Anime & Manga > Creepypasta
Ricorda la storia  |      
Autore: MerasaviaAnderson    04/04/2015    2 recensioni
•{ Creepypasta ~ Bloody Mary ~ Leggermente OOC }
"Camminava spedita verso il piccolo bagno della casa, tenendo la telecamera ben salda in mano, decisa a dimostrare al mondo che di coraggio ne aveva da vendere.
Appena arrivata nel bagno, aprì la flebile luce bianca, che illuminava poco e niente, debole come la sua anima, come il suo coraggio.
Debole come lei.
Si parlava di leggende, la sera prima, a casa di amici, scommettevano la loro vita mettendola in mano a fantasmi e streghe.
Non poteva certo sapere che avrebbe perso. Lei, fragile per com’era.
Gli amici le avevano imposto di evocare la leggendaria Bloody Mary allo scoccare della mezzanotte.
Guardò l’ora: mezzanotte meno cinque."

•{Storia scritta a quattro mani da _AnneMary e _merasavia}
Genere: Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Fragments of Mirrors
 

La sera in cui Therese decise di rispettare i patti di quella scommessa, fuori regnava il silenzio, spezzato soltanto dal verso di qualche animale notturno o da una folata di vento.
La casa era come sprofondata in un religioso silenzio, inquietante e misterioso. Tutti i corridoi erano bui, ma Therese non aveva il coraggio di accendere la luce per vedere cosa le aspettava.
Camminava spedita verso il piccolo bagno della casa, tenendo la telecamera ben salda in mano, decisa a dimostrare al mondo che di coraggio ne aveva da vendere.
Appena arrivata nel bagno, aprì la flebile luce bianca, che illuminava poco e niente, debole come la sua anima, come il suo coraggio.
Debole come lei.
Si parlava di leggende, la sera prima, a casa di amici, scommettevano la loro vita mettendola in mano a fantasmi e streghe.
Non poteva certo sapere che avrebbe perso. Lei, fragile per com’era.
Gli amici le avevano imposto di evocare la leggendaria Bloody Mary allo scoccare della mezzanotte.
Guardò l’ora: mezzanotte meno cinque.
Così, tirò un sospiro e posizionò la videocamera sul mobile del lavandino, in modo da poter mostrare a tutti il suo immenso atto di coraggio.
Non l’avrebbero più presa per la bambina timida che era agli occhi di tutti, quando arrossiva ad ogni minimo complimento o stava in imbarazzo per qualche parola di troppo.
Avrebbe finito di essere la “cocca di mamma e papà”, sola per com’era in quella vita senza un senso preciso.
L’orologio andava avanti: mancava poco alla mezzanotte.
Si ritrovò a pregare che tutto andasse bene, magari che Bloody Mary non esistesse nemmeno.
Ma allo scoccare dell’ora tirò un sospiro e iniziò a compiere il primo dei tre giri su sé stessa, canticchiano una dolce melodia fatta del nome della giovane ragazza morta.
«Bloody Mary.»
E fece un giro.
«Bloody Mary.»
Un altro giro.
«Bloody Mary.»
Un altro giro ancora e poi si fermò, guardando attentamente la sua immagine un po’ sconvolta riflessa nello specchio tirato a lucido.
I lunghi capelli castani le ricadevano sulle spalle, in parte coperte dalla leggera canotta bianca, i suoi occhi marroni esprimevano terrore, le mani tremavano lungo i fianchi.
Lentamente vide comparire alle sue spalle la figura di una giovane ragazza dai lunghi capelli neri, gli occhi iniettati di sangue e una lunga veste color porpora.
L’immagine era un po’ sbiadita e sembrava galleggiare a mezz’aria, ma Therese sapeva che era solo un’illusione della sua mente.
Therese spalancò gli occhi, non credendo all’immagine che aveva davanti, l’immagine di quella leggenda che si materializzava davanti a lei.
Bloody Mary era vera, era viva, esisteva … non se n’era mai andata.
