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Autore: izayoi007    20/12/2008    2 recensioni
Diversi anni dopo un'ipotetico seguito del manga: una missione conclusa nel migliore dei modi, si rivelerà portatrice di conseguenze inaspettate.
Naruto potrà mai essere più "bambino" di quanto già non sia?
E Sasuke? Sasuke odia i bambini. Riuscirà a sopportarlo senza cedere all'irrefrenabile impulso di ucciderlo con le sue stesse mani?
Non fatevi ingannare dall'ironia della presentazione. A tratti comico, ad altri serio e riflessivo; situazioni di diverso genere si alterneranno all'interno della storia. Non tutto è come sembra...
Sasuke/Naruto principalmente [friendship and brotherhood only]
Genere: Drammatico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 4

CAPITOLO 4

 

 

 

Il mattino successivo, quando Sasuke si alzò, contrariamente alle sue aspettative non trovò Naruto nel suo letto.

Inarcò un sopracciglio, dubbioso; strano che non l’avesse sentito andarsene.

Bah, poco male…chissà, magari se n’era andato a giocare da qualche parte. Meglio per lui, avrebbe potuto avere qualche momento di pace finalmente.                                              

Rasserenato dall’eventualità che il suo precedente pensiero fosse corretto, il moro si alzò e si diresse al piano di sotto per fare colazione e poi prepararsi per gli allenamenti mattutini. Fu così che dopo aver mangiato, Uchiha prese la sacca delle armi dalla quale, notò, mancavano alcuni attrezzi, ma deciso a non curarsene si diresse verso il giardino interno.

Quando vi giunse si bloccò sull’ingresso.

Osservò con studiata meticolosità i movimenti impacciati e indubbiamente errati con cui il piccolo Naruto stava lanciando, o meglio, tentando di lanciare alcuni kunai e shuriken contro il tronco di un albero, già parecchio martoriato dai suoi stessi precedenti lanci.

Ecco dov’erano finiti i suoi attrezzi mancanti.                                                             

– Che diavolo stai facendo, Naruto? – sibilò ad un certo punto, particolarmente inorridito da un lancio indiscutibilmente disastroso. Il bambino si voltò di scatto, colto alla sprovvista. Una volta compreso chi fosse stato a chiamarlo, rispose con ovvietà.           

– Mi alleno! – Sasuke si lasciò sfuggire una bassa risata di scherno.                              

– Ti alleni? Usuratonkachi, più che un allenamento, il tuo sembra un macabro tentativo di risistemare il giardino. Con un pessimo risultato, fra l’altro. – obbiettò incolore, nonostante una nota di derisione colorasse leggermente il tono della sua voce apatica.            

Naruto gli lanciò un’occhiataccia e la sua faccia si scurì.                                               

– Io diventerò Hokage! Il miglior Hokage che il villaggio abbia mai visto!!! – strillò entusiasta, ma quasi come se fosse una minaccia. L’altro sbuffò.                                  

– Sì, Naruto, questo lo sa tutto il villaggio, l’hai ripetuto fino alla nausea. – il più piccolo s’offese e gli voltò le spalle, dunque riprese i suoi “allenamenti”.                            

Come si permetteva di ridicolizzare così il suo sogno?! Non sapeva proprio con chi aveva a che fare! Ma gli avrebbe fatto vedere lui!                                                             

Caricò il braccio e si preparò al lancio ma quando fece per protenderlo in avanti, si ritrovò bloccato per il polso da una presa ferrea. Alzò il viso e chinò lievemente il capo all’indietro e si ritrovò a fissare Sasuke che ricambiava il suo sguardo incuriosito, con uno impassibile.                  

