Anime & Manga > Tokyo Ghoul
Ricorda la storia  |      
Autore: Fear    03/04/2015    1 recensioni
[Whump, H/C, introspettivo; dark – Eto!centric]
Cit/: Istintivamente, plasmava nuovi schizzi, spesso utopistici e mai visti prima; il pennello si posava perfettamente sul punto legittimo, ossequiato per essere stato anche solamente sfiorato da lei. Tra i suoi dipinti ed il suo modo distinto di pensare, si era in grado di appuntare una minuzia costante, che raramente mutava in qualcosa di più di un quasi impenetrabile ritocco nero. Eto la tinteggiava sempre per ultima, quell'ombra indegna, che avrebbe ininterrottamente disturbato il suo sonno e la sua esistenza, deturpando persino i suoi bei quadri. Essa tramutava il fenomeno di una quiete disperatamente inseguita in uno di collera inattesa; riecheggiava all'interno dei lineamenti bendati.
La cappa indossata accarezzava le arrugginite sbarre circostanti, ormai non più saldamente congiunte a debilitati kagune, organi predatori spezzati dall'ingiustizia di essere nati nel lato ineluttabile del confine del campo di fuoco.
[...]
• {scritta perché Eto era arte; 627 parole}
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Takatsuki Sen/Eto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avvolta da maniacali colorazioni, in dieci centimetri di campo di fuoco, corro.


 
Quando le sue dite si dimenavano ingegnosamente sul corpo lattescente della tela, era quasi come se le sue memorie, la sua coscienza di appartenere ad una vita imprecisa, la stessero conducendo lentamente e con inganno verso un abisso di pigmenti fusi dalle sue stesse mani. Istintivamente, plasmava nuovi schizzi, spesso utopistici e mai visti prima; il pennello si posava perfettamente sul punto legittimo, ossequiato per essere stato anche solamente sfiorato da lei. In questi suoi mondi fantastici, Eto otteneva l'autorità di ammirare riflessi mancati del suo ente, giocando con i colori, ingarbugliandoli tra i suoi palmi di artista, e manifestandoli nuovamente come abbozzi di metropoli desuete. Tra i suoi dipinti ed il suo modo distinto di pensare, si era in grado di appuntare una minuzia costante, che raramente mutava in qualcosa di più di un quasi impenetrabile ritocco nero. All'interno di un arcaico fabbricato, discernibile unicamente attraverso le sfocate aperture che erano gli infissi sul muro, o giacente sulla carrozzata che mai valicava i perenni toni monocromatici, quel particolare pareva un'inesattezza commessa dal compositore ed un'imbrattata screziatura di un cospetto demoniaco. Eppure, Eto, la tinteggiava sempre per ultima, quell'ombra indegna, che avrebbe ininterrottamente disturbato il suo sonno e la sua esistenza, deturpando persino i suoi bei quadri. Un cospicuo numero di frequenze, lei aveva vanamente tentato di lasciare indietro l'oppressiva lacrima oscura, ma essa sorgeva con la sua disonestà in un fugace gesto di setole sporche dalle tenebre, che riecheggiavano all'interno dei lineamenti bendati, tramutando il fenomeno di una quiete disperatamente inseguita in uno di collera inattesa. Ed era in quegli istanti che Eto recideva il tessuto accuratamente colorato, avvolta da ricordi di furia, pigmentati da morbosi spettri di un colore inesistente, che era incapace di riprodurre artigianalmente, inesperta dal sapere come dimenticare.

