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Autore: Roxanne Potter    03/04/2015    2 recensioni
[Muke, il rating diventerà rosso nell'ultimo capitolo]
Il ragazzo alzò lo sguardo dal cellulare; aveva occhi di un azzurro penetrante, sormontati da sottili ciglia bionde, e Michael li trovò stupendi.
-Ciao.- gli rispose, sorridendo leggermente. Sembrava tranquillo e per nulla sorpreso dal fatto di essere appena stato salutato da un perfetto sconosciuto.
In quel momento nel locale partì una canzone, una canzone che Michael adorava, una di quelle canzoni che ti fanno venire voglia di alzarti e ballare e scatenarti senza più pensieri nella testa, senza preoccuparti delle persone che hai intorno. Michael sorrise, tese la mano al ragazzo e disse: -Ho visto che sei tutto da solo, come mai? Posso farti compagnia se vuoi. Ti va di ballare? Amo questa canzone.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Michael Clifford non era mai stato un ragazzo popolare o un tipo da feste e uscite fino a tarda notte; anzi, i sabato sera li passava solitamente davanti al computer ad ascoltare musica, guardare film e mangiare schifezze, tranne quelle volte in cui Calum e Ashton riuscivano a trascinarlo da qualche parte insieme a loro.
Quella sera, per la prima volta dopo più di un mese, Calum l’aveva convinto a lasciare la sua stanza per farsi accompagnare ad una festa in una piccola discoteca della periferia di Sydney.
-Dai, Michael, ci divertiremo.- gli aveva detto, sfoderando i suoi migliori occhi da cucciolo bastonato. -L’ingresso è gratis, fanno entrare anche i minorenni, ci sarà tanta roba da bere e soprattutto ragazze. Ashton non può uscire stasera quindi posso andarci solo con te, cosa ti costa accontentarmi per una volta?
Michael era stato un po’ esitante ma aveva accettato quasi subito, più che altro perché non voleva che Calum rinunciasse a quella serata a causa sua. Così adesso si ritrovava lì, in quel locale che esplodeva di musica e luci fluorescenti; all’inizio aveva creduto che sarebbe rimasto in un angolo ad annoiarsi, ma presto si era sorpreso nello scoprire che non era affatto così. Forse perché mandavano una bella musica, piacevoli canzoni pop diverse dall’house e l’elettronica che lui si era aspettato. O forse era grazie ai drink che aveva mandato giù nel giro di pochi minuti, dando fondo a quasi tutti i soldi che aveva portato con sé.
Ora Michael era rovesciato su un divanetto, con un altro bicchiere di birra tra le mani, la testa che gli girava e l’adrenalina che gli correva nelle vene. Aveva una dannata voglia di cantare qualche canzone a squarciagola, pensò mentre si sedeva più composto sul divano e buttava giù gli ultimi sorsi di birra. Si passò una mano tra i capelli e lanciò un’occhiata a Calum che, poco lontano da lui, filtrava con una ragazza alta e bionda. Fece scorrere lo sguardo sulle gambe slanciate della ragazza, messe in mostra dai corti pantaloncini di jeans, e decise che anche lui aveva bisogno di provarci con qualcuno. Anzi, avrebbe approcciato la prima che passava, decise.
Devo essere proprio ubriaco per pensare queste cose.
Solitamente Michael era un ragazzo abbastanza timido. Non in modo eccessivo, ma non era di certo un tipo sicuro e capace di attaccare bottone con disinvoltura, specialmente con le persone che lo interessavano. Bere lo aiutava parecchio a sciogliersi, anche se di solito si limitava a qualche bottiglia che lui, Calum e Ashton riuscivano a farsi comprare dai loro amici maggiorenni o a rubare dalle scorte dei loro genitori senza destare sospetti; era la prima volta che beveva così tanto, che si sentiva così estasiato e su di giri.