– Tralasciando il fatto che questi shuriken sono i miei e gradirei che la prossima volta, prima di usarli, tu mi chiedessi il permesso…- iniziò sarcasticamente, sollevando lo sguardo in direzione del bersaglio artigianalmente dipinto da lui, diversi anni prima - …almeno evita di distruggermi il giardino. – concluse e, giustificato il suo interessamento all’allenamento dell’altro con quella patetica e banale scusa che nemmeno il bambino più ingenuo – Naruto escluso, ovviamente – avrebbe preso per buona, afferrò rudemente la mano del biondo nella sua, nella quale reggeva ancora lo shuriken pronto per essere lanciato, e sistemò la sua presa e la posizione di tiro.                                                                

Il pensiero di rivedere se stesso a quattro anni, ad allenarsi da solo dopo aver fallito l’ennesimo tentativo di convincere il fratello – o il padre – a farlo con lui, non gli sfiorò minimamente il cervello, solo pulsò dolorosamente nell’angolo dei ricordi nel suo cuore, quello ancora di proprietà della sua famiglia perduta.                                         

Sapeva che tutto quello era patetico, che si trattava solo di un inutile tentativo di ricucire una ferita aperta da anni e mai totalmente rimarginata, di annichilire il dolore con un blando e scarso anestetico da due soldi. Sapeva che non sarebbe servito a nulla, la sua famiglia era morta.Tutta.

Non sarebbe potuto tornare indietro, non avrebbe più potuto convincere Itachi ad allenarsi con lui o suo padre che persino Sasuke poteva riempirlo d’orgoglio, e sua madre non gli avrebbe più gentilmente accarezzato il capo e curato le scottatura che si procurava esercitandosi con le tecniche di fuoco. Niente di tutto questo avrebbe potuto più esistere con quel suo modo di comportarsi ora, con Naruto, nel tentativo di aiutarlo e di dargli quello che lui non aveva potuto avere.                                        

Era consapevole del fatto che l’assecondare i suoi capricci e stargli dietro anche in quelle sciocchezze non avrebbe mai cambiato il suo passato. Ma Naruto era diverso da lui.    

Con quei semplici gesti poteva aiutare il suo migliore amico, riparare qualcosa di lui, e seppur a lui non ne venisse nulla in tasca, per una volta poteva sbilanciarsi e fare qualcosa per colui che in fondo (seppur lui forse non ne fosse neppure totalmente consapevole) era uno dei pochi che stimasse sinceramente. Aveva segretamente ammirato la forza e il coraggio che avevano portato il biondo a non diventare come lui seppur avesse avuto anch’egli una vita tutt’altro che facile e felice.                                              

Ovviamente tutto ciò non l’avrebbe ammesso neppure sotto tortura.             

Figuriamoci, già era stata dura farlo dentro di sé. Il suo orgoglio era talmente forte che gli aveva impedito di essere onesto e ammettere tutto ciò persino con se stesso.  Sospirò e borbottò tra sé all’ennesimo fallimento del bambino.                                                    

Naruto, accidenti, piega di più il polso, idiota! – spazientito, si avvicinò all’altro e dopo avergli rubato poco gentilmente dalle mani lo shuriken destinato al prossimo lancio, si posizionò di fianco a lui e con una mano sul fianco lo guardò severo – diamine, sei proprio un disastro! – lo rimproverò, dopodiché, senza nemmeno guardare il bersaglio, con un movimento secco e fulmineo lanciò lo shuriken che colpì esattamente il centro del bersaglio.                                                                                                              

Gli occhi di Naruto brillarono di stima e sorpresa. Afferrò un nuovo shuriken e cercando di fare esattamente come spiegatogli dal moro, prese la mira. Tirò fuori la lingua e la incatenò fra le labbra, chiuse un occhio e assottigliò l’altro in un buffo tentativo di concentrarsi, poi lanciò e seppur non avesse fatto un centro perfetto, almeno lo shuriken colpì una delle strisce rosse che cerchiavano il bersaglio.                                       

Esultò felice e saltellò sul posto con un pugno sollevato in segno di vittoria. Sasuke si limitò a sbuffare.                                                                                                    

– Ne, nii-chan, mi insegni qualche tecnica fortissima? – domandò successivamente il biondo, prontamente il moro dissentì.                                                                        

– Non se ne parla, devo allenarmi e non perderò tempo con un moccioso. – spiegò laconico. Naruto gli fece la linguaccia e si allontanò da lui, correndo verso l’ingresso per poi sparire dietro di esso. L’altro fece spallucce e si preparò ad allenarsi.                   

