CAPITOLO 4
Il mattino successivo, quando Sasuke si alzò, contrariamente alle sue aspettative non
trovò Naruto nel suo letto.
Inarcò un sopracciglio, dubbioso;
strano che non l’avesse sentito andarsene.
Bah, poco male…chissà, magari se
n’era andato a giocare da qualche parte. Meglio per lui, avrebbe potuto avere
qualche momento di pace finalmente.
Rasserenato dall’eventualità che il
suo precedente pensiero fosse corretto, il moro si alzò e si diresse al piano
di sotto per fare colazione e poi prepararsi per gli allenamenti mattutini. Fu
così che dopo aver mangiato, Uchiha prese la sacca
delle armi dalla quale, notò, mancavano alcuni attrezzi, ma deciso a non
curarsene si diresse verso il giardino interno.
Quando vi giunse si bloccò
sull’ingresso.
Osservò con studiata meticolosità i
movimenti impacciati e indubbiamente errati con cui il piccolo Naruto stava lanciando, o meglio, tentando di lanciare alcuni kunai e shuriken contro il tronco di un albero, già parecchio
martoriato dai suoi stessi precedenti lanci.
Ecco
dov’erano finiti i suoi attrezzi mancanti.
– Che diavolo stai facendo, Naruto? – sibilò ad un certo punto, particolarmente
inorridito da un lancio indiscutibilmente disastroso. Il bambino si voltò di
scatto, colto alla sprovvista. Una volta compreso chi fosse stato a chiamarlo,
rispose con ovvietà.
– Mi alleno! – Sasuke
si lasciò sfuggire una bassa risata di scherno.
– Ti alleni? Usuratonkachi, più che un
allenamento, il tuo sembra un macabro tentativo di risistemare il giardino. Con
un pessimo risultato, fra l’altro. – obbiettò incolore, nonostante una nota di
derisione colorasse leggermente il tono della sua voce apatica.
Naruto gli lanciò
un’occhiataccia e la sua faccia si scurì.
– Io diventerò Hokage!
Il miglior Hokage che il villaggio abbia mai visto!!! – strillò entusiasta, ma quasi come se fosse una
minaccia. L’altro sbuffò.
– Sì, Naruto,
questo lo sa tutto il villaggio, l’hai ripetuto fino alla nausea. – il più
piccolo s’offese e gli voltò le spalle, dunque riprese i suoi “allenamenti”.
Come si permetteva di ridicolizzare
così il suo sogno?! Non sapeva proprio con chi aveva a
che fare! Ma gli avrebbe fatto vedere lui!
Caricò il braccio e si preparò al
lancio ma quando fece per protenderlo in avanti, si ritrovò bloccato per il
polso da una presa ferrea. Alzò il viso e chinò lievemente il capo all’indietro
e si ritrovò a fissare Sasuke che ricambiava il suo
sguardo incuriosito, con uno impassibile.
– Tralasciando il fatto che questi shuriken sono i miei e gradirei che la prossima volta,
prima di usarli, tu mi chiedessi il permesso…- iniziò sarcasticamente,
sollevando lo sguardo in direzione del bersaglio artigianalmente dipinto da
lui, diversi anni prima - …almeno evita di distruggermi il giardino. – concluse
e, giustificato il suo interessamento all’allenamento dell’altro con quella
patetica e banale scusa che nemmeno il bambino più ingenuo – Naruto escluso, ovviamente – avrebbe preso per buona,
afferrò rudemente la mano del biondo nella sua, nella quale reggeva ancora lo shuriken pronto per essere lanciato, e sistemò la sua presa
e la posizione di tiro.
Il pensiero di rivedere se stesso a
quattro anni, ad allenarsi da solo dopo aver fallito l’ennesimo tentativo di
convincere il fratello – o il padre – a farlo con lui, non gli sfiorò
minimamente il cervello, solo pulsò dolorosamente nell’angolo dei ricordi nel
suo cuore, quello ancora di proprietà della sua famiglia perduta.