Sorrise, Mary, guardando la ragazza attraverso lo specchio mortale.
Therese non si girò a guardare in viso Mary, sapendo quel che probabilmente le sarebbe successo; avrebbe voluto fuggire, ma sentiva le sue gambe paralizzate e tutto il corpo rigido come una marionetta.
Negli occhi ancora quel terrore, che non l’avrebbe mai abbandonata.
Lentamente Bloody Mary si avvicinava alla sua vittima, continuando a mostrarle quel finto sorriso amorevole, quasi da amica o addirittura da madre.
«Sai, ho sempre voluto un’amica che mi facesse compagnia … ma sono sempre stata così sola!»
Continuava a sorridere, la Pazza, mentre posava una mano sulla spalla di Therese e le spostò i capelli da un lato del viso, macchiandoli di vecchio sangue che il fantasma aveva sui polpastrelli … di chissà quale altra vittima che aveva provato a profanare o ad invocare il suo nome.
«Ti ordino di girarti.» ghignò soddisfatta e con falso amore Mary, continuando ad accarezzarle la spalla e a macchiare le sue guance di sangue.
Una sola lacrima graffiava lentamente il volto della giovane Therese, quando si rese conto che infondo non tutte le leggende sono solo delle stupide dicerie popolari.
Era caduta in trappola e non poteva più uscirne.
Bloody Mary vide la sua vittima voltarsi, girando su se stessa, con lentezza agghiacciante.
In sé sorrise, immaginando la grandezza del terrore che stesse provando la giovane nel petto, adesso pallida ed evidentemente spaventata, nell'istante in cui ebbe incrociato il suo sguardo di fuoco e le lacrime di sangue, che sgorgavano dalle palpebre inferiori, come se all'interno ci fossero migliaia di ferite aperte. Macchiavano il viso di sottili filamenti rosso scuro, si diramavano in più direzioni e alcune gocce raggiungevano persino le labbra, donandole un colore ancora più acceso, e in qualche modo, spettrale e sinistro.
Non credeva che la vittima si fosse rivelata tanto sciocca da ubbidire al suo ordine, ma dopotutto... tanto meglio per lei; sono così fragili, i mortali si ritrovò a pensare con divertimento.
Ma non poteva sapere realmente quanto il cuore di Therese stesse tremando, la ragazza riusciva ad avvertire la paura, anzi, il terrore e l'incredulità, che la paralizzarono, facendole irrigidire ogni singolo muscolo del corpo, neanche se fosse divenuto pietra; aveva smesso di respirare, l'ossigeno sembrava rifiutarsi di essere inspirato, e infatti, nonostante avesse schiuso la bocca, dopo poco il costato iniziò a bruciarle come se la vista del fantasma l'avesse incendiato.
I suoi occhi, sgranati dallo stupore, passarono su ogni centimetro del corpo di quell'assassina che tutti credevano essere soltanto una leggenda, una storiella da sfruttare per spaventare i bambini prima che crollino in incubi oscuri.
Neanche Therese ci credeva, non credeva di star osservando una finzione, doveva essere un terribile e mostruoso incubo.
Ma era tremendamente reale.
Quel corpo di media statura, qualche centimetro più alto del proprio, le braccia insanguinate dal gomito in giù, grondanti lo stesso liquido dalle dita sottili e affusolate, la parte sinistra del collo scalfita da innumerevoli tagli, e, con sommo orrore della giovane, da dove fuoriuscivano spesse e affilate schegge di specchio, di diversa lunghezza, tra la pelle cadaverica. Le labbra sottili, vermiglie, piegate ancora in un sorriso quasi amichevole, se non fosse stato per gli occhi, che lasciavano trasparire soltanto una sfrenata ed ossesiva brama di morte.
Con una scarica elettrica, la mente di Therese iniziò ad elaborare, e appena ebbe il coraggio di respirare quel poco d'aria, i sensi vennero sconvolti dall'odore ferroso, metallico, pungente e così dannatamente vero del sangue.