Adesso basta, non m’importa. Giuro, la prima che mi passa davanti…
Fu un ragazzo a passargli davanti, proprio in quel momento. Michael strabuzzò gli occhi e per poco non spalancò la bocca. Lo fissò, mentre quello si sedeva sul divanetto davanti al suo, tirava il cellulare fuori dalla tasca dei jeans e iniziava a digitare qualcosa, e si chiese come fosse possibile che esistesse un ragazzo così bello al mondo.
I capelli biondo dorato incorniciavano un viso dai lineamenti delicati, perfetti. Pelle chiara, un piercing al labbro che lo rendeva ancora più attraente. Indossava una semplice maglietta bianca e le gambe lunghe erano fasciate da skinny jeans strappati sulle ginocchia.
Una bellezza nel complesso semplice e casuale, di quel tipo che piaceva a Michael. Avrebbe parlato con lui, decise mentre metteva via il bicchiere ormai vuoto; normalmente si sarebbe limitato a guardarlo da lontano (Provarci con le ragazze era un conto, ma i ragazzi rappresentavano un problema insormontabile se lui non aveva idea di quale fosse la loro sessualità) ma non quella sera. Quella sera Michael si sentiva pronto a fare qualsiasi cosa, senza soffermarsi a pensare alle conseguenze.
Si alzò e si avvicinò al ragazzo, con passo un po’ barcollante. Esitò appena un istante prima di uscirsene con un semplice: -Ehi.
Il ragazzo alzò lo sguardo dal cellulare; aveva occhi di un azzurro penetrante, sormontati da sottili ciglia bionde, e Michael li trovò stupendi.
-Ciao.- gli rispose, sorridendo leggermente. Sembrava tranquillo e per nulla sorpreso dal fatto di essere appena stato salutato da un perfetto sconosciuto.
In quel momento nel locale partì una canzone, una canzone che Michael adorava, una di quelle canzoni che ti fanno venire voglia di alzarti e ballare e scatenarti senza più pensieri nella testa, senza preoccuparti delle persone che hai intorno. Michael sorrise, tese la mano al ragazzo e disse: -Ho visto che sei tutto da solo, come mai? Posso farti compagnia se vuoi. Ti va di ballare? Amo questa canzone.
Si preparò ad essere mandato a quel paese. Era un modo ridicolo e assurdo di provarci con qualcuno, lo sapeva. Soprattutto con il primo ragazzo che passava e che avrebbe potuto benissimo essere etero, anzi, sicuramente lo era. Ma in quel momento Michael era abbastanza brillo da non fregarsene nulla.
Inaspettatamente, il ragazzo biondo ricambiò il sorriso, infilò il cellulare nella tasca dei jeans e afferrò la mano di Michael.
-Va bene. Andiamo.
Michael sentì il suo cuore lanciarsi in una doppia capriola. Cercò di camminare il più normalmente possibile mentre stringeva la mano del biondo e lo guidava fino all’affollata pista della discoteca. Quando iniziarono a ballare, seguendo il ritmo sfrenato e vivace della canzone, a Michael sembrò di essere finito in un sogno; la sera prima era come al solito chiuso in camera davanti al computer e adesso era lì, in una discoteca, mezzo ubriaco, a ballare con un ragazzo bellissimo che gli sorrideva, gli afferrava le mani, gli toccava le spalle, danzava con eleganti movimenti delle gambe lunghe, si spingeva contro di lui fino a far scontrare i loro bacini, per poi ritirarsi di scatto.
Michael si ritrovò presto a trattenere il fiato; raramente in vita sua era stato così fisicamente vicino a una persona, ragazzo o ragazza che fosse. E adesso, mentre le canzoni si susseguivano e mentre lui e lui e il biondo continuavano a ballare, si sentiva contorcere lo stomaco ogni volta che incontrava il suo sorriso e i suoi stupendi occhi azzurri, e i jeans farsi sempre più stretti quando si ritrovavano troppo vicini.
