filiali, comunque.
Percy annuì. - Immagino di sì. 
- Aspetta - lo interruppe Nico. - Se stai cercando di bilanciare i numeri, perché hai richiesto due ragazze?
Percy sbatté le palpebre con un'espressione vuota, le labbra unite in una linea diritta. Poi si schiarì la gola e si voltò verso Juniper. - Juniper, qui, viene da una filiale europea. Come avrai immaginato, è dell'Inghilterra. Comunque, gli affari si fanno difficili in Asia e in Europa - continuò, evitando la domanda di Nico. - Ma risponde alla filiale di Gea in Germania, che è gestita da Atena.
Nico annuì, desiderando che Percy perdesse quell'espressione vuota sul viso. Aveva bisogno di imparare cosa non dire per non innescare quel suo atteggiamento. Perché Percy non lo guardava come aveva fatto l'altra sera? Perché non lo toccava come aveva fatto l'altra sera? Perché Nico doveva essere soggetto a restrizioni? Era parte della sua punizione? Sembrava crudele; era come sventolare qualcosa di fronte al suo viso per poi allontanarla di scatto.
- Comunque - continuò Percy, spostando l'attenzione di Nico dai suoi pensieri. - Ti va accompagnare le ragazze alle loro camere, Nico?
Nico si accigliò. Non aveva detto che non avrebbe lavorato fino a nuovo avviso? Era questo l'avviso? Ne dubitava. Non erano passati abbastanza giorni per torturarlo. Alla fine annuì. - Um, certo, immagino - mormorò.
Percy sorrise, facendo accelerare il battito del suo cuore. Almeno era tornato al suo atteggiamento normale. - Grande. Beh, devo occuparmi di alcune faccende. Ci vediamo questa sera, ragazze.
Nico si accigliò di nuovo mentre Percy se ne andava, picchiettandolo sulla testa. Aveva voglia di trovare l'oggetto più vicino per lanciarglielo sulla nuca. Aveva paura di star regredendo, e che Percy avesse cominciato a trattarlo come un bambino. Perché le due ragazze nuove potevano vederlo, più tardi, e lui non poteva? No, sicuramente era ancora in punizione.
- Beh? Andiamo - si lamentò Drew. Nico sbuffò e si diresse verso l'ascensore, le ragazze che lo seguivano. Infilò la chiave nella fessura e premette il pulsante del loro piano. Poi incrociò le braccia sul petto e si appoggiò in un angolo dell'ascensore, mettendo il broncio tra sé e sé.
- Allora, Nico, dove lavori stasera? - chiese Juniper.
- Non lavoro - mormorò Nico.
Juniper inclinò la testa di lato. - Perché?
- Ho fatto un casino e la punizione che mi ha dato Percy è quella di non farmi lavorare fino a nuovo avviso.
Drew sbuffò. Si ispezionò le unghie con un sorrisetto diabolico. - Mi sto già divertendo - ridacchiò.
Juniper sorrise. - Non farci caso - disse, rivolgendo il sorriso a Nico.
Nico studiò la ragazza dai capelli ambrati per un istante. Sembrava gentile, e Nico voleva esserle amico, ma al momento era troppo esitante. Gli eventi di venerdì sera erano ancora freschi, nella sua mente. Drew, d'altra parte, gli ricordava una versione più sadica di Luke. Nico non era sicuro di come facesse ad andare d'accordo con le altre ragazze; nessuna di loro era fissata con il trucco ai suoi livelli. Comunque, l'aveva scelta Percy, quindi probabilmente aveva buoni rapporti con le altre. 
A Nico non sembrò molto giusto. Come poteva essere possibile che una ragazza così fosse apprezzata dai Bambini Sperduti e che lui non lo fosse? I Bambini Sperduti erano dei ragazzi simpatici, di solito - almeno quando non complottavano per pugnalare qualcuno alle spalle.
L'ascensore si fermò, aprendosi, per rivelare Talia e Piper. Nico si innervosì, esitando a lasciare l'ascensore, pur sapendo di doverlo fare se non voleva restare intrappolato lì dentro con loro. - Ehi, Nico - lo salutò Talia, dandogli una pacca sulla schiena.