L'assassina si lasciò studiare, gustandosi con attenzione ogni emozione che attraversava le pupille rimpicciolite della sua preda imminente. Il sorriso sul volto si ampliò quando la ragazza iniziò a tremare violentemente, e i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime spaventate, come se sapesse già del pericolo da cui non sarebbe sicuramente riuscita a scappare.
E aveva ragione di temerla.
Il fantasma si avvicinò, cauta, alla giovane ragazza, spostando la mano ancora premuta contro la spalla sul volto, sentendola sussultare e gemere tra le sue mani fredde e cadaveriche, mentre con delicatezza lasciava una scia rossastra sulla guancia, nel vano tentativo di asciugare una lacrima solitaria quasi con premura.
Distruggendola con lo sguardo penetrante.
«Non piangere...»
Le sussurrò, come una madre avrebbe rassicurato il proprio piccolo a causa di una tempesta, e la distanza tra i loro volti divenne minima.
Therese si sforzò di parlare, di rispondere, di sputargli addosso che lei non aveva paura, che era forte. Non sarebbe stata di nuovo la timida ragazzina della porta accanto, quella sempre agli estremi della cerchia.
Eppure era l'unica cosa che provava in quel momento, il terrore.
Paura che la paralizzava sul posto, fecendole aumentare i respiri, rendendoli irregolari, e le lacrime sgorgarono silenziose, in un netto contrasto con quelle che fuoriuscivano dalle palpebre inferiori di Mary.
La vicinanza divenne asfissiante, una vertigine per poco non la fece crollare tra le braccia del fantasma, e quel contatto fu talmente spaventoso che le gambe iniziarono a non reggere più il proprio peso.
Therese iniziò a singhiozzare, avrebbe voluto urlare, svegliare la propria famiglia, farsi salvare da quell'incubo atroce, dagli occhi spaventosamente vicini e simili ai suoi.
Ma si lasciò cullare da altre carezze, mentre il volto diveniva sempre più pallido e sciupato.
«...Tra poco finirà tutto il tuo dolore.»
Concluse il mostro, spostandosi per mormorarle all'orecchio quelle parole crudeli, e sorrise entusiasta, appena constatò i singhiozzi dell'adolescente aumentare di tono, insieme alla frequenza.
Quella ragazzina la stava facendo impazzire, le ricordava se stessa, e perciò desiderava al più presto stringere uno dei suoi amati pugnali di vetro e affondarlo con forza nel petto della piccola e spaventata Therese.
Assaporare il suono delle urla e gustarsi appieno ogni goccia di sangue che avrebbe macchiato ancora una volta il pregiato vestito color porpora che indossava.
Fremette d'eccitazione al solo pensiero, sentendo l'adrenalina invadergli la mente e straripare nelle vene.
Scostò una ciocca di capelli scuri della giovane, sistemandoli con cura dietro l'orecchio.
Guardò i loro riflessi, scrutando lo specchio dinanzi a lei, quasi ammirando attraverso esso i brividi che scuotevano la sua preda, in procinto di crollare in ginocchio, e ghignò a quella vista, mentre languidamente percorreva la pelle chiara con la lingua, fino a giungere al lobo e morderlo, predatrice.
Strinse i denti bianchi finché il dolce sapore del sangue le dilettò le papille gustative. Ma fu più sublime di ogni cosa il flebile urlo sofferente che Therese si lasciò scappare.
La distolse dal suo operato una lucina rossa, e subito riconobbe la telecamera puntata dritto contro il suo viso. La afferrò senza esitazione, allungando il braccio esile.
Mentre uno stato d' ansia appannava e confondeva la giovane mente della vittima, troppo impaurita da quelle attenzioni che non desiderava, e che avrebbe rinnegato senza esitazione, qualcosa la distrasse dai singhiozzi e urla strozzate, un rumore assordante di vetro in frantumi, vicinissimo a lei, di spalle, seguito dalla sofferenza.
