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Autore: Crow    20/12/2008    6 recensioni
Sbuffo per l’ennesima volta aspirando il fumo acre e denso del sigaro fra le mie labbra sottili, guardando con avversità il cielo di uno strano grigio chiaro e chiedendomi cosa ci fa uno come me in mezzo a tutto questo…Naturalmente SmokerXAce!!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Portuguese D. Ace, Smoker
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questa fic è interamente dedicata alla mia cara amica Haku, la quale… beh, senza di lei non ci sarebbe nulla di quello che leggerete…

Nota 1: Vorrei ringraziare e augurare un felice Natale(Anche se un pochino in anticipo) a tutti coloro che leggeranno o commenteranno la mia ficcy, ma specialmente a airis (mitica e paziente come sempre), red queen, beyond_thed e  hanel per aver sempre dato una loro opinione, sostenendomi sempre… grazie mille. (Si inchina)

 

 

 

Hot Snow

 

 

 

Sbuffo per l’ennesima volta aspirando il fumo acre e denso del sigaro fra le mie labbra sottili, guardando con avversità il cielo di uno strano grigio chiaro e chiedendomi cosa ci fa uno come me in mezzo a tutto questo… Domanda stupida, perché il motivo è proprio davanti ai miei occhi e si diverte come un moccioso a giocare con la neve caduta la scorsa notte su questa piccola isola invernale.                                  

“Sempre meglio che sentirlo blaterale in continuazione” mormoro a me stesso ricordando fin troppo bene quando, alle prime luci dell’alba, mi sono sentito tirare vie le coperte da un pirata in completa estasi per la visione che si scorgeva oltre l’oblò e che, saltellando come un grillo, parlava come suo solito a vanvera.

E, dopo alcuni minuti di continue preghiere e lamentele su commodori vecchi e burberi e neve bellissima ed imperdibile, ho ceduto, o almeno il mio istinto di sopravvivenza ha optato per l’opzione più sensata onde evitare lo scoppio della mia testa.                                                                                  

  E ora eccomi qui, su una collinetta poco distante dal porto dove la mia imbarcazione è ormeggiata per fare rifornimento, ad osservare quello stupido rotolarsi e creare forme astratte, molto probabilmente pupazzi di neve.                                                          

Mi guardo attorno notando quanto possa essere piacevole un paesaggio così semplice se trasformato in qualcosa di magico e perfetto grazie ai fiocchi di neve che, cadendo senza distinzioni, coprono tutto sotto il loro manto candido.

Ti osservo soffiare l’aria calda dalla bocca creando tante nuvolette che si disperdono nell’aria frizzante, mentre un leggero vento scompiglia maligno i tuoi capelli corvini ora tutti arruffati.                                                                                                       

“Ohi, moccioso, è ora di andare” grido al mio interlocutore.

Si ferma solo un attimo ad osservarmi per poi continuare la sua attività incurante di tutto il resto.

“Tzè, insolente” borbotto ficcando le mani nelle tasche in cerca di un po’ di sollievo dal freddo pungente, mentre, a passo veloce, mi avvicino a te. Il suono dei passi e dei respiri è l’unico rumore che odo mentre la neve sugli alberi comincia a cadere sotto un timido sole, ora emerso dalla sua prigione.                                                                                                                       

“Ehi, vecchio, vieni a vedere!” urli alzando una mano, come se fosse possibile non notare un ragazzo mezzo nudo circondato dal nulla oltre che da una massa candida. Mi avvicino quel che basta per notare e schivare all’ultimo una palla di neve, molto probabilmente diretta proprio al centro del mio viso.

“Brutto insolente” ringhio ora pericolosamente vicino mentre arretri ridendo divertito e cocciutamente convinto che pure io sia del suo stesso strampalato umore.

Un'altra palla, questa volta andata a segno, colpisce la mia giacca bagnando i sigari accuratamente posti nelle fibbie, facendomi perdere anche l’ultima goccia di pazienza che albergava in me.

