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Autore: xmeinwonderland    04/04/2015    2 recensioni
Che lui l'avesse amata era palese.
E che lui l'amasse ancora era certo.
Calum amava Amanda quando la stringeva stretta a sé uno di quei sabati sera, finiti come sempre a guardare per l'ennesima volta «Rapunzel», il film preferito di lei.
L'amava persino quando la chiamava "idiota", con tutta sincerità.
L'amava anche quando litigavano per il cibo migliore del mondo- secondo lui le lasagne, e secondo lei le patatine fritte.
L'amava quando le baciava la testa prima di dormire, e quando lei sussurrava "ti amo, cal."
Amanda, dal canto suo, amava Calum quando si addormentava sul divano in uno di quei sabati sera, proprio mentre Flynn Rider diceva a Rapunzel che era il suo nuovo sogno. Che quello era in assoluto il pezzo preferito da lei.
L'amava quando lui insisteva nel vedere un film horror, ma poi cedeva a lei, che preferiva di gran lunga guardare un cartone della Dianey.
L'amava quando la stringeva possessivamente a sé ovunque andassero, giusto per sottolineare che lei fosse di sua proprietà.
L'ha amato quando un giorno di pioggia uscì sotto casa di Amanda, urlandole che l'amava più della sua stessa vita.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ma le tue promesse, i tuoi "resto, non ti abbandono", "mi manchi", "fidati di me", in quale marcio mondo sono andati a finire?“


Quella fredda mattina di dicembre- proprio qualche settimana prima del tanto atteso Natale, proprio qualche giorno prima del loro quarto mesiversario- Calum, ancora beatamente disteso sotto le calde coperte del suo tanto amato letto, aveva comunque trovato la forza di aprire un occhio per vedere se accanto a sé si trovasse Amanda. 
Quando peró non la vide, si alzó a sedere, stropicciandosi lentamente e ancora assonnato entrambi gli occhi, respirando a pieni polmoni'aria che circolava in quella stanza dalle pareti blu. Si alzó dal letto, e poi a piedi scalzi si avvió verso le scale, scendendole a passo lento- un po' per il sonno che in quel momento non decideva ad andarsene, un po' per l'idea che le era appena saltata in mente: spaventare la sua ragazza. 
Dunque si affacció alla porta del soggiorno, perlustrandolo molto attentamente con lo sguardo, ma non trovando alcuna traccia di lei. Cosí avanzò verso la cucina, strusciando i piedi nudi sul pavimento ghiacciato, che gli provocó qualche brivido. Entró dunque nella stanza, ma di Amanda nemmeno l'ombra. Portó quindi una mano a scompigliare i capelli corvini, mentre un piccolo sbuffo lasciava le labbra. 
Scosse la testa, e tornando nel salotto provó a bussare al legno marroncino della porta del bagno. Nessuna risposta.
Tiró verso il basso la maniglia, aprendo cosí la porta quel tanto che bastava per farsi sentire e «piccola?», la chiamó, con ancora la voce impastata dal sonno. Sbuffó, nuovamente, nel non sentire nessuna voce femminile. Si chiuse dietro alle spalle la porta, mentre a passo veloce saliva quella decina di scale -8. Erano otto scalini di un marroncino chiaro. Amanda li contava molto spesso, quando era chiusa nel suo piccolo mondo, pensando a chissà cosa. Poi finivano gli scalini, come da copione si girava verso il suo ragazzo e con il solito sorriso stampato su quel candido viso, gli urlava ”otto”.
Calum lo trovava stupido, il fatto che contasse le scale ovunque andasse. Ma alla fine non gli importava granché, perché la amava e amava anche tutte quelle piccole cose che la caratterizzavano.- Dunque tornó nella propria camera, prendendo al volo il telefonino lasciato sul comodino, mentre si buttava con un tonfo sul letto ancora disfatto. Lo accese, e chiuse gli occhi lasciandoli riposare, mentre il piccolo oggetto che teneva tra le mani mostró la foto di sfondo. Calum aprì gli occhi, cercando poi tra i contatti della rubrica, quello di Amanda. Appena lo trovó, trascinò verso destra il nome scritto sullo schermo, facendo partire la chiamata. Appoggió all'orecchio il cellulare, mentre impaziente aspettava la voce della sua ragazza. Tutto quello che udì fu la voce registrata della segreteria telefonica. Scocciato, buttó il telefono accanto a sé, tra le lenzuola del grande letto. Dunque ebbe l'idea di andarla a cercare lui stesso, pensando giustamente che la meravigliosa Chicago fosse la sua città natale, di cui conosceva ogni via principale, ogni via secondaria, ogni stradina isolata e soborgo. Si vestì in fretta, con quei soliti jeans scuri strappati -perché "mi fanno un'aria da duro, una vera rockstar" diceva sempre, con aria fiera e quel sorriso sghembo che aveva stampato sul viso quasi sempre- una maglietta nera con stampato sopra il logo di una delle sue band preferite, le vans nere, un cappotto preso di corsa dalla sedia adiacente alla scrivania e mentre di fretta si avviava verso il portone di casa, ricacció dalla tasca dei pantaloni il telefono, tentando di nuovo la chiamata.



Ehi, salve a chiunque fosse giunto fin qui:)
E' la mia prima storia nei 5 seconds of summer, però ho delle idee troppo okay per questa FF, quindi penso che la continuerò.
Strano..
Anyway, spero che recensiate, ma soprattutto che qualche buon'anima la lagga..
Presto la pubblicherò anche su wattpad, alla prossima!

-xmeinwonderland

   
  
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