Una miriade di schegge si riversò sul pavimento del bagno, scintillavano alla flebile luce bianca del bagno, unica fonte di calore nella stanza.
Therese urlò con più foga quando avvertì altri frammenti, più spessi, graffiarle in profondità la pelle della schiena, si contorse a causa del dolore acuto, tra le braccia di Mary, e le zone ferite all'altezza delle scapole le inumidirono la canotta oramai lacerata con un abbondante liquido denso e caldo.
La ragazza cedette, piangendo e urlando ancora.
Si rese conto di aver fatto davvero una cazzata con quella scommessa. Si rese conto di voler morire.
Aspettò di impattare con le ginocchia al pavimento in marmo turchese dello stretto bagno, e non gli importò quanto le avrebbe fatto male, la vicinanza con quel mostro la faceva sentire in trappola, senza via d'uscita, cosa avrebbe potuto fare, spaventata com'era?
Sentì appunto le mani sanguinanti di Mary stringersi di più attorno al proprio corpo, ai fianchi e alla schiena ferita, riducendo così l'impatto nell'abbraccio gelido della Morte. Therese dedusse piangendo dal dolore che fosse inginocchiata, ma che il fantasma non azzardava ad abbandonarla. Come se ella le appartenesse.
Invece Mary rise a tutta la sua sofferenza, forte quanto le urla della giovane, facendole poggiare il capo sulla sua spalla e passando con forza i polpastrelli sulle nuove e deliziose ferite, pressando il vetro più in profondità nella morbida carne, sentendo i muscoli lacerarsi e il sangue imbrattare il pavimento e gli abiti in una pozza liquida e splendidamente appagante. I minuscoli pezzi di vetro parevano stelle brillanti in quell'abisso di cielo sanguinante.
La videocamera, abbandonata poco distante dai due corpi in ginocchio, si tinse di rosso. La follia incendiò lo sguardo dell'assassina, facendola apparire più orribile e crudele.
«Uccidimi... ti pre-go...»
Tra le urla deliziose, la docile e ferita Therese espresse, disperata, tremando e soffrendo, il proprio desiderio. Iniziava a sentire freddo, e le ferite divennero talmente profonde da danneggiare alcuni organi interni. Senza preavviso, colpita dagli spasmi, tossì sangue a diretto contatto con il collo tra cui aveva premuto il viso, finendo per mischiarlo alle lacrime e grida.
Bloody Mary rimase un po' stupita dalla supplica, le sue vittime erano solite pregarla di lasciarle in vita, non era mai successo il contrario. Oppresse la sorpresa con una risatina crudele, alla fine quella mocciosa aveva iniziato a sputare sangue, e il plasma caldo con la propria pelle gelida la riempì di soddisfazione.
Scostò quel corpo tremante, per poter osservare finalmente il volto giovane e sofferente della ragazza. Mostrandole senza pietà il sorriso sadico, e calcando con lo sguardo il sangue che fuoriusciva dalle labbra rosee. Fu buffo quanto le ricordò se stessa in una vita precedente.
Prese immediatamente un affilato pezzo di vetro, così mollò la presa sulla schiena. Therese fu quasi sollevata, ma continuò a soffrire, limitandosi tuttavia a dei gemiti, si sentiva soffocare lentamente. Perdeva troppo sangue dalla schiena, e le ferite le lanciavano fitte acute ad ogni respiro.
Il fantasma puntò la lama dritta alla gola della giovane, con gli occhi sanguinolenti che si accesero di una luce irrefrenabile e desiderosa.
«Lo vuoi davvero, ragazzina?»
Lasciò un sottile graffio superficiale sul collo esposto.
La giovane urlò, e divenne insicura, ma non provò neanche a scappare, nonostante avesse le braccia libere.