Una volta fuori dalla villa, Naruto percorse il quartiere Uchiha e si incamminò verso il centro del villaggio, intenzionato a trovare qualcuno con cui allenarsi o, in alternativa, giocare.                                                                                                         

Diverso tempo dopo, non avendo trovato nessuno con cui mettere in atto i suoi propositi, si allontanò verso il bosco afflitto.                                                                     

Quando vi giunse, sconsolato e annoiato, si sedette ai piedi di una grossa pianta e quivi si addormentò placidamente.                                                                                  

Dopo quelli che a lui parvero pochi minuti, un tocco delicato e famigliare lo risvegliò dal sonno e quando aprì gli occhi, un paio verdi ricambiavano il suo sguardo assonnato con uno confuso.                                                                                                           

– Sakura nee-chan! – lei gli sorrise candidamente e lo aiutò ad alzarsi. Allora, il biondo si accorse che nella mano libera stringeva un cestino con delle erbe. Dovevano essere piante officinali. Si accorse anche che doveva essere pomeriggio inoltrato e lui aveva dormito tutto la mattina.                                                                                                      

– Che ci fai qui da solo, Naruto? – gli domandò la ragazza, scrutandolo. Il sorriso del bambino si spense all’istante, sostituito da un’aria vagamente malinconica.                    

– Ho chiesto a Sasuke nii-chan di allenarsi con me, ma mi ha praticamente cacciato via! – borbottò risentito, con il viso chino. Sakura si morse il labbro inferiore e lo guardò dispiaciuta. Conosceva abbastanza bene Sasuke da poter dire che non era esattamente un ragazzo aperto e disponibile e probabilmente non si era comportato nel migliore dei modi con lui. Sorrise incerta, poi si abbassò al suo livello e gli posò una mano su una spalla.  

– Sai com’è fatto Sasuke-kun…non è cattivo, e ti vuole bene…solo…beh, non è in grado di dimostrarlo! – chiarì dolcemente e, colta da un improvviso lampo di genio, aggiunse -  che ne dici di allenarti con me? – domandò, convinta che il bambino accettasse di buon grado. Invece, lo sguardo di Naruto a quella proposta, si dimostrò tutt’altro che entusiasta.      

– Ma tu sei una femmina…sei sicura di saper combattere? – borbottò scettico. Una vena prese a pulsare pericolosamente sulla fronte della ragazza che strinse un pugno e lo colpì sul capo, come era solita fare e, per sfortuna di Naruto, proprio nel punto dove la sera prima l’aveva colpito Sasuke.

Che fosse per tutti i colpi in testa ricevuti da bambino che poi da adulto era diventato così stupido?                                                                            

- Stupido! Io sono una kunoichi, lo sai?! – ringhiò, guardandolo sorto. Il biondo mugolò di dolore e si massaggiò la parte lesa con la mano.                                                         

– Ahi! Nee-chan, mi hai fatto male! – si lamentò, imbronciandosi. Per tutta risposta, Sakura lo guardò storto.                                                                                           

– Te la sei andata a cercare, maleducato! – rispose, indispettita – e ora andiamo, vuoi o non vuoi allenarti? – Naruto si illuminò e, a dispetto del suo iniziale scetticismo, fu contento di accettare la sua proposta. Diamine, nemmeno Sasuke tirava pugni così forti! Magari avrebbe imparato anche lui a colpire così!                                                  

Forte di questa speranza, afferrò saldamente la mano libera della kunoichi e si allontanò insieme a lei verso i campi di addestramento, un radioso sorriso stampato in viso.      