Sapeva che tutto quello era
patetico, che si trattava solo di un inutile tentativo di ricucire una ferita
aperta da anni e mai totalmente rimarginata, di annichilire il dolore con un
blando e scarso anestetico da due soldi. Sapeva che non sarebbe servito a
nulla, la sua famiglia era morta.Tutta.
Non sarebbe potuto tornare
indietro, non avrebbe più potuto convincere Itachi ad
allenarsi con lui o suo padre che persino Sasuke
poteva riempirlo d’orgoglio, e sua madre non gli avrebbe più gentilmente
accarezzato il capo e curato le scottatura che si
procurava esercitandosi con le tecniche di fuoco. Niente di tutto questo avrebbe potuto più esistere con quel suo modo di comportarsi
ora, con Naruto, nel tentativo di aiutarlo e di
dargli quello che lui non aveva potuto avere.
Era consapevole del fatto che
l’assecondare i suoi capricci e stargli dietro anche in quelle sciocchezze non
avrebbe mai cambiato il suo passato. Ma Naruto era
diverso da lui.
Con quei semplici gesti poteva
aiutare il suo migliore amico, riparare qualcosa di lui, e seppur a lui non ne
venisse nulla in tasca, per una volta poteva sbilanciarsi e fare qualcosa per
colui che in fondo (seppur lui forse non ne fosse neppure totalmente
consapevole) era uno dei pochi che stimasse sinceramente. Aveva segretamente
ammirato la forza e il coraggio che avevano portato il biondo a non diventare
come lui seppur avesse avuto anch’egli una vita tutt’altro che facile e
felice.
Ovviamente tutto ciò non l’avrebbe
ammesso neppure sotto tortura.
Figuriamoci, già era stata dura
farlo dentro di sé. Il suo orgoglio era talmente forte che gli aveva impedito
di essere onesto e ammettere tutto ciò persino con se stesso. Sospirò e borbottò tra sé all’ennesimo
fallimento del bambino.
– Naruto,
accidenti, piega di più il polso, idiota! – spazientito, si avvicinò all’altro
e dopo avergli rubato poco gentilmente dalle mani lo shuriken
destinato al prossimo lancio, si posizionò di fianco a lui e con una mano sul
fianco lo guardò severo – diamine, sei proprio un disastro! – lo rimproverò,
dopodiché, senza nemmeno guardare il bersaglio, con un movimento secco e
fulmineo lanciò lo shuriken che colpì esattamente il
centro del bersaglio.
Gli occhi di Naruto
brillarono di stima e sorpresa. Afferrò un nuovo shuriken
e cercando di fare esattamente come spiegatogli dal moro, prese la mira. Tirò
fuori la lingua e la incatenò fra le labbra, chiuse un occhio e assottigliò
l’altro in un buffo tentativo di concentrarsi, poi lanciò e seppur non avesse
fatto un centro perfetto, almeno lo shuriken colpì
una delle strisce rosse che cerchiavano il bersaglio.
Esultò felice e saltellò sul posto
con un pugno sollevato in segno di vittoria. Sasuke
si limitò a sbuffare.
– Ne, nii-chan,
mi insegni qualche tecnica fortissima? – domandò successivamente il biondo,
prontamente il moro dissentì.
– Non se ne parla, devo allenarmi e
non perderò tempo con un moccioso. – spiegò laconico. Naruto
gli fece la linguaccia e si allontanò da lui, correndo verso l’ingresso per poi
sparire dietro di esso. L’altro fece spallucce e si preparò ad allenarsi.
Una volta fuori dalla villa, Naruto percorse il quartiere Uchiha
e si incamminò verso il centro del villaggio, intenzionato a trovare qualcuno
con cui allenarsi o, in alternativa, giocare.