Aveva ascoltato le leggende, era cosciente che non ci sarebbe riuscita in ogni caso, e se fosse stato tutto un incubo – perché doveva essere un incubo – si sarebbe semplicemente svegliata di soprassalto, sudata, con il cuore a volergli esplodere nel petto e sua madre accanto a lei che tentava di consolarla, abbracciandola.
Therese ebbe il coraggio di alzare lo sguardo inondato di lacrime, afferrare il polso di Bloody Mary e stringerlo con vigore contro la sua stessa pelle. Era un sogno orrendo, lei desiderava soltanto scacciarlo.
«Lo voglio.»
Mary perse qualsiasi sorriso, si ritrovò a studiare quelle lacrime cristalline ed imploranti, ma mantenne la presa salda sul pugnale, sotto il contatto con la mano calda, che tremava, della ragazza.
Era sempre stata una spietata assassina, aveva sempre ucciso con sadismo e crudeltà, mai aveva lasciato in vita chi avesse osato guardarla in volto.
E non avrebbe ammaccato la sua invidiabile dignità a causa di una mocciosa sconsiderata.
Il fantasma sentì il palmo sanguinare, tanto aveva stretto il pugnale di specchio.
L'altra mano al fianco della giovane venne spostata dietro la nuca, Bloody Mary guardò per l'ultima volta il viso simile a quella ragazzina che ella stessa fu stata tempo orsono.
Infine, con uno scatto, spinse la testa di Therese contro il frammento. Sgozzandola.
Ma attirandola al tempo stesso a sé.
La giovane ebbe solo il tempo di sentire il pugnale farsi strada improvvisamente lungo tutta la sua gola, veloce e preciso,
Il muscolo platysma si lacerò sotto il frammento affilato come se le fibre fossero composte da sottili fili di spago.
La tiroide venne tranciata con forza, il taglio fu obliquo, e danneggiò in quel modo gran parte della trachea. Il sangue schizzò e grondò a fiotti simili a fuochi d'artificio liquidi, densi e rossi. Therese tentò di urlare, straziata nel petto e nell'anima.
Bloody Mary avvertì più che chiaramente la frattura netta della settima vertebra cervicale, che produsse un suono scricchiolante, estremamente appagante alle sue orecchie, tesissime e attente.
Ogni cosa si tinse di sangue. I capelli scuri della giovane e le mani stesse dell'assassina furono ricoperte totalmente dal liquido, sembrava bruciare sulla pelle.
Therese venne spinta in avanti, il pugnale ancora conficcato interamente nel punto squarciato.
La testa, che con fatica ancora rimaneva ancorata al busto, placidamente si posò sul petto di Mary. Ella abbassò lo sguardo, osservò gli occhi imploranti, sconvolti dal dolore improvviso e reale, i pochi respiri, che vennero fuori dalla bocca spalancata e ricoperta di sangue come rantoli soffocati, disperati. Increduli.
Le goccioline impattavano sulle mattonelle del bagno altrettanto sporche, producevano l'unico suono udibile oltre il lento soffocamento di Therese.
All'assassina sembrò di aver appena ucciso se stessa, e un vuoto doloroso le attanagliò il cuore, che non pulsava da fin troppi secoli. Si perse negli occhi della sua ennesima vittima, aspettando che la vita abbandonasse quel gracile corpo, come aveva sempre fatto.
La giovane la guardò con gli stessi occhi di una lepre ferita mortalmente avrebbe guardato il cacciatore, sentendo il freddo far vibrare le membra un'ultima volta, i suoi rantoli atroci le giungevano alle orecchie lontani, distaccati, come se non le appartenessero. Il dolore immane, struggente, insopportabile ed infinito scemò, quella sensazione in terza persona si propagò per ogni nervo e muscolo.
Agonizzante, socchiuse gli occhi umidi direttamente tra le braccia gelide della sua Morte scarlatta.
Cadendo in un oblio piacevolmente terribile.
«Non avresti dovuto farlo, Therese.» Mormorò flebilmente Mary, essendo cosciente che l'interpellata non potesse udirla.
