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Autore: ladythrandy    04/04/2015    1 recensioni
Le luci rosse lampeggiavano e le turbolenze non volevano proprio smettere, quindi si aggrappò alla prima maniglia che trovò per non finire da una parte all’altra della sala comandi ed aspettò che tutto si calmasse, il che arrivò solo dopo molto tempo. Quando tutto fu tornato normale, si decise ad alzarsi e ad andare allo schermo della console a vedere dove fosse finito e cosa fosse successo, ma niente: lo schermo era nero ed i comandi del TARDIS non rispondevano, come se la nave si fosse spenta, solo che non riusciva a spiegarsi il perché.
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 11
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: inizialmente avevo scritto questo testo al fine di pubblicarlo sul mio account facebook dell'Undicesimo, ma poi ho voluto condividerlo anche con il mondo di EFP. Ebbene, è la prima "fanfiction" che pubblico, ma non la prima che scrivo, quindi spero vi piaccia!
Prima di leggere, però, dovete sapere alcune cose di questo Dottore (perchè per il pg avevo creato una storia tutta sua dopo Amy -quindi non ha ancora incontrato Clara
-. Non è un "normale" Dottore, bensì AU, perchè viaggia con Jayden; la conobbe mentre leggeva la postfazione di Amy, seduto su una panchina del Central Park. Lei era piccola e, siccome lo vide piangere, gli si avvicinò e gli porse un fazzoletto. Lui lo prese, si asciugò le lacrime e poi si fissarono a lungo negli occhi, senza dire nulla, ma è come se si stessero aprendo l'uno all'altra. Dopo, lui si chinò dietro la panchina per prenderle un fiore, e glielo porse. Però, purtroppo, finì così il loro incontro perchè la tata di Jayden, arrabbiata, la stava chiamando.
Buona lettura...!