Procedeva subdolamente, avanzando con la cappa indossata che accarezzava le arrugginite sbarre circostanti, ormai non più saldamente congiunte a debilitati kagune, organi predatori spezzati dall'ingiustizia di essere nati nel lato ineluttabile del confine del campo di fuoco che Eto stessa aveva dovuto oltrepassare, incalzando il cammino che pensava fosse speranzoso, ma che si era dimostrato molestatore ed instabile. Era come se persino adesso stesse ancora perpetuamente correndo tra la fiamme caliginose, soltanto che questa volta l'area da lei accessibile era ristretta, e lei la usava come forma alternativa di intime confidenze, pennellando favole che mai avrebbe potuto scrivere. Essa era misurante esattamente dieci centimetri, inadeguata per ospitarla, ed Eto sarebbe stata tutt'ora perseguitata dal fantasma di quel soggetto che persisteva ad apparire nelle sue opere.
«Uccidimi, figlia mia».
Quelle che coglieva erano inutilizzabili preghiere congelate da una voce mostruosa all'udito di Eto, qualcuno che adagiato sul cemento che rivestiva il terreno, strisciava verso di lei, realizzando un brutto ed incoerente dipinto di sangue. Gli arti posteriori erano stati amputati grazie al suo volere, e mai sarebbero riapparsi dal busto, perché Eto l'aveva proibito, provando una gioia disgiunta nell'osservare quell'uomo urlare e mendicare alla morte di portarselo via con sé.
«No, non altererò un ritratto ormai concluso. Fino all'ultimo, mi hai continuamente ripudiata dalla tua vita, non è così? Io voglio che tu rimanga, sempre, sempre, sempre con me. Per sempre. E che male provoca questo aggettivo nel desiderio della tua unica figlia, papà?», l'esile corpo di Eto riscosse un torpore manipolato, appresso dall'aver inspirato un'afa avulsa, che scomparve in un baleno. Il calore non l'amava, perché lei aveva scelto l'arte, perché adesso era forgiata da graffi color ciliegia e promesse abbandonate sul fondo dell'oceano, dove, tra l'acqua torbida, era ancora in grado di scrutare lo spirito inquieto a cui si era finalmente arresa.
«Eto, se dovessi abbandonare questo disarmonico mondo, dopo essere stato cancellato da un passato senza futuro, tu che cosa faresti?», Eto sorrise, felice, perché non avrebbe mai perso nient'altro.
«Io... ti ridisegnerei».





nota dell'autrice:
tossisco, sbucando nell'anno nuovo (ad aprile, eh) con una one-shot. Mi dispiace tantissimissimo per non aver pubblicato in tutto questo tempo... e non ho neppure scuse sufficientemente efficaci. Davvero, ehm, mi scuso soprattutto con le persone che mi seguono. A dire la verità avrei dovuto pubblicare un'altra one-shot molto più lunga su Yuuki Yuuna wa Yuusha de Aru, però un po' per l'improvvisa ispirazione e un po' perché la storia su YuYuYu devo ancora concluderla, ho deciso d'esprimermi su quella fantastica opera che è Tokyo Ghoul. Premetto che seguo più l'anime che il manga, perché quest'ultimo non l'ho letto troppo accuratamente (seguo più che altro le uscite italiane per sfizio), però! Però so quello che c'è da sapere sul personaggio che ho trattato in questa cosa qua sopra: Eto. All'inizio volevo fare qualcosa di un po' più fluff sul rapporto padre e figlia di Eto e Yoshimura, però poi mi sono detta: "In realtà, Eto disprezza Yoshimura, e non poco." - anche se lo considero più un sentimento di ostilità e freddezza che odio puro - quindi ho voluto concentrarmi sulla mia bella ragazza bendata e l'ho voluta trasformare in artista, anzi, nell'arte stessa. Spero sia uscito un qualcosa di perlomeno accettabile, anche perché le emozioni mentre scrivevo c'erano e straripavano, questo perché ho un certo feeling per Eto che boh, quasi come se la comprendessi. Ah... e questo è pure il fandom del mio futuro marito (ma sì, un po' fangirling non nuoce): Juuzou, ah~ quanto mi piace, tantissimo, troppo. Comunque! Grazie per aver letto e vi invito a lasciare un commentino, promettendovi che riapparirò "presto" con una nuova fanfiction sull'anime citato prima. Buona serata e alla prossima pubblicazione. Miku.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Ghoul / Vai alla pagina dell'autore: Fear