“Che guerra sia” dico accorgendomi a mia volta di sorridere un poco per questa situazione che, sicuramente, a qualsiasi persona estranea, sembrerebbe quasi surreale. Un pirata e un marines che non si ammazzano a vicenda, almeno non nel vero senso del termine. Pare proprio impossibile che noi due, così diversi, abbiamo questo strano legame che ci unisce dal giorno in cui incontrai per la prima volta il fuoco, e il fuoco incontrò per la prima volta il fumo. E da quel momento è successo qualcosa; un meccanismo a noi celato si è attivato improvvisamente senza lasciarci scampo.                                                                                                         

Perché ora posso trovare la mia pace, solo con te, un filibustiere dal sorriso beffardo e seducente capace di farmi dannare dal mattino alla sera.   

Approfittando di un tuo momento di distrazione, causato dal raccogliere altra neve con l’intento di lanciarmela, mi avvento su di te facendoti perdere l’equilibrio mentre sento, ormai troppo tardi per oppormi, le tue mani stringersi a me. Risultato: entrambi cadiamo in questo mare di cristalli, ancora intrecciati in un abbraccio freddo.

Ti sento sghignazzare, incurante di non farti sentire dal sottoscritto, divertito per aver raggiunto il tuo obiettivo. Mi stacco da te per rialzarmi dalla scomoda posizione in cui mi trovavo, tirandoti poi su con la sola forza di un braccio. “E’ ora di rientrare” dico accendendo un sigaro reduce dal tuo attacco, osservandoti mentre togli la neve dai capelli zuppi quanto i pantaloncini, che aderiscono come una seconda pelle alle tue gambe snelle.

“Uff… di già!? ” chiedi mettendo subito il broncio tipico dei bambini quando gli viene negato o tolto qualcosa di estremamente divertente dalle mani.

“Muoviti!” ordino seccato per la sensazione di bagnato proveniente dai miei indumenti umidi mentre tu, imitando scherzosamente il gesto della mano sulla fronte, mi segui con passo mogio, sbirciando di tanto in tanto il luogo da cui ci stiamo allontanando.                                                                                                   

   Non impieghiamo molto a rientrare sulla nave completamente deserta grazie all’intervento della mia sottoposta, ora idolo dei miei marinai per essere riuscita ad ottenere un’uscita libera, concessa in realtà solo quando mi sono accorto di avere a bordo un ospite non del tutto inaspettato. 

Sgambetti sulle assi di legno, felice di non vedere nessuno sul ponte di comando, abbracciandomi per bagnarmi più di quanto già non sia mentre sibili e imprecazioni escono dalla mia bocca come una promessa di vendetta che, stanne certo, arriverà molto presto.

Giunti nella mia cabina, dopo aver attraversato il piccolo corridoio di coperta, chiudo la porta dietro di noi per recarmi in bagno, dove prendo una salvietta per frizionare alla bene e meglio i capelli gocciolanti, mentre tu ritorni alla tua postazione di vedetta.

Alzo un sopracciglio notando che la temperatura della stanza si è alzata così tanto da far sì che ti asciugassi, merito del potere che alberga in te, prima di vedere sul tuo volto un sorrisetto compiaciuto e orgoglioso.

“Tzè, moccioso” dico stizzito riponendo la pesante giacca sulla sedia, posando nel posacenere sopra la scrivania il sigaro ormai finito, per poi osservarti mentre ti appoggi all’oblò come per non perdere nulla dello spettacolo che si vede al di fuori.

“Mi piace la neve, ti nasconde…” dici quasi sovrappensiero voltandoti verso di me e facendo sì che quegli occhi liquidi, in cui scorgo con chiarezza il fuoco che vi arde, mi attirino verso di te, lasciandomi la sensazione fastidiosa di non poter resistere.

Senza proferire alcuna parola, ti alzo il mento assaporando quelle labbra calde in un bacio umido e ricambiato, notando  solo ora le tue guance tinte di un lieve rossore, e sorrido un poco perché, nonostante la sfacciataggine, non riesci a reprimere la tua pudicizia.

Lente e sicure, la lingua e le labbra vagano sul tuo collo stuzzicandone la pelle sensibile, giungendo alla clavicola in rilievo impreziosita da piccole goccioline d’acqua, mentre odo il tuo respiro accelerare come i battiti dei nostri cuori in subbuglio.

Ti lecchi le labbra secche lasciandomi libero di assaporare un capezzolo ormai turgido, prima di guidarmi nuovamente sulle tue labbra, che assali affamato cingendomi il collo e facendomi arretrare quel tanto che basta per farmi cadere sul letto sfatto.