Diverso tempo dopo, non avendo
trovato nessuno con cui mettere in atto i suoi propositi, si allontanò verso il
bosco afflitto.
Quando vi giunse, sconsolato e
annoiato, si sedette ai piedi di una grossa pianta e quivi si addormentò
placidamente.
Dopo quelli
che a lui parvero pochi minuti, un tocco delicato e famigliare lo risvegliò dal
sonno e quando aprì gli occhi, un paio verdi ricambiavano il suo sguardo
assonnato con uno confuso.
– Sakura nee-chan!
– lei gli sorrise candidamente e lo aiutò ad alzarsi.
Allora, il biondo si accorse che nella mano libera stringeva un cestino con
delle erbe. Dovevano essere piante officinali. Si accorse anche che doveva
essere pomeriggio inoltrato e lui aveva dormito tutto la mattina.
– Che ci fai qui da solo, Naruto? – gli domandò la ragazza, scrutandolo. Il sorriso
del bambino si spense all’istante, sostituito da un’aria vagamente
malinconica.
– Ho chiesto a Sasuke
nii-chan di allenarsi con me, ma mi ha praticamente
cacciato via! – borbottò risentito, con il viso chino. Sakura si morse il
labbro inferiore e lo guardò dispiaciuta. Conosceva abbastanza bene Sasuke da poter dire che non era esattamente un ragazzo
aperto e disponibile e probabilmente non si era comportato nel migliore dei
modi con lui. Sorrise incerta, poi si abbassò al suo livello e gli posò una mano
su una spalla.
– Sai com’è fatto Sasuke-kun…non è cattivo, e ti vuole bene…solo…beh, non è
in grado di dimostrarlo! – chiarì dolcemente e, colta da un improvviso lampo di
genio, aggiunse - che
ne dici di allenarti con me? – domandò, convinta che il bambino accettasse di
buon grado. Invece, lo sguardo di Naruto a quella
proposta, si dimostrò tutt’altro che entusiasta.
– Ma tu sei una femmina…sei sicura
di saper combattere? – borbottò scettico. Una vena prese a pulsare
pericolosamente sulla fronte della ragazza che strinse un pugno e lo colpì sul
capo, come era solita fare e, per sfortuna di Naruto,
proprio nel punto dove la sera prima l’aveva colpito Sasuke.
Che fosse per tutti i colpi in
testa ricevuti da bambino che poi da adulto era diventato così stupido?
- Stupido! Io sono una kunoichi, lo sai?! – ringhiò,
guardandolo sorto. Il biondo mugolò di dolore e si massaggiò la parte lesa con
la mano.
– Ahi! Nee-chan,
mi hai fatto male! – si lamentò, imbronciandosi. Per tutta risposta, Sakura lo
guardò storto.
– Te la sei andata a cercare, maleducato! – rispose, indispettita – e ora
andiamo, vuoi o non vuoi allenarti? – Naruto si
illuminò e, a dispetto del suo iniziale scetticismo, fu contento di accettare
la sua proposta. Diamine, nemmeno Sasuke tirava pugni
così forti! Magari avrebbe imparato anche lui a colpire così!
Forte di questa speranza, afferrò
saldamente la mano libera della kunoichi e si
allontanò insieme a lei verso i campi di addestramento, un radioso sorriso stampato
in viso.
Non ci misero molto per giungervi
e, nel momento in cui vi misero piede, poterono constatare di non essere soli. Sasuke e Kakashi erano impegnati
in una piccola lotta di allenamento. Erano talmente concentrati che non si accorsero neppure
della presenza dei due.
Naruto si incantò
a guardarli, affascinato.
Erano magnifici, due perfetti shinobi. Si muovevano con eleganza e forza.
Ogni loro singola movenza era un
trionfo di vigore ed esperienza, bravura e serietà.
Ogni gesto era calibrato al massimo
e non sprecavano energie e chakra in mosse inutili.