Seduto sulle scale che portano dalla sala comandi al resto del TARDIS, il Dottore, solo e decisamente troppo annoiato, decise di andare a cercare qualcosa di nuovo da mettersi, nel suo guardaroba recentemente aggiornato. Si premette leggermente gli indici alle tempie nella speranza di sopprimere dei sentimenti che venivano a galla qualche volta a causa della cupa e triste atmosfera della sua nave compagna vuota, poi si decise ad alzarsi e si diresse con calma alla sala scelta poco prima. Certe volte odiava proprio stare solo soletto nel TARDIS, ma ormai ci era abituato, quindi la cosa non lo turbava più di tanto.
Mentre vagava per i corridoi, pensava all’attuale compagna, Jayden, la quale gli ricordava un po’ Amelia; gli era strano viaggiare con una ragazza dai capelli rossi che non fosse la Pond e, quando ci pensava, si intristiva sempre. Era molto stanco, trascurato; non vedeva Jay da giorni, ma a lui sembrava un’eternità, eppure doveva lasciarle il suo tempo e il suo spazio: i patti sono patti; aveva una macchina del tempo, certo, ma non voleva approfittarsene anche con la nuova rossa.
Giunse finalmente alla stanza desiderata -sbagliando varie volte a causa della confusione che c’era nella sua testa-, sporgendo prima il capo dalla porta aperta, per accertarsi che tutto fosse in regola, e poi fiondandosi verso il guardaroba in fondo alla sala. Recentemente aveva comprato –preso in prestito, più che altro- un po’ di abiti, così pensò che forse avrebbe dovuto cambiarsi più spesso. Non fece in tempo ad aprire lo sportello a lui più vicino dell’armadio, che iniziarono ad avvertirsi violente turbolenze, probabilmente provocate dal TARDIS, dato il rumore di sottofondo, ma era impossibile: un attimo prima i motori erano spenti, li aveva spenti lui stesso prima di sedersi sulle scale a pensare a quali attività praticare in tutto quel tempo che gli rimaneva da stare solo lì dentro. Il Dottore, date le scosse, non riuscì ad aggrapparsi in nessun dove, quindi venne catapultato a terra. Cercò in tutti i modi di rialzarsi per tornare alla sala comandi, ma le turbolenze erano troppo forti, quindi strisciò fino a raggiungerla. Le luci rosse lampeggiavano e le turbolenze non volevano proprio smettere, quindi si aggrappò alla prima maniglia che trovò per non finire da una parte all’altra della sala comandi ed aspettò che tutto si calmasse, il che arrivò solo dopo molto tempo. Quando tutto fu tornato normale, si decise ad alzarsi e ad andare allo schermo della console a vedere dove fosse finito e cosa fosse successo, ma niente: lo schermo era nero ed i comandi del TARDIS non rispondevano, come se la nave si fosse spenta, solo che non riusciva a spiegarsi il perché. Tutto ciò lo metteva a disagio ma lo eccitava anche, quindi, spinto dalla voglia di sapere, si diresse verso l’uscita, ma lentamente; quando fu abbastanza vicino alla maniglia, vi appoggiò sopra una mano e la strinse, poi, facendosi coraggio, la tirò verso di sé ed uscì: era davanti a casa di Jayden.
“Ragazzaccia. Perché mi hai portato da lei? Mi-- Ci…ha detto chiaramente che vuole il suo tempo per fare ciò che l’appassiona, per studiare, per conoscere nuove persone. Non voglio rovinare tutto anche questa volta!”
Intanto in quella viuzza stava passando una ragazza, probabilmente amica della rossa e, vedendolo parlare e picchiettare le dita contro la cabina blu davanti a lui, lo diede per pazzo e si mise a ridacchiare.
“Ma che fa, parla con una cabina?”
Il Dottore si girò di scatto, inconsapevole che qualcuno potesse averlo sentito, e notò la giovane ragazza dai capelli castani; la salutò quindi facendo un cenno con il ciuffo e successivamente stringendole la mano.
“Salve! Sei un’amica di Jayden Grayson?”
“Oh, la conosce? Stavo andando a trovarla proprio ora! Sa, sta studiando molto per l’esame di fotografia, è una grande appassionata…!”
Il Dottore sorrise.
“Oh, lo so bene! Quando viaggia con me, ci fermiamo ogni due per tre perché deve sempre fare foto! E ogni volta si porta dietro una macchina diversa!”
La ragazza diede uno sguardo alla casa dell’amica, poi riportò lo sguardo sullo strano uomo, domandandosi cosa ci facesse con quella cabina e come l’avesse portata lì.
“Jennifer. Molto piacere! E lei è…?”
L’uomo si sorprese poiché l’abbreviazione di quel nome è “Jenny”, come sua figlia… Ma nonostante ciò le strinse la mano una seconda volta, sorridendo.
“Il Dottore! Il piacere è tutto mio!!”
La ragazza ridacchiò, voltandosi leggermente verso la casa dell’amica, per poi dirigercisi.
“Che nome buffo! Scusi, ma ora devo proprio andare, altrimenti Jay penserà che mi sia persa! Arrivederci, uomo strano!”
L’alieno rimase lì sorridente a guardarla allontanarsi da lui, poi aprì la porta del TARDIS, entrandovi e bisbigliando qualcosa tra sé e sé; ora l’atmosfera della nave si era fatta accogliente, quasi come una madre che aspetta che il figlio torni a casa dopo una giornata passata a giocare con gli amici al parco.
“Non farmi più questi…”scherzi”, ragazza! Carina l’amica di Jayden, eh?”
Ridacchiò leggermente, correndo sotto la console a prendere un telo per stenderlo a terra e sdraiarvisi sopra.
“Beh, buonanotte…”


**Spazietto mio**
Vorrei ringraziare la mia preziosissima beta, Clara, che è sempre disponibile, mi sopporta e sUpporta sempre; ci tenevo a ringraziare anche la player di Jayden, che è riuscita a farmi vedere questa storia con occhi diversi, più da grande... Infine grazie a voi che avete letto! Sappiate che le recensioni (con critiche costruttive e senza insulti) sono sempre ben accette!
Alla prossima!
   
 
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