“Ohi!” mormoro avvertendo il tuo peso su di me, mentre, incurante di essermi piombato addosso, esplori il mio torace con carezze e baci lungo la linea ben definita dei muscoli dell’addome, i quali si contraggono per quelle attenzioni gradite. Puntellandomi sui gomiti, avvicino il viso al tuo riappropriandomi di quelle labbra ora gonfie ed invitanti, succhiandole con lentezza prima di giungere al tuo orecchio.                                          

 La guerra non è ancora finita" bisbiglio prima di invertire le nostre posizioni, inchiodandoti al materasso senza vie di fuga.

Gemi per l’ennesima volta chiudendo gli occhi, come per concentrarti su quelle sensazioni, mentre accarezzo con noncuranza i tuoi capelli, migrando verso il basso ventre e tracciando una linea invisibile con la lingua a ridosso dei tuoi pantaloni, per poi ritornare al tuo viso lentigginoso ora diventato una maschera di espressioni indefinibili.                                                                                                                                          

Riapri gli occhi trovandomi ancora con il viso vicinissimo al tuo, ma è solo un attimo prima che scivoli di nuovo senza pace sul tuo corpo, mentre butti indietro la testa per la frustrazione e la consapevolezza che i vestiti di entrambi si stanno facendo di troppo.    

"Smo..ke..r…" mugugni mentre inarchi il corpo facendolo aderire momentaneamente al mio, cosicché, anche io, nonostante la mia percezione del calore, riesca a sentire l’elevata temperatura sprigionata dalla tua pelle.

"Ho caldo" boccheggi mentre un sorriso compiaciuto compare sulle mie labbra prima di esaudire la tua richiesta.

Con lentezza calcolata, spoglio entrambi completamente, cibandomi di ogni centimetro di pelle che scopro, avvolgendoti  ed  accarezzandoti con movimenti studiati in grado di mandare completamente in tilt il tuo cervello. Rimani quasi paralizzato non appena comincio il mio lento massaggio, accompagnato da quei mugolii di protesta che vogliono dire semplicemente “ancora”.

“Naah…" gemi incapace di trattenere ancora il tuo piacere, artigliando le mani alle lenzuola e fissando lo sguardo sul soffitto.

Ignorandoti volutamente, continuo la mia dolce tortura lambendo e succhiando con avidità la tua erezione, ormai giunta al limite, fino ad assaporare il prezioso nettare  che ne fuoriesce e di cui non lascio cadere nemmeno una goccia, recuperandolo con le labbra mentre soffochi un urlo mordendoti le labbra gonfie.                                                                                                                                       

    “Shhh… non mi dirai che ti sei già arreso, pirata” sussurro calcando il tono sull’ultima parola, per poi avvicinarmi al tuo viso e baciare la punta del naso ora arrossata come il tuo corpo.

“Nghh… maledettooh” riesci a dire prima che ritorni ad occuparmi della tua virilità che, dopo qualche leggera carezza, ritorna turgida.

“Ti arrendi, pirata?” chiedo repentino sfiorando la punta delicata e umida, spingendo con una leggera pressione l’indice fino alla base facendoti irrigidire, per poi  tornare a gemere con maggiore foga di prima.

"Aah!.. Ti pregooh" riesci a malapena a dire, ed è sufficiente affinché allunghi una mano verso di te.

Senza nemmeno pensarci, accogli immediatamente le mie dita nella tua bocca, succhiandole ed accarezzandole, allusivo, con la lingua prima che io decida soddisfatto di ritrarle e posizionarle allineate nel tuo corpo bollente.         

Inarchi la schiena per quell’intrusione fin troppo gradita e fin troppo a lungo desiderata mentre comincio a muovere le dita al tuo interno strappandoti ansiti e gemiti che tenti di soffocare stringendo le labbra, come a non voler far trapelare nessun suono. Ma stasera voglio sentire la tua voce e non sono quindi d’accordo con la tua decisione. Mi allungo verso di te penetrandoti più in profondità mentre spalanchi gli occhi e gemi dal piacere senza remore prima che io soffochi il tuo mormorio nella tua bocca. Ti sento circondarmi con le braccia, artigliandomi la schiena nuda per poi stringere i fili argentei dei miei capelli con forza, mentre approfondisci quel contatto, allargando maggiormente le gambe per farmi accomodare preso da un fuoco che sento bruciarti dentro. 

“Ahh… bastaah...” riesci solo a dire.