In quel momento, il cuore di Naruto si riempì di stima verso i due, dimenticò persino di
essere ancora arrabbiato con il moro, perso com’era nel senso
d’ammirazione.
Dentro di sé ardeva più che mai
vivo il fuoco della determinazione; era sempre più convinto di voler diventare
un perfetto ninja, il più potente di tutti.
Quando i due conclusero la lotta,
una volta accortisi dei nuovi arrivati, si avvicinarono loro e Kakashi, sorridendo, poggiò giocosamente una mano fra i capelli
del piccolo biondo.
– Ohilà! Naruto,
come va? – le labbra del biondino si aprirono in un immenso sorriso che dedicò
tutto all’altro uomo e poi annuì convinto.
– Bene, oji-chan!-
confermò allegramente. L’uomo si limitò ad annuire. Lo sguardo di Naruto si spostò su Sasuke e
immediatamente gli tornò in mente la sua arrabbiatura. Lo guardò storto e si
voltò verso Sakura.
– Ne, Sakura nee-chan,
ci alleniamo? – la ragazza annuì e i due si allontanarono di poco.
– Avete litigato? – la domanda di Kakashi, mentre osservavano i due cominciare a esercitarsi
con il taijitsu, lo fece grugnire.
– Tsk! –
fu la sola risposta. Il maestro sospirò.
– Sasuke,
non potresti contenerti, almeno per ora? È solo un bambino… - l’altro fece
schioccare la lingua, spazientito.
– È Naruto.
– rispose, come se quello servisse realmente a giustificare il suo
comportamento.
– Sì, appunto, è Naruto. E ora è solo un bambino che sta scoprendo cosa
significa avere l’affetto di una fratello e degli
amici. Insomma, sta ricevendo tutto quello che non ha mai avuto in tutta la sua
infanzia. Non rovinarglielo solo per orgoglio. È un motivo stupido, non trovi?
– il ragazzo non rispose. Rimasero in silenzio per lunghi istanti, poi la voce
atona del moro risuonò nell’aria.
– Naruto,
andiamo a casa, è tardi! – lo richiamò. Il biondo si bloccò e si volse a
guardarlo.
- Ma abbiamo appena iniziato! – ribatté
tristemente. L’idea di Sasuke non cambio.
– Non mi interessa, andiamo. –
impose. Diede loro le spalle e dopo un breve cenno di saluto si incamminò
lentamente verso casa, senza aspettarlo. Naruto
sbuffò e gli corse dietro.
Come la sera precedente, il tempo
passò in silenzio. Questa volta però, entrambi avevano un valido motivo per
tacere.
Naruto era ancora
teso con il moro per aver interrotto così presto il suo allenamento, l’altro
era perso in misteriosi nonché inimmaginabili ragionamenti alla
Uchiha e nessuno dei due voleva
momentaneamente avere a che fare con l’altro. Ma se non volevano continuare
così e trovare un punto d’incontro, sarebbe stato bene che uno dei due cedesse.
Fu quella del biondo, la voce che per prima ruppe quel pesante silenzio,
durante la cena. Naturalmente era troppo anche solo pensare di sperare che sarebbe stato Uchiha, il
primo.
- Mi dispiace…- un mormorio indistinto
giunse alle orecchio del moro che, concentrato nei propri pensieri, non afferrò
il senso di quella frase.
– Come? – domandò
infatti. Il più piccolo si tinse gradatamente di rosso.
– Ho detto che mi dispiace! –
ripeté, urlando quasi – Non volevo prendere i tuoi attrezzi senza permesso stamattina
e non volevo disturbare i tuoi allenamenti pomeriggio. Insomma, non volevo
farti arrabbiare! – spiegò. Quella era la seconda volta che Naruto
si preoccupava del fatto che fosse arrabbiato con lui.
Strano, solitamente non se ne
curava più di tanto. In genere, quando litigavano, si tenevano il broncio a
vicenda per qualche giorno, poi una mattina si svegliavano e tutto tornava come
prima.