Non ci misero molto per giungervi e, nel momento in cui vi misero piede, poterono constatare di non essere soli. Sasuke e Kakashi erano impegnati in una piccola lotta di allenamento. Erano talmente concentrati che non  si accorsero neppure della presenza dei due.                                                                                                               

Naruto si incantò a guardarli, affascinato.                                                             

Erano magnifici, due perfetti shinobi. Si muovevano con eleganza e forza.                                               

Ogni loro singola movenza era un trionfo di vigore ed esperienza, bravura e serietà.                             

Ogni gesto era calibrato al massimo e non sprecavano energie e chakra in mosse inutili.

In quel momento, il cuore di Naruto si riempì di stima verso i due, dimenticò persino di essere ancora arrabbiato con il moro, perso com’era nel senso d’ammirazione.        

Dentro di sé ardeva più che mai vivo il fuoco della determinazione; era sempre più convinto di voler diventare un perfetto ninja, il più potente di tutti.                      

Quando i due conclusero la lotta, una volta accortisi dei nuovi arrivati, si avvicinarono loro e Kakashi, sorridendo, poggiò giocosamente una mano fra i capelli del piccolo biondo.   

– Ohilà! Naruto, come va? – le labbra del biondino si aprirono in un immenso sorriso che dedicò tutto all’altro uomo e poi annuì convinto.                                                           

– Bene, oji-chan!- confermò allegramente. L’uomo si limitò ad annuire. Lo sguardo di Naruto si spostò su Sasuke e immediatamente gli tornò in mente la sua arrabbiatura. Lo guardò storto e si voltò verso Sakura.                                                                         

– Ne, Sakura nee-chan, ci alleniamo? – la ragazza annuì e i due si allontanarono di poco.

– Avete litigato? – la domanda di Kakashi, mentre osservavano i due cominciare a esercitarsi con il taijitsu, lo fece grugnire.                                                                   

Tsk! – fu la sola risposta. Il maestro sospirò.                                                            

Sasuke, non potresti contenerti, almeno per ora? È solo un bambino… - l’altro fece schioccare la lingua, spazientito.                                                                                

– È Naruto. – rispose, come se quello servisse realmente a giustificare il suo comportamento.                                                                                                      

– Sì, appunto, è Naruto. E ora è solo un bambino che sta scoprendo cosa significa avere l’affetto di una fratello e degli amici. Insomma, sta ricevendo tutto quello che non ha mai avuto in tutta la sua infanzia. Non rovinarglielo solo per orgoglio. È un motivo stupido, non trovi? – il ragazzo non rispose. Rimasero in silenzio per lunghi istanti, poi la voce atona del moro risuonò nell’aria.                                                                                              

Naruto, andiamo a casa, è tardi! – lo richiamò. Il biondo si bloccò e si volse a guardarlo.

-  Ma abbiamo appena iniziato! – ribatté tristemente. L’idea di Sasuke non cambio.          

– Non mi interessa, andiamo. – impose. Diede loro le spalle e dopo un breve cenno di saluto si incamminò lentamente verso casa, senza aspettarlo. Naruto sbuffò e gli corse dietro.                                                                                                              

Come la sera precedente, il tempo passò in silenzio. Questa volta però, entrambi avevano un valido motivo per tacere.                                                                              

Naruto era ancora teso con il moro per aver interrotto così presto il suo allenamento, l’altro era perso in misteriosi nonché inimmaginabili ragionamenti alla Uchiha e nessuno dei due voleva momentaneamente avere a che fare con l’altro. Ma se non volevano continuare così e trovare un punto d’incontro, sarebbe stato bene che uno dei due cedesse. Fu quella del biondo, la voce che per prima ruppe quel pesante silenzio, durante la cena. Naturalmente era troppo anche solo pensare di sperare che sarebbe stato Uchiha, il primo.                                                                                                                  

-  Mi dispiace…- un mormorio indistinto giunse alle orecchio del moro che, concentrato nei propri pensieri, non afferrò il senso di quella frase.                                                       

– Come? – domandò infatti. Il più piccolo si tinse gradatamente di rosso.                      