Le mani del ragazzo gli afferrarono i fianchi e lo tirarono a sé; Michael si ritrovò quelle labbra ad un soffio dalle sue e l’avrebbe baciato, se il ragazzo non avesse affondato il viso sulla sua spalla. La canzone sulla quale stavano ballando era appena finita e intorno a loro calò il silenzio, ma Michael a stento se ne accorse. Aveva il petto premuto contro quello del biondo e sentiva la sua bocca baciargli lievemente il collo, il freddo metallo del piercing contro la sua pelle; dovette mordersi il labbro per impedirsi di lasciarsi sfuggire un gemito. Una mano gli accarezzò il fianco, poi scese fino alla tasca dei suoi jeans e vi lasciò scivolare dentro qualcosa. Subito dopo il ragazzo si allontanò da lui; il suo calore e la pressione del suo corpo svanirono, lasciandolo di colpo vuoto e disorientato.
-Devo andare adesso.- disse; era così dannatamente bello, coi capelli biondi tutti in disordine appiccicati alla fronte sudata e le guance arrossate. – E purtroppo devo andare subito. Ma tu chiamami quando vuoi, ok?
Si voltò per allontanarsi, ma Michael gli urlò: - Aspetta, non mi hai neanche detto come ti chiami!
Il ragazzo si girò un’ultima volta e gli sorrise.
-Mi chiamo Luke.
Michael rimase fermo ad osservarlo mentre spariva in mezzo alla calca di gente che affollava la pista, probabilmente diretto all’uscita del locale. Si passò una mano tra i capelli, ancora incapace di credere a ciò che era successo; ci aveva provato con un ragazzo, avevano ballato insieme, erano stati vicini, lui gli aveva chiesto di richiamarlo e…
-Ehi, Michael, finalmente ti ho trovato.
Si voltò; Calum era appena arrivato alle sue spalle e lo stava guardando con un sorriso divertito.
-Forse sono troppo ubriaco, ma mi pare di averti visto ballare con qualcuno, poco fa.
-Sì, sì, io… ho ballato con un ragazzo ed era stupendo e non puoi capire, aveva degli occhi meravigliosi e mi è stato appiccicato tutto il tempo, capisci?
-Stai delirando.- rise Calum, ma anche lui aveva gli occhi lucidi e doveva essere abbastanza brillo.
-Devo ritrovarlo, capisci? Ma se ne è appena andato e…
Michael si portò una mano alla tasca, ricordandosi che il ragazzo di nome Luke vi aveva fatto scivolare qualcosa dentro. Tirò fuori un fogliettino di carta, sul quale era scritto un numero di telefono, e non poté impedire a un sorriso di farsi largo sulle sue labbra.
-Mi ha lasciato il suo numero, Calum!
-Ottimo, congratulazioni. Domani lo chiamerai. Ora che ne dici se ce ne andiamo?
-No, perché?- protestò Michael, la voce strascicata. –Mi sto divertendo un sacco stasera, te lo giuro, credo che dovremo uscire più spesso…
-Perché i nostri genitori ci ammazzano se non siamo a casa entro mezz’ora. Forza, la tua introduzione al mondo “sesso, droga e rock n’ roll” è andata abbastanza bene, per stasera ne hai avuto abbastanza.
Michael sospirò; anche in quel momento di scarsa lucidità, riusciva a immaginare lo sguardo furente e le urla di sua madre se lui non fosse tornato a casa per l’orario stabilito.
-Hai ragione, allora andiamo…
-A proposito, come si chiamava quel ragazzo?- gli chiese Calum, curioso, mentre i due si facevano strada lungo la pista da ballo, diretti all’angolo del locale dove avevano appeso le loro giacche.
-Luke.- disse Michael, e il ricordo di quei meravigliosi occhi azzurri gli invase la mente, facendolo sorridere di nuovo. –Si chiama Luke.

Note

Questa Muke conta quattro capitoli, sono tutti già scritti (quindi aggiornerò veloce, pigrizia permettendo) tranne l'ultimo, dove il rating cambierà e diventerà rosso. E niente, il prossimo sarà un capitolo di passaggio e forse un po' noioso, intanto spero che questo vi piaccia.:3

   
 
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