– Non importa. – si ritrovò a
rispondere, senza sapere che altro dire. Naruto annuì
e abbassò lo sguardo; di nuovo scese il silenzio.
Il moro comprese che sarebbe
spettato a lui il prossimo passo, ma proprio non sapeva cosa fare.
Dannazione, non era abituato a
trattare con i ragazzini!
Sbuffò e disse la prima cosa che
gli venne in mente in quel momento.
– Hn,
Domani potrai allenarti con me. – affermò vago. Il bambino sussultò e alzò lo
sguardo di scatto, gli occhi che brillavano d’eccitazione.
– Davvero?!
– esclamò euforico. Sasuke annuì semplicemente poi,
tanto per non dare adito a seccanti entusiasmi, lo freddò.
– Ora però non montarti la testa. –
Naruto annuì, stringendo i pugni per fermare
l’entusiasmo ed evitare di far irritare ulteriormente il moro.
Non vedeva l’ora che fosse
domani.
***
Il giorno seguente, quando Sakura
venne a riferire loro che Tsunade aveva trovato un
antidoto e gli avevano spiegato che era ora di andare, Naruto
non fu più tanto convinto del suo desiderio di vivere il giorno venturo il più
presto possibile.
Confuso su quello che avrebbe
dovuto affrontare, guardò spaurito Sakura e Sasuke
davanti a sé e quest’ultimo gli si avvicinò per primo.
– Andiamo. – scandì, cercando di
non far agitare il bambino che già dava i primi segni di paura.
Incredibilmente senza fiatare, il
biondo si avviò dietro al ragazzo più grande.
Dal canto suo, Sasuke
era combattuto fra il desiderio di riavere il suo vecchio compagno di squadra
che sapeva perfettamente badare a se stesso senza fare capricci di ogni sorta e
quello di rimanere con quella piccola peste che gli riempiva le giornate e lo
chiamava “fratellone”. Improvvisamente, mentre proseguiva immerso nelle sue
riflessioni, si ritrovò la mano stretta da una più piccola. Sussultò e abbassò
lo sguardo sul bambino al suo fianco che gli sorrideva intimorito come se si
aspettasse un suo rigetto da un momento all’altro. Risollevò lo sguardo
indifferente e continuò lungo la strada.
Non prima di aver stretto a sua
volta la presa sulla mano dell’altro.
Giunti al palazzo dell’Hokage e fatti accomodare nello studio medico di Tsunade, Naruto fu fatto adagiare
su un lettino apposito.
Dopo aver preparato il tutto, il
Quinto si avvicinò a lui con una siringa in mano.
– Ora ti inietterò l’antidoto,
probabilmente dopo qualche minuto ti addormenterai. Non preoccuparti, non
sentirai alcun male. – la bionda sorrise e gli passò
una mano tra i capelli, scrutando la sua espressione preoccupata.
Dal canto suo, il bambino non aveva
la più pallida idea di cosa gli stesse per succedere ma intuiva che dopo quello non sarebbe stato più lo stesso. Fu per questo motivo
che il suo sguardo cercò quello di Sasuke che senza
una parola gli si avvicinò.
Naruto gli
strinse la mano e nemmeno questa volta egli la rifiutò.
Quando Tsunade
fece l’iniezione, il bambino serrò gli occhi per non vedere, ma ad ogni modo,
non avvertì alcun dolore.
La donna si staccò e lui riaprì gli
occhi, puntandoli in quelli scuri del moro.
– Nii-chan…-
pigolò impaurito, ed in quel momento Tsunade lasciò
la stanza, decisa a concedere loro qualche minuto – me ne vado via, vero? –
quel modo contorto e allo stesso tempo infantile di chiedergli le cose fece
comparire sulle sue labbra l’ombra di un vago sorriso.