– Ho detto che mi dispiace! – ripeté, urlando quasi – Non volevo prendere i tuoi attrezzi senza permesso stamattina e non volevo disturbare i tuoi allenamenti pomeriggio. Insomma, non volevo farti arrabbiare! – spiegò. Quella era la seconda volta che Naruto si preoccupava del fatto che fosse arrabbiato con lui.                                             

Strano, solitamente non se ne curava più di tanto. In genere, quando litigavano, si tenevano il broncio a vicenda per qualche giorno, poi una mattina si svegliavano e tutto tornava come prima.                                                                                               

– Non importa. – si ritrovò a rispondere, senza sapere che altro dire. Naruto annuì e abbassò lo sguardo; di nuovo scese il silenzio.                                                                           

Il moro comprese che sarebbe spettato a lui il prossimo passo, ma proprio non sapeva cosa fare.                                                                                                

Dannazione, non era abituato a trattare con i ragazzini!                                        

Sbuffò e disse la prima cosa che gli venne in mente in quel momento.                           

Hn, Domani potrai allenarti con me. – affermò vago. Il bambino sussultò e alzò lo sguardo di scatto, gli occhi che brillavano d’eccitazione.                                               

– Davvero?! – esclamò euforico. Sasuke annuì semplicemente poi, tanto per non dare adito a seccanti entusiasmi, lo freddò.                                                                        

– Ora però non montarti la testa. – Naruto annuì, stringendo i pugni per fermare l’entusiasmo ed evitare di far irritare ulteriormente il moro.                                                   

Non vedeva l’ora che fosse domani.                                                                           

 

***

 

Il giorno seguente, quando Sakura venne a riferire loro che Tsunade aveva trovato un antidoto e gli avevano spiegato che era ora di andare, Naruto non fu più tanto convinto del suo desiderio di vivere il giorno venturo il più presto possibile.                       

Confuso su quello che avrebbe dovuto affrontare, guardò spaurito Sakura e Sasuke davanti a sé e quest’ultimo gli si avvicinò per primo.                                                    

– Andiamo. – scandì, cercando di non far agitare il bambino che già dava i primi segni di paura.                                                                                                               

Incredibilmente senza fiatare, il biondo si avviò dietro al ragazzo più grande.               

Dal canto suo, Sasuke era combattuto fra il desiderio di riavere il suo vecchio compagno di squadra che sapeva perfettamente badare a se stesso senza fare capricci di ogni sorta e quello di rimanere con quella piccola peste che gli riempiva le giornate e lo chiamava “fratellone”. Improvvisamente, mentre proseguiva immerso nelle sue riflessioni, si ritrovò la mano stretta da una più piccola. Sussultò e abbassò lo sguardo sul bambino al suo fianco che gli sorrideva intimorito come se si aspettasse un suo rigetto da un momento all’altro. Risollevò lo sguardo indifferente e continuò lungo la strada.                        

Non prima di aver stretto a sua volta la presa sulla mano dell’altro.                         

Giunti al palazzo dell’Hokage e fatti accomodare nello studio medico di Tsunade, Naruto fu fatto adagiare su un lettino apposito.                                                                   

Dopo aver preparato il tutto, il Quinto si avvicinò a lui con una siringa in mano.              

– Ora ti inietterò l’antidoto, probabilmente dopo qualche minuto ti addormenterai. Non preoccuparti, non sentirai alcun male. – la bionda sorrise e gli passò una mano tra i capelli, scrutando la sua espressione preoccupata.                                                    

Dal canto suo, il bambino non aveva la più pallida idea di cosa gli stesse per succedere ma intuiva che dopo quello non sarebbe stato più lo stesso. Fu per questo motivo che il suo sguardo cercò quello di Sasuke che senza una parola gli si avvicinò.                      

Naruto gli strinse la mano e nemmeno questa volta egli la rifiutò.                                 

Quando Tsunade fece l’iniezione, il bambino serrò gli occhi per non vedere, ma ad ogni modo, non avvertì alcun dolore.                                                                               

La donna si staccò e lui riaprì gli occhi, puntandoli in quelli scuri del moro.                      