- Ehi - mormorò Nico di rimando.
Piper e Drew si fissavano, entrambe accigliate. Forse non tutti andavano d'accordo con quella ragazza, dopotutto. - Sono felice che tu abbia deciso di trasferirti qui, Drew - cercò di dire Piper, anche se si impicciò con le sue stesse parole.
Drew sogghignò, si spostò una ciocca di capelli e si incamminò verso il corridoio delle ragazze. Non andavano decisamente d'accordo. Almeno Piper aveva cercato di essere gentile con Nico.
Piper sospirò e roteò gli occhi. Si voltò verso Nico e sorrise. - Sta' attento a quella lì, Nico - mormorò, entrando in ascensore con Talia.
- Spero che non ti annoierai troppo quaggiù, Nico - disse Talia mentre la porta cominciava a chiudersi.
- Non fare l'estraneo. Sentiti libero di passare in camera nostra quando vuoi.
Nico fissò le porte chiuse dell'ascensore, confuso. Presto si sarebbe guadagnato un'emicrania, ne era certo. Qual era il loro piano? Scuotendo la testa per chiarire i suoi pensieri, si voltò e fronteggiò Juniper.
Juniper gli sorrise mentre si incamminavano lungo il corridoio. Drew girovagava, cercando di infilare la chiave nelle porte. - E' sul lato destro, alla fine del corridoio - le disse Nico.
Drew sbuffò e si avvicinò alla porta, pestando i piedi. Infilò la chiave nella fessura ed entrò. Juniper scosse la testa e si voltò verso Nico. - Beh, grazie per averci mostrato la nostra stanza, Nico - disse.
Nico annuì. - Mi dispiace per te, che sei costretta a dividere la camera con lei.
Juniper rise, coprendosi la bocca con la mano. - Non è sempre così male.
- Lo verificherò da solo. Intendo, non può essere peggiore di quello con cui ho già a che fare.
Juniper inclinò la testa di lato. - E' successo qualcosa?
Nico pensò di dirglielo, ma scosse la testa. L'aveva appena incontrata, e probabilmente era già amica degli altri. Sarebbe stato meglio tenersi le cose per sè. - E' solo che certe persone devono ancora abituarsi a questo posto - replicò, dicendo, anche se parzialmente, la verità.
Juniper annuì. - Immagino di sì. Beh, devo prepararmi per stasera. Ci vediamo più tardi, credo.
Nico annuì e sorrise. - Ci vediamo, Juniper.
Infilò le mani nelle tasche e tornò verso camera sua. Oltrepassando la stanza di Luke, rallentò il passo. La porta era chiusa, e non poteva sapere se dentro ci fosse qualcuno. Sospirò e continuò lungo il corridoio.
Mentre infilava la chiave nella porta, quella della stanza di Will e di Apollo si aprì. Will emerse dall'interno, strofinandosi il collo mentre la porta si chiudeva. Quando notò Nico, smise di camminare, sbattendo le palpebre. Il solito caldo sorriso del biondino gli attraversò la faccia mentre riprendeva nella sua direzione.
- Ehi, Nico - lo salutò.
Nico annuì di rimando.
- Se laggiù ti annoi troppo, puoi sempre prendere in prestito qualcosa da uno di noi per divertirti. Ho il mio sistema di videogiochi personale, se ti va.
Nico increspò le labbra. Se avesse detto di sì, avrebbe dovuto affrontare Apollo, e non si sentiva pronto per un'altro incontro con l'adone biondo. - Um, forse più tardi. Devo finire dei compiti di scuola per domani. Inoltre, voglio approfittare per farmi una nottata di sonno decente - ridacchiò.
Will annuì con un sorriso. - D'accordo. Se cambi idea, fammelo sapere.
Nico aprì la porta e guardò Will mentre raggiungeva il fondo del corridoio. Scosse la testa ed entrò nella suite. Li avrebbe mai capiti? Aveva molti dubbi a riguardo. Lo apprezzavano o no? Proprio come Percy, gli mandavano solo segnali mescolati.






















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Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.
  
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