– Sì, ma tornerai,
moccioso.- lo rassicurò. Naruto sorrise a sua
volta.
– E quando tornerò, mi allenerai
come mi avevi promesso, giusto? – il moro annuì e Naruto
tacque, rafforzando leggermente la presa sulla mano dell’altro. Qualche istante
più tardi, una strana sonnolenza lo colse e cominciò ad avvertire le palpebre
pesanti. Le chiuse e sbadigliò.
– Ho sonno, nii-chan…-
mormorò ormai prossimo ad addormentarsi. Sentì solo vagamente la risposta
dell’altro, dopodiché, con un ultimo sforzo, biascicò un saluto e avverti
quello di rimando di Sasuke.
Nel mentre, tutti gli eventi di
quei pochi giorni trascorsi con Sasuke e tutti i suoi
amici, gli tornarono in mente. Così, senza alcun preavviso.
Si era divertito, ed era stato
bene. Davvero bene.
Per la prima volta in vita sua si
era ritrovato a ringraziare coloro che l’avevano messo al mondo e coloro che gli
avevano fatto vivere così piacevolmente quel breve lasso di tempo. Un sorriso
increspò le sue la labbra, mentre la sua coscienza si
perdeva lentamente in un piacevole oblio. Poi fu solo buio.
Poche ore dopo, Naruto
aprì gli occhi.
Si portò una mano al capo, confuso
e guardò stranito le due persone nella stanza con lui.
– Ehi, Teme…che ci facciamo qui con
baa-chan? E perché io ero steso sul lettino? –
domandò perplesso. Il moro per tutta risposta si alzò dalla
sedia in cui si era accomodato, in attesa, e si diresse verso l’ingresso
pronunciando un sintetico “Tsk! Dobe”.
– Ha funzionato, è tornato come
prima, ma non sembra conservare alcun ricordo di quanto è successo…Naruto, cos’è l’ultima cosa che ti ricordi? – domandò la
donna, rivolgendosi ad un Naruto adulto e più che mai
confuso. Naruto corrugò la fronte e riflesse qualche
istante.
– Mhm…credo…sì,
ricordo che ieri sera, dopo essere tornato dalla missione, sono andato a casa
con Sasuke, abbiamo discusso come al solito e io sono
andato a letto….e ora mi ritrovo qui. – spiegò brevemente. Tsunade
annuì riflessiva.
– Capisco. Beh, passa da me più
tardi che ti spiegherò meglio quanto successo. Per il momento potete
andare…arrivederci ragazzi! –.
Uchiha si limitò
ad un segno d’assenso poi si rivolse a Naruto.
– Andiamo Dobe.
– senza attenderlo uscì dalla stanza e si fece strada lungo i corridoi. Poco
dopo il biondo lo raggiunse correndo e chiamandolo.
– Ehi, Teme!!
Aspettami! Quanta fretta…! E poi…dove stiamo andando? – l’altro si limitò ad
un’alzata di spalle.
– Ad allenarci, no? – rispose con
ovvietà – Te l’ho promesso…-.
Sebbene si sentisse confuso e
stordito, a quelle parole sentì una piacevole sensazione scaldargli il petto e
uno strano buon’umore gli fece increspare le labbra in un meraviglioso sorriso.
Non fiatò e seguì docilmente il compagno, animato da quella gradevole
sensazione intanto che silenziosamente, i ricordi tornavano e si annidavano nel
suo cuore, dove sarebbero stati silenziosamente e gelosamente custoditi per
sempre.
Ok, questo è un capitolo veramente orrendo.
Beh, quantomeno è finito ‘sto strazio…T_T
La parte finale è la peggiore. In realtà avrebbe
dovuto essere quella più bella ma non rende abbastanza. Bah…che schifo…
C’è una cosa che tengo a precisare: il fatto che io
abbia scelto una donna anziana per la faccenda del parco giochi, non è a caso.