Nii-chan…- pigolò impaurito, ed in quel momento Tsunade lasciò la stanza, decisa a concedere loro qualche minuto – me ne vado via, vero? – quel modo contorto e allo stesso tempo infantile di chiedergli le cose fece comparire sulle sue labbra l’ombra di un vago sorriso.                                                                                                                   

– Sì, ma tornerai, moccioso.- lo rassicurò. Naruto sorrise a sua volta.                            

– E quando tornerò, mi allenerai come mi avevi promesso, giusto? – il moro annuì e Naruto tacque, rafforzando leggermente la presa sulla mano dell’altro. Qualche istante più tardi, una strana sonnolenza lo colse e cominciò ad avvertire le palpebre pesanti. Le chiuse e sbadigliò.                                                                                                             

– Ho sonno, nii-chan…- mormorò ormai prossimo ad addormentarsi. Sentì solo vagamente la risposta dell’altro, dopodiché, con un ultimo sforzo, biascicò un saluto e avverti quello di rimando di Sasuke.                                                                                               

Nel mentre, tutti gli eventi di quei pochi giorni trascorsi con Sasuke e tutti i suoi amici, gli tornarono in mente. Così, senza alcun preavviso.                                                        

Si era divertito, ed era stato bene. Davvero bene.                                                     

Per la prima volta in vita sua si era ritrovato a ringraziare coloro che l’avevano messo al mondo e coloro che gli avevano fatto vivere così piacevolmente quel breve lasso di tempo. Un sorriso increspò le sue la labbra, mentre la sua coscienza si perdeva lentamente in un piacevole oblio. Poi fu solo buio.                                                                                            

Poche ore dopo, Naruto aprì gli occhi.                                                                       

Si portò una mano al capo, confuso e guardò stranito le due persone nella stanza con lui.

– Ehi, Teme…che ci facciamo qui con baa-chan? E perché io ero steso sul lettino? – domandò perplesso. Il moro per tutta risposta si alzò dalla sedia in cui si era accomodato, in attesa, e si diresse verso l’ingresso pronunciando un sintetico “Tsk! Dobe.                                                                  

– Ha funzionato, è tornato come prima, ma non sembra conservare alcun ricordo di quanto è successo…Naruto, cos’è l’ultima cosa che ti ricordi? – domandò la donna, rivolgendosi ad un Naruto adulto e più che mai confuso. Naruto corrugò la fronte e riflesse qualche istante.                                                                                                       

Mhm…credo…sì, ricordo che ieri sera, dopo essere tornato dalla missione, sono andato a casa con Sasuke, abbiamo discusso come al solito e io sono andato a letto….e ora mi ritrovo qui. – spiegò brevemente. Tsunade annuì riflessiva.                                          

– Capisco. Beh, passa da me più tardi che ti spiegherò meglio quanto successo. Per il momento potete andare…arrivederci ragazzi! –.                                                  

Uchiha si limitò ad un segno d’assenso poi si rivolse a Naruto.                                      

– Andiamo Dobe. – senza attenderlo uscì dalla stanza e si fece strada lungo i corridoi. Poco dopo il biondo lo raggiunse correndo e chiamandolo.                                           

– Ehi, Teme!! Aspettami! Quanta fretta…! E poi…dove stiamo andando? – l’altro si limitò ad un’alzata di spalle.                                                                                               

– Ad allenarci, no? – rispose con ovvietà – Te l’ho promesso…-.                           

Sebbene si sentisse confuso e stordito, a quelle parole sentì una piacevole sensazione scaldargli il petto e uno strano buon’umore gli fece increspare le labbra in un meraviglioso sorriso. Non fiatò e seguì docilmente il compagno, animato da quella gradevole sensazione intanto che silenziosamente, i ricordi tornavano e si annidavano nel suo cuore, dove sarebbero stati silenziosamente e gelosamente custoditi per sempre.   

 

 

 

 

Ok, questo è un capitolo veramente orrendo.