Ti sollevo il bacino sfilando le mie dita ed entro poi in quell’anfratto stretto con la mia erezione ancora insoddisfatta e desiderosa di te. Spingo fino in fondo, memorizzando ogni sensazione, mentre con una mano do la pace al tuo membro ormai al limite della sopportazione per venire insieme a te, macchiando nuovamente le lenzuola con il nostro seme. Soddisfatto, ricado sul materasso con un sospiro, fissando un punto indefinito della stanza senza vederlo.

Avverto il martellare del cuore nelle orecchie mentre ti accoccoli maggiormente accanto a me, infondendomi quel tepore che solo tu mi sai dare.

Inspiro il tuo profumo di mare misto a quello dei miei sigari di cui, ormai, la nostra pelle è impregnata, prima che tu, facendo perno con una mano, alzi il busto sistemandoti a cavalcioni sopra di me con uno strano sorrisetto.

“Ora tocca a me” dici poggiando le mani sul mio torace, ove i miei capezzoli si induriscono al contatto con quelle dita ustionanti come  il suo possessore, giunto a temperature non umane.

Esperte e affusolate, le tue mani percorrono il mio corpo stuzzicando i punti più sensibili, strappandomi rochi gemiti di apprezzamento sfuggiti al mio controllo, mentre labbra curiose e roventi lasciano il loro marchio sul mio collo, giungendo all’orecchio, di cui, con fare giocoso, mordi la cartilagine delicata.

”Non mi son ancora arreso, Taisa” sussurri strusciandoti con fare provocante su di me mentre la tua lingua si insinua nell’ombelico fino a scendere sempre più in basso, tracciando sentieri nuovi e conosciuti. 

"Non vorra…" tento di dire a mezza voce non appena mi rendo conto della direzione della tua bocca, che accoglie la mia virilità succhiando con foga sempre maggiore, accogliendolo fra le labbra umide e stuzzicandolo talvolta con i denti. Ti stacchi un attimo da me per poi depositare piccoli baci su tutta la lunghezza prima di riprendere da dove avevi negligentemente interrotto.

Mi irrigidisco in completa tensione, conscio di aver teso all’unisono ogni mio muscolo mentre il tuo respiro, leggermente accelerato, mi accompagna come il sottofondo di una danza frenetica ed irrinunciabile. I nostri sguardi si intrecciano cogliendo l’ uno nell’ altro il desiderio più sfrenato, incapace ormai di essere represso.

Le miei mani, rimaste inoperose troppo a lungo, ti prendono i fianchi facendoti posizionare meglio su di me, per poi calarti, con movimenti lenti e decisi, sulla mia eccitazione giunta al limite come la tua.

Rimani qualche secondo immobile a guardami beffardo, facendomi intendere che non me la caverò così a buon mercato, prima di muoverti verso l’alto facendomi quasi uscire da te per poi tornare giù con una smorfia di apprezzamento che non hai saputo nascondere.

"Sm… mokernahh..." mugoli con occhi lucidi di desiderio, socchiudendo le labbra come d’istinto mentre la mia mano finisce il suo compito con attenzione prima di fati venire come me in questo  istante.

Il leggero rumore del vento contro il vetro dell’oblò, cui finora non avevamo prestato attenzione, scandisce un tempo infinito e solo nostro mentre il cullare delle onde fa ondeggiare la nave con un ritmo lento e regolare.

“Uff… ho vinto io” dici regalandomi un sorriso a trentadue denti mentre ritorni ad occupare lo spazio fra il mio braccio e il petto.                            

 “Nh...” mugugno.

Con il passare dei minuti la tua temperatura corporea sta calando notevolmente, annunciandomi che, seppur ti sia proclamato vincitore, sei stanco quanto me.

“Smoky… “ dici usando uno dei soliti nomignoli che tanto odio, per poi avvicinarti al mio collo pronunciando, con una dolcezza che quasi non ti appartiene, parole che mi fanno sorridere nuovamente, ma questa volta con una strana ed insolita… dolcezza?

“Buon Natale, Tai…” riesco a cogliere nel tuo farfugliare mentre scivoli, ancora una volta, fra le braccia di Morfeo. 

“Mpfh! Ragazzino…”

Non riesco a trattenere queste parole, nonostante sia conscio di non desiderare nient’altro oltre a ciò che ho già.

 

[End]

 

  
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