La persona anziana rappresenta la vecchia generazione di Konoha;
quella che ha assistito alla guerra e all’attacco di Kyuubi.
Quella che ricorda, non perdona e giudica erroneamente. Quella che si lascia
divorare dall’odio e dal rancore e ne rimane accecata cosicché non riesca a
vedere altri che “il mostro” e non il bambino indifeso e, soprattutto,
innocente, che hanno davanti. Sasuke e i suoi
compagni rappresentano la generazione corrente. Quella che sa, ha compreso,
accetta e cerca di porre rimedio agli errori del passato per dar via ad una
nuova generazione, libera da insensati pregiudizi.
Per quanto riguarda il resto, spero che tutti abbiate
compreso quel’è il tema principale della ff. Naruto
ha vissuto un infanzia orribile, anche Sasuke (anche se solo in parte).
Sasuke
comprende, anche grazie alle parole di Iruka, che
loro tutti hanno la possibilità di renderla migliore, appunto di “riscriverla”.
Ed ognuno, a modo proprio, ci prova. Vediamo qui nel finale (orribile…T_T), come sembrano avercela fatta, dopotutto.
Sasuke,
infine, riesce persino ad ammorbidirsi un po’, ammette addirittura a se stesso
quanto tenga a Naruto e, in un modo tutto suo, lo
dimostra. I tentativi sono goffi e impacciati, ma tutti riusciti. Ed è il
risultato che conta.
Naturalmente sono tanti altri i temi, seppur di minor
importanza, disseminati qua e là nella fic. Ma ve li
lascerò cogliere da soli.
Detto questo…passiamo ai ringraziamenti, che è meglio…
Ringrazio infinitamente:
Talpina Pensierosa: Grazie mille, sono davvero contenta che ti sia
piaciuta…spero solo che valga lo stesso per questo capitolo! ^^
Rie_chan:
Sono davvero lusingata dal tuo commento…adoro i commenti lunghi ed esaurienti!
Sono sempre i migliori.
Dunque…diciamocelo: Naruto
bambino farebbe tenerezza persino ad Orochimaru! La
sua infanzia traumatica è un discorso molto spesso sottovalutato…Tutti pensano
che Naruto sì, abbia avuto una pessima infanzia, ma
sottovalutano molto spesso cosa questo comporti.
Principalmente perché, notiamo, Naruto nonostante
tutto, non si è lasciato sopraffare dalla depressione e combatte ogni giorno
per mantenere il sorriso. Ora, questo non è facile. Come per ogni bambino,
un’infanzia segnata lascia sempre profonde cicatrici nell’animo umano. Naruto, avendo sempre vissuto da solo, inibisce così il suo
dolore. Reagisce in quel modo, chiudendosi in se stesso, nascondendosi da Sasuke e Sakura perché non è abituato a ricevere
attenzioni. Nessuno si è mai preoccupato per lui e quindi si trova un po’
spiazzato da questa nuova situazione.
Per quanto riguarda Hinata,
direi che se Naruto avesse sorriso una volta di più,
probabilmente sì, sarebbe morta sul posto.
Sasuke
è sempre il solito “bastardo non poi così bastardo” XD (sì, non ha senso. Ne
sono pienamente consapevole…).
Kakashi
è un mito davvero. Sempre! Mentre Sai…beh…Sai è Sai…che altro avrebbe potuto
dire? XD
Ad ogni modo, spero che anche questo capitolo tu lo
abbia gradito…
Capitatapercaso: Ti ringrazio
sinceramente per la tua e-mail. Dato che sono decisa a rispondere in modo
prolisso ed esauriente, provvederò, non appena mi sarà possibile, a mandarti
una mail di risposta.
Ringrazio infinitamente anche tutti colore che hanno letto e commentato “Have you ever kissed a boy?”, ossia: Ryanforever, Sasu_chan, Talpina Pensierosa e Capitatapercaso.