Beh, quantomeno è finito ‘sto strazio…T_T

La parte finale è la peggiore. In realtà avrebbe dovuto essere quella più bella ma non rende abbastanza. Bah…che schifo…

C’è una cosa che tengo a precisare: il fatto che io abbia scelto una donna anziana per la faccenda del parco giochi, non è a caso. La persona anziana rappresenta la vecchia generazione di Konoha; quella che ha assistito alla guerra e all’attacco di Kyuubi. Quella che ricorda, non perdona e giudica erroneamente. Quella che si lascia divorare dall’odio e dal rancore e ne rimane accecata cosicché non riesca a vedere altri che “il mostro” e non il bambino indifeso e, soprattutto, innocente, che hanno davanti. Sasuke e i suoi compagni rappresentano la generazione corrente. Quella che sa, ha compreso, accetta e cerca di porre rimedio agli errori del passato per dar via ad una nuova generazione, libera da insensati pregiudizi.

Per quanto riguarda il resto, spero che tutti abbiate compreso quel’è il tema principale della ff. Naruto ha vissuto un infanzia orribile, anche Sasuke (anche se solo in parte).

Sasuke comprende, anche grazie alle parole di Iruka, che loro tutti hanno la possibilità di renderla migliore, appunto di “riscriverla”. Ed ognuno, a modo proprio, ci prova. Vediamo qui nel finale (orribile…T_T), come sembrano avercela fatta, dopotutto.

Sasuke, infine, riesce persino ad ammorbidirsi un po’, ammette addirittura a se stesso quanto tenga a Naruto e, in un modo tutto suo, lo dimostra. I tentativi sono goffi e impacciati, ma tutti riusciti. Ed è il risultato che conta.

Naturalmente sono tanti altri i temi, seppur di minor importanza, disseminati qua e là nella fic. Ma ve li lascerò cogliere da soli.

Detto questo…passiamo ai ringraziamenti, che è meglio…

Ringrazio infinitamente:

                                                                      

Talpina Pensierosa: Grazie mille, sono davvero contenta che ti sia piaciuta…spero solo che valga lo stesso per questo capitolo! ^^

 

Rie_chan: Sono davvero lusingata dal tuo commento…adoro i commenti lunghi ed esaurienti! Sono sempre i migliori.

Dunque…diciamocelo: Naruto bambino farebbe tenerezza persino ad Orochimaru! La sua infanzia traumatica è un discorso molto spesso sottovalutato…Tutti pensano che Naruto sì, abbia avuto una pessima infanzia, ma sottovalutano molto spesso cosa questo comporti. Principalmente perché, notiamo, Naruto nonostante tutto, non si è lasciato sopraffare dalla depressione e combatte ogni giorno per mantenere il sorriso. Ora, questo non è facile. Come per ogni bambino, un’infanzia segnata lascia sempre profonde cicatrici nell’animo umano. Naruto, avendo sempre vissuto da solo, inibisce così il suo dolore. Reagisce in quel modo, chiudendosi in se stesso, nascondendosi da Sasuke e Sakura perché non è abituato a ricevere attenzioni. Nessuno si è mai preoccupato per lui e quindi si trova un po’ spiazzato da questa nuova situazione.

Per quanto riguarda Hinata, direi che se Naruto avesse sorriso una volta di più, probabilmente sì, sarebbe morta sul posto.

Sasuke è sempre il solito “bastardo non poi così bastardo” XD (sì, non ha senso. Ne sono pienamente consapevole…).

Kakashi è un mito davvero. Sempre! Mentre Sai…beh…Sai è Sai…che altro avrebbe potuto dire? XD

Ad ogni modo, spero che anche questo capitolo tu lo abbia gradito…

 

Capitatapercaso: Ti ringrazio sinceramente per la tua e-mail. Dato che sono decisa a rispondere in modo prolisso ed esauriente, provvederò, non appena mi sarà possibile, a mandarti una mail di risposta.

 

Ringrazio infinitamente anche tutti colore che hanno letto e commentato “Have you ever kissed a boy?”, ossia: Ryanforever, Sasu_chan, Talpina Pensierosa e Capitatapercaso.

 

  
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