I suoi occhi rosso brillante si spensero tra il liquido del medesimo colore che le imbrattava l'abito incessantemente, con cascate che sgorgavano dalla ferita orribilmente aperta.
E mentre una lacrima cristallina e pura scivolava leggera sul viso martoriato di Bloody Mary, sopra lo sguardo di Therese furono riversate le tenebre più oscure.
Mary svanì improvvisamente, tra le tenebre che inghiottivano il bagno, lasciando il corpo della piccola Therese steso in una pozza di sangue sul pavimento turchese del bagno.
 
Improvvisamente Mr. Antonie si svegliò, scosso da una strana sensazione che aveva preso possesso del suo petto.
Il respiro non era normale, il petto si alzava e si abbassava irregolarmente, mentre sgattaiolava fuori dal letto furtivo, cercando di non svegliare la moglie che dormiva profondamente distesa al suo fianco.
Silenziosamente si infilò le pantofole e l’istinto gli disse di dirigersi verso il bagno.
Non aveva sentito urla, non aveva visto nessun’immagine, ma appena aprì la porta dalla piccola stanza il suo respiro si mozzò.
Vide il corpo della sua adorata figlia Therese, che sembrava quasi annegare nel suo stesso sangue, scarlatto come il suo rossetto posato sulla toletta del bagno.
Sangue fresco, odore metallico e ferruginoso.
Il viso di Therese era straziato da graffi e lacrime vecchie, estremamente pallido e quasi di porcellana. Gli occhi chiusi, quasi in un gesto di abbandono. I mille cocci dello specchio infranto attorno al corpo martoriato della figlia.
Calde lacrime iniziarono a rigare il viso di Antonie, mentre si accovacciava disperato sul corpo della figlia, sporcandosi il pigiama e stringendo le mani di Therese, freddate dalla Morte e dalla rabbia.
Non riuscì a proferir parola che non fosse il suo nome, mentre stringeva il corpo della ragazza tra le braccia, bagnandolo di lacrime.
Come aveva fatto a non sentire lo specchio che andava in frantumi?
Come aveva fatto a non accorgersi delle sue probabili grida?
Chi le aveva fatto tutto quel male? Chi le aveva provocato così tanto dolore?
Chi le aveva regalato la Morte?
La sua piccola Therese …
La porta del bagno fu aperta da Emily, la madre della vittima, che si portò una mano alla bocca e cacciò un urlo allucinante.
Guardò la sanguinolenta immagine del marito che stringeva in lacrime il corpo della sua piccola Therese.
Non riusciva a staccar lo sguardo dal cadavere della giovane, rigido e gelato.
Abbracciò il marito, chiedendogli in lacrime per un’infinità di volte cosa fosse successo, del perché la sua bambina si trovasse in quello stato.
Non ricevette mai una risposta: sono lacrime e flebili “Non lo so”.
E anche le mani dei due genitori si sporcarono del sangue della figlia, in breve tempo i loro pigiami divennero vermigli, sapendo che sarebbero macchiati di quella sostanza per tutta la vita, sapevano che il sangue non poteva andare via, scorreva e macchiava di peccato tutto ciò che incontrava sul suo cammino.
Loro non se ne accorsero, ma c’era una figura spettrale che li osservava da dietro la finestra: sospesa a mezz’aria sorrideva con un ghigno trionfante sul viso.
Si asciugò quell’unica lacrima che poco prima le aveva solcato il viso, rendendola –  per solo un secondo – di nuovo umana e non prigioniera di quella realtà, tra il limbo del Cielo e la Terra.
Scomparse nuovamente nel buio, Bloody Mary, sola e invisibile, in attesa che alla prossima mezzanotte qualcuno avrebbe pronunciato tre volte il suo nome.
«Bloody Mary.»
Un giro.
«Bloody Mary.»
Un altro giro.
«Bloody Mary.»
E poi smetti di girare.
 
 
 
FINE
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Creepypasta / Vai alla pagina dell'autore: MerasaviaAnderson